Recensione Thief: Deadly Shadows

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Recensione Thief: Deadly Shadows
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox
  • Pc
  • Thief 3 si
    propone sul mercato come una sorta di stealth game di forte componente ladresca,
    il tutto condito da un pizzico di elementi fantastici e da una spolverata di
    medioEvo decadente.
    Non si controllano ladri gentiluomini di provenienza nipponica o simili, bensì
    il misterioso Garreth, protagonista della serie giunta al suo terzo episodio, il
    quale presenta alcune importanti modifiche rispetto ai prequel.
    A prima vista, pare una variazione sul tema di Splinter Cell; invero, i due
    titoli condividono solo l'importanza di non palesarsi al nemico e la necessità
    di nascondersi tra le ombre, con l'ausilio di un particolare indicatore che
    indica quanto si è esposti alla luce.
    E' bene ricordare che questo aspetto del gioco non è tratto da Splinter Cell,
    anzi, direi che è il contrario, poiché è stato introdotto dal primo episodio di
    Thief uscito qualche anno fa per Pc.

    Era una
    notte buia e tempestosa ...

    Come ogni ladro che si rispetti, anche Garreth agisce con il favore delle
    tenebre.
    Esse hanno duplice funzione: sono sia complementari al contesto di un medioEvo
    decadente, creando atmosfere suggestive, sia indispensabili nel portare a
    compimento le missioni.
    Garreth deve nascondersi nell'oscurità per sottrarsi ai propri nemici;
    l'approccio diretto è il più delle volte fatale, in quanto il vostro alter-ego
    è un agile, ma esile, ladro, e non uno spadaccino. L'esposizione alla luce è
    palesata da un apposito indicatore, il cui chiarore varia in proporzione a
    quanto si è visibili al nemico: nero se si è invisibili, bianco se si è
    perfettamente riconoscibili.
    Le guardie e gli altri avversari vanno storditi alle spalle con il versatile
    manganello, uccisi di soppiatto con una freccia ben piazzata in un punto vitale
    oppure evitati, per risparmiare risorse che il gioco è parco ad elargire. E'
    d'uopo porre attenzione anche alla superficie calpestata: camminare velocemente
    su assi scricchiolanti attirerà l'attenzione, mentre strisciare su strade
    lastricate vi renderà silenziosi.
    Come già si è potuto intuire, il gioco è strutturato a missioni, il cui
    obiettivo è duplice. Non solo è necessario portare a compimento quanto
    richiesto, ma anche fare man bassa degli oggetti preziosi che si possono
    reperire sul cammino, secondo una percentuale che varia a seconda del livello di
    difficoltà (si passa dal 40% al 100%). Il bottino così raccolto può essere speso
    per acquistare le componenti del kit del buon ladro, sul quale è bene
    soffermarsi.
    Garreth può contare su un'attrezzatura dal persistente sentore fantastico, e
    tutto sommato originale (sebbene in gran parte ripresa dagli episodi
    precendenti). Innanzitutto, il gioco propone un nutrito set di frecce, come le
    frecce del caos (per far rumore ed attirare altrove l'attenzione delle
    guardie), le frecce di muschio (per creare un tappeto sul pavimento, così da
    attutire il rumore dei passi) e le frecce d'acqua, utili per spegnere le torce.
    Ovviamente vi sono anche frecce normalissime, utili per sbarazzarsi a dovuta
    distanza di persone particolarmente scomode. Vanno anche menzionate le bombe
    fumogene. A ciò si uniscono anche attrezzi più verosimili, come il coltello,
    l'arco, il grimaldello e il manganello. Coerentemente al contesto, la mappa è
    un pezzo di carta con qualche appunto di Garreth: niente segnalini rossi che
    denotano la vostra posizione, solo senso dell'orientamento. Basta poco ad
    abituarcisi. Garreth possiede inoltre una specie di occhio magico/bionico, che
    funge come una sorta di binocolo, consentendo di effettuare degli zoom quando
    utilizzato.
    Le missioni sono varie e ben strutturate: si passa da furti, ad assassini,
    comprendendo anche rapimenti e raccolte di informazioni. Esse si possono
    affrontare in più modi diversi, aumentando la rigiocabilità del titolo. E'
    sempre possibile salvare durante la missione: ciò non diminuisce la longevità
    del titolo, bensì è decisamente necessario; gli imprevisti possono essere tanti
    e tali da poter costringere il giocatore a ricominciare più volte la
    missione,con il possibile abbandono prematuro del gioco. E questo sì che
    ridurrebbe la longevità.
    Altro importante particolare che influenza la giocabilità è la visuale. In ogni
    momento, si può passare dalla visuale in terza persona a quella in prima (tranne
    passaggi obbligati: quando si usa l'arco la visuale passa sempre in prima
    persona per indubbie questioni di comodità), cosa che può cambiare l'approccio
    al gioco. C'è chi può giocarselo tutto in terza persona, qualche conservatore
    può preferire la visuale in soggettiva (ricordo che nei prequel era disponibile
    solo questa opzione) o qualcuno può alternare le due a seconda della situazione
    e della comodità.
    Se la giocabilità è solida, il comparto grafico non entusiasma eccessivamente.
    Le ambientazioni, come detto, sono estremamente suggestive e ben strutturate, e
    soprattutto coinvolgenti; buona anche la gestione delle luci e delle ombre, e in
    un gioco del genere non poteva essere altrimenti. La nota dolente viene dai
    modelli poligonali, dall'aspetto un po' spigoloso e dai movimenti legnosi e
    legati; a questo si unisce la bassa fluidità del motore grafico, che per il
    resto svolge più che bene il suo compito.
    L'intelligenza artificiale dei nemici non è sempre esaltante. A livelli di
    difficoltà bassi (e, aggiungo, poco nobilitanti) le guardie sono mediamente
    intelligenti, ma anche abbastanza sorde e bisognose di occhiali: ad ogni modo,
    scappano se ferite e chiamano aiuto, tendendo ad attaccare in gruppo, reagiscono
    ai rumori e vengono a cercarvi, così come nel caso una freccia vada a vuoto.
    Giocando a livello massimo, i cambiamenti non tardano a farsi sentire (i sensi
    delle guardie di affinano), sebbene permangano dei difettucci (guardie che
    fissano il muro, o che non notano un Garreth parzialmente visibile a pochi
    millimetri da loro). La longevità è buona: il gioco dura un paio di settimane
    Tirando le somme, Thief 3 è un buon gioco che regala grandi dosi di
    divertimento, grazie alle situazioni che riesce a creare e all'ambientazione
    suggestiva ed azzeccata. Certo, la storia non brilla particolarmente ed è
    necessaria una minima dose di pazienza (la fase di esplorazione è molto
    importante, ed è difficile superare una missione al primo colpo, non conoscendo
    bene l'ubicazione dei nemici). E'un prodotto consigliato agli appassionati
    degli stealth games, e a chi vuole cimentarsi in qualcosa di diverso e
    coinvolgente.

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