Toby: The Secret Mine Recensione

Toby: The Secret Mine è un platform con elementi puzzle dallo stile accattivante ma dal gameplay poco profondo.

Toby: The Secret Mine Recensione
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • La nostra memoria videoludica ci culla spesso nei ricordi di decine di titoli straordinari, che ci hanno emozionato e divertito per molte ore, e al contempo ci ammonisce sulle nostre cocenti delusioni, opere che ci hanno fatto sentire traditi della fiducia ripagata. Ci sono però anche numerosi giochi che, una volta completati (se troviamo la forza di farlo), vengono però immediatamente cancellati, come se il nostro cervello li trasferisse all'istante nel dimenticatoio. Titoli talmente insipidi, scontati e superflui da lasciarci impassibili, incapaci di descrivere l'esperienza con qualcosa che non sia un blando "ok, ora passiamo ad altro".

    È il caso di Toby: The Secret Mine, appena pubblicato per PS4, e già disponibile da tempo su Steam e Xbox One. Il termine con cui si può sintetizzare l'esperienza del pluzzle-platform di Lucas Navratil è "derivativo": dalla direzione artistica al level design, ogni elemento del gioco ricorda a grandi linee titoli del passato più o meno recente, partendo dal capolavoro generazionale di Playdead, Limbo, ed arrivando fino all'ottimo Typoman. Purtroppo, senza scomodare l'opera seminale dello studio danese, in nessuno dei 21 brevi livelli di cui si compone Toby ci sentiremo coinvolti dalle vicende trattate o travolti dalla tensione, soddisfatti da una sfida ben calibrata o stimolati da ingegnosi enigmi. Catapultati senza un briciolo di pathos all'interno della miniera da cui l'opera prende il nome, iniziamo un infinito inseguimento contro un misterioso nemico, salvando occasionalmente dei prigionieri con sembianze molto simili alle nostre, che rappresentano i 26 collezionabili del gioco, unica deviazione dalla noiosa trama principale, talmente debole da risultare quasi del tutto assente. Ciò che faremo, infatti, sarà solamente risolvere puzzle e superare ostacoli a tempo sfruttando l'ingegno e la fisica. Purtroppo però, neanche in quest'aspetto gli sviluppatori hanno infuso tutte le loro capacità: i rompicapi ambientali alternano momenti lievemente interessanti a sessioni piuttosto fastidiose, per via di un pessimo level design e di una cattiva leggibilità delle situazioni, che spesso non potremo interpretare anticipatamente, evitando così la morte, ma dovremo per forza subire l'inevitabile colpo di grazia.

    Tra sequenze davvero troppo tradizionali, un sistema "trial & error" mal gestito e una varietà priva di spessore, la sfida si trascina alternando fasi assurdamente facili a sessioni parecchio difficili, che finiscono per incrementare in modo disonesto la striminzita longevità del gioco. In un'ora e mezza, comunque, l'esperienza dovrebbe dirsi conclusa. La direzione artistica, che solitamente riesce a salvare in corner produzioni dal budget ridotto e dalla natura eccessivamente derivativa, in questo caso risulta invece banale e scontata. Priva dalla potenza descrittiva di altri contemporanei del genere, l'ambientazione viene ripetuta troppo spesso ed esplorata con eccessiva velocità, caratterizzata com'è da un monocromatismo poco espressivo, privo del guizzo dei colleghi più illustri ed utilizzato con poca originalità e coerenza all'interno dei livelli. L'accompagnamento musicale, inoltre, inizia a mostrare i primi segni di cedimento già dopo qualche minuto, mostrandosi fin troppo ripetitivo e senza la giusta dose di verve: basta poco tempo, infatti, prima che le sonorità comincino a trasformarsi in un "rumore", che per fortuna non danneggia integralmente la "lettura" dell'indispensabile sound design, a cui è legata spesso la comprensione di alcuni enigmi. Come se non bastasse, qualche fastidioso glitch (quantomeno nella versione PS4 da noi testata) ci ha portato a dover uscire dal gioco ed accedervi nuovamente dalla dashboard, inasprendo il gusto già amaro dell'avventura, soprattutto nelle sessioni in cui il "trial & error" la faceva da padrone. Giunti finalmente ai titoli di coda, lo scontro finale ci mette di fronte a una bivio narrativo, che per noi non ha avuto assolutamente alcun peso né emotivo, né ludico. Forse quest'inserimento così atipico serviva, nei progetti degli sviluppatori, per offrirci l'opportunità di sintetizzare la nostra esperienza con una scelta di un certo peso: eppure, la totale assenza di qualsiasi tipo di pathos o titubanza dinanzi alla decisione rappresenta probabilmente la migliore sintesi del rapporto (freddo e distaccato) che abbiamo instaurato con Toby: The Secret Mine.

    Toby: The Secret Mine Toby: The Secret MineVersione Analizzata PlayStation 4Toby: The Secret Mine è un titolo che sembra essere stato distribuito senza altra motivazione che non fosse la pubblicazione stessa. Non esplora meccaniche inedite, non racconta nulla di nuovo, non è supportato da una messa in scena sufficientemente ispirata e non prova neanche lontanamente a caratterizzare una propria identità, trasformandosi così solo in una scialba copia di altri congeneri ben più riusciti. Si trascina, insomma, per un'ora e mezza dall'inizio alla fine, senza gloria e con qualche infamia, lasciandoci, al termine dell'esperienza, soltanto con un senso di profonda noncuranza.

    4.5

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