Recensione Tokyo Jungle

Japan studio ci porta nel centro di una Giungla Urbana

Recensione Tokyo Jungle
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Disponibile per
  • PS3
  • Tokyo Jungle ha attirato sin dal primo annuncio le attenzioni di tutti gli appassionati di un certo modo di fare videogiochi di chiaro stampo nipponico, grazie all’assurdità del concept e ad uno stile ardito.
    L’ultima produzione di Japan Studio, team che ci ha abituati a titoli particolari, è quindi stata pubblicata in patria prima dell’estate, in una doppia edizione retail che ha subito ottenuto un buon successo di pubblico.
    La curiosità dei media occidentali ha fatto il resto e ha convinto le divisioni europee e statunitensi di Sony a sobbarcarsi gli oneri rappresentati dalla localizzazione e dall’adattamento, optando però per una distribuzione digitale attraverso il Playstation Store che avverrà alla fine del mese.
    Dopo Ape Escape, quindi, si ritorna ad avere a che fare con gli animali ma in un modo del tutto inaspettato.

    Fine dell’uomo

    Nell’immaginario di Tokyo Jungle l’uomo è scomparso dalla terra e la natura si è lentamente riappropriata dei suoi spazi, sottratti all’avanzata del cemento imposta dalle autorità della capitale nipponica.
    Si tratta di un setting che è già stato esplorato in passato da media differenti: basta citare Enslaved, per rimanere nell’ambito dei videogiochi anche se di stampo occidentale, oppure Shangri-La, anime prodotto dallo studio Gonzo trasmesso per la prima volta nel corso del 2009 sulle televisioni nipponiche.
    La particolarità di Tokyo Jungle, però, è il porre gli animali sotto i riflettori, trasformandoli da semplici comparse in una città abbandonata in veri e propri protagonisti, in grado di plasmare il gameplay in base alle razze e alle modalità di sopravvivenza di ognuna.

    Proprio la sopravvivenza, quindi è al centro della vicenda, e Tokyo Jungle ne dà una rappresentazione cruda, diretta, a partire dagli artwork che introducono la particolare situazione, a base di palazzi abbandonati, strade ormai invase dai detriti e distese di asfalto ormai incrinato, dalle cui crepe la vegetazione cresce rigogliosa.
    Tokyo Jungle non si sottrae nemmeno ad una rappresentazione della violenza che ricalca le leggi della natura, non nascondendo ne il sangue ne i comportamenti che portano invariabilmente verso la fine di una vita per prolungarne un’altra, senza però scadere nell’esplicito e avendo l’accortezza di evitare rappresentazioni che potrebbero venire strumentalizzate, nell’ormai eterna lotta tra chi denigra il medium videogioco e chi lo difende a spada tratta.

    Seguire l’istinto

    Dopo la rapida introduzione si verrà subito catapultati tra le vie di una Shibuya deserta, nel quale l’uomo non è più al vertice della catena alimentare da ormai un decennio, non prima però di aver scelto una tra le due modalità di gioco: in Sopravvivenza si dovrà far vivere il proprio esemplare il più a lungo possibile, cercando nel contempo di soddisfare dei criteri che il gioco proporrà all’utente sotto forma di obiettivi di difficoltà crescente, differenti per ogni tipologia di animale scelto.
    Differente invece la modalità Storia, composta da episodi da sbloccare singolarmente che offriranno uno spaccato della vita di Tokyo nel prossimo futuro, nei quali si prenderà il controllo di un esemplare specifico, seguendo la sua evoluzione che, parallelamente, svelerà un passo alla volta ciò che realmente è accaduto in passato e che, quindi, ha decretato la fine dell’uomo e il ritorno della natura.
    Inizialmente si potrà scegliere solo Sopravvivenza, partecipando quindi ad un tutorial lungo ed elaborato che illustrerà tutte le meccaniche di gioco, introducendole in modo molto semplice e mettendo subito a proprio agio il giocatore, rendendogli disponibili le due razze più comuni nell’immaginario collettivo: i cani e i gatti.

    Verranno quindi mostrate le differenze sostanziali tra i predatori e gli erbivori, cacciatori carnivori i primi e scaltri esploratori i secondi, dando subito un assaggio del dualismo del gameplay, che si ricongiunge poi nelle fasi di controllo del territorio, nell’accoppiamento e nella procreazione, unico mezzo per poter continuare a giocare anche dopo il passaggio degli anni corrispondenti alla vita media di un esemplare.
    Il tempo, infatti, è accelerato e il suo scorrere è dettato da una barra posta nella parte superiore dello schermo, utile a segnalare il passare degli anni in modo da capire quando è ormai necessario trovare una femmina con la quale poter dar luce a dei cuccioli, in modo da proseguire con la generazione successiva che, inoltre, erediterà parte degli attributi fisici relativi alla precedente.
    Sempre con delle barre viene identificato lo stato di salute, la fatica e la fame, l’ultima delle quali è fondamentale poiché bisognerà necessariamente mangiare per riuscire a mantenere in perfetta forma l’animale che abbiamo scelto.

    A caccia

    Proprio per mangiare sarà necessario andare a caccia, nel caso dei predatori, o in cerca di piante specifiche, se si è optato per un erbivoro.
    In entrambi i casi, comunque, entra in gioco il sistema di combattimento che prevede l’uso di un tasto frontale per gli attacchi lievi, utili per indebolire un avversario e rompere la sua guardia, con il dorsale superiore destro che è invece deputato agli affondi, normalmente attacchi critici o letali se eseguiti con il giusto tempismo, segnalato grazie ad un indicatore a forma di morso che assume progressivamente una tinta rossa accesa.
    In fase di difesa, invece, si potrà schivare inclinando rapidamente la levetta analogica destra, tentando di far scoprire un predatore troppo irruento che, andando a vuoto, permetterà di contrattaccare rapidamente, mettendolo in difficoltà.
    Molto importante è comunque la stazza degli animali coinvolti e il loro numero: difficilmente un cane riuscirà ad avere la meglio su una zebra, imponente e pericolosa, sebbene erbivora, così come un cinghiale potrà scagliarsi all’attacco contro un gatto ma dovrà valutare se ricorrere ad una ritirata strategica se quest’ultimo chiamerà i rinforzi, coinvolgendo nello scontro numerosi suoi compagni di branco.
    Il sistema di combattimento è quindi molto dinamico e reattivo, ben calibrato sulle varie razze e decisamente appagante, soprattutto quando c’è la possibilità di avvicinarsi di soppiatto sfruttando l’ambiente e chiudere un confronto ancor prima che sia iniziato ufficialmente.
    Proprio in seguito ad una fuga, poi, emergono elementi stealth grazie ai quali sarà possibile interrompere il contatto visivo spostandosi in un vicolo laterale o entrando in un edificio crollato, per poi utilizzare ampie aree di erba incolta ed arbusti per nascondersi, con tanto di indicatore del pericolo ben visibile su schermo, espresso in percentuale in base al successo dell’operazione di depistaggio.

    Flat fur shading

    Tecnicamente Tokyo Jungle si presenta in modo funzionale e non del tutto appariscente: la resa visiva ricorda molto quella di un Disaster Report in HD, serie simbolo di Irem che, però, non è mai giunta su Playstation 3 in quanto il quarto capitolo è stato cancellato a seguito del terremoto e conseguente tsunami che ha colpito le coste del Giappone nel 2011, scatenando collateralmente l'ormai celebre crisi alla centrale nucleare di Fukushima.
    Malgrado una mole poligonale limitata la risoluzione si ferma all’ormai canonico 720p ma è la rappresentazione degni animali a non convincere del tutto: le animazioni sono di altissima qualità e arrivano a riprodurre anche movimenti che non fanno parte delle varie razze ma hanno l’obiettivo di umanizzare leggermente i vari esemplari, soprattutto in seguito alla raccolta di bonus specifici che sono disseminati all’interno dei vari quartieri di cui è composta la mappa di gioco; a livello di texture, invece, la resa del pelo è tutt’altro che ottimale, con un effetto piatto molto evidente soprattutto nei piani ravvicinati, quando la camera indugerà su avvenimenti particolari. Un peccato, poiché altri titoli in passato hanno saputo offrire simulazioni del pelo decisamente realistiche, benché meramente coreografiche.

    Proprio l’inquadratura, poi, è completamente automatizzata, anche perché il secondo analogico è deputato agli scatti e alle schivate, con alcuni problemi che emergono quando si entra negli edifici, per poi percorrerne i tetti, a causa di alcune angolazioni che non permettono la piena leggibilità dell’ambiente, soprattutto nei momenti in cui il sistema meteorologico dinamico scatena una tempesta di acqua in piena notte, limitando ancor di più la visibilità.
    Tokyo Jungle, quindi, è un titolo visivamente nella media che, però, non svetta per l’aspetto tecnico, puntando tutte le sue carte sulla particolarità del concept e su meccaniche di gioco del tutto inedite.

    Tokyo Jungle Tokyo JungleVersione Analizzata PlayStation 3L’ultima fatica di Japan Studio è un titolo assolutamente particolare, che accompagna il giocatore con una sua particolare progressione, a costo di raggiungere momenti di monotonia a causa dell'alternanza forzata delle sue due modalità: in Sopravvivenza è necessario proseguire con gli anni e le generazioni per riuscire a sbloccare i capitoli della storia, che invece risultano molto più guidati e vincolanti, in quanto forzano l'uso di una specifica razza e pongono obiettivi consecutivi. La presenza di numerosissimi extra è però il vero motore del gioco, che spinge a continuane a confrontarsi con l'ambiente, anche quando, con il passare degli anni, l'inquinamento sterminerà progressivamente moltissime forme di vita, obbligando il giocatore a tentare di sopravvivere ai limiti delle proprie possibilità, mentre punta a sbloccare il trofeo che richiede cento anni consecutivi della propria dinastia animale. L’ampio numero di razze differenti, con tipologie agli antipodi che vanno dal pulcino al felino predatore di grande taglia, i numerosi elementi sbloccabili con i quali vestire i propri esemplari e, soprattutto, la trama di fondo tutta da scoprire, contribuiscono a creare un gioco che si basa su un gameplay particolare e riuscito, che fonde meccaniche action e di combattimento ad altre che si avvicinano allo stealth, in un’ambientazione atipica e affascinante che mostra il fianco solo dal punto di vista tecnico e musicale, con temi di supporto invasivi e fuori contesto, che infastidiscono invece di accompagnare l’azione. Un titolo assolutamente consigliato per chi cerca un gioco fuori dagli schemi, con quel gusto nipponico che ha perso terreno in questa generazione di console ma che conta ancora uno stuolo molto ampio di appassionati.

    8

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