Tomb Raider Anniversary: recensione del remake del primo capitolo

Good old Lara Croft

Tomb Raider Anniversary: recensione del remake del primo capitolo
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  • Wii
  • Pc
  • Psp
  • C'era un tempo in cui i videogiochi dovevano emozionare, non stupire. In quel tempo, nacque Tomb Raider. Era l'alba della produzione videoludica moderna: col senno di poi, fu proprio Lara Croft che inaugurò, al pari dello Star System hollywoodiano, un'epoca (quella attuale) in cui le attese e le prospettive del giocatore sono pilotate da aspettative incarnate ora in personaggi-simbolo, ora in una logica di genere che tende a categorizzare fortemente tutta la produzione.
    Da allora, Lara divenne l'icona del gioco di "avventura ed esplorazione", e Tomb Raider il suo più noto esponente. Poco a poco, Lara si tradì, sovrastata dagli inadeguati rinnovamenti concettuali che i fan domandavano a gran voce, e dall'evidente incapacità di un gruppo di designer fino a poco tempo fa fossilizzato su canoni inadeguati alle richieste del pubblico, e tuttavia insipidamente proteso alla ricerca di una formula che potesse risultare appetibile per le "nuove masse" (un tumulto informe di giocatori occasionali che dal 2002 ad oggi ha sostanzialmente tentato di disintegrare l'idea stessa di [video]gioco). Così, dopo i primi, indimenticabili capitoli, Tomb Raider perse sapore: contaminata da un lato da interventi d'azione che ponevano rilievo sulla componente shooter, dall'altro persa la capacità di stupire con ambientazioni soverchianti e maestose (quasi poetiche, ci verrebbe da esagerare ricordando Saint Francis Folly o la Venezia del secondo episodio), la saga divenne il fantasma di se stessa, trascinata negli anni solo dai guadagni certi della nomea.
    Lo scorso anno Crystal Dynamics, con il suo Legend, ristabilì in parte gli antichi fasti di Tomb Raider, dopo il crollo rovinoso di Angel of Darkness. In parte perché, pur riuscendo ad "incastrare" il prodotto in una nuova concezione del titolo d'avventura (proposta ad onor di cronaca dal primo Prince of Persia a 128bit), non seppe renderlo indimenticabile, a causa di una scarsa ispirazione delle locazioni e di una sbrigativa realizzazione dell'intreccio narrativo. E' ironico che a "tappare i buchi" di un lavoro di design scarsamente ispirato arrivi oggi Anniversary, ovvero la riedizione del Tomb Raider originale. Ad alcuni, i più sagaci, potrebbe quasi sembrare che tutta la carica creativa, e l'ispirazione multiforme che aveva l'ardire di trasportare in linee di codice immaginari ammirevolmente pregnanti, sia patrimonio di un tempo che, oggi, non esiste più.

    Anniversary è un preciso adattamento del primo Tomb Raider, inserito nel "solco" ludico tracciato dal precedente capitolo. Dalla produzione datata 1996 il titolo eredita da una parte la generale banalità dell'intreccio narrativo (superfluo oggi come allora), dall'altra l'eccelsa caratterizzazione delle ambientazioni e la natura assai particolare del prodotto. Al di fuori delle tendenze attuali, Anniversary è un titolo pacato, che procede soprattutto attraverso fasi esplorative e sessioni di gioco dedicate al Puzzle Solving. I momenti in cui far "cantare le pistole" sono drasticamente ridotti rispetto a quelli di Legend (e qui si tratta di affrontare prevalentemente animali), così come meno determinanti appaiono i Quick Time Event che costellavano l'intreccio della scorsa avventura di Lara. Nonostante proprio la componente bellica abbia subito qualche modifica (adesso è possibile schivare particolari attacchi nemici al momento giusto, attivando una sorta di bullet time che permette precisi e mortali Head Shot) questa resta assai marginale (anche negli scontri con i pochi Boss). Quello che conta, dunque, in Tomb Raider Anniversary, è soprattutto lo spirito d'osservazione, la voglia d'avventura, e la caparbietà. Di fronte a questa impostazione non pochi giocatori si accorgeranno d'aver fatto poco allenamento, negli anni in cui la "politica del disimpegno" ha portato a produzioni banali e trite, facili da completare così come da dimenticare.
    Ristrutturando livelli impressi a fuoco nella storia del videogioco, e rivalutandone la complessa struttura alla luce di un gameplay più aperto, Anniversary rifonda di getto l'adventure game "puro". In questo senso, è ovvio che il lavoro di Crystal Dynamics debba molto alle fondamenta gettate anni orsono da Core Design: i ponti sospesi della "Valle Perduta", il genio indiscutibile del capolavoro "Saint Francis Folly", ed i livelli che preludono alla "Grande Piramide" costituiscono un ricettacolo di scorci paesaggistici di primo livello, enigmi ambientali complessi oltre misura, adatti anche a sessioni elucubrative ormai in disuso. Complice l'utilizzo sapiente di una falsa archeologia immaginifica e sognante (fatta di mummie animate, dinosauri dimenticati dal tempo, tributi ai culti pagani della Roma antica, sullo sfondo della ricerca mitica di Atlantide), Anniversary si pone fin da subito come un prodotto fuori dagli schemi, capace di regalare persino all'utente moderno molte soddisfazioni. Ovviamente, senza venire a patti con l'originale difficoltà di gioco, il titolo in esame si dimostrerà abbastanza impegnativo (vista la precisione con cui Tomb Raider è stato convertito, non è escluso che i giocatori di vecchia data siano facilitati): sarà importante oltre che tempismo e senso della spazialità, anche il lavoro "di studio" delle locazioni. Aiuterà, per altro, ad apprezzare ulteriormente il lavoro svolto, la ferrea volontà esplorativa votata al recupero di tutti manufatti segreti disseminati negli ambienti: in questo caso lo spirito d'osservazione sarà vettore necessario per riuscire ad esplorare gli anfratti più reconditi, nascosti con sagacia dalle menti brillanti dei designer.
    Sfortunatamente un sistema di spostamenti ereditato dal già citato Prince of Persia (per dettagli più precisi vi rimandiamo alla Recensione di Legend) comporta anche una progressione che, in certi casi, tende a mostrare esplicitamente la sua linearità, fatta a volte di salti quasi scriptati da un appiglio all'altro. Nei livelli avanzati (proprio a partire dai vertiginosi corridoi verticali dell'abbazia di Saint Francis) questa piccola oppressione tenderà a sparire, poi quasi del tutto assente nei pressi del Santuario dello Scion e dell'immenso Obelisco che lo precede. Qui la presenza di strutture labirintiche, stanzoni dalle proporzioni insolite, prove "a tempo" ed enigmi insidiosi quanto mai completerà un'opera eccellente. E se, al termine dell'analisi dello scorso episodio, avevamo con chiarezza sostenuto che "applicando il sistema di gioco odierno agli antichi fasti locazionali, gli sviluppatori avrebbero prodotto un titolo quasi eccellente", oggi non resta che confermare questa impressione.

    Dal punto di vista tecnico Anniversary si mostra adeguato agli standard odierni, ma non raggiunge gli ottimi livelli qualitativi offerti da Legend. Costretto a convivere con una vastità locazionale impensata per lo scorso capitolo, l'ambiente di Anniversary propone modellazioni altrettanto complesse, ma una texturizzazione a volte approssimativa. Soprattutto nei livelli ombrosi e cupi, gli sviluppatori hanno utilizzato "tile" piuttosto piccoli e non molto definiti. Un sistema di illuminazione che non sempre rende giustizia agli ambienti (salvo rari casi, e vale la pena citare il Colosseo o l'Obelisco) spesso dimostra incertezze anche nella gestione delle ombre (a volte quella di Lara è proiettata in maniera assurda, altre volte assente). Completa il quadro una essenziale "sobrietà" del comparto visivo, che non concede quasi alcuna eccezione, privo dunque di effetti speciali di rilievo.
    Eppure, il viaggio di Anniversary, anche grazie ad una regia praticamente impeccabile, che riesce a sottolineare la vastità delle strutture mettendo in luce gli scorci più caratteristici e lottando per proporre inquadrature sempre "leggibili", che non precludano al giocatore la possibilità di visualizzare gli appigli del suo percorso, è particolarmente gradevole ed evocativo, per i motivi di cui sopra si è ampiamente discusso.
    Il comparto sonoro di Anniversary è volutamente minimalista: solitamente il gioco lascia procedere l'utente senza un accompagnamento musicale, immergendolo così nella solitudine delle tombe inesplorate. Eppure in rari momenti di entusiasmo compaiono le note di qualche motivo: quando si apre un panorama mozzafiato o quando compaiono improvvisamente delle bestie minacciose Anniversary sottolinea con inaspettata efficacia le emozioni del giocatore, assediandolo con pur brevi motivi orchestrati dalle ottime sonorità. Un peccato che nella maggior parte dei casi siano le (sufficientemente chiare) campionature a sovrastare la scena acustica.

    Tomb Raider: Anniversary Tomb Raider: AnniversaryVersione Analizzata PlayStation 2Tomb Raider Anniversary merita l’attenzione di molti giocatori. Rivisitando una tappa fondamentale (nel bene e nel male) del videogioco alla luce delle nuove conquiste tecniche, potrebbe aprire la strada per un “risorgimento” ludico, in cui le produzioni siano finalmente libere dalle spinte commerciali della massa. Perché Anniversary, in fondo, ha anche il compito di ricordare che il videogioco è un prodotto per sognatori. Estraneo alle logiche che pure avevano caratterizzato il suo immediato predecessore (Legend), l’ultimo Tomb Raider riporta in auge il gioco di pura esplorazione, che si fa vanto di strutture architettoniche complesse piuttosto che di un ritmo sostenuto da impianti d’azione (ed in questo ci ricorda anche il primo Principe di Persia, che poi ha incautamente venduto l’anima ad uno Spirito Guerriero). Di fronte a qualche debolezza tecnica, Anniversary offre ambienti immersi in un immaginario piuttosto ricco, riportando alla luce qualche piccolo prodigio locazionale che sembrava esser stato dimenticato. Fautore di una concezione dell’Avventura ancora incontaminata, il prodotto Crystal Dynamics stupisce ed ammalia. E nonostante il sistema di gioco sia leggermente abusato, la qualità delle strutture architettoniche lo proietta in un contesto increbilmente complesso e profondo, l'unico ed il solo in cui esso riscopre una nuova dimensione, mai avuta prima d'ora.

    8

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