Tomb Raider Anniversary Recensione: Lara in azione anche su PSP

Preparate medikit e pistole, Lara è tornata

Tomb Raider Anniversary Recensione: Lara in azione anche su PSP
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Xbox 360
  • Wii
  • Pc
  • Psp
  • Dalle stelle alle stalle

    Sono passati dieci anni da quando la vedemmo per la prima volta eppure il tempo non ha minimamente intaccato il suo fascino. Pochissime donne hanno combattuto e vinto i segni dell’invecchiamento e Lara Croft, prorompente avventuriera britannica protagonista della celebre saga di Tomb Raider, è una di queste. Merito della tecnologia, ovviamente, e di un gameplay inizialmente intrigante che purtroppo, al contrario della formosa interprete, non ha saputo mantenere a lungo i favori dell’utenza.

    Dal 1996 ad oggi, il franchise ha subito un lento e doloroso declino, dovuto soprattutto alla mancanza di quel rinnovamento, stilistico e strutturale, del quale si iniziò presto a sentire l’esigenza. A partire dal terzo episodio, Eidos Interactive iniziò a collezionare insuccessi (toccando il fondo con il mediocre Angel of Darkness) e da allora di Tomb Raider non si sentì più parlare se non al cinema, dove una splendida Angelina Jolie, recentemente rimpiazzata dalla conturbante Karima Adebibe, seppe vestire egregiamente i panni dell’audace eroina digitale senza tuttavia registrare incassi da capogiro.

    Con l’uscita di Tomb Raider: Legend la saga sembra ritrovare il giusto equilibrio rompendo quel seccante cordone ombelicale che la legava ai rigidi ed obsoleti schemi del passato; non certo un capolavoro ma senza dubbio un nettissimo segno di ripresa che ha permesso ai ragazzi di Eidos di celebrare il decimo compleanno di Lara producendo un remake del primo, leggendario episodio per Playstation. Preparate medikit e pistole, Lady Croft è tornata.

    Un gran bel ritorno alle origini

    Anniversary non ha nulla a che vedere con Legend: a parte il motore grafico ed un paio di elementi in comune, il gioco è quasi del tutto simile alla primissima versione. A cominciare dalla storia, naturalmente, che affonda le sue radici nella Los Alamos del 1945, anno in cui una violenta esplosione porta alla luce un enorme cristallo liberando la secolare creatura custodita al suo interno. Cinquantuno anni dopo, Lara viene ingaggiata dalla misteriosa Jacqueline Natla, proprietaria dell’omonima multinazionale, per recuperare i tre pezzi dello Scion (leggi schion) un leggendario artefatto appartenuto all’antica civiltà di Atlantide e da tempo ossessione personale di Lady Croft come lo fu per suo padre.

    Dopo questo piccolo tuffo nel mare dei ricordi, si entra immediatamente nel vivo dell’azione partendo dalla città perduta di Vilcamamba. Il gameplay sembra inizialmente tale e quale a come lo ricordavamo; salti millimetrici, arrampicate, trappole mortali, leve, interruttori e casse con cui interagire, oggetti da raccogliere e qualche sparatoria di tanto in tanto. L’elemento predominante del titolo torna sì ad essere quello originario, la risoluzione di enigmi ambientali in salsa platform, ma allo stesso tempo viene affiancato da piccole aggiunte e modifiche che rendono questo prodotto molto più godibile di quanto non lo fosse in passato.

    Nonostante i salti di Lara siano molto meno potenti, adesso l’eroina pettoruta è in grado di utilizzare il rampino, spogliato delle sue proprietà magnetiche, per agganciarsi agli anelli sulle pareti in modo tale da poterle scalare verticalmente oppure dondolare quel tanto che basta per raggiungere distanze inaccessibili. L’utilissimo utensile permette inoltre di tirare a sé oggetti dello scenario per aprirsi un varco o raggiungere l’uscita del livello: a differenza di Legend, però, questo aspetto del gioco è decisamente meno sviluppato poiché solo in rare occasioni viene concesso di modificare la struttura delle location, perdita che viene acutamente compensata dalla possibilità di imboccare sentieri alternativi per completare lo stage.

    Intendiamoci, non che ci sia l’imbarazzo della scelta ma spesso e volentieri Lara può giungere allo stesso obiettivo in maniera differente magari decidendo di aggrapparsi ad una sporgenza piuttosto che ad un’altra e così via. Un ulteriore elemento preso in prestito dall’ultimo episodio, e che dona maggiore credibilità alle situazioni, è costituito dalla minore stabilità di Lady Croft durante le acrobazie: se in passato l’avvenente profanatrice di tombe poteva permettersi di atterrare su qualsiasi superficie senza battere ciglio, adesso il giocatore è sovente costretto a mantenere l’equilibrio della fanciulla premendo ripetutamente il tasto triangolo una volta arrivato a destinazione. Un espediente tutt’altro che banale perchè costringe l’utente a mantenere costantemente alto il livello di concentrazione anziché perdere ogni interesse ad azione ultimata anche se, di contro, non fa che aumentare il rischio già elevatissimo di precipitare nel vuoto ad ogni occasione; una croce che i giocatori di Tomb Raider sono destinati a portare e che, stavolta, diventa leggermente più pesante a causa della difficoltà che si riscontra nell’individuare gli appigli. Le sporgenze alle quali aggrapparsi, difatti, sono meno evidenti e non di rado, complice una gestione della telecamera non esente da difetti, ci si accorge di aver scambiato un semplice elemento decorativo dello scenario per un appoggio concreto. Molto, molto seccante.

    Perfetta fusione tra passato e futuro

    Oltre al gradito ritorno dell’inventario ad anello, piuttosto comodo per reperire risorse senza venire massacrati durante la ricerca, Anniversary propone una sorta di menù rapido al quale accedere tramite i tasti direzionali per servirsi di un medikit oppure cambiare rapidamente arma equipaggiata.

    La varietà dell’armamentario, a confermare la tesi che non si tratta della parte più importante del gameplay, ha subito una drastica riduzione ed è ora costituita da quei tre/quattro “ferri del mestiere” disponibili nel primo episodio: le immancabili Browning 9MM, il fucile a pompa, le mitragliette e le calibro 50.

    Generalmente gli scontri sono poco impegnativi e non richiedono un grosso dispendio di energia soprattutto perchè, tranne negli ultimi livelli, gli avversari sono prevalentemente costituiti da bestie e animali selvaggi che, a discapito delle dichiarazioni sulla migliorata IA, attaccano furiosamente Lara senza mostrare particolari inclinazioni comportamentali. Anche in questo caso, gli sviluppatori hanno introdotto un paio di azioni aggiuntive per rendere queste sessioni di gioco molto più stimolanti.


    Da un lato la capacità di Lady Croft di scrollarsi di dosso un nemico muovendo velocemente lo stick analogico, dall’altro la possibilità di eseguire un attacco speciale in determinate condizioni: sparando ripetutamente addosso ad un oppositore, può verificarsi l’eventualità che questi vada su tutte le furie innescando un sequenza in stile “bullet time” in cui l’archeologa può infliggere il colpo mortale facendo fuoco al momento opportuno. Questo meccanismo trova una larga applicazione negli scontri con i boss, durante i quali, la perfetta esecuzione di questa mossa costituisce spesso l’unica speranza di vittoria, vuoi per la vitale capacità di stordire l’avversario (come nel caso del T-Rex) o privarlo dello scudo che lo protegge (vedi i centauri della Tomba di Tihocan) e che vi impedisce di mandarlo al creatore.

    Alle novità menzionate fin’ora va a sommarsi la presenza di alcuni semplici eventi quicktime, perlopiù inseriti all’interno dei filmati narrativi, ai quali va attribuito il merito di spezzare in maniera molto gradevole una routine di gioco sostanzialmente lineare. Già perché nonostante il notevole impegno profuso nella differenziazione del gameplay, Anniversary coniuga vecchio e nuovo in maniera del tutto omogenea tant’è vero che, ad eccezione di quelle eclatanti, solamente i veri intenditori potranno accorgersi di tutte le variazioni apportate alla struttura di gioco originale. Alcuni enigmi sono stati eliminati, altri semplificati o addirittura migliorati; certe aree sono state ridotte o perfino rimosse mentre altre ampliate (vedi la Residenza Croft) e rimodellate in base alle nuove esigenze: un esempio lampante dell’incredibile opera di trasformazione compiuta sul primo episodio è dato dalla zona del Colosseo, originariamente una delle più vaste e complicate di Tomb Raider, che è stata drasticamente modificata in modo da risultare meno pesante. Ad ogni modo non c’è da preoccuparsi poiché, come dicevamo, tagli e aggiunte trovano il giusto equilibrio mantenendo inalterata la filosofia della serie: l’assidua presenza di punti di controllo che salvano automaticamente il gioco in determinate zone o la possibilità di consultare in qualsiasi momento il diario di Lara alla ricerca di qualche suggerimento utile sono una chiara dimostrazione che non necessariamente cambiare significa peggiorare.

    Anche la collezione di reliquie e manufatti, dapprima poco redditizia in termini pratici, si presenta con una veste completamente nuova poiché la quantità di contenuti extra sbloccabili alla fine di ogni livello dipenderà proprio dalla vostra abilità nello scovarli: oltre a filmati, gallerie di immagini, informazioni sui personaggi, commenti del team di sviluppo e trucchi, si renderanno disponibili una serie di costumi (già visti negli altri capitoli) da utilizzare rigiocando i vari livelli anche sotto forma di prove a tempo. Niente male davvero se si considera che da sola l’avventura principale supera di gran lunga le 15/16 ore di gioco.

    Che bel pezzo di...poligono!

    Sul fronte tecnico il primo Tomb Raider e Anniversary, com’è giusto che sia, sono lontani anni luce.

    I movimenti di Lara sono incredibilmente più fluidi e credibili; merito dell’aumento del numero di poligoni ma anche delle animazioni più naturali che non hanno nulla a che vedere con le vecchie movenze da automa riscontrate nei vecchi episodi.

    Le ambientazioni sono rimaste piuttosto spartane ma nella loro linearità sono di gran lunga più grandi e particolareggiate nonché brulicanti di pericoli e anfratti di ogni genere. Il cambio di architettura dovuto alle caratteristiche storiche, culturali e climatiche che differenziano i vari livelli (Perù, Grecia, Egitto, Isola Perduta più uno segreto) viene sufficientemente evidenziato sia dalla morfologia degli ambienti sia dalla popolazione animale e vegetale del luogo: dalle cupe caverne peruviane alla folta vegetazione della valle perduta, alle delicate forme degli edifici greci ai i tetri cunicoli delle profondità egizie e infine all’immensa piramide di Atlantide, sede dello scontro finale.

    Molto ricca la schiera di nemici che va dagli inoffensivi roditori ai predatori più letali, reali (lupi, pantere, lenesse, coccodrilli) o immaginari che siano (mummie e mutanti vari) anche se, come si accennava sopra, un pizzico di differenziazione in più a livello di modus operandi non avrebbe certo guastato. Oltre a soffrire di un leggero effetto di aliasing, Anniversary, risente di un fastidioso difetto legato ai tempi di caricamento che sono sì presenti esclusivamente all’inizio di ogni livello, ma che diventano insostenibili nel caso in cui vi imbattiate in un punto particolarmente difficile: in questo caso, ogni volta che l’avventuriera muore si riparte dalla prima schermata costringendo i giocatori meno abili ad assistere ai continui loading che lo separano dalla buona riuscita di un salto o la schivata di un trabocchetto micidiale.

    Colpisce invece la qualità del sonoro che torna alle origini grazie ad una soundtrack meno invasiva rispetto a quella di Legend, nonostante i due titoli condividano lo stesso compositore. Che lo apprezziate o no, questa produzione poggia gran parte delle situazioni sul silenzio e solo in rarissime occasioni, come un dialogo importante o l’improvvisa apparizione di un nemico, si ode un motivo diverso dal gorgogliare di una cascata o dall’eco dei passi di Lara. Questione di gusti, ovviamente, ma tale scelta è ampiamente condivisibile perchè calza a pennello con le atmosfere di gioco, riprendendo uno degli aspetti più apprezzati della saga ovvero, il senso di solitudine e di distacco causato dall’esplorazione solitaria di luoghi sepolti e dimenticati. Il doppiaggio in italiano, curato dal cast originale, non manca di stupire per la generale credibilità dell’intonazione anche se, inspiegabilmente, è stato registrato ad un volume molto più basso rispetto alle musiche.

    Tomb Raider: Anniversary Tomb Raider: AnniversaryVersione Analizzata PSPTomb Raider Anniversary riesce pienamente nel suo intento, quello di essere “sia un tributo ai fan più sfegatati, sia una seconda occasione per tutti i novizi di rigiocare l’avventura di Lara che l’ha consacrata come uno dei personaggi più importanti del mondo dei videogiochi”. Jason Botta, direttore creativo del titolo, non avrebbe potuto trovare parole più adatte per descrivere questo prodotto dalle connotazioni nostalgiche ma allo stesso tempo riformatrici che unisce i vecchi elementi della saga alle nuove concezioni ludiche. Nel bene e nel male, ci troviamo di fronte ad un tradizionale Tomb Raider con tutte le sue frustranti cadute e infruttuose perlustrazioni, con i suoi enigmi impossibili e i livelli infiniti in cui per trovare un oggetto bisogna sudarsi le famigerate sette camicie ma con enorme soddisfazione finale. Le novità introdotte rendono l’impresa molto più coinvolgente ma non cambiano di molto la sostanza del gioco: chi lo ha amato così com’era troverà certamente di suo gusto l’ultimo sforzo di Eidos ma non è detto che questa sua nuova veste portatile non solletichi i palati dei principianti. Dopotutto una bella donna in calzoncini è sempre un buon motivo per avvicinarsi allo scaffale...

    7.5

    Che voto dai a: Tomb Raider: Anniversary

    Media Voto Utenti
    Voti: 108
    7.5
    nd