Recensione Tomodachi Life

Il Life Simulator di Nintendo è un concentrato di assurdità nipponiche

Recensione Tomodachi Life
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  • 3DS
  • In Giappone impazza da anni la moda Tomodachi. Il “simulatori di vita” made in Nintendo, eterogeneo miscuglio di elementi strappati da The Sims e Animal Crossing (e qui riassemblati con il gusto tipicamente nipponico per il nonsense), spopola sui doppi schermi delle console portatili addirittura dal 2009, quando uscì sul primo DS l'originale Tomodachi Collection.
    Il titolo, capace di piazzare oltre tre milioni di copie, è sempre stato guardato con un certo interesse anche dal pubblico occidentale, molto curioso e ormai capace di digerire anche le stramberie videoludiche del paese del Sol Levante. Ecco quindi che il nuovo capitolo della serie, uscito in terra natia più di un anno fa, viene distribuito anche nel vecchio continente, col titolo di Tomodachi Life.
    Dopo più di un mese di test -tra festini, matrimoni, viaggi e amicizie indissolubili - siamo pronti a raccontarvi cosa vi aspetta sull'isola-condominio di Nintendo.

    Vita Spericolata

    Dimenticatevi di Animal Crossing. Se cercate un prodotto che abbia la profondità, la struttura e la varietà del recente New Leaf, Tomodachi Life vi lascerà delusi e indifferenti.
    Per il semplice motivo che Tomodachi Life non è un vero e proprio videogame: sembra piuttosto l'ultimo residuo della filosofia che animava i prodotti marchiati “Touch Generation”. Si tratta insomma di un software con qualche leggerissimo elemento ludico, che resta però sempre molto evanescente, impalpabile: come se fosse un “tamagotchi” proiettato nell'era dei Social Network.
    Di fatto, più che un “Life Simulator”, Tomodachi Life è un generatore di situazioni assurde e un simulatore di rapporti sociali, in cui l'intervento diretto dell'utente è spesso molto marginale.
    Avviato il gioco, vi viene chiesto di scegliere il Mii che vi rappresenta, e di crearne poi un secondo con le sembianze di un amico. Qui, oltre a poter modificare i tratti somatici dei Mii, sarà possibile anche definire il carattere di ciascun personaggio, per scolpire la loro personalità. Sarà proprio seguendo gli impulsi dell'indole che avrete definito, che i Mii -successivamente- interagiranno fra loro, riscoprendo digitali affinità elettive che li porteranno a stringere forti amicizie, a frequentarsi, oppure a cercare di starsi alla larga il più possibile.
    Sbrigate le prime formalità, i vostri Mii saranno mandati a colonizzare l'isola Tomodachi, e prenderanno possesso degli appartamenti di un grosso condominio che potrete poi popolare con altri personaggi. Il divertimento, in Tomodachi Life, è legato a doppia mandata al numero di amici, parenti e conoscenti che vorrete ricostruire in forma virtuale. L'operazione di creazione della propria comunità di Mii può essere però lenta e noiosa: se non avete amici pronti a condividere con voi i propri Mii tramite QR Code, dovrete creare a mano ogni personaggio, perdendo letteralmente delle ore per averne a sufficienza.

    E' solo incrementando la popolazione dell'isola, del resto, sbloccherete vari edifici: negozi in cui acquistare cappelli, cibo e vestiti, ma anche spazi sociali in cui i Mii potranno organizzare collette, feste, e trasmettere improbabili telegiornali che informeranno la popolazione degli avvenimenti più importanti degli ultimi giorni.
    Sin da subito Tomodachi Life mostra tutti i limiti della sua componente più propriamente ludica. In buona sostanza il giocatore deve prendersi cura dei condomini, cercando di farli felici e di soddisfare le loro necessità. Se qualcuno si lamenta di avere una fame da lupi, ad esempio, bisognerà andare a comprargli qualcosa da sgranocchiare, sperando di indovinare i suoi gusti. Presi da urgenze modaiole, alcuni Mii ci chiederanno di portargli nuovi vestiti o cappellini, ed anche in questo caso reagiranno ai nostri doni mostrandosi felici oppure sconvolti dalla bruttezza dell'acquisto. Pian piano cominceremo di fatto a conoscere le preferenze di tutti gli ospiti della struttura e potremo rispondere alle loro richieste con cognizione di causa. Riempiendo la barra della felicità i Mii saliranno di livello, ed ogni volta potremo regalargli qualcosa: un nuovo arredamento per la casa, oppure un oggetto particolare, tra buoni per acquistare gatti o cani e ticket per i scriversi ad un corso di yoga.
    Tomodachi Life, insomma, vi spinge a costruire poco a poco una vera e propria “vita parallela”, in cui assegnate alle versioni stilizzate di parenti e amici le rispettive passioni e gli hobby più opportuni, e poi finite a spiali mentre fanno flessioni nella loro stanza o si incontrano tra loro. Di tanto in tanto, infatti, uno dei personaggi vi chiederà consiglio sulla sua affinità con qualche altro condomino, e reagirà a seconda della vostra risposta. Potreste quindi spingere una coppia a conoscersi, e magari vederla convolare a nozze dopo qualche giorno.
    Anche in questo caso si tratta però di interazioni molto leggere, e insomma in Tomodachi Life non c'è mai la sensazione di costruire qualcosa in maniera veramente attiva. Neppure quando i Mii vi coinvolgeranno nei loro strambi giochi sarete pienamente soddisfatti: si tratterà intatti di quiz o prove di abilità che durano una manciata di secondi, e che vi permetteranno di ottenere oggetti da rivendere al banco dei pegni o più semplicemente da collezionare.

    Di tanto in tanto, bisogna ammetterlo, c'è qualche guizzo: quando i Mii organizzano feste di compleanno, quando decidono di partire per un viaggio presentandovi poi delle improbabili selfie, quando si perdono in incubi fuori di testa, e più in generale nel corso di certi divertenti siparietti che il titolo propone ad intervalli regolari, la verve “comica” di Tomodachi Life ed il suo amore per il nonsense riusciranno a strapparvi più di un sorriso, magari proprio perchè il gioco avrà creato delle coppie improbabili, con persone che nella vita reale si odiano profondamente.
    Anche le esibizioni canore a cui potrete assistere nella sala concerti, modificando semmai le rime di un rap linguisticamente spericolato o le liriche di un ritmato brano j-pop, sono davvero esilaranti.
    Purtroppo, l'unica cosa che c'è attorno a questi momenti è una routine quotidiana fatta di cibi e cappellini, che ricorda troppo da vicino quella dei già citati animaletti elettronici che Bandai lanciò sul mercato alla fine degli anni '90. C'è anche da mettere in conto un comparto tecnico stilizzato, scheletrico e non troppo ispirato, che esaurisce subito le sue carte. Insomma, superata la curiosità iniziale e arrivati irrimediabilmente ad una fase di stanca in cui le stramberie dei nostri Mii si faranno consone, quotidiane e meno divertenti, Tomodachi Life avrà esaurito tutta la sua creatività.

    Tomodachi Life Tomodachi LifeVersione Analizzata Nintendo 3DSTomodachi Life sarebbe un interessantissimo software da inserire “di serie” all'interno della console portatile Nintendo, per stimolare gli utenti a creare e condividere i propri Mii. Venduto come un gioco vero e proprio, rischia invece di scontentare tanti giocatori: in particolare, chiunque non abbia un amore viscerale per le stramberie nipponiche. L'esperienza è davvero troppo leggera ed inconsistente, retta quasi integralmente dalle assurde scenette a cui è possibile assistere di tanto in tanto. Sia che abbiate popolato il vostro condominio con amici e parenti, sia che invece l'abbiate riempito di politici, showman e personaggi storici, scoprire le improbabili abitudini dei vostri Mii e vederli interagire fra di loro vi strapperà più di un sorriso. Peccato che il prezzo da pagare ia la necessità di accudirli come fossero piccole e affamate bestioline virtuali, intrappolati in una snervante routine. Senza un vero e proprio obiettivo, e senza una componente ludica più solida, Tomodachi Life si spegne in fretta, divertendo solo gli estremisti di un approccio forzatamente diverso al modo d'intendere il videogame.

    6.5

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