Recensione Tony Hawk Underground

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Recensione Tony Hawk Underground
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Gba
  • Xbox
  • NGC
  • Tony
    5?

    Siamo
    dunque giunti al quinto capitolo dell'ormai notissima saga dell'altrettanto
    noto (anche grazie all'appena citata produzione ispirata) skater Tony Hawk:
    questa volta la banale sequenzialità numerica ha lasciato il posto a un ben più
    misterioso e intrigante “Underground”, elemento che già di per sé spezza con il
    passato: un scelta senz'altro voluta. THUG (che tra l'altro letteralmente è un
    termine piuttosto gergale che significa ruffiano-tosto-violento, sarà un caso?)
    punta decisamente sulla massima immedesimazione del giocatore, sulla
    “personalizzazione” di ogni possibile aspetto del gioco: dalla tavola, ai
    tricks, ai tracciati, fino ai vestiti che il nostro personaggio indossa, tutto
    può essere modificato e in certi casi addirittura creato a partire da zero.
    Tutto questo non è solo fine a sé stesso, ma si lega strettamente con il
    progredire della nostra esperienza attraverso lo Story Mode (di certo la novità
    che colpisce di più). Ma andiamo con ordine.

    Gameplay

    Alla Neversoft hanno fatto
    tesoro di tutta l'esperienza accumulata nel corso degli anni e hanno reso il
    controllo e la giocabilità di questo titolo ineccepibili: ci sono tutti i tricks
    delle passate incarnazioni, più alcune piccole e grandi novità, perfettamente
    amalgamati e integrati con la struttura grafica dei livelli, ancora più
    complessi e grandiosi di quanto non fossero in THPS4. Ma su questo, possiamo
    dirlo, non c'erano poi molti dubbi: ci siamo abituati a questo standard. Invece
    la prima cosa che stupisce, e che costituisce il fulcro di THUG, è lo Story
    Mode. In questo caso non vestiremo i panni di uno dei soliti Koston, Mullen o
    Hawk (tutti campionissimi di questa specialità), bensì potremo decidere di
    creare l'aspetto del personaggio da interpretare, scegliendo tra una vastissima
    collezione di abiti di tutti i tipi e colori, e tra una discreta varietà di
    volti ed espressioni, tutto personalizzabile ad hoc. C'è perfino la possibilità
    di caricare una propria foto sul server del gioco e di utilizzare quindi la
    texture del nostro volto per rendere l'operazione di immedesimazione davvero
    completa. Ad ogni modo, anche senza questo espediente, si ottengono risultati
    ragguardevoli. Una volta stabilito il look del nostro eroe cominceremo subito ad
    affrontare diverse sfide, di volta in volta centrate su uno o più tricks da
    eseguire (ma non solo, come vedremo poi), per poter progredire nella storia che
    man mano vedremo svolgersi sotto i nostri occhi. La trama è semplice e lineare,
    ma mai noiosa: per ogni livello ci sono vari compiti che si possono svolgere e
    non sarà necessario portarli a termine tutti per andare avanti, lasciando così
    ampia scelta al giocatore. Man mano che si procede la nostra carriera di skater
    comincerà a delinearsi e i valori e le abilità del personaggio cresceranno, così
    come la possibilità di creare i propri tricks, o di modificare quelli già
    esistenti, o di avere perfino una tavola con il proprio nome (ma solo quando si
    è davvero bravi). In definitiva il gioco riesce appieno nell'intento di
    coinvolgere il giocatore, ma per chi temesse di non ritrovare i propri idoli
    delle rampe non c'è da preoccuparsi: ci sono tutti, e tutti hanno una parte
    nello story mode (per di più sono doppiati dalle loro controparti in carne ed
    ossa!). Il pantheon di campioni è dunque disponibile sia nella sezione di
    skating libero che in quella per due giocatori. E' tutto qui? Niente affatto:
    non ancora soddisfatti, questi bravi programmatori hanno ben pensato di
    introdurre altre due piccole novità all'interno dello story mode. La prima
    rappresenta più che altro un simpatico diversivo tra un grind e l'altro: ci
    ritroveremo infatti alla guida di vari automezzi, da un auto sportiva a una
    trebbiatrice, con obiettivi di volta in volta differenti. Il controllo e la
    giocabilità in questa modalità non sono paragonabili al resto, ma basta
    ricordarsi che si tratta di un gioco di skate (e non di GTA) per apprezzare
    l'idea e farsi un piacevole giretto. L'altra novità invece costituisce una
    vera e propria rivoluzione: ci viene data la possibilità di prendere
    sottobraccio la nostra tavola e avventurarci a piedi per le strade della città.
    Il nostro personaggio sarà in grado di compiere un limitato numero di azioni,
    come arrampicarsi sui palazzi o correre a perdifiato, e, ovviamente, queste
    abilità saranno richieste, di tanto in tanto, nei vari compiti da svolgere per
    andare avanti nella storia. Scendere dallo skate fornisce anche l'opportunità
    di esplorare in maniera del tutto differente i luoghi del gioco, e in certe
    occasioni si rivelerà addirittura indispensabile poter mettere i piedi per
    terra, soprattutto quando c'è da raggiungere punti particolarmente impervi.
    Inutile sottolineare che il gioco resta comunque centrato sullo skate, e che le
    lunghe passeggiate non trovano posto nella testa dei programmatori. Per quanto
    riguarda la modalità due giocatori, tra le solite sfide all'ultimo trick e le
    corse pazze per recuperare l'oggetto X, spicca una novità: la lotta con le
    sfere di fuoco. Sfere di fuoco? Ma non era un altro gioco quello? No. O meglio:
    a scapito di ogni senso logico e di qualunque pretesa di realismo i nostri amici
    della Neversoft hanno pensato di fare in modo che, all'esecuzione di un trick,
    corrispondesse la fuoriuscita dalla tavola di n palle fiammeggianti, dove n è
    direttamente proporzionale alla difficoltà della mossa eseguita. Che dire? Idea
    geniale: massacrare i propri avversari a suon di pallettoni esplosivi dà sempre
    un certo piacere e risulta estremamente divertente. L'opzione di gioco in rete
    è assai ben realizzata, senza troppi rallentamenti e, soprattutto, permette di
    portare on-line tutto, ma proprio tutto, quello che si è creato nel gioco: dal
    proprio personaggio corredato di trick personalizzati e tutto il resto, fino ai
    parchi e alle missioni costruiti dai giocatori.

    Grafica

    Fosse anche stato un po'
    meno curato l'aspetto meramente estetico di quest'opera, dubito che il parere
    finale sarebbe cambiato di molto, visto e considerato ciò su cui realmente fa
    leva l'equilibrio del gioco. Ma il problema non si pone, giacché anche
    l'occhio resta sufficientemente appagato: rispetto a THPS4 non ci sono stati
    grossi cambiamenti, ma è fuori da ogni dubbio che gli ambienti delle nostre
    scorribande (ma che termini?) su tavola siano diventati ancora più grandi e più
    curati: ogni singolo particolare delle città è concepito in funzione del gioco,
    e questa attenzione non può che venir lodata. Delle animazioni del nostro alter
    ego non si può che parlare positivamente, anche se non ci sono particolari
    novità, fatta eccezione per il fatidico momento della caduta: il povero skater
    sbattuto per terra si esibirà in una serie di divertenti imprecazioni, per poi
    rialzarsi dolorante, o addirittura scalcerà lontano i frammenti della tavola
    spezzata nell'urto (reazioni be peggiori sarebbero provocate nella realtà). I
    volti degli skater professionisti sono agevolmente riconoscibili, senza
    raggiungere vette di eccellenza. L'aggiunta della ciclicità temporale
    (notte/giorno) dà l'occasione di osservare le città da due prospettive
    leggermente differenti. Un piccolo tocco di classe.

    Sonoro

    La serie di Tony Hawk si
    è sempre contraddistinta per una cura mirabile del reparto sonoro, ma questa
    volta siamo di fronte a un apoteosi: il canto del cigno. Sarebbe riduttivo
    discutere dell'effetto dell'osso che si frantuma mentre il nostro avatar si
    schianta sull'asfalto (bellissimo), oppure delle chiacchiere della gente che
    incrociamo (e che a volte ci riguardano), quando c'è una colonna sonora
    incredibilmente vasta e di spessore come quella di THUG: più di 80 canzoni che
    variano dall'hip-hop, al rock, al punk, fino al nu-metal. E non si parla di
    gentaglia: ci sono pezzi dei Bad Religion, Cannibal Ox, Jurassic 5, The Clash,
    Jane's Addiction, e perfino dei Kiss (e riguardo a questi omini dipinti c'è
    anche un particolare tributo, da scoprire solo alla fine del gioco), e non
    proseguo solo perché non mi basterebbe lo spazio. Con tutto questo materiale a
    disposizione difficilmente vi capiterà di riascoltare lo stesso brano, in più
    c'è la possibilità di creare la propria playlist, selezionando i generi più
    congeniali all'ascoltatore.

    Conclusioni

    Il nuovo capitolo della serie conferma e migliora
    tutte le caratteristiche che hanno fatto dei titoli precedenti dei best sellers:
    l'eccellente giocabilità, la perfetta architettura dei livelli, il sonoro; e in
    più aggiunge uno spessore tutto nuovo con la modalità dello story mode, che non
    mancherà di affascinare anche chi di questo sport è del tutto digiuno. Le enormi
    possibilità di customizzazione offerte da questo gioco unite alla capacità di
    divertire, ingrediente essenziale, lo rendono un acquisto consigliato a
    tutti.

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