Recensione Trauma Center: Second Opinion

Infermiera, ha sterilizzato il Wiimote?

Recensione Trauma Center: Second Opinion
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  • Wii: Videogiocatori in prima linea

    Trauma Center: Second Opinion cova al suo interno una profonda contraddizione, essendo al contempo vecchio e nuovo. Vecchio perché oltre ad essere il remake di Trauma Center: Under The Knife, apprezzato titolo per Nintendo DS, il gioco è giunto in europa con ben nove mesi di ritardo rispetto alla controparte statunitense (rilasciata in contemporanea all’uscita della console); nuovo perché di fatto è il primo esponente di un genere mai visto , almeno su home-console, ovvero quello della simulazione medica. Second Opinion è dunque un esempio di come il Wiimote, pur penalizzato in alcune tipologie di gioco classiche, possa portare effettivamente delle novità tangibili nel mondo videoludico.

    Dr. Wii, Medical Division

    Trauma Center: Second Opinion ci mette nei panni del chirurgo Derek Stiles, un novellino alle prese con le prime operazioni. Ben presto però la routine ospedaliera viene spezzata da due eventi, la scoperta di un’abilità peculiare di Derek ed il manifestarsi in un paziente del GUILT. Il potere del protagonista è ciò che nel futuristico mondo di Trauma Center viene chiamato Dono di Esculapio, un’abilità eccezionale di un limitatissimo numero di medici che permette di affrontare operazioni che sarebbero impossibili per un normale chirurgo; il particolare dono di Derek consiste in una sovrumana capacità di concentrazione, resa nel gioco dal rallentarsi del tempo. Ovviamente una tale capacità non può essere presa alla leggera e, come Spiderman insegna, da un grande potere derivano grandi responsabilità. Le responsabilità in questione riguardano la cura della GUILT, una famiglia di virus creati in laboratorio ed utilizzati negli atti di terrorismo biologico. La trama verte dunque sulle vicende di Derek, impegnato nella cura e nella lotta della GUILT insieme ad un eccezionale team di medici.
    La struttura di gioco di Trauma Center è divisa in capitoli, all’interno dei quali troviamo diverse sezioni, alcune strettamente legate al progredire della storia, altre rappresentanti le operazioni chirurgiche (il fulcro del gameplay). Dopo che la nostra assistente ci avrà delineato il quadro clinico del malato di turno e dunque il modus operandi da adottare, lo schermo ci mostra il corpo del paziente, su cui è ben visibile l’area da incidere per poter passare all’operazione vera e propria. Le procedure da compiere variano dalla semplice rimozione di corpi estranei quali frammenti di vetro (naturalmente suturando i tagli e drenando il sangue in eccesso) all’asportazione di tumori, passando per la distruzione delle diverse forme di GUILT. Durante le operazioni che coinvolgono la malattia fittizia si ha modo di affrontare sfide che ricordano più degli sparatutto che vere operazioni chirurgiche, avendo modo di non fossilizzarsi sempre sulle stesse procedure. Finito l’intervento non rimane che richiudere l’incisione e vedere il quadro riassuntivo del punteggio, dal quale dipende il voto ricevuto per l’operazione; non sempre però si riesce a salvare il paziente: questo accade quando scade il tempo a disposizione o quando i parametri vitali scendono a zero.
    I capitoli del gioco sono sei, ai quali vanno aggiunte alcune impegnative operazioni sbloccabili e sei ulteriori missioni inedite nei panni della dottoressa Nozomi Weaver (anch’essa dotata del dono di Esculapio), le quali presentano diverse caratteristiche peculiari della versione Wii oltre ad un punto di vista diverso sull’intera trama del gioco.

    Wii’s Anatomy

    Gli strumenti a disposizione dei dottori Stiles e Weaver durante ogni operazione sono otto, ai quali se ne aggiungono alcuni da usare in particolari missioni o situazioni e che ci vengono forniti all’occorrenza dagli assistenti. Il gel antibiotico è una sorta di futuristica panacea in grado di disinfettare le ferite e far rimarginare da sole le più piccole, mentre gli ultrasuoni sono in grado di evidenziare problemi posti al di sotto dei tessuti (all’occasione gli ultrasuoni vengono utilizzati anche per zoomare la visuale); gli altri strumenti sono il bisturi, il laser, la siringa, l’ago per suturare, le pinze ed il tubo di drenaggio. Tra i ferri occasionali troviamo invece garze e bende, il defribillatore, la torcia ed il flash di una macchina fotografica, questi ultimi usati per operare in mancanza di luce. L’utilizzo di tutti questi oggetti avviene per mezzo del puntamento del Wiimote: per chiudere una ferita non bisogna far altro che tracciare una specie di zig-zag col filo da sutura, mentre per afferrare qualcosa bisogna selezionare le pinze e premere contemporaneamente A e B, proprio come se il telecomando fosse l’utensile in questione. In alcuni frangenti viene utilizzato il rilevamento tridimensionale del Wiimote, consentendo di ruotare gli strumenti o di avvicinare il controller a sé per estrarre un oggetto. Delude il defribillatore, il cui uso è ridotto all’avvicinare il controller allo schermo per metterlo in posizione e premere i tasti B e Z al momento giusto per dare la scarica.
    La selezione degli strumenti avviene utilizzando lo stick analogico del nunchuck: ad ogni direzione è associato uno degli otto utensili principali.

    Nelle traduzioni occidentali, Trauma Center: Second Opinion non risparmia riferimenti alle più famose serie televisive a sfondo ospedaliero, come Dr. House o Scrubs, nascondendoli fra i nomi dei pazienti che andremo ad operare. Una citazione che invece può essere colta esclusivamente giocando la versione inglese del titolo è quella riguardante il titolo della missione “Caduceus on a plane”, un chiaro riferimento al recente B-movie Snakes on a Plane.
    Questa scelta si rivela azzeccata, in quanto dopo qualche partita di prova (all’inizio può risultare difficile impugnare gli strumenti associati alle direzioni diagonali) si è perfettamente in grado di cambiare strumento istantaneamente, senza distogliere lo sguardo ed il puntatore dall’area in cui operare.La sensibilità del puntatore si dimostra una volta di più ineccepibile, in grado di rilevare movimenti minimi del polso restando comunque stabile, senza richiedere alcuna postura faticosa al giocatore.
    Per azionare il potere di Derek è invece necessario tenere premuti i tasti B e Z e tracciare sullo schermo una stella. Grazie anche all’apposita missione tutorial, l’operazione è assimilabile dopo pochi tentativi, ed il gioco si dimostra piuttosto permissivo riguardo alla forma disegnata, richiedendo però che l’ultimo tratto si congiunga al primo.

    Wii/Tuck

    Non si può certo dire che la grafica di Second Opinion sfrutti appieno l’hardware della console (del resto si tratta di un titolo del lancio): durante le operazioni vengono visualizzati i diversi organi in maniera sufficiente, priva di particolari e con delle scelte cromatiche “particolari”, ma bisogna dare atto agli sviluppatori di Atlus che questa è una scelta dettata dalla decisione di non realizzare una grafica che potesse impressionare qualcuno, allontanadolo dal gioco. Durante i lunghi dialoghi fra i vari personaggi non viene visualizzato altro che lo sfondo della scena ed un artwork dell’interlocutore attuale, dotato per altro di un ridottissimo numero di espressioni. Più che sufficiente anche il comparto audio, con diversi temi musicali ad accompagnare lo sviluppo della storia e buoni effetti sonori; il parlato si riduce ad un numero limitato di frasi, utili comunque a caratterizzare il cast di protagonisti.
    La giocabilità è senz’altro il punto forte del titolo, grazie soprattutto alla naturalezza del controllo tramite Wiimote: è questione di minuti ritrovarsi a praticare incisioni drenare liquidi e bruciare escrescenze col laser, mentre più tempo è richiesto per affrontare procedure complesse in tempi brevi. La curva di apprendimento è comunque perfettamente calibrata ed i miglioramenti durante il gioco sono tangibili. Anche le occasionali varianti delle operazioni rappresentano piacevoli diversivi ed invogliano a proseguire nei capitoli. Ciò che va apprezzato è come Atlus sia riuscita a mettere insieme un gameplay così robusto al suo primo esperimento su Wii, cosa che non è riuscita a numerosi altri team di sviluppo.
    La longevità del titolo è garantita dal livello di difficoltà piuttosto sostenuto. Se acquisire manualità col bisturi è questione di minuti, riuscire a superare alcune operazioni può richiedere numerosi tentativi. Per questo motivo è particolarmente gradita la presenza di tre livelli di difficoltà ed in particolare la possibilità di selezionare la difficoltà per ogni singola missione in modo da non rimanere bloccati come accadeva nell’episodio su DS.

    Trauma Center: Second Opinion Trauma Center: Second OpinionVersione Analizzata Nintendo WiiTrauma Center: Second Opinion è certamente uno dei giochi più curati e riusciti attualmente disponibili per Wii. Operare grazie all'uso del Wiimote risulta fin da subito naturale e divertente, grazie anche all'eccellente sistema di puntamento del controller. Il gioco ha dalla sua una trama interessante, una giocabilità profonda, una buona longevità (aiutata da un livello di difficoltà medio-alto) ed il semplice fatto di appartenere ad un genere totalmente nuovo, mentre paga una grafica non esaltante (seppur pienamente funzionale) ed uno sviluppo della storia affidato a lunghi testi accompagnati da artwork non animati. In definitiva un gioco da avere, sempre che non si vogliano risparmiare i soldi per i titoloni autunnali.

    7.5

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