Recensione Trinity: Souls of Zill O'll

Arriva in occidente con un action RPG esclusivo per PS3. Ma ce n'era davvero bisogno?

Recensione Trinity: Souls of Zill O'll
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  • PS3
  • Quella Zill O’ll è una serie di giochi di ruolo che mai prima d’ora aveva raggiunto le rive del vecchio continente, sovente a causa del modesto budget di realizzazione dei vari titoli che Koei molto probabilmente non ha creduto in grado di ritagliarsi una nicchia di mercato al di fuori del Giappone.
    Forse a causa di una concorrenza meno spietata in fatto di RPG, complice un lancio preceduto dal rilascio di numerosi filmati e addirittura demo ed un imbastardimento in salsa action, la casa giapponese ha infine deciso di tentare il grande passo e conquistare il mercato globale.
    Dopotutto, quale occasione migliore per esordire in Europa di un’esclusiva PS3 sviluppata niente di meno che da Omega Force (Dinasty Warriors, Samurai Warriors), team veterano in fatto di action e battaglie campali?
    Fortunatamente Trinity: Souls of Zill O’ll vanta una trama totalmente indipendente dai predecessori, per cui chi non ha avuto modo di provare i capitoli usciti su PS2, PS1 e PSP può tranquillamente cominciare da questo nuovo episodio ora disponibile per Playstation 3.

    Lombroso aveva ragione

    Non fidatevi di imperatori il cui viso è solcato da orride cicatrici nascoste dietro maschere kitsch, in special modo se vestono nere armature decorate da teschi. Sono chiaramente individui dotati di scarso equilibrio mentale.
    Non sorprendetevi quando uccideranno figli e nipoti per preservare il loro dispotico regno messo a repentaglio da null’altro che una delirante profezia.
    Da stupirsi c’è solo che un titolo come Trinity: Souls of Zill O’ll abbia raggiunto la pubblicazione con un comparto narrativo così poco credibile e scontato.
    Nei panni di un gladiatore mezz’elfo di sangue reale che sembra voler emulare un pò troppo i gusti in fatto di abbigliamento di Adol Christin, dovremo allenarci per saziare la nostra sete di vendetta, aiutati da barbari, fanciulle procaci e seminude e quant’altro sopravvivendo tanto a mostri giganteschi quanto alla noia generata dai soliti clichè fantasy.
    La storia scontatissima si snoda attraverso sei capitoli, spiegata in modo confuso e annoiato, ora da sequenze statiche a base di dialoghi mal scritti, ora da cutscenes pasticciate.
    Le colpe del lavoro Omega Force non vanno ricercate nel ristretto budget della produzione, quanto in un’ossatura traballante, realizzata frettolosamente e senza cura.
    Si tratta di un bel problema, poichè è proprio tramite la trama inutilmente intricata che Omega Force tenta di conquistare il giocatore.
    Sfortunatamente, come sovente viene indicato sul retro delle custodie dei videogames, per apprezzare a fondo questo gioco, è necessario saper leggere. Capacità che con grande probabilità vi porterà però a disprezzarlo.

    Slash and Slash

    Le cose non vanno meglio sul versante del gameplay, anche se non mancano un paio di buone idee, pur implementate senza coraggio ne fantasia.
    Zill O’ll è un action discretamente ma futilmente customizzabile, in cui potremo selezionare come equipaggiare i tre membri del nostro party, potenziarne le statistiche ottenendo punti esperienza e, per concludere, personalizzarne le abilità attraverso un esiguo skill tree.
    Le mosse che impareremo avanzando di livello o acquistandole nei negozi possono essere migliorate utilizzando i soliti skill point, e poi posizionate su una palette che ricorda quella della serie Phantasy Star.
    I laterali sono utilizzati per alternare al volo il personaggio giocabile (gli altri due sono affidati alla CPU), eseguire capriole evasive e scatenare attacchi combinati.
    I problemi che affliggono il gameplay sono molteplici: innanzitutto l’azione è particolarmente legnosa, i personaggi risultano scomodi da usare poichè particolarmente lenti nella risposta agli imput del giocatore.
    La telecamera invece, pur essendo dotata di un meccanismo di targeting, ha difficoltà ad inquadrare correttamente l’azione, specialmente quando si cambia personaggio.
    Proseguiremo nel gioco accettando varie missioni e spostandoci di location in location da una serie di menu. Purtroppo i nostri committenti ci inviteranno a visitare in modo ossessivo una ridottissima manciata di luoghi fino alla nausea. Ne consegue una grande ripetitività di situazioni ed azione, causate anche da un bestiario davvero poco popolato. Questi aspetti vanificano la necessità di costruire una strategia di gioco basata sulla necessità di cambiare continuamente personaggio per affrontare ogni mostro nel modo corretto o la possibilità di interagire con l’ambiente utilizzando le magie elementali.

    Datato

    Trinity: Souls of Zill O’ll è un titolo visivamente povero e poco ispirato.
    Il design di location e personaggi è tutt’altro che fantasioso, totalmente incapace di ispirare la fantasia di giocatori che, su PS3 ed in ambito fantasy, sono abituati a produzioni di tutt’altro livello (un nome su tutti: Demon’s Souls).
    Anche palrando esclusivamente di numeri, la fatica Koei sembra quasi provenire dalla scorsa generazione.
    Polygon count imbarazzante, texture ripetute e poco definite, utilizzo rudimentale degli shader. Persino il design dei menu, grazie ad una scelta di colori smorti e di forme geometriche spigolose, risulta noioso, sorpassato.
    Il comparto sonoro è invece di buona qualità. Il doppiaggio in inglese è competente, anche se sovente i dialoghi scritti restano muti, mentre le musiche sono a volte un pò generiche, ma sempre orecchiabili.

    Trinity: Souls of Zill O'll Trinity: Souls of Zill O'llVersione Analizzata PlayStation 3Trinity: Souls of Zill O’ll è un titolo realizzato in modo frettoloso e superficiale. Un hack’n’slash progettato nella più totale assenza di rispetto per l’intelligenza degli amanti del genere: nemmeno i più irriducibili riusciranno a chiudere un occhio sul sistema di combattimento piatto, ripetitivo e legnoso, “arricchito” da elementi RPG abusati e davvero trascurabili. Men che meno è possibile ignorare il comparto tecnico datato e pigro, o la sceneggiatura scontata e mal raccontata. Koei ha probabilmente scelto l’episodio sbagliato per presentare la saga in occidente. Agli amanti dell’azione e del fantasy cui prudono le mani consigliamo di attendere con un pò di pazienza l’avvento di Dark Souls. O magari di ritornare su Demon’s Souls.

    4

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