Recensione Warhammer 40.000: Space Marine

Relic cambia genere. Un incrocio fra TPS e Hack'n'Slash per il corpo degli Ultramarine

Warhammer 40.000: Space Marine
Recensione: PlayStation 3
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Relic Entertainment è nota al pubblico dei giocatori PC per aver dato i natali a due delle serie strategiche più amate degli ultimi anni. Da una parte Company of Heroes, che ha replicato con limpida efficacia il crudo scenario bellico del secondo conflitto mondiale, dall'altra Warhammer 40.000: Dawn of War, che ha entusiasmato milioni di appassionati delle miniature firmate Games Workshop. Proprio il lavoro svolto sul tetro universo sci-fantasy ha dell'incredibile: il rispetto dell'iconografia e della mitologia di Warhammer 40K si sposa con un gameplay stratificato e profondo, affinato di edizione in edizione fino a raggiungere i massimi livelli della strategia in tempo reale. Forte del saldo successo dei suoi ultimi titoli, tenendo in pugno la lucrosissima licenza, il team di sviluppo ha ben pensato di espandere i confini della propria produzione, sondando generi e platee radicalmente diversi. Ecco dunque che giunge, anche su Xbox 360 e Playstation 3 oltre che su Personal Computer, questo Space Marine, un particolare Sparatutto in terza persona mescolato con dinamiche da Hack'n'Slash, che proponendo ritmi di gioco ben movimentati vuole inquadrare il Materium da un altro punto di vista. Sogno proibito di ogni appassionato, uno sparatutto dedicato agli UltraMarine potrebbe davvero rappresentare un punto di svolta, inaugurando un solido filone parallelo.
    Eppure, nonostante gli sforzi del team (supportati, si deve ammetterlo, da buoni investimenti e da un tempo di sviluppo molto dilatato), i risultati non sono fra i più eccezionali, e Space Marine non riesce ad astrarsi dalla logica di genere, risultando alla fine un semplice esercizio di routine per tutti i frequentatori dei più recenti Action Game.

    Sissignore, Signorsì.

    La trama di Space Marine non è certo uno dei punti di forza della produzione. Il contingente bellico degli Orki ha attaccato uno dei Mondi Forgia dell'Impero, mettendo in serio pericolo i Titani conservati nelle enormi fabbriche sotterranee. Data l'importanza tattica e strategica di questi enormi manufatti, l'intervento degli Ultramarine è inevitabile, e sul pianeta viene dunque fatto sbarcare un piccolo drappello di tre eroi. Il plot procede in maniera lineare e piuttosto scontata per molte ore, mentre i protagonisti si limitano a disinnescare tutti i fattori di rischio falciando la feccia verde. Qualche colpo di scena piuttosto banale cerca di scompigliare le carte in tavola, mettendo in gioco una fonte di energia non troppo ortodossa che apre un varco col mondo del Chaos, complicando ulteriormente le cose. Eppure, nonostante tutto, il plot di Space Marine appare trito e usuale, privo di spunti interessanti e scritto semplicemente per riversare nel grande calderone narrativo fazioni e personaggi, compiacendo così i molti fan delle miniature Games Workshop. Non c'è nulla di male, ovviamente, nel proporre una sceneggiatura movimentata ma poco brillante (semplicemente funzionale, diremmo) se non fosse per linee di dialogo scontate e spesso triviali, che in più di un'occasione fanno appello al militarismo più gretto. La discesa degli Ultramarine viene salutata dai ranghi dell'esercito ufficiale quasi come un evento divino, mentre il buonismo spintissimo e la celebrazione ad ogni costo del coraggio si oppone (stridendo) all'indistinto massacro che i protagonisti compiono sul campo di battaglia. La narrazione procede poi grazie a Cut Scene fin troppo ingessate, per nulla spettacolari e spesso composte dai timidi primi piani dei protagonisti, la cui espressività è ai minimi storici. Le gioie del motore grafico di gioco, come vedremo, donano a questi “mezzi busti” un aspetto decisamente accattivante, ma il loro scostante immobilismo e l'assenza del Lip Synch per la versione italiana gettano un'ombra di sconforto su ogni intermezzo. Insomma, nonostante la marcata attenzione per l'iconografica classica di Warhammer 40.000, il titolo Relic non soddisfa per quel che riguarda sceneggiatura e narrazione.

    Hack 'n' Shoot

    Il videoplayer moderno deve dunque cercare altrove le sue soddisfazioni. E dal momento che Space Marine è un Action crudo e diretto, di quelli in cui si parla poco e si spara molto, gettarsi nel campo di battaglia sembra il modo migliore per cominciare a divertirsi.
    L'idea alla base di Space Marine è quella di prendere uno sparatutto in terza persona e spogliarlo delle caratteristiche che hanno tanto spopolato dopo Gears of War, per (ri)avvicinarsi ad un'impostazione più classica. Niente coperture dinamiche o fuoco alla cieca, quindi: del resto, gli Space Marine sono il simbolo stesso del coraggio e, protetti dalla loro corazza impenetrabile, non hanno da nascondersi come pavide donnicciole dietro ripari architettonici. L'elite dell'esercito imperiale si getta invece a capofitto nella battaglia, incurante dei proiettili e dei fendenti nemici. Sfortunatamente, esauriti gli scudi (a ricarica), l'energia del nostro protagonista tende ad esaurirsi in fretta, ed è dunque necessario trovare un modo per rimpinguare i punti vita. Ecco che entra in gioco la seconda faccia del gameplay, che assomiglia a quella di un Hack'n'Slash becero e diretto, alla maniera di un qualunque Dynasty Warriors. Oltre a crivellare di proiettili il contingente orchesco, infatti, gli Space Marine amano falcidiare le orde avversarie con attacchi corpo a corpo, imbracciando asce laser o spade a catena. Ed è proprio effettuando violentissime uccisioni in mischia che si recupera vitalità, schivando d'un soffio il prematuro Game Over.
    Inizialmente, bisogna ammetterlo, il particolare impasto ludico funziona. Si procede sparando alle prime linee, o mirando ai fucilieri che ci bersagliano dalle logge soprelevate, e poi si attende che il grosso dell'orda ci raggiunga per tagliare qualche testa. Certo, le combo sono alquanto basilari (c'è solo un tasto d'attacco), ma in combattimento si deve comunque porre attenzione, cercando di stordire i nemici più grossi per poi afferrarli ed eseguire una Istant Kill votata al Gore più spinto. La sensazione di onnipotenza è massima, mentre si sbudellano i nemici o si testano le nuove funzionalità di un'arma appena recuperata.
    Nel corso del Primo Atto il team di sviluppo fa di tutto per non farci annoiare, concedendoci lentamente le gioie della scoperta. Ci consegna così nuove bocche da fuoco: prima un fucile da cecchino per ripulire dalla distanza le zone infestate, poi il “Vendicatore”, i cui proiettili si appiccicano agli avversari ed esplodono a comando.
    Grazie ai sigilli di purezza si guadagna la barra della Furia, che viene riempita uccisione dopo uccisione, e può essere attivata nei momenti di crisi: pervaso da una rabbia divina, il protagonista ricaricherà automaticamente la propria energia, mentre i suoi fendenti si faranno decisamente letali. Mirando in modalità Furia si attiverà una sorta di Bullet Time, che ci permetterà di far esplodere qualche cranio con massima precisione.
    Intervengono, a variegare la progressione, anche intermezzi fuori dagli schemi, in cui si imbraccia un propulsore per spiccare il volo e piombare sui nemici dall'alto.
    Insomma, il ritmo di gioco sembra buono, e sulle prime l'utente si trova piuttosto divertito, mentre alterna rapide mitragliate e poderosi fendenti. Sfortunatamente, passata qualche ora il tutto si fa decisamente più monotono, complice anche un level design linearissimo e limitante, appesantito dal riuso spietato di nemici ed elementi architettonici. Nella prima parte dell'avventura si uccidono a oltranza le solite tre tipologie di Orki, attraversando trincee e detriti che sembrano tutti uguali. Quando interviene l'esercito del Chaos, dopo un primo guizzo di novità, le cose non cambiano troppo. Space Marine tenta di tenere alta l'attenzione, consegnando al giocatore nuove bocche da fuoco, ma senza troppo successo: dato il livello di difficoltà abbastanza elevato, per sopravvivere è necessario concentrarsi sull'assalto corpo a corpo, ed una volta ammirate tutte le violentissime uccisioni l'entusiasmo tenderà ad esaurirsi con velocità esponenziale. Dopo qualche ora la pratica limitante di un button mashing isterico diventerà abbastanza noiosa, e gli stimoli a proseguire nell'avventura si faranno sempre più rarefatti.
    Space Marine, dunque, è un Action chiassoso e caciarone figlio dei tempi, pensato per chi cerca il divertimento un po' spento e meccanico che tanto va di moda ultimamente. E' pur vero che per sopravvivere non si devono commettere leggerezze (il livello di difficoltà non è ai minimi storici, fortunatamente), ma dal momento che nel titolo Relic c'è poca varietà anche dal punto di vista scenico e visivo, oltre che da quello ludico, la noia -per chi da anni gioca queste timide “variazioni su tema”- potrebbe prendere ben presto il sopravvento.

    Order Vs Chaos

    Il team di sviluppo, seguendo una moda che fortunatamente va affievolendosi, ha inserito nel gioco anche una componente multiplayer. Dopo aver terminato la campagna principale (dalla durata più che buona di una decina di ore), avremmo avanzato qualche dubbio sul fatto che la particolare formula di gioco potesse funzionare online. Ed anche i ragazzi di Relic non sembrano esserne troppo convinti, dal momento che hanno messo in piedi un comparto multiplayer raffazzonato, che include appena cinque mappe e due modalità di gioco, giusto per non deludere i fan del “multiplayer ad ogni costo”. Che si giochi Annientamento o Dominazione (rispettivamente Team Deathmatch e Zone), in rete la formula di Space Marine è un clamoroso buco nell'acqua. La corsa impacciata dei protagonisti rende tediosa ogni partita, mentre gli scontri corpo a corpo sembrano risolversi quasi casualmente. E' pur vero che la buona varietà di armi concede qualche match intenso, mentre Space e Chaos Marine si danno battaglia sulle vaste prospettive di mappe decisamente ampie (le più riuscite sono quelle all'aperto, dove il “Jetpack” aggiunge pepe agli scontri). Ma alla fine utilizzare il Pass Code per sbloccare l'avanzamento oltre il quinto livello potrebbe non essere una buona idea. La leggerezza con cui è sviluppato l'online di Space Marine si intuisce quando ci si rende conto che si può passare di grado accumulando punti esperienza anche nelle partite private, o quando ci si scontra con un Matchmaking dalla lentezza imbarazzante. Scoprire e testare tutti i perks o le caratteristiche delle tre classi a disposizione è questione di un pomeriggio, e forse è proprio questo il tempo da concedere all'online del titolo Relic.

    I riflessi delle armature

    Sul fronte tecnico Space Marine registra buoni risultati. La perizia del team non si mette in discussione, ed è evidente che gli sviluppatori si sono applicati per dare il meglio anche su console. Semplicemente spettacolare è la texturizzazione: grazie all'utilizzo di mappe superficiali ed alla buona definizione dei “Tile”, ad esempio, la realizzazione dei protagonisti è semplicemente al top, e i fan di Warhammer resteranno incantati ad ammirare ogni singolo dettaglio delle bellissime armature degli Ultramarine. Anche scendendo in campo è impossibile trattenere una sottile meraviglia: gli ambienti di gioco propongono una buonissima mole poligonale, ed anche in questo caso la texturizzazione è decisamente ottima, scendendo a pochi compromessi e strutturando una visione d'insieme ricca e solidissima. Il titolo perde però smalto, si è già accennato, per l'evidentissimo riciclo di elementi strutturali: nei primi momenti di gioco il carattere delle ambientazioni è funzionale e piacevole, ma ben presto si scopre che tutti gli scorci sembrano uguali, e le variazioni visive sono talmente poche che il videoplayer viene “saturato” in un nonnulla.
    Anche sul fronte delle animazioni non si può stare troppo tranquilli: nelle cut scene, come si anticipava, i protagonisti non sono per niente espressivi, mentre in battaglia il lavoro svolto è buono ma non eccellente, con una serie di movenze che sembrano quasi “di repertorio”. Buona l'ottimizzazione generale: il filtro anti aliasing fa il suo dovere, e i rallentamenti sono ridotti al minimo, a fronte di una fluidità messa in discussione solo poche volte. Gli effetti speciali, tuttavia, tendono ad essere molto “esuberanti”, e complice anche una telecamera un po' bizzosa, a volte la scena complessiva risulta un po' sporca.
    Dal punto di vista sonoro, si registra la presenza di un ottimo tema principale, purtroppo riproposto ad intervalli regolari e con una frequenza disarmante. La marcetta militare può caricare il videogiocatore nelle prime fasi di gioco, ma diventa ben presto un fantasma musicale sinceramente ossessivo. Buono il doppiaggio italiano, espressivo e ben caratterizzato, anche se totalmente fuori sincrono.

    Warhammer 40.000: Space Marine Warhammer 40.000: Space MarineVersione Analizzata PlayStation 3Space Marine avrebbe potuto essere un titolo molto più valido. Il sistema di gioco, diviso fra sparatorie e grandi battaglie in mischia, funziona, facendo sposare felicemente il paradigma degli sparatutto in terza persona con quello degli Hack'n'Slash. Eppure, senza un adeguato level design, le falle di un gameplay comunque basilare si amplificano a dismisura. Il riuso spietato di elementi scenografici e nemici, unito ad una linearità quasi disarmante, spunta le lame al titolo Relic, che stanca prima del dovuto. Alla progressione manca purtroppo ritmo e varietà, ed ovviamente il multiplayer messo in piedi frettolosamente non basta per risollevare la situazione. Un vero peccato, perchè anche il profilo tecnico è più che buono, e sarebbe bastato un po' di lavoro in più per renderlo ai livelli delle migliori produzioni multipiattaforma. La speranza è che i fan di Warhammer sostengano la produzione (comunque consigliata agli appassionati), così da dare al team di sviluppo la possibilità di mettere in piedi un seguito più compiuto.

    6.5

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