Wheels of Aurelia Recensione

L'ultima opera del team Santa Ragione è un'avventura grafica on the road che si trasforma in un ritratto puntiforme dell'Italia degli anni di piombo.

Wheels of Aurelia Recensione
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  • Quante volte ci siamo sentiti dire: "non è la destinazione, ma il viaggio che conta"? Oppure, come sosteneva Proust, che "il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi"? I ragazzi dello studio italiano Santa Ragione, che alcuni di voi conosceranno per Fotonica e MirrorMoon EP, hanno interiorizzato a tal punto queste due suddette massime da basare il loro ultimo videogioco proprio sull'importanza del viaggio come veicolo di crescita, sia emotiva che intellettuale. Wheels of Aurelia, a prima vista, sembra un semplice racing game arcade, ma in realtà si rivela una sorta di avventura grafica on the road in cui, percorrendo la famigerata via Aurelia che collega Roma alla Francia, partiremo alla scoperta sia delle vite dei personaggi che affollano il nostro itinerario sia della Storia del nostro bel Paese.

    Tutte le strade portano a Roma

    Gran parte del fascino di Wheels of Aurelia deriva dalla sua ambientazione: il gioco, infatti, prende il via nel 1978, periodo di grande fermento politico e culturale. Lella, diminutivo di Maria Grazia, è una ragazza romana dei Parioli, in fuga da una famiglia borghese: con un temperamento sarcastico ed aggressivo, di orientamento comunista e amante sfegatata dei motori, la protagonista incarna lo stereotipo della femminista rivoluzionaria, che ammira il sessantotto francese, rifiuta qualsiasi tipo di autorità e ripugna la classe politica dirigente. Dopo una notte alla discoteca Piper, decide di partire per raggiungere la Francia, dove, a Nizza, deve incontrare una persona che le ha cambiato la vita. Sul sedile del passeggero, accanto a lei, siede Olga, giovinetta un po' naif conosciuta la sera prima, improbabile compagna di un viaggio che metterà le due donne davanti al loro destino. Una visuale isometrica ci pone subito al controllo della vettura che percorre la via Aurelia: la macchina prosegue automaticamente lungo la strada, ed il giocatore non dovrà far altro che muovere le freccette direzionali per evitare di impattare contro le altre automobili. Volendo è possibile anche accelerare alla pressione della barra spaziatrice, per velocizzare l'altrimenti assai flemmatico avanzare della quattro ruote. L'interattività di Wheels of Aurelia però, non si ferma qui: durante il tragitto, Lella comunicherà più volte con la sua amica e potremo scegliere diverse opzioni di dialogo che condurranno, ovviamente, a nuove risposte e differenti argomenti di conversazione. È in questi momenti che l'essenza ludica di Wheels of Aurelia si palesa, mostrandoci la sua natura da titolo - è il caso di dirlo - totalmente "story driven". Sul percorso che indirizza la protagonista verso la sua meta finale, potremo incrociare tanti altri personaggi cui dare un passaggio e con i quali Lella dovrà confrontarsi. Troveremo così un fanatico di ufo, un tifoso calcistico, un prete, un ex pilota, un giornalista investigativo, una hippy, un fascista e molti altri, tutti portatori di un determinato punto di vista in grado di comporre un multiforme mosaico virtuale degli anni di piombo. Nonostante il fascinoso obiettivo degli sviluppatori - riuscito solo in parte - di riprodurre un realistico spaccato di quel complesso periodo storico, il primo e più grande difetto di Wheels of Aurelia riguarda proprio la sua "bulimia" narrativa. Nella sceneggiatura dei Santa Ragione c'è spazio per il rapimento di Moro, la riflessione sulla fede, sull'aborto, sulla condizione delle donne, sulla cronaca nera; senza soluzione di continuità si passa dalla discussione impegnata politicamente a quella più scanzonata sul Festival di Sanremo e sulla Febbre del sabato sera.

    Idealmente, non ci sarebbe nulla di sbagliato nel voler trattare temi di varia natura, ma il sistema di dialoghi non riesce quasi mai a star dietro ai repentini cambi di argomentazioni, in un ping-pong alle volte davvero poco credibile. È una banale questione di tempistiche: un singolo playthrough, che da Roma porta a Viareggio, dura, infatti, al massimo una ventina di minuti. In questo breve lasso di tempo lo script non si focalizza su un singolo topic, bensì vengono affrontate, anche contemporaneamente, numerose tematiche, ad ognuna delle quali solitamente non è dedicata più di una manciata di battute. Per far fronte a questa evidente limitatezza, il gioco offre ben 16 finali, da sbloccare imboccando alcune deviazioni (a Civitavecchia, a Piombino, a Siena o a Bracciano), decidendo se aiutare o meno un autostoppista, oppure ancora selezionando alternative risposte nei dialoghi a scelta multipla. In ogni partita, nuove linee di testo aiutano a completare argomenti prima lasciati in sospeso, e quindi a delineare al meglio la personalità di ogni personaggio. È certo una soluzione narrativa interessante ma, a nostro avviso, parecchio frammentaria, che rischia davvero di spiazzare il giocatore, il quale potrebbe trovarsi inavvertitamente dinanzi ad un finale che, ad esempio, dà per scontate alcune informazioni sul passato della protagonista, non rivelate, invece, dalle conversazioni scelte in precedenza. Anche alcune conclusioni, in realtà, ci son parse parecchio didascaliche e un po' troppo "libere" rispetto alle decisioni intraprese nel corso del viaggio. Molti finali, del resto, non sono facilissimi da ottenere: alle volte basta anche una singola battuta per variare lo svolgersi degli eventi, il che implica l'obbligo di ripetere in modo abbastanza tedioso minuti e minuti sempre uguali prima di comprendere in quale bivio svoltare. Per variare un po' lo stanco e passivo reiterarsi di curve e chiacchiericcio, di tanto in tanto fanno capolino delle sequenze in cui dovremo dar prova della nostra abilità al volante, come gare clandestine o fughe dalla polizia (che ci doneranno anche nuovi bolidi da usare all'inizio di ogni nuova partita). Siccome le meccaniche di guida sono estremamente elementari, però, simili momenti non riescono realmente a vivacizzare la monotonia del gameplay, in special modo se si considera il fatto che le corse non sono sempre implementate col giusto criterio. Infatti, mentre noi dovremo star attenti a non impattare contro le auto del traffico, pena un giusto rallentamento, i nostri avversari si comporteranno invece come dei ghost, passando attraverso i vari ostacoli stradali senza risentire di nessun urto che non sia quello prodotto dalle nostre sportellate. Sia chiaro che ciò non influisce per nulla sulla difficoltà della gara, poiché agguantare la vittoria si dimostrerà sempre piuttosto facile, tuttavia crediamo che un'aggiunta così grossolana di simili minigame metta in luce un po' di superficialità nella fase di sviluppo. Fino ad ora abbiamo descritto soltanto le problematiche più evidenti di Wheels of Aurelia, trascurando quel che di buono l'opera propone agli appassionati di racconti interattivi: sebbene, in alcuni frangenti, lo script non sia ben contestualizzato e non "leghi" al meglio tra di loro le diverse linee di dialogo, quello messo in piedi dai ragazzi di Santa Ragione è un vero compendio virtuale dell'Italia del periodo.

    La vicenda tocca temi molto forti, senza eccessiva retorica né drammaticità fine a se stessa: a tratti la sceneggiatura invita, ora col sorriso, ora con mestizia, a ponderare su eventi di un passato che sembra così lontano, ma che ha inevitabilmente condizionato il nostro modo di vivere e di pensare. E lo fa con una certa grazia, che si manifesta purtroppo solo a singhiozzi, ma nella quale si intravede una certa capacità di riassumere e rielaborare tramite piccoli momenti quotidiani la complessità della Storia della nostra penisola. Notevole, del resto, la caratterizzazione di protagonista e comprimari, tutti tratteggiati con meticolosa precisione sia dalle battute che pronunciano sia dalla loro fisionomia e dalla loro espressività, grazie ad un tratto artistico che ricalca lo stile dei fumetti dell'epoca. I colori acidi della palette cromatica ed il mood tipicamente anni '70 salvano quindi un comparto grafico invero molto minimalista, che ad uno sguardo superficiale potrebbe ricordare quello di tanti scialbi flash game, ma che in realtà nasconde una buona cura per i dettagli, soprattutto architettonici, nel tentativo di raffigurare e rendere riconoscibili le città che visiteremo durante il nostro cammino. Ad accompagnarci, infine, ci saranno non soltanto improbabili autostoppisti, ma anche una valida colonna sonora originale che, seppur composta da poche canzoni, riesce a ricreare alla perfezione le sonorità dei brani progressive rock tipici di quella celebre decade.

    Wheels of Aurelia Wheels of AureliaVersione Analizzata PCWheels of Aurelia è l'esempio di come ambizione e realizzazione spesso non vanno di pari passo. L'avventura on the road di Santa Ragione prova a figurarsi come una summa digitale degli anni di piombo, delle sue mode, delle sue ideologie, delle sue rivoluzioni culturali: purtroppo però finisce presto in overdose di argomenti, affrontando molte tematiche e approfondendone poche, in uno sviluppo narrativo forse eccessivamente discontinuo. Di contro, la sceneggiatura è in grado, a volte, di sorprendere con un uso intelligente del linguaggio, che riflette la parlata dialettale dei quartieri romani, e con un andamento rigoroso e pungente che non sfocia quasi mai nella retorica. Un tiepido plauso anche per la cornice estetica e sonora, che ricalca lo stile fumettistico e musicale degli anni '70, introducendoci in modo sufficientemente credibile, nonostante una debolissima veste grafica, nelle atmosfere dell'epoca, tra motori rombanti, fervori politici e speranze per il futuro.

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