World to the West Recensione

Dal team Rain Games, già autore dell'ottimo Teslagrad, arriva World to the West, un action/platform in 3D artisticamente molto ispirato.

World to the West Recensione
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Teslagrad era una piccola perla di game design: un platform brillante e ben confezionato, valorizzato da uno stile morbido e delicato. Un titolo che sembrava quasi "fuori dal tempo", eppure ancora attualissimo, vista la scarsità di congeneri presenti sul mercato al tempo della sua uscita. È per questo che l'avventura targata Rain Games ha venduto più che bene, superando le più rosee aspettative del team di sviluppo. Galvanizzato da questo successo, lo studio ha deciso di puntare in alto con il suo secondo prodotto, World to the West. Il titolo non vuole solamente allargare i confini dell'universo narrativo immaginato dalla software house norvegese, ma anche esplorare gli sconosciuti territori della tridimensionalità: abbandonato lo scorrimento laterale di Teslagrad, insomma, World to the West si presenta come un action/platform 3D con visuale isometrica, accomunato in ogni caso al predecessore dalla passione per gli enigmi ambientali, che monopolizzano buona parte dell'avanzamento.

    Purtroppo, nonostante il nuovo progetto condivida tutti i "valori" del suo predecessore spirituale, in più di un'occasione si ha l'idea che Rain Games abbia voluto fare il passo più lungo della gamba. L'estetica "low poly" di World to the West è molto meno ispirata rispetto alla grafica quasi "disegnata" di Teslagrad, e gli spigolosi protagonisti fanno fatica ad entrare nelle grazie del giocatore. All'inizio dell'avventura si intravede, per un istante, un dipinto che mette in correlazione questo nuovo progetto con il titolo d'esordio del team, e basta quel fugace istante per venire invasi da un senso di desolante nostalgia: tanto era fiabesco, incantevole, raffinato il colpo d'occhio di Teslagrad, tanto è ruvido e abbozzato quello di World to the West. Il tono da favola tradizionale si perde anche per quel che riguarda la narrazione: come dicevamo in apertura il team prova a scolpire un immaginario più complesso e strutturato, portandoci quindi (come il titolo della produzione lascia intendere) in un viaggio alla scoperta di un mondo. L'operazione è senza ombra di dubbio ambiziosa, ma anche in questo caso non sempre riuscita.

    Nell'universo di World to the West troviamo i Teslamanti, già conosciuti dagli estimatori di Teslagrad, assieme ad una variopinta umanità: rinomati esploratori, nerboruti artisti circensi, spietati signorotti di città. La storia del gioco racconta, in maniera un po' troppo frammentata e dimessa, di un'antica profezia e di un popolo dimenticato: proprio alla scoperta delle macchine meravigliose di questa antica civiltà si muoveranno i quattro protagonisti dell'avventura, nel tentativo di impedire che un poderoso macchinario in grado di alterare il clima finisca nelle mani sbagliate. Proprio come il ritmo del gioco, il racconto parte in sordina ed emerge più efficacemente nella parte finale dell'avventura, mentre la storia del mondo affiora di tanto in tanto grazie a qualche antica incisione o ad alcuni collectible ben nascosti negli scenari. Purtroppo, proprio a causa di una sceneggiatura molto remissiva e di dialoghi mal presentati al giocatore, è difficile rimanere convinti su tutta la linea dall'operazione di Rain Games, che evidentemente non ha ancora gli strumenti creativi per sfruttare al meglio le risorse espressive della tridimensionalità.
    Pure a livello ludico il gioco parte con poca verve, in maniera lenta e affannata. I primi capitoli dell'avventura servono a presentarci i protagonisti e le loro capacità: abbiamo Lumina, in grado di effettuare un rapido teletrasporto ed attivare alcuni interruttori con il potere del suo bastone elettrico, ed il piccolo Knaus, che con la sua pala riesce ad "interrarsi" ed avanzare nascosto sotto il terreno. Poi c'è Teri, esploratrice di fama mondiale, che può aggrapparsi a degli appigli con la sua sciarpa e "mesmerizzare" le creature ostili. Lord Clonington è un forzuto omaccione che può invece spaccare porte e massi che gli sbarrano la strada. Nelle fasi iniziali dell'avventura ci troveremo a controllare i protagonisti uno alla volta (o quasi), ma avanzando nel gioco dovremo invece spostarci dall'uno all'altro, sfruttando le abilità dei singoli eroi per interagire con il mondo di gioco e liberare la strada ai compagni. Il passaggio tra i vari protagonisti potrà essere effettuato presso degli speciali totem disseminati nella mappa di gioco, che fungono anche da teletrasporto nel caso in cui si voglia tornare nelle zone precedentemente visitate. La nuova fatica di Rain Studio, del resto, ci presenta un "overworld" aperto, da esplorare con moderata libertà, di volta in volta scoprendo strade alternative che sono questo o quel personaggio possono attraversare. Smaltite le prime ore di gioco, abbastanza noiose perché lineari e dal ritmo tutt'altro che acceso, si comincia ad intuire quanto meticoloso e attento sia stato il lavoro del team di sviluppo: World to the West è, di fatto, un sottile gioco di incastri, un'affascinante esibizione di maestria nel level design. Quasi tutti gli ostacoli e le "barriere architettoniche" possono essere superate in diverse maniere, a seconda del personaggio che stiamo controllando. Spesso avanzare con uno dei quattro eroi significa sbloccare nuove possibilità di interazione ai protagonisti che da lì passeranno successivamente, così che il giocatore resti sempre incuriosito, stimolato a tornare nei luoghi già visitati, alla ricerca magari di una cassa nascosta o di una nuova scorciatoia.

    Nel corso dell'avventura i Lumina, Teri, Knaus e Cloningan otterranno anche nuove abilità, così che il giocatore possa avvertire un buon senso di progressione. A livello strutturale, insomma, World to the West è davvero ben congegnato: verrebbe quasi da paragonarlo ai vecchi capitoli di The Legend of Zelda, se non che qui la componente enigmistica non è "circoscritta" in dungeon isolati. L'idea, semmai, è quella che tutto il mondo di gioco sia in realtà un enorme ed intricato dungeon, pieno di shortcut, aree segrete, e costellato da qualche Boss Fight. È un approccio molto interessante, a tratti persino inedito per il genere d'appartenenza, che tuttavia è funestato, oltre che da una partenza non proprio vivace, dalle animazioni molto legnose di tutti gli eroi, dal loro incedere non proprio fluidissimo e reattivo, dai momenti "d'azione" troppo ingessati. Ed anche da qualche bug abbastanza evidente: tutti sintomi che il titolo avrebbe probabilmente avuto bisogno di una maggior attenzione nella fase di ottimizzazione e ripulitura. Anche così, tuttavia, World to the West resta un prodotto piacevole, votato alla riscoperta di un canone molto in voga qualche decennio fa, e adesso purtroppo relegato ai margini dell'industria.

    World to the West World to the WestVersione Analizzata PlayStation 4World to the West è un titolo più vasto e ambizioso di Teslagrad, ma per larghi tratti anche meno riuscito della prima produzione di Rain Games. Nelle prime fasi dell'avventura il gioco sembra quasi trattenuto, sia a livello narrativo che sul fronte delle soluzioni ludiche. Poco a poco comincerà invece a svelare tutte le sue carte, presentandosi come un action adventure ben strutturato, con un occhio di riguardo per enigmi e level design. Nonostante il ritmo di gioco resti sempre leggermente affannoso, World to the West sa essere brillante e persino impegnativo, evitando di condurre il giocatore per mano e costringendolo invece ad esplorare con vorace curiosità tutti gli angoli del mondo di gioco. I suoi meccanismi funzionano quasi sempre, e l'utente si troverà sempre stimolato e costretto a spremere le meningi in ben più di un'occasione. D'altro canto, l'operazione di “fondazione” di un nuovo immaginario, che parta da quello di Teslagrad e si allarghi verso nuovi orizzonti, è riuscita solo a metà: tecnicamente e artisticamente il titolo è poco ispirato, a tratti persino un po' triviale. In sottofondo si intravedono delle ottime idee, ma quasi mai il variopinto universo di World to the West, coi suoi Teslamanti, gli esploratori e gli Orridi che popolano le caverne sotterranee, riesce a “bucare lo schermo”. La speranza è che in futuro il team trovi soluzioni espressive più efficaci per mettere in mostra i tratti del mondo che ha creato.

    7

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