Recensione X-Men: Il Gioco Ufficiale

L'evoluzione non è mai stata così deprimente!

Recensione X-Men: Il Gioco Ufficiale
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  • PS2
  • Gba
  • DS
  • Xbox
  • Xbox 360
  • NGC
  • Pc
  • Dalla matita al joypad



    Dalla carta alla celluloide, si sa, il passo è sempre stato breve. Negli ultimi anni però, questo fenomeno sembra essere divenuto incontenibile, tant’è vero che, ormai da parecchio tempo, nelle sale cinematografiche imperversano lungometraggi ispirati a libri e fumetti; una tendenza ampiamente confermata dalla miriade di pellicole, più o meno recenti, dedicate agli indimenticabili supereroi concepiti da Marvel Comics: Blade, Spider-man, Hulk, Daredevil, Elektra, The Punisher, I Fantastici 4, e naturalmente X-Men. Nata nel 1963 dalla matita di Jack Kirby e dai testi di Stan Lee, questa famosissima serie si basa sulle avventure di individui dotati di straordinari poteri causati dalle anomalie genetiche presenti nel loro DNA. Dopo l’enorme successo riscosso al cinema e una grande quantità di produzione videoludiche (X-Men Next Dimension, X-Men Legends, X-Men 2 - La vendetta di Wolverine tanto per citarne alcune) i coraggiosi mutanti guidati dal saggio Dottor Charles Xavier tornano di nuovo alla ribalta sulle vostre console...riusciranno a conquistare il cuore dei giocatori o saranno destinati ad estinguersi?

    Che noia questi mutanti



    Contrariamente a quanto viene lasciato credere dall’immagine sulla copertina (una X sovrastata dai tre artigli di Wolverine), X-Men: Il gioco ufficiale, non è una trasposizione diretta del terzo film, bensì un mix tra le vicende proposte nel fumetto e quelle viste nelle pellicole. Il filmato introduttivo, costituito da artwork con semplicissime animazioni, offre un breve spaccato della situazione in cui l’utente dovrà muoversi: una realtà in cui, almeno per il momento, l’astio tra umani e mutanti sembra aver raggiunto una tregua. Ovviamente la tranquillità dura solo qualche frazione di secondo prima dell’incombere della nuova minaccia. Questa volta il popolo mutante deve fare i conti con le sentinelle, potentissimi androidi ideati e programmati dall’ormai defunto William Striker (lo scienziato che ha innestato lo scheletro di adamantio a Wolverine, tanto per capirci) al solo e unico scopo di individuare e distruggere tutti i portatori del gene X. Come se non bastasse, gli intenti del folle scienziato sono stati appoggiati dagli Hydra, soldati mercenari senza scrupoli nonché oppositori principali per tutta la durata del gioco...

    Questo action-game tridimensionale, si compone di 28 missioni, strutturate secondo una sorta di schema ad albero. Ognuna di esse è associata ad uno specifico personaggio e accompagnata, oltre che da un breve briefing introduttivo, dalla possibilità di scegliere fra tre opzioni di difficoltà (principiante, eroe e supereroe) che non solo vanno ad incidere sull'effettiva complessità nel completamento dei livelli ma, come vedremo in seguito, svolgono un ruolo fondamentale in termini di level-up e longevità. Dopo aver assolto il lungo compito della creazione del proprio profilo, attraverso la gradevole e azzeccatissima grafica del menu, il giocatore può finalmente entrare nel vivo del gioco, controllando uno dei tre mutanti obbligatoriamente imposti: il bisbetico Wolverine (James Howlett meglio conosciuto come Logan), l’incredibile NightCrawler (Kurt Wagner) e il novellino Uomo Ghiaccio (Bobby Drake). Le motivazioni di questa scelta appaiono chiare sin da subito in quanto, avendo ognuno caratteristiche, parametri e abilità differenti, si tratta di un ottimo spunto per infondere al gameplay la giusta varietà. Purtroppo però, non sempre le intenzioni si traducono in fatti e questa prima impressione, si risolve presto in una bolla di sapone.

    Come era da aspettarsi, Logan si avvale delle sue eccezionali doti fisiche trucidando i nemici a mani nude (si fa per dire) e servendosi della sue miracolose capacità curative per recuperare le energie perdute. Nei casi di estremo bisogno, il nerboruto eroe può inoltre affidarsi al suo focoso temperamento, gestito da un apposito indicatore di furia che, una volta al massimo, gli permette di eseguire attacchi più potenti e contestualmente recuperare le forze più rapidamente. Nonostante questi elementi risultino senz’altro appetibili, le sessioni di gioco che vedono Wolverine come protagonista sono terribilmente monotone e prive di mordente, vuoi per la scarsa varietà di mosse a disposizione (3/4 in tutto) vuoi per l’estrema ripetitività delle missioni che sfocia, in più di un occasione, nella frustrazione pura: nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, il giocatore si trova a dover respingere quantità industriali di soldati inferociti e questo difetto non fa che rendere ogni scontro uno snervante, forsennato pigiare di tasti. La situazione viene ulteriormente aggravata da un sistema di controllo piuttosto artificioso che, unitamente alla quasi totale assenza di una qualsiasi strategia nell’affrontare gli oppositori, tutti identici per aspetto e modus operandi (a parte qualche rara eccezione, in cui gli odiosi soldato vanno storditi con un attacco in salto), riesce a spegnere già dopo pochi minuti di gioco ogni barlume di entusiasmo.

    Le cose migliorano sensibilmente vestendo i panni di NightCrawler, la cui alterazione genetica consiste nel teletrasporto, utilissima funzione che gli permette di comparire e scomparire dove più gli piace (a patto che veda il punto di arrivo, contrassegnato da una fiammella blu). Le sessioni di gioco a lui dedicate, fortunatamente, sono più varie e stimolanti in quanto propongono situazioni che richiamano fortemente il genere platform condito con una spruzzatina di stealth-game: a Kurt infatti, vengono assegnati compiti piuttosto delicati come la manomissione di pannelli, l’attivazione di interruttori e cose del genere. Spesso e volentieri per portare a termine gli incarichi che gli vengono assegnati, l’elfo corvino deve muoversi furtivamente per eludere la sorveglianza delle guardie, poiché, pienamente in linea con il carattere del personaggio, questi non ama ricorrere alla violenza. Non mancano comunque gli scontri fisici, un pochino più divertenti rispetto a quelli di Wolverine, grazie a controlli meno legnosi e mosse decisamente più interessanti (la possibilità di agganciare un bersaglio spuntandogli alle spalle ha un suo fascino). Durante i momenti di maggiore confusione, tuttavia, ogni logica di combattimento va a farsi benedire a causa dell’eccessiva presenza di nemici sullo schermo che rende piuttosto difficile riuscire nell’aggancio del nemico desiderato.

    L’Uomo Ghiaccio, al contrario degli altri due, viene impiegato perlopiù in missioni di salvataggio. A cavallo del suo fido scivolo di ghiaccio, Bobby deve spegnere incendi (ma va!), vedersela con navicelle impazzite, disattivare pericolose sentinelle, preservare l’integrità di strutture sotto assedio e così via. Per assolvere questo ingrato compito, oltre all’utilizzo del canonico raggio congelante, il pivello appena uscito dalla scuola ha a disposizione un paio di mosse: la prima, rispondente al nome di grandinata gli consente di sparare palle di ghiaccio da associare ai bersagli tramite un pessimo sistema di aggancio (una dinamica di gioco che si avvicina a quella di uno sparatutto) mentre la seconda, lo scudo di ghiaccio, si dimostra piuttosto utile in caso di attacco nemico. Se in un primo momento sfrecciare in aria abbattendo tutto quello che si muove o cimentarsi in corse folli all’interno di tubazioni e tunnel provoca una discreta eccitazione, questa viene presto spenta dal penoso sistema di controllo e dall’assoluta insulsaggine delle azioni da compiere, sempre uguali e mal bilanciate.

    Alle carenze lamentate fin’ora va ad aggiungersi una gestione delle inquadrature a dir poco scandalosa che nasconde troppo frequentemente porzioni di schermo brulicanti di nemici che, indisturbati, procedono al vostro annientamento senza che voi ve ne accorgiate. La cosa buffa è che, nonostante la possibilità di regolare manualmente la telecamera attraverso lo stick analogico destro, solo NightCrawler gode di una visuale a 360°, seguito da Wolverine che può solamente dare una sbirciata a destra e a sinistra e infine dall’Uomo Ghiaccio al quale questa opzione è stata negata del tutto. Kurt e Logan possono inoltre, seppure in maniera sporadica, collaborare con un altro mutante (controllato dalla CPU, purtroppo, e non da un al tro giocatore) che a seconda del caso si rivela utile per togliersi dai guai essendo un valido sostegno per fare piazza pulita di tutti gli oppositori. Come accennato in precedenza, il potenziamento delle abilità dei tre personaggi è subordinato alla scelta della difficoltà con cui scegliete di affrontare ogni livello: ad ogni modalità corrispondono difatti un certo numero di geni da utilizzare per far progredire la mutazione (ovvero i diversi parametri dei tre eroi come, ad esempio, forza, salute, parata, fattore rigenerante ecc.) che verranno ottenuti a lavoro terminato. Questo aspetto non incide solo sulla curva di apprendimento dei mutanti ma influisce, assieme alla raccolta di sei oggetti dislocati in ogni stage (5 tecnologie delle sentinelle più 1 arma X) sulla percentuale di completamento delle varie missioni, alcune delle quali, per poter essere ultimate al 100% vanno rigiocate in modalità più difficile. Purtroppo però, per i motivi già ampiamente illustrati, rigiocare le missioni ad una difficoltà superiore non esercita alcuna attrattiva né tantomeno collezionare tutti gli oggetti al solo scopo di sbloccare costumi alternativi e qualche prova di abilità nella stanza del pericolo. Ne deriva una longevità risicata, di poco superiore alle 7/8 ore di gioco, che bastano e avanzano ai giocatori più allenati ed esperti per raggiungere tutti gli obiettivi proposti.

    Geni imperfetti


    Nemmeno il comparto tecnico riesce a sollevare le sorti di questo titolo. La qualità della texture, tutto sommato abbastanza soddisfacente, non viene debitamente sfruttata per realizzare degli ambienti adeguati: nonostante una onesta diversificazione delle location (città, ponte di Brooklyn, la base sotterranea di Alkali Lake, fabbriche in fiamme, giardini giapponesi ecc.), queste risultano troppo essenziali e scarne, senza contare che, a parte qualche oggetto da fracassare, non offrono la benché minima interattività. I personaggi principali, disegnati con le sembianze degli attori che hanno preso parte ai vari film, sono caratterizzati in maniera discreta al contrario degli oppositori, costituiti quasi esclusivamente (ad eccezione dei boss che sono perlopiù mutanti) da scialbi soldati in tuta mimetica e maschera antigas. Le sequenze narrative che fungono da intermezzo tra una missione e l’altra lasciano parecchio a desiderare sia sotto il profilo dei contenuti (la trama è decisamente sconclusionata) che dal punto di vista della scelta stilistica: nonostante le accattivanti apparizioni delle tavole del fumetto, sarebbe stato più opportuno inserire scene prese direttamente dalle pellicole in modo da rendere il tutto più dinamico e realistico. Occorre invece stendere un velo pietoso per quanto riguarda il sonoro, veramente insulso e privo di spessore. Nonostante una campionatura di suoni e rumori non particolarmente disprezzabile e un doppiaggio in italiano abbastanza buono, questo titolo non ha un briciolo di colonna sonora se non quella che accompagna il menu. Le voci dei doppiatori, al contrario di quanto è accaduto per la versione inglese (alla quale hanno prestato le voci gli stessi attori), seppur simili per intonazione e cadenza, non appartengono a quelle originali del film e questo è veramente un peccato poiché avrebbe potuto costituire uno dei punti di forza (probabilmente l’unico) di questa produzione così scadente.

    X-Men: Il Gioco Ufficiale X-Men: Il Gioco UfficialeVersione Analizzata PlayStation 2Niente da fare. X-Men: Il Gioco Ufficiale non riesce assolutamente a convincere. Si tratta di un titolo che, come molti della sua stessa risma, pretende di piacere solo perché ispirato ad una licenza di successo e che, di conseguenza, viene mal sviluppato andando ad infoltire il settore dei “fiaschi videoludici”. Sistema di controllo legnoso e mal calibrato, missioni ripetitive, caotiche e frustranti, ambientazioni insignificanti, colonna sonora inesistente, assenza di multiplayer. Il fatto che si tratti di X-Men non è assolutamente un motivo valido per chiudere un occhio sulla qualità di questo titolo, così tremendamente noioso e deludente sotto ogni punto di vista. Consigliato solamente ai fan sfegatati e masochisti della fantastica saga Marvel, ai quali tuttavia (incredibile ma vero), questo gioco potrebbe andare ugualmente di traverso. A tutti gli altri, l’unico consiglio che possiamo dare è quello di spendere i propri risparmi per qualcosa a cui valga la pena di giocare.

    5.5

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