X-Men le Origini Wolverine: la recensione del videogioco

Wolverine affila gli artigli

X-Men Origins : Wolverine
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • DS
  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • Pc
  • Psp
  • Il carosello dei tie-in

    Da diverso tempo a questa parte pare essersi stretta una solidissima alleanza -seppur virtuale- tra Hollywood ed il mondo dei videogiochi, il cui risultato è un'immensa carrellata di prodotti “estratti” dalle pellicole cinematografiche.
    Ecco quindi i vari Harry Potter, Narnia, Lord of The Rings e chi più ne ha più ne metta, tutti accomunati da dispendio realizzativo (budget, s'intende) non molto elevato e, spesso, un conseguente scarso risultato qualitativo.
    Nonostante il mercato sia oramai saturo di tali produzioni le stesse continuano ad essere partorite, grazie al meccanismo consumistico alimentato perlopiù dai casual gamer.
    Raven Software, già responsabile -tra gli altri- di titoli quali Soldier of Fortune (2000) e Star Wars Jedi Knight II: Jedi Outcast (2002), ha deciso quest'anno di dedicarsi con particolare interesse -al di là dello sviluppo di Wolfenstein e Singularity- alla nuova pellicola della serie X-Men: Wolverine, possibile primo episodio di una nuova saga riguardante il passato degli eroi targati Marvel.
    Le intenzioni del team statunitense sono di portare sul piccolo schermo -quello casalingo- la stessa enfasi che traspare dall'azione spettacolare e frenetica del film, producendo un action game che possa stagliarsi al di sopra della mediocrità caratterizzante la vagonata di tie-in dalla quale siamo costantemente sommersi.
    Dopo averlo provato con mano in occasione della Game Developers Convention di San Francisco è venuto il momento di testarne l'efficienza reale grazie alla build completa, distribuita da Activision per PC, Xbox 360 e Playstation 3 (per PS2, PSP, DS e Wii il gioco è sviluppato da un team diverso) e disponibile nei negozi a partire dal 29 Aprile 2009.

    Logan o Wolverine?

    Lo storytelling segue principalmente la consequenzialità ed il copione proposto nella pellicola, aggiungendo, a mo' di flashback, preziosi dettagli sul burrascoso passato del burbero (anti)eroe conosciuto come Wolverine.
    L'odissea di Logan -questo il suo vero nome- verrà narrata attraverso cut scene realizzate utilizzando il motore di gioco, completamente doppiate ed in continuo andirivieni tra presente e passato.
    La narrazione, rispetto ai canoni abitudinari del genere, è piuttosto curata e sufficientemente ben orchestrata ed articolata; presenta, in particolare, alcuni colpi di scena e diversi interessanti retroscena per approfondire -seppur discostandosi volutamente dal fumetto- uno tra i personaggi più controversi ed affascinanti dell'intero mondo Marvel.
    Riguardo al criterio “fedeltà al fumetto” va precisato che molti dei fan storici della saga, in lungo e in largo, stanno già storcendo il naso: nel gioco come nel film si sono infatti rimescolate parecchio le carte, uscendo in maniera più che sensibile dai binari tracciati dalla coppia Lee-Kirby e dai vari artisti nel corso degli anni.
    In ogni caso, al di là delle motivazioni -insindacabili in questa sede- importanti sono qualità ed appeal della trama nel suo complesso, in maniera da garantire il mantenimento dell'attenzione dello spettatore/giocatore, funzione svolta con discreta efficienza da X-Men le Origini: Wolverine.
    Qualche imperfezione si denota però nella fase recitativa digitale, non sempre in grado di “dar vita” al copione.
    Particolarmente deficitari, in questo senso, il doppiaggio e l'espressività facciale di protagonisti e comprimari, dettagli sui quali torneremo più approfonditamente in seguito.

    Le zanne della bestia

    La produzione Raven Software si presenta come un action game dallo stampo classico, impreziosito qua e là da elementi tipici dell'adventure (piccoli enigmi), del platform (salti con giusto tempismo...) e dell'RPG (crescita del personaggio).
    Il compito primario affidato al giocatore che si calerà nei panni di Wolverine sarà però l'impietoso massacro dei nemici indifesi, favorito dalle zanne adamantine e dalle capacità mutanti del ruvido alter ego.
    Un sistema di controllo piuttosto intuitivo ed immediato convoglia l'intera attenzione sui front button, utilizzati per eseguire salti, prese, normali fendenti e poderosi uppercut, delegando poi alla combinazione con i grilletti le mosse speciali.
    Nel vasto reparto comprendente combinazioni letali ed attacchi variegati l'unica nota stonata viene dall'Affondo, un poderoso e mortale balzo ad artigli spiegati verso l'avversario.
    L'esecuzione di tale movenza passa infatti attraverso la pressione simultanea di due grilletti, azione che, per quanto semplice possa sembrare, risulta scomoda alla luce di come la mappatura dei tasti induce a posizionare le mani.
    La discreta accessibilità e fruibilità del sistema di controllo non deve, in ogni caso, trarre in inganno facendo pensare ad un gameplay piatto e ripetitivo.
    Logan ha infatti a disposizione un arsenale offensivo molto vasto e vario che spazia dalla semplice combinazione di due o più fendenti, conclusa con spettacolari evoluzioni, alle già citate mosse speciali, passando per tutta una serie di prese tramite le quali prodigarsi in cinematografiche esecuzioni.
    Sarà inoltre possibile combinare a nostra fantasia le varie tipologie d'attacco per esibirsi in proiezioni aeree e quant'altro.
    Gli scenari di gioco, ricchi di elementi appuntiti (rami spezzati piuttosto che le forche di un carrello elevatore) offriranno poi innumerevoli spunti per giustiziare gli avversari nella maniera più crudele e cruenta possibile.
    Sin dalle prime battute ci accorgeremo del rapporto di proporzionalità che intercorre tra il grado di brutalità delle uccisioni e l'ammontare, in punti esperienza, delle ricompense ad esse seguite: più tremenda e spettacolare sarà un'esecuzione, maggiore sarà l'esperienza guadagnata.
    In seguito, una volta acquisita una buona mole di “strumenti offensivi” (l'aumento delle abilità d'attacco sbloccherà nuove combo), dovremo anche prestare attenzione a non eliminare troppi avversari dello stesso rango con la stessa mossa, pena una graduale diminuzione del bonus acquisito.
    I punti esperienza permetteranno al nostro eroe di aumentare il proprio livello di combattimento -proprio come in un RPG- conquistando, di volta in volta, un determinato numero di punti abilità, indispensabili per accrescere caratteristiche fisiche e l'efficacia degli attacchi speciali.
    La progressione lungo gli oltre venti livelli d'abilità vedrà il nostro eroe venire a conoscenza di ben quattro diversi attacchi speciali, mosse molto potenti dall'animazione predefinita; come anticipato questi stessi potranno evolversi in potenza e durata grazie al dispendio di un adeguato numero di punti.
    Wolverine potrà infine equipaggiarsi con ben tre tra i diversi fattori mutageni che troveremo sottoforma di icone fluttuanti, spesso nascosti spesso in vista, durante l'avventura.
    Questi talenti, assolutamente paragonabili alle abilità passive a cui sono abituati i dungeon crawler d'ogni specie, garantiranno al barbuto eroe dei bonus speciali come la velocizzazione del fattore rigenerativo e l'aumento dell'efficacia degli artigli.
    La varietà d'azione -come già detto davvero ottima- vede un ulteriore incremento nel momento in cui, spostandosi da una zona all'altra, si viene a contatto con i diversi modelli comportamentali avversari.
    Sebbene l'IA non sia paragonabile a produzioni quali Ninja Gaiden 2, un buon livello di sfida è garantito non tanto dalle routine (piuttosto basiche) quanto dalla differenza d'approccio necessaria per sconfiggere agevolmente ogni nemico.
    Alcuni richiederanno il semplice button mashing, altri l'apertura della guardia tramite uppercut ed altri ancora l'attesa e l'utilizzo delle contromosse; in aggiunta, ad intervalli più o meno regolari, verremo assaliti da creature sempre più gigantesche ed agguerrite il cui abbattimento passerà anche attraverso sanguinolenti quick time event, tanto semplici quanto appaganti.
    La soluzione dell'evento a tempo, a dir poco abusata sin dai tempi di God of War, permette anche in X-Men le Origini: Wolverine di interagire con le frequenti sequenze scriptate, creando una sorta di mediazione tra l'elevata spettacolarità tipica degli script ed il coinvolgimento desiderato da ciascun giocatore.
    Ultima ma non meno importante la componente adventure. Presente con un buon 30% si comporrà soprattutto di fasi esplorative -costellate da combattimenti- utili alla ricerca dei geni mutageni, delle statuette nascoste di Wolverine e delle piastrine militari (segreti elencati nel box a fianco).
    Decisamente meno frequenti gli enigmi, strutturati principalmente in “trova il modo di reperire l'oggetto utile a sbloccare la porta” e conseguentemente “trova il modo di arrivare alla porta stessa” ma capaci -di tanto in tanto- di offrire qualche interessante trovata.
    L'avventura, nella sua totalità, risulta comunque molto lineare e priva di bivi ma questo non incide minimamente nel fattore longevità, stabile sulla quindicina d'ore abbondanti per il primo playtrough.

    Backtracking che passione

    Al contrario di molte produzioni odierne che presentano obiettivi (achievements/trofei) il cui conseguimento prevede estenuanti sessioni di gioco e frustranti ripetizioni del solito passaggio X-Men le Origini: Wolverine presenta una serie di contenuti segreti dal contenuto accessibile ma contemporaneamente dal buon livello di sfida.
    Sparsi lungo gli scenari di gioco troveremo infatti 95 militari morti ai quali strappare le piastrine ed 8 statuette di Wolverine, tramite le quali sbloccare quattro costumi alternativi.
    La struttura non esageratamente complessa dei livelli permette il ritrovamento discretamente agevole di questi segreti che comunque garantiscono una buona rigiocabilità.

    Affilare gli artigli

    X-Men le Origini: Wolverine, almeno sotto l'aspetto prettamente tecnico, non brilla particolarmente, anche se in alcuni scorci risulta davvero piacevole da ammirare.
    Il principale motivo delle ombre che ne inficiano la qualità globale è da ricercare nell'oramai sovrasfruttato Unreal Engine 3, motore utilizzato -possiamo pensare per i ristretti budget dedicati ad un tie-in- anche nella realizzazione di X-Men le Origini: Wolverine.
    Già dal primo impatto è possibile discernerne punti di forza e debolezze: concentrandoci inizialmente solo sui modelli poligonali dei corpi umani (escludendo quindi i volti) riscontriamo quanto la loro strutturazione sia abbastanza credibile, sempre se non si tiene conto della totale imprecisione che caratterizza invece i corpi femminili.
    Passando ai volti ci accorgiamo di come gli stessi risultino ben poco credibili e più simili ad una maschera di gomma piuttosto che ad una vera e propria digitalizzazione.
    Nemmeno le espressioni facciali convincono, anzi, risultano il vero e proprio neo del titolo Activision, minando, come precedentemente annunciato, la qualità recitativa globale.
    Discorso diverso per le animazioni legate ai movimenti del corpo, in particolare per quel che riguarda il protagonista.
    In ogni azione, sia essa la scalata di una fune o la decapitazione di un nemico, è davvero possibile distinguere ogni più piccolo movimento collaterale (vedi dondolio delle gambe durante l'arrampicata sulla fune) ed il risultato complessivo risulta molto realistico.
    Le animazioni in se stesse denotano inoltre un'elevata cura e precisione: movimento dopo movimento non v'è mancanza di frame di collegamento -come spesso accade in questi casi- e le movenze “si completano” con invidiabile fluidità.
    Purtroppo, nelle situazioni più concitate, il motore mostra i suoi limiti con bruschi cali di frame rate che spesso sfociano addirittura in micro (e macro) scatti.
    Discreta ed abbastanza ricca, anche se non troppo varia, la realizzazione dei fondali di gioco, in grado di offrire qualche buono scorcio paesaggistico (grazie ad un utilizzo sapiente degli effetti luminosi) ed un level design accettabile anche a dispetto della linearità di fondo.
    Decisamente meno accettabile il “conglomerato” texture, shader ed effetti particellari che non pare mai all'altezza (presentando piattezza, pop-in, pop-up e quant'altro) di questa generazione.
    Particolarmente sottotono le esplosioni, presenti in quantità ma mai capaci di tridimensionalità e di un pesante impatto sul giocatore e la realizzazione dell'acqua, anch'essa davvero poco credibile e spesso più simile ad un'immagine bidimensionale piuttosto che a qualcosa di fisicamente coerente.
    Anche il fattore rigenerativo di Wolverine, ricostruito tramite una serie di layer rappresentanti ossa, muscoli, carne e pelle, non brilla particolarmente, mostrando una resa estetica piuttosto sgradevole, soprattutto per quel che riguarda il viso.
    Il titolo soffre poi di un pesante aliasing (sulle ombre e sul fogliame in particolar modo) e di una serie di bug in grado di indispettire anche il più paziente dei saggi; uno tra i peggiori i blocchi (della durata di qualche secondo) durante i filmati d'intermezzo.
    Anche la componente sonora rende onore solo in parte alla caratura del protagonista: il doppiaggio italiano non è quello reso famoso nelle sale e non risulta all'altezza della situazione, proponendo toni vocali poco espressivi ed incapaci di veicolare il pathos di alcune situazioni.
    Ottime invece le campionature, capaci di coinvolgere il giocatore a 360° soprattutto se abbinate ad un sistema audio con codifiche Dolby Digital, tramite le quali la produzione statunitense, marcatamente spettacolare ed hollywoodiana, riesce a dare il meglio di sé.

    X-Men Origins : Wolverine X-Men Origins : WolverineVersione Analizzata Xbox 360X-Men le Origini: Wolverine, in ultima analisi, non risulta un action game di prima scelta, in grado cioè di competere con i mostri sacri del genere, ma supera ampiamente le aspettative, complice la sua natura ben più profonda e curata rispetto allo standard dei tie-in. Forte di un gameplay molto vario e divertente, di un sistema di controlli immediato ed intuitivo e di un'ottima longevità, la produzione Raven Studios, pur senza un eccelso supporto tecnico, riesce a sollevarsi dal limbo della mediocrità, sfruttando sapientemente l'eredità dei suoi congeneri e stagliandosi come titolo oggettivamente gradevole. Sicuramente apprezzabile per gli amanti del genere, almeno da provare per tutti gli altri.

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