Recensione Xenosaga Episode II

Nel lontanto Luglio 2003 Monolith Soft presentò Xenosaga Episode II

Recensione Xenosaga Episode II
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  • PS2
  • Cambio di Team

    Nel lontanto Luglio 2003 Monolith Soft presentò Xenosaga Episode II. Con grande sorpresa della stampa, gli uomini chiave del team che si occupò del primo episodio erano stati sostituiti. Tetsuya Takahashi, direttore e ideatore della serie, si vide relegato al ruolo di supervisore, mentre Soraya Saga (sceneggiatrice) e Yasunori Mitsuda semplicemente non fecero più parte del progetto; incerta era la strada che avrebbe intrapreso una serie così ambiziosa e complessa. Con l'uscita dell'atteso sequel molte preoccupazioni si sono rivelate infondate, ma allo stesso tempo è comparsa la forte sensazione di trovarsi di fronte ad un titolo poco curato; o per usare un altro termine, sbrigativo.

    Nuovo Character Design

    Graficamente, ciò che salta subito all'occhio è il cambiamento di character design: è stato infatti abbandonato lo stile anime giapponese in favore di un tratto maggiormente realistico. Tuttavia, solo alcuni fra i personaggi principali hanno subito un pesante restyling (Shion e KOS-MOS ad esempio), mentre l'aspetto della maggior parte dei NPC è rimasto pressochè invariato.


    Sul piano tecnico sono evidenti diversi passi indietro; sebbene ora vi sia una maggiore pulizia generale (le scalettature rimangono comunque ben visibili) molto si è perso per quanto riguarda i dettagli, tanto che le animazioni dei personaggi appaiono meno convincenti. Stesso discorso per le cut-scenes: nel primo episodio erano realizzate sì tramite il motore del gioco, ma abbellite di tutti quegli effetti che li rendevano non troppo dissimili da veri e propri FMV. Ad eccezione di poche scene, in Episode II ciò non avviene e tocca assistere alle famose mani-con-dita-appiccicate e ad espressioni facciali estremamente basilari, che di espressivo non hanno nulla. Problemi la cui radice è probabilmente da ricondurre ai costi ed al budget riservato a questo titolo.


    La regia, ora nelle mani di Kou Arai, si mantiene invece su ottimi livelli, anche se si nota una certa tendenza alla spettacolarizzazione, come ad esempio durante l'inseguimento su Second Miltia o in alcuni duelli ispirati ai Wuxiapian. La musica è stata affidata a Shinji Hosoe per l'accompagnamento in-game e a Yuki Kajiura per i filmati. La colonna sonora si rivela uno degli aspetti meglio riusciti del gioco, più tradizionale rispetto a Episode I e soprattutto qualitativamente migliore; Kajiura, già autrice delle musiche per anime come NOIR, Madlax e .Hack, è stata una scelta decisamente azzeccata, svolgendo un lavoro convincente.

    U.R.T.V.s

    La storia di Xenosaga Episode II riprende (quasi) esattamente da dove si era conclusa quella del primo episodio. Dopo un flashback interattivo assisteremo all'arrivo dell'Elsa su Second Miltia. Questa volta la trama si concentrerà maggiormente sul passato degli U.R.T.V.s e di Sakura/MOMO, mantenendosi sempre interessante. Tuttavia vi sono diversi momenti, soprattutto a partire dal secondo DVD, in cui gli avvenimenti sembrano accadere senza un filo logico, fino a risolversi nel classico finale aperto. Purtroppo questo è il maggior limite delle produzioni a puntate, e alla luce di questa consapevolezza fa sorridere ricordare come Monolith dichiarò che in Episode II sarebbe stata data risposta a tutte le domande del primo episodio.

    Cinematic RPG

    Xenosaga può essere definito il Cinematic-RPG per eccelleza e il secondo episodio si muove ancora di più verso questa direzione: si sono ad esempio persi elementi come la gestione dell'equipaggiamento e i negozi dove comprare oggetti, il tutto per favorire lo scorrere della storia. Sta al giocatore valutare se questa decisione sia un difetto o no; personalmente, chi vi scrive non si sente di condannarla.


    Anche il battle system ha subito importanti modifiche: scomparse le tecniche, il tutto ruota ora intorno ad un sistema di combo. I personaggi possono usare il comando ‘Stock' per accumulare un massimo di tre punti, dopodichè sono liberi di dare inizio a micidiali combinazioni. I nemici presentano tutti dei punti deboli che sta a noi individuare; se si riesce in questa impresa, diventa possibile scaraventarli in aria o atterrarli (a seconda del personaggio che sta attaccando) per aumentare i danni. Dov'è il problema? Il sistema è ben congegnato e abbastanza impegnativo, ma risulta troppo limitato. Alla fine, la strategia da seguire è sempre la stessa e ad aggravare il tutto pensa il sistema di crescita dei personaggi. Non esiste più infatti distinzione tra Ethers e Skills, che ora fanno parte di uno stesso gruppo; ne risulta che tutti i personaggi possono imparare le stesse capacità, sfavorendo quindi la differenziazione dei ruoli, ora da rivedere. Interessante invece l'inclusione delle Double Techs e Double Ethers: le prime si rivelano molto coreografiche sebbene non particolarmente utili, mentre le seconde, se usate al momento giusto, possono risolvere le battaglie.


    Gli A.G.W.S. (i mech del primo episodio) sono stati sostituiti dagli E.S., esteticamente più cool e, stando alla trama, decisamente più potenti grazie alla presenza di Anima Relics al proprio interno. Anche per gli E.S. vale il discorso di prima: la loro personalizzazione è limitata, così come il loro equipaggiamento (tre soli accessori). Rispetto al primo episodio dispongono di livelli di crescita indipendenti da quelli dei personaggi e sono arricchiti da veri e propri dungeon in cui agire, anche se non sta più al giocatore scegliere se utilizzarli o meno. Alla fin fine, nulla di nuovo.

    Longevità?

    Xenosaga II è corto. La quest principale dura una trentina di ore e a parte un paio di boss particolarmente ostici non si incontrano grossi problemi nel portarla a termine. Il tempo invece raddoppia se prendiamo in considerazione le side-quests, una in particolare che vi porterà via più tempo del gioco stesso. Trattasi della famosa Grand Samaritan Campaign, una serie di 36 missioni da portare a termine per ottenere importanti bonus come Skills e Double Techs. L'idea sarebbe anche interessante, peccato che alla fine le missioni si riducano ad un andirivieni noiosissimo (i lunghi caricamenti non aiutano) il cui unico obiettivo sembra solo quello di allungare il brodo. Finito il gioco è possibile salvare un Clear Data così come in Xenosaga I, ma in più è possibile continuare a giocare per portare a termine le side quests rimaste. Per finire, nella versione USA sono stati aggiunti tre nuovi boss da affrontare, assenti rispetto alla controparte giapponese.

    Al di là del Bene e del Male

    Al di là di tutto, Xenosaga II: Jenseits von Gut und Böse riesce nella sua impresa di raccontare una bella storia. L'universo del gioco trascina lo spettatore/giocatore al suo interno e non lo lascia finchè non arriva alla fine. Nonostante questo, non si può che rimanere perplessi di fronte ai passi indietro che hanno caratterizzato il gameplay (e non solo quello) e alla sensazione che molte cose siano state affrettate. Dimostrazione di ciò ne è l'altalenante cura riposta nell'aspetto tecnico; una maggiore attenzione sarebbe d'obbligo per il prossimo capitolo, assieme alla speranza che la storia riesca a mantenersi sempre di prim'ordine.



    Ma un JRPG può vivere solo della sua storia?


    La risposta è no. E se chi ha adorato il primo episodio potrà, pur correndo il rischio di rimanere deluso, acquistare questo secondo capitolo ad occhi chiusi, chi invece non ha mai giocato ad un titolo della serie Xenosaga può tranquillamente guardare altrove.

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