Rubrica Giochi Vecchi - Final Fantasy VIII

La volta in cui: Square si è data al Teen Drama

Rubrica Giochi Vecchi - Final Fantasy VIII
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1999. L'Ultima Weapon cade sotto i miei colpi. Sparisce in un lampo rosso e in un enorme fragore. E così, dopo mesi di battaglie, finisco Final Fantasy VII.
Che fare? Semplice. Con estrema diligenza, spengo la console, arrotolo il filo del joypad e lo metto accanto alla stessa. Poi spengo il televisore, mi metto le calze e le scarpe, esco di casa e vado a comprare Final Fantasy VIII. Torno a casa, apro l'alloggio del cd della console con l'apposito tasto, tolgo il disco 3 di Final Fantasy VII e inserisco il disco 1 di Final Fantasy VIII. Accendo la console, accendo il televisore e ricomincio a giocare.
Così. Senza precauzioni, senza nessun esercizio di defaticamento. Final Fantasy VII mi aveva preso in una maniera mai vista, e io ne volevo ancora. Il mio spirito critico era ridotto allo zero. Mi sarei ciucciato qualunque cosa con su scritto "Final Fantasy".
E mi trovai così: con la bocca aperta e la bava, a vedermi la scena iniziale di Final Fantasy VIII. Mega scontro con le spade che sparano fra due studentelli, Squall e Seifer. Musica lirica pure un po' esagerata. Fitos, lusec, vinosec. Cicatrici in fronte.

Teen drama di gente che limona, si capisce fin dalla copertina del gioco.
Era il periodo dei filmatoni in FMV. Tutti i giochi fighi dovevano essere pieni di filmati fighi. Avevamo sorpassato i b-movie alla Resident Evil. Adesso a ogni snodo narrativo c'era un bel filmino fatto in computer grafica. E quelli di Final Fantasy VIII erano i migliori. Vabbè.
Lasciato perdere lo stile super deformed, questo Final Fantasy è un capitolo di coraggiosa rottura. È veramente un nuovo inizio per la saga, perché se il VII era la versione 3D di tutti gli altri Final Fantasy, questo è un gioco totalmente nuovo, ed è quello che ha posto le basi per lo stile futuro della serie. Abbandonato il cyberpunk, abbandonate le ambientazioni distopiche e ipertecnologiche dell'innominabile predecessore, questo Final Fantasy è sostanzialmente un teen drama di studenti che vorrebbero limonarsi e che vanno a caccia di streghe. E lo fanno bene.
Fa piacere, dopo essersi messi sulle spalle tutti i mali del mondo, giocare a un gioco dove sei solo Squall Leonhart, uno studente che fa lo scontroso perché nessuno lo capisce, e gira a uccidere mostri perché quelli sono i compiti per casa che gli danno i professori. Fa piacere vedere Rinoa, questa ragazzetta con le ali disegnate nei vestiti e un sorriso pieno di speranza. Una tipa che la sbatte in faccia a Squall per tutto il gioco.
Poi c'è Seifer, il cattivo, studentello anche lui, che viene plagiato da una strega cattiva. Cioè, capite? Vedete la distanza dal predecessore?

Teen Drama di gente che limona, si capisce dai filmati del gioco.
Rottura, dicevamo. Completa. Il mondo di Final Fantasy VIII è meno cupo, più allegro. C'è sempre la minaccia che incombe sul mondo e sui nostri protagonisti, ma è tutto più leggero, tutto più giocoso. C'è un mondo vivace, ci sono i treni, ci sono città con architetture un po' futuriste, sovrani che organizzano enormi sfilate per le strade, una cosa che a ripensarci mi ricorda certi momenti degli ultimi Star Wars e Brazil di Terry Gillian. E poi ci sono feste da ballo, viaggi nello spazio, giochi di carte.
Questo era Final Fantasy VIII. Divertimento. Una bella trama, tantissime cose da fare, una varietà di atmosfere e un approfondimento davvero unici, un mondo enorme, che per sforzo creativo e coerenza interna non è davvero secondo a nessun gioco.
Accanto al mondo bellissimo c'era il sistema di combattimento bellissimo, con le Junction, le Guardian Force e tutte quelle cose che è inutile spiegare perché servirebbe un trattato di ottanta pagine.
E però tutto qui. Un gioco che mi appassionò, ma che non mi strappò il cuore. Questo lo so adesso, perché al tempo subivo ancora gli influssi del numero VII e quindi pure questo sequel mi sembrava un gioco epocale. I segnali che il mio senso critico era azzerato e mi ero abbandonato al più vergognoso nerdismo furono tre:
1. In tutte le chat del periodo, da c6 a Mirc, usavo il nome di Zell Dincht, che è uno dei personaggi principali del gioco. Un ragazzo biondo e bassotto che fa arti marziali e ha un tatuaggio in faccia uguale a quello di Mike Tyson. Avevo anche la mail con il suo nome.
2. Avevo attaccato un enorme adesivo copri Playstation a tema Final Fantasy VIII sulla mia console. L'avevo trovato in una di quelle riviste di merda che uscivano nel periodo.
3. Questa l'ho già raccontata ma è bene ribadirlo affinché tutti lo sappiano: realizzai e inviai a una delle suddette riviste una recensione di questo gioco scopiazzando una vecchia recensione di Final Fantasy VII e ne ebbi in regalo un joypad inutile.

Teen drama di gente che...Vabbè ci siamo capiti.
In realtà ci fu anche un quarto segnale, il più vergognoso di tutti: a carnevale mi vestii da Zell Dincht. Da qualche parte dovrebbe esistere ancora una foto della mia performance, ma ignoro dove si trovi. O forse non esiste più.
Cosa mi rimane di questo Final Fantasy dunque, a parte una Playstation completamente sfigurata e varie cose di cui vergognarmi? Il vagabondaggio. La ricerca delle carte e la gente da sfidare. Era un favoloso abbandono. Nessuna storia, nessun mondo da salvare. Solo tantissimi posti da esplorare, alla ricerca delle carte che erano da collezionare ed erano tantissime, e si potevano vincere solo sfidando determinati personaggi. E lì che questo titolo dava il meglio di sé, ed è così che lo ricorderò.