Rubrica Giochi Vecchi - Tomb Raider 2

La volta in cui: restammo ammaliati dalle tette di Lara Croft

Rubrica Giochi Vecchi - Tomb Raider 2
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È più di una settimana che provo a ricordare come fosse la mia vita nel periodo in cui giocavo a Tomb Raider II.
Tutto quello che riesco a vedere è:
Uno. La copertina di una rivista inutile di videogiochi con Lara Croft che stringe due pistole e ride felice nel portariviste accanto al cesso;
Due. Un servizio del Tg1 dell'ora di pranzo sul fenomeno Tomb Raider, con Vincenzo Mollica che parla di Lara Croft chiamandola "eroina dei videogiochi" mentre io mangio degli spaghetti al sugo con il sugo troppo liquido;
Tre. Io nella cameretta di una casa dove non abito più, messo in ginocchio sopra il letto che stringo un joypad, con lo stereo tipo ghettoblaster con Radio 105 che manda Torn di Natalie Imbruglia, Sweetest Thing degli U2 e Save Tonight di Eagle Eye Cherry, con mio fratello che attraversa il corridoio.


Nient'altro. Il cervello mi manda queste tre immagini a rotazione. Provo a entrare in quei momenti per cavarne qualcosa, ma si ripetono e basta. Allora provo a fotterlo facendo ragionamento laterale, tipo pensando alla patch che aveva un mio amico sul pc per vedere Lara Croft nuda.
E cazzo, ecco. In effetti il punto era proprio quello. A quei tempi tutti si focalizzavano sulle tette di Lara Croft. Parlare di videogiochi era diventato parlare di tette di Lara Croft. Nessuno si indignava più per la violenza dei videogiochi, tutti discutevano delle tette di Lara Croft. Non c'era più Super Mario, c'erano le tette di Lara Croft. È per questo che non ricordo più nient'altro.
Era il delirio. Era uscito fuori questo personaggio fighissimo e pieno di carisma, un misto fra Bruce Wayne e Indiana Jones, una donna che spacca il culo a tutti con due tette da panico. La Sony ha preso questo personaggio e l'ha usato come testa d'ariete per entrare nello spazio dell'informazione generalista. Quello che è successo è che mia zia ha smesso di chiamare i videogiochi Nintendo e ha iniziato a chiamarli Playstation. Una vittoria totale.
E il gioco era fighissimo. Tomb Raider è stato il Prince of Persia della nostra generazione. I miei fratelli maggiori avevano quel gioco fantastico con gli scheletri che prendevano vita, le gabbie che si chiudevano e i burroni da saltare. Noi avevamo una strafiga che sparava con gli uzi, girava con i motoscafi e faceva acrobazie sopra muraglie alte cinquecento metri. E Tomb Raider II è stato il mio preferito. Era più grande del primo e più ispirato del terzo. C'era l'atmosfera dell'adesso mi ammazzano o dell'adesso cado in un burrone ogni momento. Era proprio un casino, piacevolmente difficile, con certi passaggi che per farli ti servivano due dita in più per mano.


C'era la Cina, c'era Venezia e la piattaforma petrolifera. Era pieno di uomini e bestie da riempire di proiettili mentre saltavi a testa in giù. Era un gioco così rappresentativo, così figo, che era quasi diventato sinonimo di Playstation. E ha dato vita a una serie di imitazioni spazzatura lunghissima. Una manata di roba che finì a tutti fra capo e collo, titoli che ora sono completamente dimenticati e che al tempo, chissà perché, erano proprio quelli che la zia di sopra sceglieva per farti un regalo, visto che Tomb Raider mio nipote ce l'ha già.
Ora, io non so cosa sia Tomb Raider oggi, a parte un franchise un po' sbiadito con una tipa con il broncio che è uguale a mille comprimari di mille altri videogiochi. Ma alla fine degli anni Novanta Lara Croft è stata la tipa che ha schiodato i videogames dai negozi di giocattoli. Per noi videogiocatori è stata la protagonista di un gioco fantastico, e che forse oggi sente un po' il peso del tempo.
E questi erano i miei quindici anni. E più si allontanano da me, più io sono contento.

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