Negli appuntamenti precedenti abbiamo tracciato delle linee di contatto tra i videogiochi e il mondo del cinema e della letteratura, sottolineando il fatto che ogni media ha le sue particolarità ma i legami iniziano a farsi più stretti, con autori ed addetti ai lavori che si avvicinano progressivamente alla produzione di videogiochi, soprattutto per quanto riguarda i titoli ad alto budget.
Cosa dire però del mondo della musica? Intesa però nel suo termine più completo e non riferendosi a quella propriamente dedicata ai videogiochi (con autori come Jesper Kyd divenuti ormai un punto fermo nella composizione di colonne sonore per il mercato videoludico).
L'attento ascolto di un album recente ha messo in moto alcuni ragionamento audaci che, nuovamente, portano in modo un po' azzardato al mondo dei videogiochi. Vediamo come.
9/11
Nessuno potrà mai dimenticare i fatti accaduti l'11 Settembre del 2001, semplicemente perché hanno cambiato il mondo e perché ognuno di noi ha legato quegli eventi alla propria vita di dieci anni fa, al ricordo di cosa stava facendo mentre ha scoperto quello che stava accadendo dall'altra parte del mondo.
L'America per come la conosciamo è cambiata radicalmente negli ultimi dieci anni, con due mandati dell'amministrazione Bush che hanno modificato il volto politico, economico e sociale del pianeta e poi con l'elezione di Obama, arrivando quindi ai giorni nostri.
Gli anni successivi agli attentati, però, sono stati particolarmente duri e gli americani hanno cercato in ogni modo di riguadagnare la propria sicurezza, cancellata in pochi secondi insieme alle torri che formavano il World Trade Center di New York.
La musica, in quest'ottica, ha aiutato soprattutto le generazioni più giovani, con la nascita e l'affermazione di numerose band legate alla corrente del christian rock, tra le quali si possono citare i P.O.D., molto noti in quel periodo e successivamente incappati in un lento declino.
In quegli anni i Rise Against, capitanati dal frontman Tim McIlrath, muovevano i primi passi per uscire dalla completa indipendenza, firmando un contratto con la Fat Wreck Chords che ha garantito la pubblicazione di The Unrevelling, il loro primo album in studio, dal suono tipicamente hardcore.
Hero of War
La carriera dei Rise Against è proseguita con crescente successo, con un nuovo album ogni due anni, il cui culmine è probabilmente il mai troppo lodato The Sufferer & the Witness del 2006.
Di pari passo è aumentato anche l'impegno politico e sociale, con il supporto al PETA, organizzazione non governativa che lotta per i diritti degli animali che qualcuno ricorderà per la pubblicazione di uno "spin-off" di Cooking Mama che fece molto scalpore, con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica verso l'allevamento massivo di animali destinati ai macelli di tutto il mondo, per trasformarsi nel cibo che ogni giorno raggiunge anche le nostre tavole.
L'impegno dei Rise Against ha portato alla pubblicazione di Appeal to Reason del 2008, l'album più maturo della band contenente il brano Hero of War, il cui video ha fatto il giro del mondo raggiungendo anche la stampa generalista, compresa quella italiana, a causa del testo e delle immagini che contestavano apertamente l'intervento occidentale in Iraq e Afghanistan.
Ma perché parlare dei Rise Against? Qual'è il collegamento con il mondo dei videogiochi?
Il motivo è tutto nel testo di Survivor Guilt, che ospita in apertura e chiusura alcune battute tratte da Catch-22, film del 1970 di Mike Nichols nel quale recitò anche Orson Wells.
Survivor Guilt
"What are you talking about? America isn't going to be destroyed"
How much longer do you really think your own country will last?
Forever?"
I Rise Against ne parlano nell'incipit di Surivor Guilt, brano incluso nell'album Endgame pubblicato pochi mesi fa, da non confondere con il disco omonimo dei Megadeth del 2009.
Il superamento della paura del terrorismo e la necessità di sicurezza a tutti i livelli sembrano effettivamente lasciati alle spalle, soprattutto alla luce del fatto che anche il mondo dei videogiochi sta puntando a creare esperienze nella quali gli Stati Uniti sono messi alle strette da forze nemiche in grado di arrivare a toccare il suolo americano.
E' un cambio netto del punto di vista: le produzioni odierne hanno ritrovato il coraggio di un tempo, nel quale la Casa Bianca veniva demolita senza troppi problemi dall'invasione aliena portata sul grande schermo da film come Independence Day.
“You’re a shameful opportunist! What you don’t understand is that it’s better to die on your feet than to live on your knees. “You have it backwards. It’s better to live on your feet than to die on your knees.” L’America riguarda se stessa e riprende coraggio, al punto tale da dimostrare di non avere più paura attraverso opere di vario tipo come i videogiochi. I Rise Against, però, forniscono il loro punto di vista, volutamente provocatorio e che porta a pensare al fatto che la politica statunitense è al limite e che qualcosa, in futuro, dovrà necessariamente cambiare. I videogiochi, invece, spingono sul pedale della spettacolarità, trasmettendo l’ideale che gli americano sono tornati ad essere forti e non sono più disposti a cedere a nessuno, anche se messi con la faccia al muro, ai limiti estremi della sopravvivenza. Due facce della stessa medaglia? “What purpose does this serve? What purpose did I serve?”