Battlefield 1 - Il realismo dell'ambientazione: Gallipoli e Lawrence d'Arabia

In questa seconda parte dedicata all'ambientazione del nuovo sparatutto DICE analizzeremo il teatro bellico mediorientale.

Battlefield 1 - Il realismo dell'ambientazione: Gallipoli e Lawrence d'Arabia
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Dopo l'appuntamento introduttivo della scorsa settimana, proseguiamo il nostro approfondimento dedicato al nuovo sparatutto DICE andando ad analizzare altri due episodi della campagna single player. Come abbiamo fatto la volta scorsa, vogliamo tentare di capire quanto il lavoro degli sviluppatori scandinavi debba ai fatti storici realmente accaduti durante il primo conflitto mondiale e quanto, invece, viene asservito a necessità "tecniche" legate al medium ludico. Quest'oggi cercheremo di contestualizzare la - breve - storia dedicata a Frederick Bishop e la nascita della leggenda legata al tenente colonnello britannico Thomas Edward Lawrence, meglio conosciuto come Lawrence d'Arabia. In questo caso, le due figure vengono sfaccettate in modo differente dal team di sviluppo; ma un sottile filo conduttore li lega: entrambe le loro vicende si "incastrano" nell'alveo del teatro bellico mediorientale. Nel primo caso DICE ci cala direttamente nei panni di un portaordini australiano, impegnato nel concitato sbarco alleato a Gallipoli; con Lawrence, invece, decide di non addentrarsi troppo nell'approfondimento della mitologia legata al personaggio, prediligendo una testimonianza indiretta grazie a una ribelle a lui fedele.

    Errori di valutazione

    Come dicevamo, il primo episodio ci porta a Gallipoli. È il 1915, la guerra è appena iniziata e nessuno si aspetta che durerà a lungo, anche se i prodromi del disastro stavano diventando sempre più evidenti a causa del pantano in cui si era trasformato il fronte occidentale.

    L'impero tedesco, però, poco prima dello scoppio delle ostilità era riuscito a mettere a segno un colpo diplomatico di non poco conto: stringere un'alleanza strategica con l'Impero Ottomano, il quale poteva contare su migliaia di uomini, mezzi e soprattutto su una estensione territoriale tale da tenere potenzialmente in scacco le linee di rifornimento alleate nel Mediterraneo. Senza contare il fattore religioso: le nazioni alleate (Impero Britannico in testa) avevano molti sudditi di fede musulmana all'interno dei propri domini e un conflitto con la più importante nazione islamica avrebbe potuto destabilizzare gli equilibri interni. Il comando inglese, di concerto con quello francese, per alleggerire la pressione a est, pianificò comunque una serie di attacchi mirati nella penisola dei Dardanelli con l'obiettivo di giungere sino a Costantinopoli. Gli scontri che ne seguirono - e la cocente sconfitta alleata - furono storicamente importanti non solo per l'enorme dispiegamento di uomini e mezzi durante la campagna dei Dardanelli e il contestuale sbarco a Gallipoli, ma anche per il fatto che molti dei reparti dell'impero britannico che vi parteciparono contenevano i semi di identità nazionali ben determinate le quali, successivamente, avrebbero trovato autonoma collocazione nel contesto internazionale. Tra questi, vi fu un corpo di spedizione composto da soldati provenienti dalle più lontane propaggini del Commonwealth. Australiani e Neozelandesi furono inquadrati nel neocostuito ANZAC e furono quelli che pagarono il prezzo maggiore in termini di perdite. Ciò si dovette a errori di valutazione, a una conformazione costiera ostile e frastagliata, a inefficienze nella catena di comando britannica e a una chiara inettitudine tattica. Il 25 aprile, l'Australian and New Zealand Army Corps venne decimato (si parla di oltre diecimila caduti in un paio di giorni) dall'esercito ottomano che riuscì a mantenere il controllo sullo Stretto dei Dardanelli. In questo quadro, DICE cala la toccante vicenda di un coriaceo portaordini aussie impegnato a coordinare la ritirata dell'Intesa da Gallipoli, mescolando la realtà storica - indubbiamente presente - con le consuete licenze poetiche condensate in un'unica azione di guerra.
    In particolare, la campagna pianificata dall'Intesa aveva esattamente lo scopo di neutralizzare i forti ottomani posti a difesa dello stretto, come abbiamo visto in Battlefield 1, ma gli obiettivi prefissati in realtà non furono mai raggiunti. Gli uomini dell'ANZAC non riuscirono nemmeno a raggiungere le sommità delle alture circostanti, attestandosi su un fazzoletto di terra che verrà mantenuto - con un sostanziale stallo - sino alla fine delle operazioni all'inizio di dicembre del 1915 che decretò il reimbarco delle forze superstiti, coperte dal bombardamento delle corazzate inglesi. L'intera campagna, dunque, durò ben più di un paio di giorni. "Gli anni spezzati", dedicato proprio alle operazioni sullo Stretto dei Dardanelli, è un film con protagonista un giovane Mel Gibson, girato nel 1981 da un regista australiano, Peter Weir (che negli anni successivi dirigerà opere come L'attimo fuggente e The Truman Show).


    Lawrence e l'instabilità mediorientale

    L'esperto tenente colonnello dell'esercito inglese T.E. Lawrence, invece, rese un grosso servizio a Sua Maestà...a modo suo. Nel corso degli anni una valanga di libri, pellicole, opere teatrali e sceneggiati si sono sprecati nel tentativo di tratteggiare l'uomo al di là del mito. Lawrence, infatti, sembra aver avuto una vita degna di una leggenda. Spia, archeologo, scrittore, comandante, guerrigliero e, soprattutto, principale fautore dell'instabilità mediorientale giunta, come potete notare ogni giorno al telegiornale, sino a noi.

    Per tenere in scacco le forze ottomane il Regno Unito, servendosi di un grande esperto della cultura araba come Lawrence, non fece altro che aizzare le tribù beduine insofferenti per il crescente nazionalismo turco promettendo loro armi, oro e addestramento ma non solo. Furono promesse anche terre che, però, gli arabi non videro mai. Il motivo? Sua Maestà promise gran parte dello stesso territorio anche ai francesi e agli ebrei, oltre a nutrire le proprie ambizioni territoriali. Il diplomatico britannico Mark Sykes, spartì dunque quella stessa terra con la sua controparte francese, Georges-Picot, dando vita ai mandati francese e britannico in medioriente. La spartizione, insomma, oltre che scontentare molti per il benessere di pochi creò uno strappo nel secolare tessuto multiculturale tenuto sino ad allora dagli ottomani. Il team di sviluppo svedese, fortunatamente, ha avuto l'indubbio merito di non aver aggiunto ricami a un mito già rimaneggiato più volte, preferendo adagiarsi su una più "tranquilla" comparsa che coadiuva il colonnello inglese nelle sue azioni di guerriglia contro l'esercito ottomano. Effettivamente in quel periodo furono molte le donne beduine coinvolte nella rivolta, visto che per la maggior parte del tempo accompagnavano i mariti in ogni loro spostamento, quindi anche in combattimento. Alcune si distinsero per il loro coraggio, soprattutto durante la presa del porto di Aqba, dunque la presenza di una donna dedita ad attività di guerriglia nell'episodio relativo alla rivolta araba non deve stupire più di tanto.
    Il diario di guerra narrato da DICE, per quanto vi possiamo raccontare, ruota attorno a una ferrovia in mano ottomana che attraversa il deserto e bersagliata dai ribelli arabi che puntano a sabotare la linea di rifornimento imperiale.

    Tralasciate l'enorme treno corazzato presentatoci nel corso della campagna, perché quel mostro cigolante pronto a portare la morte negli indifesi villaggi arabi, è frutto di pura fantasia. Quella linea ferroviaria, però, seppur in rovina esiste (prende il nome di ferrovia dell'Hegiaz) e fu realmente oggetto di interesse per i ribelli che ne danneggiarono più volte il tracciato costringendo gli ottomani a dislocare sempre più uomini a sud dell'Impero, sbilanciando così l'impatto militare verso il continente europeo. L'epopea di Lawrence d'Arabia segnò anche la nascita della moderna guerriglia su base etnica e religiosa, sfociata in tempi recenti nel bieco terrorismo. All'epoca, le tribù arabe rafforzate da combattenti stranieri, tra cui agenti francesi e britannici sotto copertura, depredarono le antiche città della regione facendo finire manufatti e reperti nei musei europei visitati da milioni di visitatori come il Louvre e il British Museum. Come dicevamo in apertura del paragrafo, libri e film riferiti a questo particolare scenario bellico si sprecano.

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