Speciale Best OFF the Show

Il meglio di Los Angeles, lontano dalla Fiera

Speciale Best OFF the Show
INFORMAZIONI GIOCO
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I giornalisti videoludici hanno una vita segreta. Fatta di lustrini, eventi stampa privatissimi, alberghi di lusso ed edizioni speciali rare come le mosche bianche. Nonostante si spaccino per professionisti integerrimi, voci insistenti li vogliono dediti alle più dissolute attività dell'Entertaining. Di tanto in tanto, vengono però richiamati al dovere, costretti a separarsi dalle loro amatissime console per affrontare la fatica di lunghi voli intercontinentali, al termine dei quali una città calda e inospitale li aspetta. Il palcoscenico ideale per la più importante manifestazione videoludica al mondo. Il famigerato E3.
In quell'occasione, i prodi eroi del giornalismo ludico sono costretti a saltare da una presentazione all'altra, rispettando una fitta schedule di appuntamenti ed interviste, senza sgarrare di una virgola. Ogni giorno, dopo la pazzia cadenzata dello Showfloor, si ritirano stoici a vita privata, nelle loro disordinate stanze d'albergo, dove si dedicano ad un lavoro intenso e disperatissimo, con l'obiettivo di offrire ai propri, affezionati lettori, informazione a 360 gradi sul mondo dell'intrattenimento digitale.
Fidatevi, è un duro lavoro.
O quasi.
Succede infatti che di tanto in tanto i sagaci Publisher provino ad irretire gli imperturbabili giornalisti con qualche festicciola sui “Rooftop” più eleganti di Bel Air, o che la combriccola ceda agli stimoli goliardici dello spirito di compagnia, godendosi per qualche ora (prima di dedicarsi all'imprescindibile scrittura) le gioie del posto.
In questo speciale vi racconteremo l'altra faccia della trasferta losangelina. Deviata, contorta, sensuale, glamour. Il titolo dovrebbe essere abbastanza chiaro. Best, OFF the Show. Cioè, il meglio di quello che sta fuori dalla fiera, lontano dai padiglioni espositivi. Un colpo d'occhio sulla vita privata e licenziosa, fatta di vizi e di costumi lascivi, dei vostri inviati.

Best OFF... Private Party

La schedule degli appuntamenti notturni era più fitta di quella degli incontri con i publisher.
Namco Bandai aveva organizzato un piccolo evento sul terrazzo di un grattacielo all'incrocio fra Figueroa e Oceanic, in cui le bollicine ristoratrici di un delicato champagne solleticavano il palato, mentre le curve sinuose di due auto sportive allietavano la vista dei presenti. La presentazione di Test Drive Unilimited 2 era l'occasione per il piccolo party, dove due sensuali bellezze autoctone invitavano gli astanti a sedersi su apposite poltroncine, per lasciarsi massaggiare delicatamente.
La stessa sera la festa per i trenta anni di PacMan rivelava un sontuoso buffet a base di tacchino e salsa di mirtilli rossi, ma senza ombra di dubbio la compagnia era meno esaltante, dal momento che bellezze in bikini erano sostituite da grigi manager giapponesi pronti a scambiarsi biglietti da visita con una precisa cerimonia rituale, meticolosa quanto quella dell'Harakiri.
Nei giorni dell'E3 si sono susseguiti anche eventi a bordo piscina, oscure festicciole nei bar più infami della città, elegantissimi ricevimenti sulle colline di Hollywood.
Ma il premio come miglior Party Privato di questo E3 2010 va senza ombra di dubbio all'evento organizzato da Activision. Non sapevamo esattamente di cosa si trattasse, ma già le premesse erano buone: lo Staples Center affittato per un'intera serata, drink a volontà, ed un'aria satura di eccitazione (saranno state, fra le altre, le ninfette orientali che navigavano per i corridoi).
Dopo lunghe mezz'ore di code chilometriche per entrare in sala, ci siamo trovati di fronte ad uno spettacolo pomposo, esagerato, esplosivo. Fatto di musica, mixata con i trailer dei titoli più caldi del prossimo autunno, e zeppo di ospiti stratosferici. David Guetta, Usher (OMG), Will.i.am, i N.e.r.d. E in più un coro posizionato sul palco, e band rockeggianti e libere interpretazioni di grandi classici (Bohemian Rapsody). E poi, Eminem (“What the fuck? Make some motherfucking noise”). E Rihanna.
Si, tutti per noi. In quello che è stato, fra le curve sexy di contorsioniste e lap dancer estreme, più di un concerto. E' stato uno spettacolo indimenticabile, di fuochi pirotecnici, di estasi da stadio, di live performance, di urla a squarciagola.
E se per avere tutto questo si è pagato il prezzo dell'assenza di Activision sui padiglioni espositivi (nessuno stand sullo showfloor, solo presentazioni nelle salette private), non ce ne vogliano i tanti videogiocatori accorsi alla manifestazione, ma speriamo che anche l'anno prossimo i frag-maniaci restino senza le loro demo station.
Epic Win (letteralmente).

Best OFF... Personality

L'E3 non riserva molte sorprese, dal punto di vista dei personaggi coinvolti nel grande show massmediatico. La GDC di San Francisco, da questo punto di vista, vince a mani basse, fra Greg Costikyan, Tim Schafer, Alexey Pazhitnov e la folta gamma di stralunati sviluppatori indie, fautori del libero amore (videoludico), pronti a sfottersi sul palco dell'IGDF.
Quest'anno l'andazzo sembrava essere il solito. “The Amazing” Peter Moulineux, Miyiamoto (e le sue imbarazzanti figure zeldiane), Reggie, Tretton, e un sorridente americano qualsiasi pescato casualmente dall'infinita schiera dei bellimbusti Mircrosoft preposti alla conduzione delle conferenze. Eppure, c'è stata qualche sorpresa. Gabe Newell, in primis: pachidermico e impacciato come sempre, che definiremmo “non proprio a suo agio” sul palco della conference Sony. Stuzzicati delle sue delicatissime cadute di stile, abbiamo quasi pensato di farlo vincere. Ma proprio sullo stesso palco dello Shrine Auditorium è arrivata la vera rivelazione di quest'anno.
Kevin Butler.
Qui da noi, nel vecchio continente, è un emerito sconosciuto, ma in terra d'America è diventato l'idolo delle folle. Si tratta del fantomatico caporeparto di mille improbabili divisioni di Sony Computer Entertainment, che si diverte a sbeffeggiare concorrenza e utenza in quella che è una delle più riuscite campagne pubblicitarie degli ultimi tempi. Se masticate un po' d'inglese, correte su Youtube e cercate gli spot della serie “Dear Playstation”.
Caustico, irrispettoso, provocatore, Kevin Butler è apparso dal vivo nel corso della conferenza, ed ha tenuto un discorso decisamente epico. Al di là degli sfottò reiterati sulle strategie della concorrenza, la sua strenua difesa del sistema, il suo sagace accennare alle esagerate inclinazioni dei videogiocatori, le sue battute sulla “motion generation” hanno saputo conquistarci.
Assolutamente da non perdere, correte in rete e fatevi una cultura. Alcuni spot sono davvero geniali.

Best OFF... Unexpected Event

Durante tutta la settimana, siamo stati accompagnati dalle faticose finali dell'NBA. I Lakers, impegnati in una sfida storica con i campioni dell'Eastern Conference, hanno arrancato e poi recuperato, in una serie di match che hanno trascinato le due squadre fino alla fatidica “Gara 7”. Nelle stanze d'albergo, la sera di giovedì, si respirava aria tesa. Di fronte al televisore, abbiamo assistito al miracolo. Dopo una prima metà poco entusiasmante, i Lakers hanno recuperato i 13 punti che li separavano dalla gloria, regalando agli spettatori uno spettacolo irripetibile. Un gara serrata fino alla fine, la partita della vita per Ron Artest, l'anello della consacrazione per Kobe. Quando abbiamo deciso di uscire a festeggiare, nessuno aveva la minima idea di quello che sarebbe successo. In direzione dello Staples Center, per tutta Downtown, una fiumana di persone in preda all'isteria collettiva ha invaso le strade. Ed è stato come trovarsi al centro di un'euforia strana, di una festa degli eccessi, in cui alle urla insensate si è presto affiancato un vandalismo poco sportivo. Mentre gli elicotteri della polizia e delle Tv locali seguivano dall'alto il popolo festante, è successo di tutto. Apertura degli idranti per disperdere la folla, e cariche della polizia a cavallo, e colpi sparati a salve. Mentre il rimo tambureggiante dei mantra sportivi (Let's Go Lakers) accompagnava il corteo, abbiamo vissuto una serata di sana follia. Bottigliate, e corse folli per allontanarsi dai manipoli di poliziotti armati di manganello, e fuochi d'artificio sparati ad altezza d'uomo. Quando il timore per le nostre fragili vite ha avuto il sopravvento, siamo tornati in direzione dell'albergo. Ancora, per strada, le biondissime ragazze americane ti saltavano addosso per il solo fatto di vederti indossare una maglietta dei Lakers (provvidenzialmente fornita dall'inviato con il Nick inequivocabile). Se siete a Los Angeles e avete un dubbio su quale squadra tifare, insomma, siete avvertiti...

Best OFF... Junk Food

Anche volendo, è difficile mangiare sano a Los Angeles. Qualsiasi ristorante propone sui menù diete iperproteiche, quantità inesauribili di grassi saturi e patatine fritte, frittelle e salsine più o meno dannose per la circolazione arteriosa. Il tutto, per cifre assai modiche, in modo da ridurre le spese ma gonfiare i ventri. Le abbiamo provate di tutte, ma fra Denny's Diner e Tony Roma, c'era poco da stare leggeri. Quintali di Onion Rings, costine intrise di salsa barbecue, mexican nachos straripanti di chili e formaggio. A colazione, lo stesso dilemma, con i Pancakes inzuppati di sciroppo d'acero, o le uova accompagnate da bacon e salsicce. E, fidatevi, se all'inizio “l'American Way of Cholesterol” può essere piacevole, ben presto affrontare le lunghe giornate dell'E3 con un triplo cheesburger sullo stomaco diventa più un impedimento che una soddisfazione. Senza contare che, in tutta la California, l'acqua è un bene prezioso, venduta a prezzi stratosferici e assolutamente perdente rispetto alla quantità fuori proposito di bibite dai gusti più impensabili. Fra birra di radice e Ginger Ale, passando per Dottor Pepper e thè ai frutti di bosco, c'è solo l'imbarazzo della scelta: per rimpolpare gli adipi, trovare la bibita zuccherina più adatta è solo questione di tempo.
Per fortuna, una metodica esplorazione del quartiere nipponico, ci ha permesso di trovare un ristorante tipico, dai prezzi moderati e di discreta qualità, miracolosamente aperto fino a tardi. Dopo le intense sessioni di videoscrittura, il sorriso delle cameriere orientali ci accompagnava fra sushi e rice bowl.

Piss OFF...

Le aspettative, per buona parte della delegazione (tutta maschile) di Everyeye, erano elevate. I Realtime Worlds, sviluppatori di APB, ci avevano promesso una serata coi fiocchi: un party animato dalle Suicide Girls. Ovvero, un gruppo di ninfette che si divertono ad improvvisarsi Pin-Up, esibendo i piercing più penetranti e senza paura di mostrare le loro forme conturbanti e i loro Nude Look da Punk assatanate. Qualcuno, prima di partire, aveva addirittura fatto un giro su internet (www.suicidegirls.com), tanto per stuzzicare gli appetiti (ma, si sa, la magia di Photoshop incide non poco sulle fattezze dei Sex Symbol). Addirittura, a sobillare le fosche fantasie degli allupati, c'era persino il nome della location: Bordello Bar. Tutto un programma.
Sonora delusione quando, arrivati in un postaccio umido e stretto nei bassifondi più bui di Los Angeles, abbiamo rinvenuto un gruppetto di “bimbeminchia tatuate” (per citare le parole di un'amica), intente a darsi qualche bacio saffico, ed a muovere come dive astronomiche i loro lombi macchiati d'inchiostro. Abbiamo provato a consolarci con la birra. Era annacquata.

Aspettando l'E3 2011

Nella speranza che questo scorcio “alternativo” sull'E3 sia stato di vostro gradimento, crediamo che non ci sia modo migliore di salutarvi con una foto della delegazione al completo (io sono quello bello). Continuate a seguirci nei nostri reportage, e mentre aspettate la nuova edizione della kermesse losangelina, stuzzicate l'appetito con il live coverage del Gamescon, direttamente da Colonia (16-21 Agosto).