Da Mario e Rabbids a Beyond Good & Evil 2: analisi della conferenza Ubisoft E3

Il publisher francese si presenta all'E3 con una line-up decisamente solida composta da titoli già a noti a cui si aggiungono interessanti sorprese...

Ubisoft E3 2017 - Analisi Conferenza
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L'elemento di distinzione che permette di fare la differenza tra una conference ben riuscita ed una soporifera non è soltanto la quantità (e la qualità) della lineup proposta, ma anche - e forse soprattutto - la passione di chi sale sul palcoscenico. Quando un oratore si rivolge al pubblico trasudando puro amore per il frutto del suo lavoro, il coinvolgimento e l'eccitazione salgono alle stelle. Ed è proprio quello che è accaduto durante la conferenza di Ubisoft all'E3 di Los Angeles, trasmessa nella splendida ed elegantissima cornice dell'Orpheum Theatrer. Quando un Yves Guillemont (CEO del colosso francese) visibilmente emozionato ha aperto le danze, tra la folla ha iniziato a crescere l'entusiasmo, con la speranza di assistere ad una presentazione ricca, esaustiva e - in particolar modo - appassionata. Le alte aspettative (sia del pubblico a casa, sia dei presenti in sala), in verità, sono state soddisfatte solo in parte.

Nel flusso di uno spettacolo ben ritmato ed esplicativo al punto giusto, in cui alle chiacchiere sono stati preferiti i "fatti", non sono mancati purtroppo momenti fin troppo criptici e fumosi che ci hanno lasciato un po' dubbiosi, perplessi e, a tratti, anche un tantino delusi. È il caso del minuscolo spazio dedicato ad Assassin's Creed: Origins, ossia quella che dovrebbe essere la punta di diamante del catalogo Ubisoft, rivelato alla platea con un trailer di poco conto, breve e privo di mordente. È vero che al termine dello show sono stati mostrati circa una quarantina di minuti di live gameplay, ma continuiamo a credere che inserire un approfondimento più sostanzioso per un titolo di questo calibro avrebbe dato al prodotto una preminenza ed una dignità che - di contro - gli è stata negata. L'impressione, a dire la verità, è che il "credo" di Ubisoft nei confronti del suo nuovo Assassin's Creed sia molto meno solido rispetto al passato, come se il publisher avesse deciso di diminuire il clamore mediatico intorno al suo brand multimilionario. Straniante, invece (esattamente in linea con il mood della produzione), ci è parso il reveal di Transference, nuova esperienza VR con testimonial l'attore Elijah Wood, folle, contorta ed al momento ancora intangibile, intenzionata a far leva principalmente sulla suggestione dell'ignoto e del mistero, senza rivelare alcunché per quanto riguarda la tipologia ludica nel quale si iscrive questo progetto indubbiamente sperimentale. Eccezion fatta per le due opere suddette, che ci hanno lasciato un po' con l'amaro in bocca, tuttavia, il resto della conference, nella sua leggera sobrietà, può dirsi quasi del tutto soddisfacente.

L'incipit, del resto, è stato folgorante: l'apparizione improvvisa di Miyamoto tra la folla ha dato il via ad un allegro siparietto in puro stile Nintendo. Freschezza, ironia ed un pizzico di demenzialità concorrono a creare un delizioso equilibrio tra la l'anima spensierata tipica della grande N con la follia dissacrante dei coniglietti Ubisoft. La comparsa di Miyamoto, insomma, ha confermato l'esistenza di uno dei crossover più interessanti degli ultimi anni: Mario + Rabbids Kingdom Battle, un "tactical adventure" in esclusiva per Switch il 29 agosto, in cui predominano strategia, tattica ed umorismo scanzonato. Il connubio ci è parso davvero impeccabile, capace di coniugare appieno lo stile di due software house in un unico prodotto: l'alchimia tra i due mondi è totale, e traspare da un gameplay "turn based" tanto immediato quanto potenzialmente profondo e diversificato.
Come se non bastasse, il producer Xavier Manzaneres ha ribadito, poco prima di congedarsi, come il gioco sia stato sviluppato "con cuore e con passione", proprio le due parole chiave che hanno sorretto l'intera presentazione di Ubisoft. Dopo una breve parentesi con protagonista il già citato Origins, è stata poi la volta di The Crew 2, che sembra caratterizzato da una certa bulimia contenutistica: il creative director Stephane Beley ci introduce un open world incredibilmente vasto e variegato, con un trailer di grande impatto che ricorda alcune soluzioni scenografiche mutuate dal film Inception.

La possibilità di spostarsi sull'asfalto con le automobili tradizionali, in mare con i motoscafi, in cielo con i biplani e sullo sterrato con le moto da cross offre una forma d'esplorazione davvero ricchissima per un corsistico a mondo aperto di questa tipologia, potentemente votato ad un approccio multiplayer. Il continuo susseguirsi di trailer e clip non lascia un attimo di tregua e dà pieno sfoggio della sicurezza di cui si fregia Ubisoft con la sua lineup. Immancabile sul palco anche l'ultimo South Park: Scontri di-retti, troppo spesso rimandato ma ora finalmente pronto a scandalizzarci e divertirci con il suo umorismo scevro da qualunque freno inibitorio. E come se l'arrivo su console e PC non fosse sufficiente ad accontentare i fan della serie, Cartman e compagni giungeranno presto anche su smartphone con South Park: Phone Destroyer (ed il nome è tutto un programma), che sembra riprendere le meccaniche da gdr a turni del suo fratello maggiore.
Ma - a parte la presenza di IP grandemente attese come Far Cry 5 ed il suo setting "istrionico", la prima sorpresa della conferenza risponde al nome di Skull and Bones, nuovo parto della divisione Ubisoft Singapore, introdotta dal creative director Justin Farren come "l'esperienza piratesca definitiva". Iperboli a parte, il gioco assomiglia ad una versione "espansa" delle battaglie navali di Assassin's Creed: Black Flag: l'atmosfera da bucanieri, la spettacolarizzazione degli scontri tra i velieri in mare aperto ed il tatticismo delle battaglie si innestano in un contesto open world da esplorare o in solitaria o in compagnia di altri corsari. Cavalcando gli oceani incontreremo giocatori con cui cooperare o competere in (apparentemente) avvincenti duelli all'ultima palla di cannone.
Non si tratta, beninteso, di un'opera particolarmente originale né sorprendente, ma nel suo classicismo, nel suo senso di déjà-vu, sembra comunque abbastanza solida e basata su un concept decisamente apprezzato. Per spezzare l'irrefrenabile elenco di titoli in uscita è stato allestito un allegro, spassoso e frizzante "balletto", breve e moderatamente virtuoso nel suo mischiare differenti stili di danza e di sonorità per suggerire la varietà musicale che contraddistinguerà il prossimo Just Dance.
Un momento di "colore" innocuo e abbastanza trascinante, che ha ringalluzzito il ritmo generale e ha dato un tocco di piacevole allegria all'andamento dello show. Se si accantona la parentesi del DLC olimpico di Steep - che non fa altro che ribadire la qualità del supporto post-lancio dei prodotti a marchio Ubisoft - , un guizzo di originalità "vintage" si intravede ne peculiare Starlink: Battle for Atlas, una sorta di shooter ambientato in un sistema solare "vivo ed aperto", in cui potremo creare la nostra personale navicella attraverso il sistema "toys-to-life". In pratica, il gioco ibrida il collezionismo con il gameplay: acquistando i modellini delle aeronavi spaziali potremo utilizzarne in-game le versioni digitalizzate e, quando sostituiremo un pezzo di equipaggiamento sulla nostra statuina (siano essi propulsori o armamentari), anche a schermo il bolide cambierà il pezzo in dotazione. Ma tra vecchie glorie, aspettative per i nuovi arrivi e guizzi d'inattesa innovazione, prima che le luci dell'Orpheum Theatre si spengano lentamente, sotto lo spotlight compare il leggendario Michel Ancel, il cui sorriso di gioia è incorniciato da una lacrimetta che gli riga la guancia.

La sua commozione è anche quella di tutti noi: dopo 14 anni di attesa, Beyond Good and Evil torna ad elettrizzarci con un trailer in CGI assolutamente poderoso, dal taglio registico e dal virtuosismo pari a quello di un film d'animazione. L'universo imbastito dal grande autore francese, in collaborazione con la narrative director Gabrielle Shrager, centrifuga contaminazioni pulp e futuristiche, a metà tra l'estetismo orientale e quello occidentale. Volgare, sporco, ruvido e sensuale, Beyond Good and Evil 2 sembra già da ora un miracolo di art design, il ritorno in pompa magna di un sequel che non poteva (e non doveva) finire nel dimenticatoio. Peccato, però, che, a parte le rassicurazioni sulla sua esistenza, non sappiamo davvero nulla sul progetto: né la formula di gioco, né il motore grafico, né le piattaforme di rilascio, né il periodo d'uscita. La lacrimuccia iniziale di commozione, allora, si è trasformata in una piccola stilla di amarezza.