Speciale Giochi difficili

Undici titoli che vi faranno venir voglia di scagliare la console dalla finestra.

Speciale Giochi difficili
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Il mondo videoludico è pieno di luoghi comuni. Alcuni videogamer di vecchia data sono soliti uscire con affermazioni come “una volta i giochi erano più difficili”, prontamente smentiti da giocatori occasionali o gamer più giovani, che la pensano in maniera molto diversa. Fermo restando che parliamo di giudizi fortemente soggettivi, potremmo affermare che “la verità sta nel mezzo”. Il discorso va prima di tutto affrontato facendo alcune piccole precisazioni: 15-20 anni fa era raro che un gioco offrisse la possibilità di selezionare il livello di difficoltà. Questa opzione era per lo più disponibile nei giochi di strategia e nei gestionali, e poco, per esempio, negli action o negli shooter. Se una volta si poteva selezionare tra facile, medio e difficile, oggi abbiamo addirittura possibilità di scegliere tra 4, 6 o 8 diversi livelli di complessità, magari impostando pure i parametri dell’IA, la mira automatica e altri strumenti d’aiuto che una volta potevamo solo sognarci. Secondo, ma non meno importante, i giochi di una volta erano profondamente diversi nella loro essenza: quelli in sala giochi dovevano essere molto difficili perché i cabinati erano fatti per ingurgitare quintali di monete da 200 o 500 lire (una questione generazionale); in maniera analoga, su home console la ridotta longevità dei prodotti elettronici imponeva una difficoltà superiore (non dimentichiamo che un tempo non tutti i titoli avevano possibilità di salvare i progressi di gioco).

I tempi son cambiati; il mercato è cambiato. Le vecchie generazioni, quelle cresciute a pane e Super NES, ormai hanno una certa età; parliamo di giocatori che, superappassionati o no, non hanno ormai molto tempo per giocare e comunque non possono più farlo con la passione e l’approccio agguerrito di una volta. I nuovi giocatori, al contrario, sono spesso più interessati ad altri elementi, come la storia, i personaggi o l’aspetto grafico.
A questo si aggiunge la nuova deriva narrativa dei grandi kolossal videoludici, fattore che sovente ne “penalizza” il gameplay e la difficoltà, come esemplifica perfettamente la serie di Ubisoft Assassin’s Creed, nota non solo per il gran carisma ma anche per l’incredibile semplicità del combat system e più in generale dell’impianto ludico. Infine parliamo di un’industria ormai inflazionatissima, che vive sulle vendite del breve periodo e che necessita di prodotti il più possibile “universali” e facili da avvicinare (da ogni tipo di giocatore, età e sesso). In linea di massima, chi cerca un approccio difficile e competitivo oggi lo fa con un titolo multigiocatore, online, magari giocando con un gruppo affiatato di amici e giocatori (come i MOBA, che è quasi un universo a sé stante). Il filone più complesso è quello delle simulazioni, che spesso non richiedono solo pratica ma anche studio e molta tattica.
Ma il mercato è sempre più vario e stratificato e il gioco cosiddetto hardcore è tutt'altro che morto, come dimostrano alcune recenti produzioni - anche di successo - provenienti dal suolo nipponico e non solo.
Quando si parla di giochi difficili oggi, si è soliti farlo con degli stereotipi in mente, come la serie Souls di From Software che ne è l’esempio lampante. La verità è che Dark Souls è solo la punta dell’iceberg, un gioco noto per il suo gameplay incredibilmente punitivo ma che in realtà non è più complesso e frustrante di tanti altri giochi oggi disponibili.

L’articolo non vuole essere né una classifica, né un enciclopedico, ma solo un curioso approfondimento su quelli che sono alcuni dei titoli (o serie) più difficili distribuiti negli ultimi anni.

FASTER THAN LIGHT

Spazio. Ultima Frontiera. A bordo di un piccolo vascello posto ai margini della galassia, dobbiamo intraprendere un viaggio verso il nucleo nel tentativo di salvare la flotta alleata dall’attacco delle forze ribelli. Un lungo percorso irto di pericoli ci aspetta e noi saremo chiamati a far fronte alle varie minacce equipaggiando nuovi armamenti, difese e reclutando nuovo personale scientifico e militare. Faster Than Light è uno strategico dalla forte componente gestionale, che chiede al giocatore di effettuare importanti scelte così da venire incontro alle esigenze di un viaggio irto di pericoli e nemici. Le risorse a disposizione sono sempre limitatissime, ed un impiego errato delle stesse rischia di ribaltare rapidamente la situazione, annullando il vantaggio accumulato. L’ottimo titolo è purtroppo “sporcato” da un eccessiva casualità degli eventi (ogni partita è infatti disegnata su base procedurale), che sovente ci porta a incontrare nemici molto più forti di noi già a pochi minuti dall’inizio della partita, giungendo al Game Over anche quando ci sembrava di avere tutto sotto controllo.
Il nostro consiglio è quello di un primo approccio a livello facile, per poi proseguire a normale e difficile quando avrete ben compreso tattiche e meccaniche di gioco.
Il gioco è stato realizzato grazie ad una raccolta fondi su Kickstarter: per noi di Everyeye è attualmente uno dei migliori risultati ottenuti grazie ad una piattaforma di crowdfunding (poco si è infatti perso nel processo, e tutte le promesse sono state mantenute).

ALIEN HOMINID HD

Se dovessimo nominare i giochi che più ci hanno fatto imprecare nell’arco degli ultimi 10 anni, tra i primi posti in classifica ci sarebbe senza dubbio Alien Hominid HD. Il titolo della softco The Behemoth è uno shooter a scorrimento laterale appartenente al sottogenere Run and Gun. Nei panni di un piccolo alieno verde, scenderemo sul pianeta terra ritrovandoci a combattere contro la tenace resistenza umana (per lo più composta dalle forze dell’FBI). E’ caratterizzato da livelli al cardiopalma, con un gameplay decisamente impegnativo. Si distingue anche per un grafica colorata e fumettosa. Le meccaniche classiche e la grafica a due dimensioni, richiamano i vecchi giochi coin-op e i beat ‘em up della vecchia scuola. Moltissimi i richiami alla serie Metal Slug.
Originariamente pubblicato sul sito web Newgrounds nell’agosto del 2002, successivamente venne portato su Playstation 2, Nintendo Game Cube e, qualche anno dopo, anche su Xbox 360 in versione HD.
Dato l’enorme successo riscosso dal gioco, il team californiano ha in seguito Castle Crashers, pressoché identico nell’impostazione ma con la possibilità di co-op fino a 4 giocatori.

DEAD SPACE (SERIE)

Nello spazio, nessuno può sentirti urlare. I vicini di casa invece sì. Con Dead Space, la software house Visceral Games ha inaugurato un nuovo fiorente periodo per il survival horror, seguita a ruota da una sfilza di case grandi e piccine, che ora fanno a gara su chi realizza il videogame più spaventoso (gli ultimi in lista sono Alien Isolation e il reboot di Silent Hill, da poco presentato alla GamesCom di Colonia). Nei panni di Isaac Clarke, dovremo indagare sulla misteriosa morte di tutto l’equipaggio della USG Ishimura, una nave spaziale classe planet craker destinata agli scavi minerari al di fuori del sistema solare. La missione in solitaria lo porterà a scoprire un terribile segreto, sfidando i terribili necromorfi. La saga fantascientifica sviluppata pubblicata da Electronic Arts è nota al grande pubblico non tanto per l’elevato grado di difficoltà, quanto per l’ottimo setting e le inquietantissime ambientazioni. Ma il difficile approccio in modalità Hardcore, ne fa sicuramente uno dei giochi più difficili della scorsa generazione di console. Tale livello di difficoltà è stato ribattezzato con l’appellativo “gioca saggiamente”: in aggiunta a nemici più forti e meno munizioni per le nostre armi, la modalità hardcore elimina completamente i checkpoint e i salvataggi automatici.
Avete ancora dei dubbi? Provate a terminare Dead Space 2 a livello Hardcore, poi ne riparliamo...

DODONPACHI RESURRECTION

Tra avventure e action game, ogni tanto spunta ancora qualche titolo vecchia scuola, concepito e realizzato per i cabinati delle sale giochi, prima che per il divertimento tra le mura domestiche. DoDonPachi è una popolare serie di shooter a scorrimento verticale di produzione nipponica: in Giappone è un vero e proprio culto - fenomeno ormai uscito dai confini della terra d’origine - tanto da vantare ben 5 episodi e numerosi porting sia per home console che per dispositivi portatili. Anche i cloni sono moltissimi.
Le meccaniche sono quelle di un qualsiasi shoot ‘em up a scorrimento (parliamo di uno dei primi generi videoludici della storia), ma il ritmo di gioco e la quantità di nemici a schermo è di gran lunga superiore a quella di un titolo classico (come un 1942, per esempio). Il genere è stato ribattezzato con i termini “manic shooter”, proprio in virtù di un gameplay frenetico ed eccezionalmente complesso.
Se volete cimentarvi con questo pazzo e adrenalinico gioco, la cosa più semplice è approcciare DoDonPachi Resurrection per Xbox 360, uscito in versione retail 3 anni fa e disponibile anche in territorio italiano (però in lingua inglese). In alternativa, sempre su console Microsoft, c’è anche Deathsmiles, sempre sviluppato dalla nipponica Cave.

NINJA GAIDEN 2

Sin dagli albori, la serie Ninja Gaiden è ricordata per il gameplay particolarmente tecnico e difficile. Il franchise ideato da Hideo Yoshizawa e sviluppato da Tecmo nasce nel lontano 1988, sotto forma di titolo coin-op per sala giochi: ben consci della qualità del titolo, ne viene immediatamente ricavata un’edizione per home console, che approda prima su Classic Nintendo (o Nintendo 8-bit) e qualche anno dopo su SEGA Master System e SEGA Game Gear. La serie è stata poi ripresa nel 2004 da Tomonobu Itagaki, già celebre per Dead or Alive. Il remake giunge in esclusiva su piattaforma Microsoft Xbox, registrando ottime vendite e raccogliendo il consenso di moltissimi giocatori, anche tra il pubblico dei più giovani. Il nuovo gioco con protagonista il guerriero ninja Ryu Hayabusa è un action in terza persona caratterizzato da una grafica in tre dimensioni e un gameplay dinamico e veloce. Rispetto al predecessore, il secondo capitolo migliora le dinamiche di gioco e si concentra su bilanciamento e level design, pur peccando nella gestione della telecamera.
Se avete ancora una console della vecchia generazione, allora potete prendere in considerazione il gioco, uscito prima su Xbox 360 e poi in una nuova edizione rivista e corretta per la concorrente Playstation 3. Buon rage quit a tutti!

CATHERINE

Alcuni di voi certamente non si aspettava di trovare un gioco come Catherine, in uno speciale che tratta di giochi difficili. Ma le statistiche parlano chiaro: più del 50% dei giocatori che hanno acquistato (o semplicemente giocato) il titolo di Atlus, non ha portato a termine la campagna principale. Parliamo di una produzione del Sol Levante che ibrida il puzzle game all’avventura grafica, miscelando con gran cura e originalità meccaniche ed elementi assolutamente eterogenei. Il gioco si divide in nove giornate e le giornate in due distinte fasi: di giorno parleremo con gli amici allo Stray Sheep Bar, indagando sulle strane morti che stanno misteriosamente uccidendo molti uomini della città nel sonno; di notte, invece, piomberemo in un sonno profondo, vivendo terribili e inquietanti incubi. I primi livelli sono molto semplici da portare a termine, ma procedendo nella storia la curva di difficoltà s’impenna considerevolmente, con una sequenza finale davvero ostica.
Molti probabilmente non sanno che si possono selezionare tra 4 diversi livelli di difficoltà, da Very Easy a Hard: in quest’ultima gli stage sono più rapidi e complessi, con un minor numero di retry per tentare nuovamente il completamento dopo il game over.
Catherine non è solo un gioco più difficile della media, ma anche un curioso esperimento videoludico, un puzzle game appassionante condito da una storia “piccante” comunque adatta ad un pubblico variegato, sia maschile che femminile. Se ancora non l’avete giocato, vi consigliamo di correre a recuperarlo.

SURGEON SIMULATOR 2013

Insieme ai giochi rigorosamente difficili da approcciare, ci sono quelli che fanno della difficoltà una vera e propria parodia o elemento umoristico. E’ il caso di Surgeon Simulator, improbabile simulatore medico che ci mette nei panni di un chirurgo alle prese con assurde e delicatissime imprese da tavolo operatorio. Caratterizzato da una visuale in soggettiva e una grafica stilizzata e fumettosa (sembra più una versione digitale de “L’Allegro Chirurgo” che una simulazione vera e propria), saremo chiamati a tagliuzzare, segare, cucire, espiantare e...uccidere il paziente. Il sistema di controllo è quando di più complesso si sia mai visto in ambito videoludico, con i numerosi pulsanti della tastiera che controllano movimento e posizione di ogni singolo dito della mano del chirurgo. La cosa sarebbe piuttosto semplice, se non fosse per la forza di gravità marziana e un sistema di collisioni ridicolmente impreciso. Il gioco si trasforma così in un grottesco e macabro film splatter, nel quale un chirurgo pazzo fa a pezzi ignare vittime sul tavolo operatorio di una clinica degli orrori. Il bizzarro sistema di controlli e la notevole difficoltà, sono parte integrante dell’ingranaggio umoristico architettato dai ragazzi del Bossa Studios.
Per completare le ardue missioni di Surgeon Simulator dovrete prendere confidenza con il complesso sistema di controlli e armarvi di tanta, tanta pazienza.

X-PLANE

I simulatori vivono ancora. Questa volta parliamo delle vere simulazioni, non quelle parodistiche ed estremizzate che vanno di moda oggi (qualcuno ha detto Goat Simulator?), o i numerosi arcade spacciati per simulazioni che ormai spopolano su Steam & Co.
X-Plane, ormai giunto alla sua decima incarnazione, è senza dubbio il simulatore di volo più tecnico e complesso oggi disponibile al pubblico, secondo solo ai simulatori non commerciali destinati al training dei veri piloti dell’aeronautica civile e militare. Per il solo decollo di un aereo di linea sarà necessario studiare le rigide regole internazionali per il transito in aeroporto, le rotte aeree e le complicate strumentazioni dei vari Airbus. Fisica avanzata, condizioni meteorologiche estremamente realistiche e comandi di volo simulati sono i tre punti di forza del titolo realizzato da Laminar Research. Per approcciare un titolo come X-Plane occorre quindi un attento studio di manuali e guide, ora reperibili anche in comodi video su Youtube. Se siete alle prime armi, il nostro consiglio è quello di avvicinarvi a piccoli passi al genere, magari con il più semplice Flight Simulator X di Microsoft (ha qualche anno sulle spalle, ma è ancora ottimo). Un altro simulatore di volo estremamente difficile e complesso è IL-2 Sturmovik, della softco russa 1C.
Ovviamente, se non disponete di un joystick vi conviene restare fuori dalla cabina di pilotaggio. Anzi, non vi scomodate nemmeno a venire in aeroporto.

DARK SOULS (SERIE)

Se c’è un gioco difficile per antonomasia, quello è Dark Souls. Il primo episodio episodio è datato 2011, mentre il secondo ha visto la luce il 25 aprile scorso: Dark Souls è però l’erede spirituale di Demon’s Souls, che a sua volta trae ispirazione dalla serie di King’s Field per Playstation.
Mille anni dopo la fine dell’Era degli Antichi e il sacrificio di Lord Gwyn, il mondo è avvolto dall’oscurità perché la fiamma primordiale minaccia di estinguersi. In qualità di prescelti dovremo affrontare orde di non morti e nemici temibili per raggiungere la fiamma e salvare il mondo dalla tenebre.
La serie è diventata rapidamente famosa non solo per delle meccaniche votate al realismo, ma anche per un gameplay estremamente punitivo, che costringe il giocatore a ricominciare il livello da principio ogni volta che si muore (e alla perdita di tutti i punti anima accumulati). Successivamente a Demon’s Souls, i player hanno guadagnato i cosiddetti focolari, ovvero dei punti di salvataggio che permettono di congelare i progressi di gioco evitando così ulteriori e inutili sforzi da parte dei giocatori. Il gioco rimane comunque estremamente difficile e richiede abilità, impegno, pazienza e una certa affinità con il genere. Stiamo comunque parlando di titoli che spingono il giocatore di fronte allo schermo ad un continuo re-tracking e backtracking, tanto da istruirlo circa l’ubicazione dei nemici, i colpi speciali dei boss e come evitarli. Insomma, siamo al cospetto di una serie difficile ma comunque approcciabile con un po’ d’impegno e voglia di fare.
Demon’s Souls, esclusiva Playstation 3, rimane probabilmente il più difficile e punitivo tra gli episodi della trilogia.

SKYRIM (DIFFICOLTA’ LEGGENDARIA)

Skyrim è il classico esempio di come un gioco tanto divertente e affascinante possa trasformarsi nel peggior incubo del videogiocatore. La difficoltà massima del fantasy game di Bethesda è infatti qualcosa di mostruosamente difficile, tanto da costringere anche i player più temerari a correre ai ripari davanti a un comunissimo ratto. I fan del franchise sanno bene che l’equipaggiamento è alla base di ogni combattimento in Skyrim: in questo caso, tuttavia, non c’è armatura o scudo che tengano, tanto che un paio di colpi inferti dal nemico nel modo giusto possono immediatamente spedirvi all’altro mondo. Se gli incontri all’aperto offrono quasi sempre una possibilità di fuga o un riparo improvvisato, combattere in un dungeon è al contrario estremamente frustrante, costringendo a continui salvataggi e caricamenti dei progressi di gioco.
L’unico modo per poter affrontare il titolo a questo livello di difficoltà è equipaggiare una buona arma a distanza, come un arco lungo (possibilmente magico) o una balestra, comprare un sacco di munizioni e infine potenziare difesa e talenti da incantatore. Fortunatamente risulterà più facile incrementare alcune skill, come quelle di difesa e sulle armature, non che la cosa renda gli incontri più facili.
Quando anche uno zombie in mutande può farvi la pelle, immaginate come può finire quando un drago si pone sul vostro cammino...

THE WITCHER 2 (INSANE)

Si tratta di uno dei pochi giochi del filone RPG - dall’impostazione narrativa, per giunta - che contempla la morte permanente del personaggio. Chi scrive ha affrontato The Witcher 2 in modalità Obscure e può confermare il grande sforzo necessario a non far morire mai Geralt durante le prime fasi di gioco: cercare di completare il titolo senza mai crollare a terra esanimi (pena il cancellamento dei salvataggi) è impresa difficile e frustrante, che richiede grande padronanza del sistema di gioco nonché piena conoscenza di punti deboli di nemici e boss. Fortunatamente la difficoltà dei combattimenti decresce nella seconda metà del gioco, non appena incrementiamo le statistiche di Geralt, rimediato armi e armature più efficace, quindi preso confidenza con il sistema di potion making. Il consiglio che vogliamo dare ai folli giocatori che intendono intraprendere questa difficile sfida, è di completare il gioco almeno una volta in difficoltà Obscure, leggendosi bene le varie guide reperibili online così da riuscire a costruire un Geralt pronto a tutto (e non dimenticatevi di essere sempre carichi di pozioni).
Le statistiche di Steam ci dicono che solo 1 giocatore su 1000 è riuscito a completare il gioco al livello di difficoltà massima.

videogiochi Chi dice che i giochi di oggi sono facili è nel torto: i videogame difficili ci sono sì, bisogna solo saperli trovare e avere il coraggio di affrontarli. Gli undici che abbiamo citato noi oggi sono solo un piccolo esempio tra una moltitudine; titoli che, nella maggior parte dei casi, sono facilmente approcciabili anche da un’utenza alle prime armi, trasformandosi in un vera e propria sfida quando affrontati nella giusta maniera. E voi? Quali sono i giochi più difficili che avete affrontato di recente?