Gran Turismo Sport: prime impressioni in attesa della recensione

La strada che ci condurrà alla recensione di Gran Turismo Sport inizia a Tokyo, passa da Modena e finisce nella nostra PlayStation....

Gran Turismo Sport: prime impressioni in attesa della recensione
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  • PS4
  • Tre giorni in compagnia di Gran Turismo Sport, e allo stesso tempo tre giorni lontani da Gran Turismo Sport. Una situazione un po' strana, quella con cui inauguriamo la nostra "Road to Review", perché strane sono state le tempistiche di Sony, che ha deciso di chiamare a raccolta i giornalisti di tutto il mondo per festeggiare l'arrivo dell'ultimo atteso gioco di Polyphony Digital, proprio mentre venivano distribuiti i codici per la recensioni. Col risultato che chi avrebbe dovuto iniziare a giocare il prima possibile per fornire ai lettori un giudizio accurato si è ritrovato a Modena, dove le postazioni di gioco erano ovunque ma il gameplay non è mai stato protagonista quanto la passione: ancora una volta principale chiave di lettura per capire davvero di che pasta è fatto Gran Turismo.

    Modena City Ramblers

    In queste settantadue ore nel cuore della "motor valley" italiana, però, abbiamo imparato davvero molte cose. Ad esempio che per spingere un bolide a tavoletta un intero pomeriggio ci vuole il fisico, e poi, cosa molto più importante, che Kazunori Yamauchi non è quell'algido e imperscrutabile perfezionista come a volte può sembrare, ma un uomo che come tutti i geni ha anche la sua buona dose di pazzia, al cui interno nasconde a fatica una tracimante ossessione per il mondo dei motori: lo stesso a cui, a modo suo, ha dedicato buona parte della vita.

    A Modena infatti ci è stato permesso di vivere a strettissimo contatto con l'uomo, la sua passione e il suo lavoro, ed è stato sorprendente non vederlo mai sottrarsi a nemmeno una domanda scomoda, a quel contatto umano che molti giapponesi tendono solitamente ad evitare. E così lo abbiamo sommerso di domande per otto ore consecutive, abbracciato per le foto di rito, applaudito quando l'università degli Studi di Modena e Reggio Emilia gli ha consegnato la laurea honoris causa in Ingegneria del Veicolo: evento, questo, che ha un'importanza particolare e per tutta l'industria dei videogiochi. L'ultima sera ce lo siamo persino ritrovato alle spalle, barricato dietro un sorriso sornione, mentre affrontavamo agilissimi tornanti di uno dei circuiti del gioco. Questo perché ad un giocatore che si diverte con il suo Gran Turismo non sa resistere, e un occhio alla sua partita ce lo butta sempre: lo faceva anche con i pochi passanti, spesso ragazzi molto giovani, ai quali è stato concesso di provare il titolo attraverso alcune postazioni presenti nell'hub centrale dell'evento, generalmente riservate ai giornalisti.

    E quando l'ultima sera il DJ di turno ha iniziato a mettere musica più tirata, il nostro è persino sceso in pista con le sue migliori mosse, ballando con i presenti, tutti divertiti e naturalmente anche un po' sbigottiti. Come anticipato, il pomeriggio del secondo giorno siamo anche scesi in pista ai comandi di vere dream car, esperienza divertente ma al tempo stesso formativa perché non fa mai male tastare con mano la realtà prima di giocare e giudicare il corrispettivo virtuale. Tirare al limite (il mio, non certamente il suo) su una pista tecnica e divertente come quella di Modena una Lamborghini Aventador o una BMW M2 inferocita come non mai, non è solo una cosa che fa bene al cuore, ma è soprattutto un'esperienza che aiuta a mettere in prospettiva il modello di guida di tutti i racing game presenti e passati, incluso quello di Gran Turismo Sport.

    Nerogomme

    Con l'ultimo capitolo della ventennale saga, Kazunori Yamauchi e Polyphony Digital hanno scelto di sterzare bruscamente dal consueto e, rinunciando quasi totalmente alla classica campagna in favore di una elaborata scuola guida, puntare tutto sul gioco online.

    Ma le differenze rispetto al passato non finiscono certo qui, perché Gran Turismo Sport non è più un gigantesco calderone di eventi contro una IA arretrata, e con i quali passare centinaia d'ore isolati da tutto e tutti: in questa sua ultima versione si è trasformato in un vero e proprio social network per appassionati di motori. Esiste anche qui una progressione di punti esperienza, e crediti con i quali sbloccare nuove auto e circuiti, ma non è più questo il punto nevralgico del gioco. Il suo apice, invece, è adesso rappresentato dalla omonima modalità Sport, dove la gara non si sceglie, ma si selezionata in base all'offerta del giorno e ai campionati in corso.
    GT Sport è un gioco quotidiano, di allenamento costante, ed è anche per questo che è così impostante per noi aspettare qualche giorno in più per giudicarlo con sicurezza. Bisogna capire in che modo Polyphony Digital ha intenzione di portare avanti quello che non è un capitolo chiuso, ma un discorso in svolgimento. L'obiettivo principale di Yamauchi era creare un prodotto che simulasse non più soltanto un modello di guida, ma anche la dedizione che ogni pilota di macchine deve avere per superare costantemente gli altri e se stessi. Un cambio di filosofia che insieme al sistema di penalità prova a trasformare la competizione più rabbiosa in uno scambio di stile e nervi saldi: sorprendentemente pulito, e di conseguenza sportivo... insomma, il sottotitolo di questo episodio è sicuramente azzeccato!
    Ma anche qui, serve del tempo per capire bene se le cose funzionano e funzioneranno a dovere, perché se così non dovesse essere a quel punto le altre, innegabili mancanze di questo gioco si trasformerebbero in fardelli forse troppo pesanti da sostenere.

    Mescola Tecnica

    Tecnicamente? È tutta una conferma. È vero che come dettaglio a bordo pista si è lavorato più con lo stile che con la forza bruta, ma in quanto a modellazione delle vetture e illuminazione, Polyphony conferma ancora una volta di non avere rivali. In HDR il gioco lascia esterrefatti: forse uno dei migliori esempi di cosa può davvero fare questa nuova tecnologia che moltiplica colori e sfumature. La cosa più sorprendente è che finalmente Polyphony ha rimesso mano al sonoro, e ora anche le sue meravigliose automobili sanno cantare con delle voci da usignolo (addio aspirapolveri!), caratteristica che tra le altre cose rende i soliti straordinari replay ancora più avvincenti ed emozionanti.

    Nemmeno il modello di guida delude: la simulazione come la intende Polyphony Digital è diversa da ciò che propone la concorrenza e sicuramente ha i suoi limiti, ma al tempo stesso è in grado di toccare corde precluse ad altri giochi, anche i più simulativi. Quella proposta è una realtà come sempre piegata a certe esigenze, in primis quella di rendere al massimo anche guidando con un normale pad, obiettivo perfettamente centrato tra l'altro, ma anche garantire il massimo dinamismo a chi preferisce affrontare la pista con qualche aiuto in più. Riuscirà tutto questo a farci dimenticare il numero di vetture non proprio esaltante, l'assenza dei fenomeni atmosferici variabili (che dovrebbero però arrivare, prima o poi) e di una vera e propria modalità single player? Dateci ancora qualche alba e ve lo sapremo dire.

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