Il primo gioco a venir mostrato è stato una specie di sportivo multievento, assai simile a WiiSports, dove una tipica famiglia media americana, mamma, papà e due figli (uno maschio e una ragazzina), si sono sfidati in un testa a testa fra "ragazze" e "ragazzi". Si inizia con il rafting, dove un giocatore si trova a bordo di un gommone e muovendo braccia e gambe deve raccogliere più punti bonus possibile. Il percorso è totalmente predefinito, e non c'è alcuna possibilità di cambiare itinerario o guidare in qualche modo il nostro canotto. Dopo il primo livello si passa a un carrello minerario, la scenografia è diversa, ma la struttura sembra essere praticamente la stessa. Il gioco successivo è un racing arcade con protagonisti gli avatar, il Padre di Famiglia (che dopo il ragazzino ha preso in mano la situazione), tiene le mani davanti a se, agendo come se usasse un volante, mentre per frenare si spinge in avanti con tutto il corpo. A un certo punto, dopo una serie di salti, il pilota può esibirsi in alcune piroette, ottenute muovendo tutto il corpo verso destra o verso sinistra. Si continua con un surrogato dei giochi olimpici, lancio del giavellotto, cento metri piani e ad ostacoli, calcio e beach volley. Ogni minigame è strutturato come una sorta di party game, senza alcuna velleità simulativa, dove non conta tanto il realismo del movimento, quanto il tempismo nell'effettuarlo. Anche in Kinect, come già avviene con tutti gli altri motion controller, emerge però una discrasia fondamentale. E' impossibile muovere i personaggi in modo autonomo. Nel calcio, per esempio, la formazione e la direzione di corsa dei giocatori è totalmente automatica, mentre a noi competono solo i tiri e, eventualmente le parate. Inutile dire che tutto questo ha ben poco di simulativo, mentre la tendenza generale sembra quella del casual gaming più spinto improntato più alla banalizzazione dell'esperienza ludica, più che alla sua semplificazione in chiave interattiva. Un sussulto pervade la platea solo quanto appare sugli schermi una demo basata su Guerre Stellari, dove il nostro Jedi deflette i colpi di blaster e usa la Forza in base ai nostri movimenti. Molto carina l'idea, peccato fosse palese che dietro a quei dieci secondi di gameplay mostrati non ci siano né un gioco vero né un'idea di gioco anche solo lontanamente interessante. Dopotutto gli action su binari esistono da decenni, mentre, la mancanza di force feedback (data dall'assenza di periferiche) rende i duelli di spada piuttosto irrealistici, anziché portarli a un nuovo livello di credibilità.
My Two Cents (paragrafo a cura di Francesco Fossetti)
Project Natal è, allo stato attuale dei fatti, un imbarazzo per il mondo videoludico. O meglio: è “Kinect” ad essere sbagliato, a suscitare il disagio di buona parte del pubblico presente in sala durante l'evento di presentazione. Contorta, superficiale, superflua, è infatti questa derivazione “populista” di un progetto dalle potenzialità non comuni.
Chiariamo meglio: la tecnologia alla base di Natal è senza dubbio impressionante, così come l'idea di fondo. Probabilmente tanto coraggiosa da essere fin troppo in anticipo sui tempi: consegnare oggi, all'utente finale, un sistema di motion capturing che sia contemporaneamente preciso, reattivo e poco costoso è forse un sogno da visionari. Ma è proprio perchè i videoplayer non sono altro che sognatori un po' cresciuti, che gran parte della community ha dato fiducia a Microsoft ed ha atteso fino ad oggi. Sperando in qualcosa di davvero rivoluzionario.
Sfortunatamente, in quel di Los Angeles non c'è stato nessun terremoto, nessuna svolta epocale. Tutti ci aspettavamo, ad esempio, che Natal potesse in qualche modo reinventare l'interfaccia uomo-macchina, sfruttare l'assenza di un supporto fisico per consegnarci anzitempo un sistema di navigazione fantascientifico. E invece di puntare su questo, Microsoft ha sfruttato la sua nuova periferica per i più beceri e scontanti minigame. La presentazione ufficiale è stata soporifera, ridicola. Un susseguirsi infinito di clichè, di applicazioni monocordi e pallide, già viste; già vecchie prima di nascere. Il sistema di riconoscimento vocale: dimenticato. La mappatura dei movimenti in profondità: appena accennata. Sullo schermo continuavano a girare video di scontatissime minuterie videoludiche, senza margini di salvezza.
E mentre saliva lo sconforto per l'imbarazzante struttura di minigiochi sportivi (Beach Volley e Calcio), qualcuno continuava a chiedersi, stupito, quale fosse il vantaggio di guidare un'auto senza stringere un volante, di correre sul posto come forsennati per cercare di stabilire un nuovo record ad un clone malriuscito di Track 'n' Field. Quando è arrivato un software didattico per praticare lo Yoga, alcuni hanno maledetto la stirpe deforme di WiiFit e dei suoi figli di origine oscura (che adesso, siamo sicuri, invaderanno Playstation 3 e Xbox360 come cavallette filiformi, senza un briciolo di cuscinetti adiposi).
Qualche leggera emozione si è accesa, di tanto in tanto, ricacciata poi nel limbo della futilità dalla sfilza senza fine di banalità. Uno scacco, quando persino la navigazione nei menù non è apparsa così intuitiva come avrebbe potuto essere, con il palmo della mano a fare da grosso puntatore (qual'è allora il vantaggio rispetto alle Glowing Sphere di Sony, agli infrarossi di Nintendo?).
Al di là dei risultati conseguiti dalla divisione ricerca e sviluppo, comunque, quello che brucia è l'approccio scellerato di Microsoft, che si è lanciata in un mercato per lei totalmente estraneo, consegnando al “popolino”, al “casual gamer”, una tecnologia in cui in molti, anche fra gli utenti più affezionati, avevano riposto fiducia e speranze. Per come è stato presentato quest'oggi, Kinect è finalizzato al divertimento disimpegnato e spicciolo. Non è apparsa la volontà di sfruttarlo per progetti più seri, focalizzati, creativi.
Non sappiamo ancora se questi progetti spunteranno dal cilindro delle software house nei prossimi giorni. Ci speriamo vivamente, e nel caso saremo felici di sapere che le terze parti e i team interni hanno investito sforzi produttivi per andare oltre progetti banalotti che non interessano a nessuno, non fanno bene al mercato (il popolo va educato, non accontentato), e la cui esistenza non stupisce minimamente.
Fatto sta che, nonostante lo spettacolare impianto coreografico, siamo tornati dall'evento decisamente delusi. Vedremo se il media breafing saprà portarci un'altra immagine di “Kinect”, magari rivelando nuovi progetti. L'immagine di una periferica universale, adatta a tutti e capace di stupire anche i più scettici, invece che di inseguire le voglie passeggere dei compratori occasionali.
Paragrafo a cura di Francesco Fossetti
Kinect è un progetto ambizioso, forse troppo, che si è presentato alla stampa specializzata in una forma ancora da rifinire, troppo sbilanciata verso i giocatori Casual e terribilmente lontana dai gusti del pubblico Core. Nei prossimi giorni forse cambieremo idea, ma, per il momento, i dubbi rimangono, insieme a quesiti più ampi riguardo l’effettiva utilità dei controller motion sensing nel mondo dei videogames.