Le migliori colonne sonore dei videogiochi (Parte 1)

Da The Last of Us a Castlevania Symphony of the Night: prima parte del nostro speciale dedicato alle migliori colonne sonore dei videogiochi.

Le migliori colonne sonore dei videogiochi (Parte 1)
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Quando mi viene offerto un articolo relativo al campo delle colonne sonore videoludiche accetto di scriverlo sempre con grande entusiasmo. La passione per i videogiochi può dirsi infatti eguagliata solo ed esclusivamente dalla mia insaziabile fame di musica, un interesse che spesso assume la forma di vera e propria necessità nell'arco del mio quotidiano. La musica è per me una compagna fedele, imprescindibile, alle volte addirittura una piccola ossessione, che alimento non solo con lunghi ascolti dei miei artisti preferiti ma anche strimpellando di tanto in tanto quella Fender Telecaster citata nella breve descrizione che accompagna il profilo utente del sottoscritto. Inutile dire che il ruolo di sacralità che attribuisco alla musica si manifesta anche in campo videoludico: molti dei miei titoli preferiti sono diventati ricordi preziosi proprio grazie a colonne sonore di grande spessore che hanno contribuito ad imprimere nella memoria eroiche battaglie o malinconici addii, un'esperienza certamente condivisa da molti di voi lettori.
Stilare una Top 5 delle migliori OST di sempre, alla luce di quanto detto sopra, diviene quindi per me un esercizio praticamente impossibile da realizzare: da un lato non saprei sinceramente isolare un numero così contenuto di colonne sonore, escludendo inevitabilmente lavori imprescindibili; dall'altro, per quanto appassionato di questo specifico campo, non ritengo di possedere un bagaglio di conoscenze talmente ampio da poter coprire con puntualità l'intera storia del medium. Eppure un'occasione così ghiotta e divertente non volevo davvero lasciarmela scappare, e così ho deciso di basare la mia selezione su di un criterio ben preciso: la capacità che la musica ha di evocare i nostri personalissimi "panorami interiori", quella magia con cui una melodia è in grado di tratteggiare dinanzi a noi un luogo, uno spazio, immaginario o reale che sia, in cui risiedono ricordi e sentimenti intimi. Quella che segue è quindi, molto semplicemente, "una" delle tante possibili Top 5 delle cinque migliori colonne sonore videoludiche di sempre: che condividiate o meno le scelte effettuate poco importa, quel che conta è che non vedo l'ora di conoscere le vostre.

5) Castlevania: Symphony of the Night

Castlevania è una saga che non ha bisogno certo di presentazioni: l'infinita guerra tra la famiglia Belmont e il Signore dei Vampiri Dracula è entrata di diritto nell'olimpo videoludico grazie ad una serie di capolavori senza tempo. Symphony of the Night è sicuramente uno dei capitoli della saga più belli di sempre, con il tenebroso Alucard impegnato a reclamare la vita di suo padre mentre si addentra nell'enorme castello dove troverà prigioniero l'ammazzavampiri Richter Belmont, scomparso anni primi in circostanze misteriose.
Non è un caso se oggi, ripercorrendo le stanze del mefistofelico edificio, i ricordi travolgono prepotenti chiunque abbia potuto godere in passato di uno dei "metroidvania" più belli e curati di sempre, grazie anche ad una colonna sonora di incredibile impatto firmata dalla compositrice giapponese Michiru Yamane. SOTN travolge il giocatore sin dalle prime battute con un incipit al cardiopalma, recuperando di peso i momenti finali di Rondo of Blood: Richter è a un passo dall'ottenere la sua vendetta, mentre una lunga scalinata lo separa dalle stanze del Conte. La torre sede dello scontro viene irradiata dalla luce della luna piena, mentre un vento sferzante spazza via le nubi sullo sfondo: un'atmosfera lugubre e solenne, accompagnata da un brano che galvanizza e infervora, intitolato Prologue. Una cavalcata di puro hard rock, dove pesanti chitarre distorte alternano lunghe note sospese a velocissime sessioni di tapping; una pioggia incredibile di suoni che sembra materializzare dinanzi ad i nostri occhi tutta la rabbia e l'odio nutriti dal buon Richter.
Un evocativo organo completa il capolavoro musicale, aggiungendo una decisa dose di pathos: presentarsi al cospetto di Dracula non è impresa affatto semplice, ma Prologue trasmette sicuramente la giusta dose di coraggio adatta a consumare la violenta vendetta che ci acceca.

Non si vive (o muore) di sole sonorità rock nell'incubo di SOTN, comunque recuperate da altre stupende tracce della colonna sonora, una su tutte Festival of Servants; la grandezza della OST composta dalla talentuosa Yamane risiede infatti nel variegato estro compositivo che la caratterizza, per una raccolta di brani capaci di spaziare su di un vasto ventaglio di generi. A testimonianza di quanto detto, i miei ricordi di videogiocatore appassionato (e di esperto ammazzavampiri) legati all'odissea di Alucard vengono spesso accompagnati dalla vivace Marble Gallery. Mentre avanzo nel buio dei laboratori alchemici e della enorme libreria del castello affettando zombie famelici e perfidi scheletri, il ritmo incalzante della melodia di Marble Gallery mi tiene compagnia: un brano sperimentale, caratterizzato da un tappeto di sintetizzatori che ricreano un'atmosfera inquietante, misteriosa, proprio come gli spazi che il giocatore attraversa.
Le liquide sonorità elettroniche del brano sembrano illuminare quegli antri bui che mi circondano, dai quali spuntano mille occhietti famelici pronti a strappare via la vita dal corpo del mio coraggioso alter ego mezzosangue, mentre percussioni decisamente più tradizionali se paragonate al mood generale della traccia scandiscono con discrezione il susseguirsi delle battute, quasi a volerci risvegliare dal magico torpore che, suadente, ci attanaglia. Il seducente potere di un castello che è vivo e ha fame: nei panni di Alucard sarebbe bene non abbassare mai la guardia, neanche quando cullati dalle melodie più dolci.

L'alba si avvicina cari lettori, la notte è stata lunga e gli orrori che l'hanno costellata indicibili. Ma ce l'abbiamo fatta e siamo ad un passo dalla fine, il nostro destino ci attende e con esso il meritato riposo, mentre aspettiamo che la luce del sole ci bagni il viso. Un'ultima danza di morte prima di salutare i Belmont, una di quelle che proprio non puoi astenerti dal ballare: parliamo di un brano simbolo della serie, presente in quasi tutti i capitoli, Symphony of the Night incluso.
Ci riferiamo a Bloody Tears, traccia ricorrente nell'universo musicale della saga, puntualmente riarrangiata ogni qualvolta il castello di Dracula si riaffaccia dalla nebbia. Un brano trascinante, travolgente, dai ritmi serratissimi, la colonna sonora perfetta per una notte di caccia che non sembra mai finire. La versione presentata in Symphony of the Night si apre con le suadenti note di un pianoforte che riproduce il riff tipico della track: per un attimo veniamo catapultati in ben altri orrori dal sapore tutto "cinematografico", quali quelli dei "Main theme" dei capolavori "L'Esorcista" e "Halloween". C'è un male strisciante e subdolo che ci spia, studia i nostri movimenti, attende il momento giusto per colpire e per trascinarci per sempre nelle tenebre più fredde che mente umana possa immaginare.
Solo il coraggio e la determinazione possono aiutarci, e il buio viene improvvisamente squarciato da un power chord di chitarra elettrica seguito da un lungo assolo "a due voci". Non c'è tempo per riprendere fiato, stiamo correndo a perdifiato verso la luce mentre la notte ci insegue inarrestabile, come il pesante ritmo scandito dalla possente batteria ci ricorda attimo dopo attimo, passo dopo passo. Ma mentre fuggiamo in preda all'angoscia e alla speranza non possiamo che chiederci se gli orrori incrociati sul nostro cammino in questa lunga notte sono davvero esistiti. È incubo o realtà il mondo deforme che ci circonda e che sembra volerci divorare? Mentre fuggiamo non sappiamo darci una risposta lucida e sensata; d'altronde siamo pur sempre dei semplici esseri umani, nient'altro che dei "miserabili piccoli mucchi di segreti".

4) Nier

Il nome di Nier è oggi sulla bocca di molti grazie al buon livello di hype e alle convincenti impressioni raccolte presso la stampa e il pubblico da parte di Automata, capitolo inedito di quella che possiamo definire oramai una saga a tutti gli effetti, in uscita il prossimo 10 marzo. Nato come spin-off della celebre serie di Drakengard, Nier viene pubblicato ben sette anni fa, ricevendo da parte della critica un'accoglienza tutt'altro che calorosa. D'altronde il titolo partorito dalla fervida mente di Yoko Taro era caratterizzato da limiti evidenti, sia sul fronte tecnico che ludico, prestando il fianco a critiche più che lecite.
Eppure Nier è riuscito pian piano ad ottenere lo status di vero e proprio "titolo di culto", vantando una discreta nicchia di appassionati che nell'action/rpg pubblicato da Square Enix hanno scoperto un prodotto sì imperfetto, ma capace di lasciare un segno profondo nel panorama del genere di riferimento. Buona parte di tale merito deriva certamente da un modo del tutto inedito ed originale di concepire il canonico "new game +", la cui funzionalità viene completamente stravolta (in positivo) da Yoko Taro e dal suo team.
Preferiamo non approfondire tale aspetto della produzione dal momento che immaginiamo molti giocatori decideranno di lanciarsi nel mondo di Nier per la prima volta con l'avvento di Automata. Quel che ci preme sottolineare in questa sede è invece la qualità indiscussa della colonna sonora del titolo, uno degli aspetti inattaccabili del tanto discusso spin-off. La OST di Nier è stata curata dal composer giapponese Keiichi Okabe, e non può che essere definita come "spettacolare". L'accompagnamento musicale del progetto brilla di una luce tutta sua, distinguendosi non solo per l'enorme varietà e versatilità delle varie tracce, ma anche per le modalità con cui quest'ultime vengono proposte e rimodellate proceduralmente.
Di quasi tutti i brani infatti troviamo diverse versioni: melodie dolci e malinconiche, perfette per accompagnare i momenti salienti del drammatico plot, vengono completamente stravolte durante le sequenze d'azione, così da caratterizzare con maggiore puntualità i serrati combattimenti degli scontri più caotici.
Un collaudato sistema procedurale modifica l'accompagnamento in tempo reale, selezionando il brano più adatto al contesto: un espediente intelligente, che però si sarebbe rivelato piuttosto inefficace senza delle "basi" solide su cui lavorare e con le quali allietare l'ascolto del giocatore. Per un attimo quindi torniamo con la memoria al piccolo villaggio rurale in cui Nier abita in compagnia dell'amata figlia Yonah, in un mondo post-apocalittico in cui la tecnologia è andata pian piano scomparendo, riconducendo apparentemente la razza umana ad un livello di industrializzazione decisamente più semplice ed arretrato. Mentre ci muoviamo per il piccolo centro abitato la mediocrità del comparto tecnico del titolo si mostra prepotente, ma a noi poco importa perché l'atmosfera che respiriamo è incredibile; nonostante una mole poligonale tutt'altro che abbondante e una qualità delle texture dimenticabile, nell'aria risuonano le note della malinconica Songs of the Ancients Devola, una melodia caratterizzata da un dolce arpeggio di chitarra classica ritmato da semplici percussioni.
L'angelica voce di Emiko Rebecca Evans pronuncia misteriose parole appartenenti ad una lingua a noi sconosciuta, eppure c'è qualcosa in quei suoni che sembra rivolgersi direttamente al nostro cuore: quasi un'intuizione, che ci parla di pace, di distanza e di rassegnazione, ma anche di dolcezza e coraggio racchiusi in una speranza che non sembra mai svanire, neanche nel più disastrato e provato dei mondi.

Chiunque abbia giocato e completato il primo Nier conoscerà certamente i retroscena sull'identità di uno dei personaggi più importanti del nostro party, ovvero l'agguerrita e affascinante spadaccina Kainé. La cocciuta ragazza ci accompagnerà per buona parte della nostra avventura, sulle prime con grande diffidenza, per poi affezionarsi sempre più allo stesso Nier, a Grimoire Weiss e al buon Emil. Kainé non è solo una guerriera inarrestabile ma è anche la protagonista di alcune tra le tracce più belle della OST, che prendono il titolo proprio dal nome della giovane: tra le tante versioni di Kainé la mia preferita rimane Escape, una gemma preziosa di incredibile caratura. Il brano in questione si apre con alcune note di piano che risuonano nell'aria, mentre d'improvviso le percussioni e gli archi fanno il loro prepotente ingresso, cadenzando un ritmo quasi tribale.
Ancora una volta la voce femminile tratteggia le atmosfere di un pezzo di grande impatto: d'improvviso veniamo proiettati in una terra antica e selvaggia, fatta di panorami sconosciuti e sconfinati, nel bel mezzo di quello che potrebbe sembrare un vero e proprio rito pagano. C'è solennità e rigore nelle note di Kainé Escape, caratteristiche che rispecchiano perfettamente il personaggio a cui si ispirano: ma la dolce melodia è avvolta anche da un velo di fragilità e candore pronto a strapparsi sotto i colpi degli "Shade", le violente creature antropomorfe che abitano il martoriato universo di Nier. Mistero e malinconia si incrociano, tessendo la tela di un'esperienza musicale indimenticabile che non possiamo che consigliarvi qualora non abbiate ancora compiuto il vostro viaggio alla ricerca disperata di Yonah. Un ultimo appunto prima di ripartire alla volta del sogno: la OST del titolo è stata rielaborata anche in una gustosissima "Piano Collections", una selezione dei brani più significativi arrangiati esclusivamente per pianoforte. Un lavoro di rielaborazione sopraffino, che attribuisce una fisionomia completamente diversa ai vari componimenti, ma che in questa sede non possiamo trattare integralmente. Insomma, un ascolto imprescindibile per il sottoscritto, che vi suggerisce quindi di rivolgervi allo Square Enix Store per recuperare le due diverse espressioni di una delle colonne sonore videoludiche più belle di tutti i tempi: sarà dura per Okabe e soci replicare un tale capolavoro artistico con Automata, ma noi dal canto nostro riponiamo grande fiducia nei confronti del geniale composer.

3) The Last of Us

Il talento del compositore argentino Gustavo Santaolalla è indiscusso: nel corso di una carriera pluri-trentennale l'artista sudamericano è stato insignito di numerosi e prestigiosissimi premi, tra i quali ben due Oscar per la "Miglior Colonna Sonora Originale" grazie alle pellicole "Babel" e "I Segreti di Brokeback Mountain". Non sorprende quindi che il talentuoso duo Straley/Druckmann abbia deciso di ingaggiarlo per affidargli il comparto musicale del progetto (sino ad allora) più ambizioso a cui Naughty Dog avesse mai lavorato, il capolavoro The Last of Us. Il mondo in cui lottano per la sopravvivenza Ellie e Joel è un posto malato, desolato, in cui bande di predoni rubano, distruggono e violentano, e piccole comunità sfuggono al contagio e alla morte alla ricerca disperata di un piccolo bagliore di umanità.
Il faticoso viaggio dei due protagonisti alla ricerca de "Le Luci" costituisce oggi uno dei tasselli più importanti nell'evoluzione del medium videoludico, un vero e proprio punto di non ritorno in quanto a caratterizzazione dei personaggi e del mondo di gioco: merito del clamoroso successo di critica e pubblico registrato è certamente da condividere con Santaolalla, la cui incredibile sensibilità musicale e umana viene riversata in una colonna sonora d'autore impossibile da non possedere nella vostra collezione. Tra i brani di maggiore impatto non posso non citare quella che per me è LA traccia capace di racchiudere tutta l'essenza di TLOU in soli 2:54 minuti di durata. All Gone (No Escape) è un breve volo a mezz'aria su città abbandonate e su autostrade oramai reclamate dall'avanzare della natura, sulle rovine di una civiltà corrotta per sempre da un male inestirpabile, spaurita, in cui la violenza costituisce l'unica vera forma di dialogo.
La struttura del brano viene interamente sorretta dal suono intenso di un violino, per una melodia languida, malinconica, drammatica, sempre in tensione, proprio come i muscoli di chi si aggira di notte in un vecchio edificio cadente e tende l'orecchio per percepire anche il più tenue dei suoni prodotti dai letali Clicker.
Sempre in bilico tra rassegnazione, disperazione e vulnerabilità, All Gone (No Escape) ci trasporta con la mente in un vasto campo di fiori i cui colori sono stati lavati via da una pioggia di polvere e cenere, proprio come accaduto ai cuori di una civiltà lacerata dall'infezione del Cordyceps: eppure, se ti soffermi e riprendi fiato per un attimo in tutto quel buio, scoprirai che di quegli stessi fiori puoi ancora sentirne il profumo nel vento di tanto in tanto.

L'estro creativo di Santaolalla si esprime anche grazie all'utilizzo di un parco strumentale piuttosto inusuale, dove le più canoniche chitarre, percussioni e violini si mescolano con strumenti profondamente legati alle più differenti tradizioni popolari del globo, restituendo all'ascoltatore una produzione ricca di personalità, pathos e originalità.
Non a caso il maestro argentino, per la colonna sonora di TLOU, si è spesso affidato al Ronroco, uno strumento popolare originario delle Ande Boliviane, una sorta di incrocio tra una chitarra acustica ed un mandolino, in cui cinque coppie di corde vengono fatte risuonare per un uso ritmico, arpeggiato o solistico.
Il suono restituito dal Ronroco è dolce, discreto, in qualche modo ancestrale, capace di materializzare dinanzi ai nostri occhi immense steppe e complesse catene montuose che si perdono nell'orizzonte: sensazioni simili a quelle trasmesse dal brano intitolato proprio The Last of Us. La composizione si apre con un intenso arpeggio di Ronroco, accompagnato sullo sfondo da strumenti a corda e a fiato che, riproducendo sonorità piuttosto acide e a tratti cacofoniche, contribuiscono ad instaurare un clima di tensione, quasi di disagio.
Mentre le pesanti percussioni scandiscono un ritmo tribale, chitarre acustiche ed elettriche si intrecciano, trascinandoci in terre selvagge ed incontaminate, popolate dalla sola fauna locale. All'orizzonte, nubi cariche di pioggia incombono su di noi, a tratteggiare le battute finali del componimento che recuperano l'atmosfera tesa e incerta dell'incipit, dopo una parte centrale più ariosa e rilassata. Lo stile di Santaolalla è personalissimo, originale come pochi, un talento prezioso, vivace, capace di tuffarsi nello studio curioso della tradizione popolare: se avete apprezzato quanto ascoltato nel capolavoro Naughty Dog e desiderate approfondire, allora consiglio di dedicarvi alla OST del film "Brokeback Mountain". Sarà probabilmente l'inizio di un indimenticabile cammino musicale, ve lo garantisco.

Già immagino le vostre facce cari lettori: abbiamo appena cominciato a scalare i gradini del podio, a trattare i "grandi" di questa personale classifica, quando sul più bello le ultime due posizioni non vengono presentate. Tranquilli, io le idee le ho chiarissime, e vi svelerò i primi due classificati in una seconda parte di questo "speciale" presto pubblicata sulle pagine di Everyeye. Nel frattempo il palcoscenico è tutto vostro: affollate pure l'area commenti e ditemi cosa ne pensate di queste prime tre posizioni svelate. Ma soprattutto condividete le vostre Top 5, magari linkando uno dei brani più significativi per ciascuna OST; la mia curiosità attende tutte le vostre proposte!