Speciale Murdered: Soul Suspect

Qualche rammarico dopo la chiusura di Airtight Games? La loro creatura avrebbe meritato di più?

Speciale Murdered: Soul Suspect
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Sono un vero duro, vado in giro con sette buchi in pieno petto, in compagnia di una ragazzina appena sottratta ad una morte sicura, tormentato dal ricordo della mia amata Julia, e quando mi girano, faccio esplodere i nemici. Una volta sono anche morto.
    No, non sono l'ultimo discendente della divina scuola di Hokuto.


    A raccontare di un detective dal passato burrascoso, magari cucendogli addosso dei trascorsi familiari non proprio gioiosi, son buoni tutti. Ma ai ragazzi dell'ex Airtight Games bisogna assolutamente riconoscere la genialità di quella trovata narrativa, che prevede la morte del buon Ronan O'Connor nella sequenza introduttiva. La curiosa premessa, che ci avrebbe affidato un fantasma sforacchiato e lacero-contuso per indagare sulla propria morte, e mostratasi attraverso un bombardamento di spettacolari teaser, aveva incuriosito tutti, pur lasciando trapelare ben poco di quella che sarebbe stata la resa finale.

    La verità è che non sei morto abbastanza

    Murdered: Soul Suspect è un adventure game atipico, che focalizza gran parte dell'esperienza di gioco sull'aspetto investigativo: siamo fantasmi e possiamo sfruttare i vantaggi della nostra nuova forma ectoplasmica, nonchè le doti investigative in bella vista sul curriculum di Ronan, ma tutto ciò che ci è dato fare è trascrivere gli indizi trovati e scegliere quelli che, in modo lampante, si mostrano inerenti a qualche forma di deduzione; la deduzione in sè, però, è affidata ad una sequenza animata. Se Murdered non è un adventure game impegnativo e quindi "completo", è colpa della paura degli sviluppatori di avere a che fare con un pubblico estremamente pigro, al punto da non sopportare nemmeno la vista di un un enigma o puzzle da risolvere, che, se "bloccato" in una sezione di gioco per più di una manciata di minuti, mette subito la mano al portafogli digitale per acquistare qualcosa di meno stressante a livello cognitivo. Va a finire che più di un giocatore si possa sentire addirittura offeso, dopo aver portato a termine l'avventura con un impegno praticamente nullo, perchè convinto che gli sviluppatori non abbiano riposto abbastanza fiducia nelle sue abilità, al punto da ritenerlo totalmente incapace di dilettarsi in un paio di deduzioni spicciole. In questo senso, un sistema di gioco che punisse in qualche modo gli errori del giocatore nel selezionare gli indizi, avrebbe sicuramente giovato.

    E poi ci sono i combattimenti. Ronan è uno spirito buono, bloccato nel limbo finchè ci saranno ancora questioni in sospeso, ma esistono presenze demoniache che si aggirano per le strade di Salem, intente a divorare le povere anime disorientate che le popolano. Nonostante l'indole violenta di Ronan, non è possibile prendere a calci i suddetti demoni, ma solo coglierli alla sprovvista e farli esplodere, portando a termine dei brevissimi quick time event. Il problema sorge quando i tentativi di passare inosservati falliscono, e ci tocca nasconderci in quelli che sembrano i residui lasciati dalle altre anime, saltando da un nascondiglio all'altro, mentre i demoni, piuttosto furiosi, ci sbirciano dentro. Manca solo la musichetta di Benny Hill.
    Ci tocca spesso aiutare la co-protagonista Joy, unica testimone del nostro assassinio, in brevi fasi stealth, rovinate anch'esse da una spietata linearità e dalla totale impossibilità di fallire nell'intento.
    Ben altra questione le fasi di esplorazione, nel complesso ben studiate e forti di alcune trovate piuttosto azzeccate, come la possibilità di prendere il controllo dei gatti randagi di Salem per superare ostacoli altrimenti invalicabili.
    Se l'avventura può essere portata a termine tranquillamente in una mezza dozzina d'ore, ci si può sempre distrarre raccogliendo alcuni indizi aggiuntivi, disseminati per le aree di gioco, utili per ricostruire parti della storia di Salem e degli omicidi avvenuti in passato, e i frammenti di ricordi che riportano a galla alcuni avvenimenti della vita di Ronan e ne arricchiscono il drammatico background.

    Nonostante tutto, il personaggio di Ronan funziona, complici il fascino intramontabile del detective burbero e le sue uscite tragicomiche, così come l'interessante ambientazione carica di spiriti tormentati, immagini residue, addensamenti molecolari, poltergeist e altre porcherie che conosciamo per aver guardato qualche episodio di troppo di Ghost Hunters. Funziona anche la trama, anche se con i suoi alti e bassi, e la certezza matematica che, ambientando un thriller paranormale a Salem, si possa finire per toccare le solite tematiche trite e ritrite. Bisogna anche riconoscere un certo merito ad Airtight per aver proposto delle modalità di gioco diverse dal solito, e allo stesso tempo aver rispolverato un genere sacro come quello delle avventure grafiche, proponendo quella che avrebbe potuto essere una discreta via di mezzo fra l'avventura di stampo classico e lo story-driven puro.

    Mai incrociare i flussi

    La versione PC di Murdered ci accoglie con un "premi start" degno di un porting da quattro soldi, ma con grande sorpresa notiamo la presenza di una voce apposita nel menù delle opzioni: tutti i parametri relativi ad anti-aliasing, ambient occlusion, filtering e altri orpelli grafici possono essere gestiti da qui, a favore della scalabilità dell'ormai vetusto Unreal Engine 3. La veste grafica non mostra niente di esaltante rispetto a quello che ci si aspetta normalmente da un titolo cross-gen, ma un buon level design e una certa cura per la realizzazione dei personaggi -almeno dei protagonisti- possono far chiudere un occhio su delle animazioni non proprio eccelse e il fastidioso riciclo dei modelli poligonali delle comparse. Totalmente imperdonabile, tuttavia, l'impossibilità di personalizzare i controlli, nel caso si scelga l'accoppiata mouse e tastiera: premere contemporaneamente R + D + tasto destro del mouse in un quick-time event, con conseguente sindrome del tunnel carpale, non è proprio il massimo.
    Se da un lato abbiamo apprezzato il lavoro dei tecnici del suono per rendere l'atmosfera spettrale di Salem più convincente possibile, non possiamo rivolgere gli stessi elogi ai responsabili del doppiaggio italiano, decisamente sottotono rispetto alla controparte inglese e molto spesso fuori sincrono. Se volete gustare a pieno l'esperienza di gioco, consigliamo vivamente, se possibile, di optare per il doppiaggio originale.

    Software houses che hanno visto la stella della morte

    I fallimenti e i conseguenti licenziamenti in tronco fanno più paura delle storie di fantasmi: a pochi giorni dalla release ufficiale di Murdered: Soul Suspect, chiudeva la casa di produzione Airtight Games, conosciuta per Dark Void e Quantum Conundrum, lasciando un breve tweet e un annuncio di vendita di uffici e delle attrezzature incollato sulla porta.
    L'impressione è che il risultato non proprio eccelso dell'ultimo lavoro di Airtight possa essere causato da un ‘rush' della produzione, sullo sfondo di quei bruschi cambiamenti che erano già nell'aria, anticipati dall'abbandono del team da parte della direttrice artistica Kim Swift (Portal, Left 4 Dead), in vista di una collaborazione con Amazon.
    L'augurio è che molte delle menti geniali, reduci dall'esperienza con Airtight, non abbiano imparato la lezione, e possano continuare a remare contro le tendenze di un mercato sempre più dominato da soli prodotti tripla A dal budget hollywoodiano, o indie game tirati su al prezzo di un sacchetto di noccioline, e che pare non lasciare più spazio alle produzioni di fascia intermedia.
    Certo, in questo senso non giova neanche l'approccio del videogiocatore medio, che ha smesso di sperare in un'evoluzione dei generi, che camperebbe tranquillamente di continue indigestioni di sequel, e che forse si sarà chiesto più di una volta, giocando a Murdered, cose tipo "ok, ma quando si spara?".

    Murdered: Soul Suspect Una valutazione difficile, per un titolo che ha stile da vendere, ottimi spunti ed alcune trovate geniali, ma anche gravi mancanze negli aspetti strettamente legati al gameplay: di sicuro questo Murdered potrebbe rappresentare, nel bene e nel male, un nuovo punto di partenza per il genere; l’avremmo visto volentieri correggersi e svilupparsi in quel sequel che pare sempre più improbabile.

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