Speciale Retrospettiva Star Wars Battlefront

In attesa di mettere le mani sul reboot firmato DICE, uno sguardo alla storia del brand che ha portato con successo la saga di George Lucas sui campi di battaglia online, tra rievocazione di combattimenti noti ai fan e combattimento veicolare.

Speciale Retrospettiva Star Wars Battlefront
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Con gli annunci della recente Star Wars Celebration di Anaheim ancora freschi nella memoria, l'attesa per Star Wars: Battlefront non potrebbe essere più accesa. Per quanto le prime informazioni concrete sul gioco siano state accompagnate da un certo numero di critiche su Reddit e sui forum ufficiali di DICE, il progetto conserva comunque un notevole fascino. In attesa di poter finalmente mettere le mani sul pad e provare in prima persona l'esperienza di gioco, togliendoci così ogni dubbio relativo ai legami con la saga di Battlefield, abbiamo pensato di concederci un piccolo passo indietro, tornando alle radici del brand che è riuscito con successo a trasportare la saga di Lucas sui campi di battaglia online.

    GUERRA GALATTICA

    I lavori su Star Wars: Battlefront cominciarono nel 2002 sotto etichetta LucasArts, e il timone dello sviluppo fu affidato ai ragazzi di Pandemic Studios. Al tempo, la software house aveva sulle spalle soli quattro anni di attività, e, sebbene si fosse già distinta grazie all'ottimo Full Spectrum Warrior, il suo nome era ancora relativamente poco noto. Le idee sul tipo di gioco da sviluppare, tuttavia, erano già ben chiare, come è facile intuire rileggendo qualche intervista rilasciata da Greg Burrod, producer del gioco, poco prima del lancio. I punti focali della produzione dovevano essere il gameplay strategico basato su squadre e un'efficace riproduzione di alcune delle battaglie più famose dei film della vecchia e nuova trilogia (sebbene all'epoca La Vendetta dei Sith non fosse ancora uscito nelle sale). Gli sviluppatori si misero al lavoro per ottimizzare il loro engine proprietario, noto come Zero, al fine di adattarlo a mappe di grandi dimensioni, e cercarono di trovare la formula più adatta a riprodurre le grandi battaglie della saga. La scelta ricadde su un classico sistema di conquista, con le due squadre (64 giocatori su PC e 32 su console) inizialmente al controllo di un certo numero di punti sensibili, ed in grado di conquistare quelli avversari. A distinguere la produzione da altri classici sparatutto online c'era la presenza di un discreto numero di NPC costantemente sulla mappa, adatti sia a rendere le battaglie corali e spettacolari dal punto di vista grafico, sia a rappresentare utili asset per la relativa squadra. Anche i veicoli costituivano un punto di forza del gioco: a fianco di quelli guidati dall'IA (come gli AT-AT nella battaglia di Hoth), altri potevano essere controllati direttamente dai giocatori (ad esempio, gli Snowspeeder, con tanto di lancia-arpioni perfettamente riprodotto). Per quanto il gioco presentasse un deciso focus sulla componente online, gli sviluppatori decisero di affiancarvi una sorta di campagna singolo giocatore, la quale tuttavia si limitava a proporre gli scontri sui diversi pianeti in sequenza, legati da cut-scene che riutilizzavano in parte il materiale della saga cinematografica. Purtroppo, la scarsissima intelligenza artificiale e l'assenza di livelli appositamente studiati per la fruizione in solitaria finirono per rovinare completamente questo aspetto, compromettendo anche in parte i giudizi della critica. Se la componente single player e l'intelligenza artificiale finirono dunque per deludere tutti, l'originale Star Wars: Battlefront è comunque riuscito a ricavarsi un suo spazio nel cuore di moltissimi fan, al punto da essere giocato per molti anni dopo il lancio, soprattutto grazie alle mod su PC. Sul fatto che la licenza di Star Wars abbia giocato un ruolo importante nel successo del capostipite non abbiamo dubbi, ma i suoi punti di forza rimangono evidenti ancora oggi. Alcune mappe, in particolare quella che riproduceva nel dettaglio la battaglia sul pianeta ghiacciato Hoth (da L'Impero Colpisce Ancora), mettevano i fan della saga cinematografica di fronte a scenari evocativi, e permettevano loro di compiere le medesime gesta viste tante volte nei film. Riguardando i video disponibili su Youtube, non è difficile ricordarsi l'emozione al primo AT-AT abbattuto avvolgendone le esili zampe meccaniche con il cavo lanciato da uno Snowspeeder.

    PANDEMIC STRIKES BACK

    Solo un anno dopo il buon successo riscosso dal primo Battlefront, i ragazzi di Pandemic tornarono con un sequel diretto, evidentemente intenzionati a correggere le sviste del primo episodio. A fronte un un impianto di gameplay sostanzialmente invariato nelle fondamenta, il seguito si distingueva innanzitutto per la campagna singolo giocatore molto più strutturata e densa. Quest'ultima si dipanava lungo diciotto missioni, e ci metteva al controllo di uno dei membri della leggendaria 501 Legione, il miglior gruppo scelto di Stormtrooper al servizio di Darth Vader. Anche in questo caso, la progressione andava a toccare i punti salienti della vicenda attraverso le battaglie più famose, ma il tentativo di Pandemic di rendere più interessante la progressione è stato generalmente apprezzato. Per quanto l'intelligenza artificiale dei nemici presentasse ancora dei pesanti limiti, la maggiore coesione tra gli eventi e l'abbozzo di trama hanno rappresentato quantomeno uno sforzo nella giusta direzione. Da notare l'introduzione delle battaglie spaziali, del tutto opzionali ed anch'esse ispirate ai grandi eventi della saga, come lo scontro tra Ribelli e Impero nell'orbita di Endor. Anche queste ultime rappresentano un tentativo di Pandemic di dimostrare ai fan l'attenzione per le loro richieste, e risultarono apprezzate. Relativamente invece al comparto online, Battlefront 2 portò sul campo diverse novità, sia a livello di mobilità dei giocatori, ora dotati di uno sprint e della capacità di evadere il fuoco nemico con una capriola, sia contenutistici. Innanzitutto, i ragazzi di Pandemic decisero di seguire il feedback dell'utenza e resero giocabili alcuni personaggi-icona dell'universo lucasiano, che nel primo Battlefront scendevano in campo controllati dalla (pessima) intelligenza artificiale, tra cui anche i tanto sospirati Jedi. Per prenderne il controllo, era naturalmente necessario ottemperare a una serie di specifiche richieste, come l'accumulo di un determinato punteggio (una soluzione simile a quella già adottata da DICE nel futuro reboot). Inoltre, Pandemic lavorò molto sul fronte delle modalità, così da ampliare l'offerta piuttosto esigua del predecessore. Alla classica conquista si aggiunge dunque il Capture the Flag (con una o due bandiere), una modalità dedicata espressamente alle battaglie spaziali, una ai personaggi iconici della serie, e una volta a sfruttare in maniera più interessante una delle caratteristiche già viste nel primo Battlefront, ossia la presenza in alcune mappe di tribù indigene, come gli Ewok o i Jawas, i quali andavano a influire sul conflitto in corso, aiutando una o l'altra fazione. Nella modalità Hunt, diventava possibile controllare attivamente una di queste fazioni, nel tentativo di respingere l'armata avversaria.
    L'aggiunta di un gran numero di tipologie di partita diverse, con grandi apprezzamenti per la possibilità di uscire dall'astronave durante le battaglie spaziali e danneggiare i sistemi interni delle navi più grandi, garantì a Battlefront 2 un notevole successo di critica e pubblico. Ancora una volta vennero criticate l'intelligenza artificiale, purtroppo carente, e la modalità singolo giocatore, migliorata ma imperfetta, mentre la componente multigiocatore mise tutti d'accordo.
    Proprio grazie al buon successo commerciale della serie fino a quel momento, LucasArts decise di investirci nuovamente, affidando ai ragazzi di Free Radical lo sviluppo di un terzo capitolo. Cominciati nel 2006, i lavori giunsero quasi al termine nel 2008, eppure il progetto non vide mai la luce, cancellato frettolosamente e senza troppe spiegazioni. Secondo alcune ricerche, LucasArts rimase scottata dalle ingenti cifre necessarie per il marketing, secondo altre si trattò invece dei continui rimandi da parte del team di sviluppo. Si tratta senza dubbio di una delle cancellazioni più bizzarre della storia del videogame, soprattutto considerato il fatto che il gioco si trovava ormai in fase di polishing, come risulta evidente dai video gameplay comparsi successivamente. Non conosciamo molto delle caratteristiche del gameplay, se non un interessante dettaglio: pare infatti che Free Radical avesse sviluppato una tecnologia che avrebbe permesso ai giocatori di passare dai combattimenti nello spazio direttamente sino alla superficie dei pianeti, in un'unica, fluida sequenza, senza caricamenti.

    Senza dubbio, i due capitoli principali di Star Wars: Battlefront rimangono molto più radicati nella memoria dei giocatori PC di quanto non siano in quella del pubblico console, perlomeno in Italia: nell'era di PS2 e della prima Xbox, la connessione ad internet rappresentava per le console casalinghe un lusso, e si è largamente diffusa solamente con la successiva generazione. Come abbiamo più volte ribadito nel nostro excursus, il vero focus del brand è sempre stato il comparto online, e, nonostante gli apprezzabili tentativi del secondo episodio, la modalità trama ha sempre rappresentato tutt'al più un'aggiunta (non a caso, la stessa filosofia è stata applicata da DICE per il reboot della saga). Proprio per questo, un'ampia fetta del pubblico di videogiocatori italiano non ha memoria degli scontri su larga scala offerti dagli originali Battlefront, e riconoscerà nell'imminente reboot di DICE un qualcosa di tutto sommato nuovo. Il pubblico PC svilupperà invece l'esigenza di un naturale confronto con l'opera di Pandemic, e sarà interessante scoprire quante e quali modifiche alla formula originale DICE metterà in campo. Per quanto i primi minuti di gioco ci siano stati mostrati durante la Star Wars Celebration, infatti, dettagli precisi sulle modalità e sul gameplay scarseggiano, e per questi dovremo attendere ancora qualche settimana, sino all'inizio dell'E3 di Los Angeles.

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