SNES Mini: alla ricerca del mario kart perduto

Emozioni e sensazioni speciali emergono rigiocando a Super Mario Kart su SNES Mini: facciamo un salto indietro nel tempo!

SNES Mini: alla ricerca del mario kart perduto
Articolo a cura di

Can the child within my heart rise above?
Can I sail through the changin' ocean tides?
Can I handle the seasons of my life?


Qualche giorno fa il corriere che ormai vedo più spesso della gran parte dei miei parenti mi ha consegnato lo SNES Mini. Per quanto io non rientri esattamente nel target di riferimento di questa scatoletta piena di giochi d'antan, essendo nato trentasei giorni dopo l'uscita europea di Super Mario World, ad un certo punto mi sono ritrovato a guardare la TV con gli occhi lucidi ed un sorriso da fesso. Lasciate che vi spieghi il perché.

Prima di iniziare questo viaggio a ritroso, mettiamo in chiaro una cosa: sono talmente dipendente dalle uscite Nintendo, e compro tutto - o quasi - quello che la casa di Mario immette sul mercato. È un rapporto atavico, ancestrale, una roba che probabilmente ho sovrascritto al mio codice genetico nel corso degli anni, una poderosa urgenza di avere giochi made in Kyoto. Ho cercato di capire quale fosse il motivo di questo attaccamento quasi morboso, di questa sudditanza al genio di Miyamoto e soci. La risposta era alle mie spalle.
Se guardo nello specchietto retrovisore, posso notare come tantissimi giochi Nintendo mi abbiano fatto compagnia nelle zone di sosta lungo quella strada piena di curve, biforcazioni, ripide salite e rovinose discese, fossi, dossi, sassi e massi che è stata la mia vita finora. I primi calli alle dita mi sono venuti giocando a Super Mario Bros sul NES dei cugini più grandi, ho imparato le arti della trattativa e della mediazione politica grazie ai vari Pokémon, mi sono guadagnato un biglietto di sola andata per l'inferno quando cercai di completare Ocarina of Time sulla TV vecchia, scassata e priva di audio del Gabibbo (sì, ho un amico chiamato Gabibbo)... Le produzioni della casa di Kyoto mi hanno accompagnato nella mia formazione umana, nel mio diventare un individuo adulto e membro più o meno attivo della società, prima ancora che un geek con evidenti problemi di gestione finanziaria.
Nell'infinità e mezza di serie che Nintendo potrebbe decidere di far morire da un momento all'altro come F-Zero, ce n'è una che, più di ogni altra, è servita a scandire i momenti e le fasi di questo mio passaggio sulla Terra: Mario Kart.

Se siete su Everyeye, è inutile che io stia qui a spiegarvi che gioco sia Mario Kart, già lo conoscete. Ciò di cui non potete essere a conoscenza è il mio rapporto con questa serie. Non potete certamente sapere quanto sia stato importante, tanto per cominciare, Mario Kart DS. Il capitolo per la piccola, rivoluzionaria, fantastica console a due schermi - il migliore fino all'arrivo di Mario Kart 8, dal mio personalissimo punto di vista - è stato il mio inizio, l'uscita dalle fabbriche Lumière della mia carriera da videogiocatore. Ricevuto come regalo di Natale nell'anno 2005, Mario Kart DS mi ha aperto le porte di un mondo: è stato il titolo che ha definitivamente fatto esplodere al centro del mio cuore la passione per il gaming. Ecco, il primo periodo della vita che riesco ad inquadrare attorno ad un capitolo di Mario Kart è quello delle scuole medie, dei baffetti e dei bacetti, dell'innocenza che comincia irreparabilmente ad andare via, cedendo il posto a qualcos'altro.
Adesso potrei dilungarmi tantissimo sulla mia liaison con Mario Kart. Potrei raccontarvi di come Mario Kart Wii sia stato al centro di quelle serate passate in casa con gli amici durante gli anni del liceo a... ehm, mangiare i sandwich; potrei dirvi della mia gioia quando, inaspettatamente e addirittura al giorno di lancio, la ragazza con cui andavo al cinema, in giro a mangiare, a pomiciare sul sediolino posteriore di una Peugeot 106 tutta ammaccata e di nuovo al cinema si presentò da me con Mario Kart 7; potrei descrivervi come mi sia sentito un fesso a ricomprare Mario Kart 8 per Switch nonostante ne avessi già una copia per Wii U e di quanto sia stato divertente, invece, giocarci ore ed ore con i colleghi dell'università, facendo finta che l'esame di Tecnica delle Costruzioni non fosse dietro l'angolo, allontanando sempre più l'agognato pezzo di carta.
Potrei raccontarvi tutto questo, ma non lo farò. Non so quanto potrebbe interessarvi e, soprattutto, ci allontanerebbe dal vero nocciolo della questione, ovvero sia quel Super Mario Kart subdolamente infilato fra i circuiti del Super Nintendo Mini.

Non che quello di qualche giorno fa fosse il primo incontro, ci tengo a precisarlo affinché venga messo a verbale. Super Mario Kart ed io ci siamo già incrociati anni e anni fa. Come detto qualche riga più su, il mio primo Mario Kart è stato quello per Nintendo DS. L'impatto che tale titolo ha avuto sulla mia curiosità di giocatore è stato devastante, come devastante potrebbe essere il primo amore: con una cura ed una dedizione paragonabili soltanto a quelle di un monaco amanuense del XIII secolo, ho dedicato parte dell'incredibile quantità di tempo libero di cui potevo godere all'epoca ad emulatori e affini, alla ricerca delle origini di quel gioco che mi aveva stregato. Per quanto possa avermi divertito a quel tempo, Super Mario Kart finì presto nel marasma di esperienze videoludiche mordi e fuggi che da sempre accompagnano l'emulazione, la pirateria, i pad cinesi da 10€ e tutti quei giochi a "costo zero".
Non potevo certamente immaginare, però, come mi avrebbe colpito dritto all'anima rigiocarci dopo oltre dieci anni. Dieci e più anni di esperienze, di amicizie, amori, gioie, dolori, delusioni, speranze, dieci e rotti anni di viaggi, di brutti quarti d'ora con la Finanza, di scelte, di capelli lasciati crescere e irrimediabilmente lasciati cadere... Dieci anni di vita.
Guardando Super Mario Kart, vedo un tempo prima del tempo, prima del mio tempo. In Super Mario Kart, rivedo i Long Play di mio padre, ritrovo quegli improponibili orecchini giganti di mia madre, ascolto gli adulti che, per quanto il Napoli possa segnare quarantasette gol a partita, ci tengono a ricordarmi come quello di Maradona resti inarrivabile. E allora perché questa stretta al cuore, perché questa personalissima madeleine impastata con pixel e bit in luogo di zucchero e vaniglia? Non ho mai letto Marcel Proust, la vita è troppo breve per farlo, ma sono sicuro che quel francese dallo sguardo triste saprebbe capirmi. Super Mario Kart è l'origine, è l'alfa, è - soprattutto - la fonte da cui sono stati pescati alcuni dei percorsi inseriti nei Mario Kart usciti nel corso degli anni. Lo SNES Mini me li ripropone nel loro aspetto originario, mi mette di fronte a quelle curve e quei rettilinei su cui ho scorrazzato insieme ad amici, compagni d'avventure e tutte quelle dolcissime creature che non avevo capito e che sarebbe stato così semplice accettare ed amare, ma che ho colpevolmente allontanato.

Super Mario Kart è un capolavoro. Non mi dilungherò sulla realizzazione tecnica, sul Mode 7 usato allo stato dell'arte, sul sistema di guida invecchiato ma non imbruttito, non è quello di cui mi preme parlare. Ciò di cui sto disperatamente cercando di scrivere, facendo affidamento alle mie ben poco raffinate capacità letterarie, sono le emozioni. Sì, ci si può emozionare davanti ad una manciata di pixel. Sì, ci si può sentire immotivatamente felici ed eternamente grati per tutte le risate e le sfide e le gomitate nei fianchi accumulate negli anni davanti ad una TV. Non provo vergogna ad ammetterlo. Provo altresì una gioiosa malinconia, provo la felicità di stringere finalmente il pad giusto per interfacciarmi, con religioso rispetto, ad uno dei giochi più importanti della storia videoludica. E, indirettamente, della mia storia personale.
Non so se domani continuerò a giocare a Mario Kart. Non posso sapere cosa la vita abbia in serbo per me, non mi è dato conoscere il track design del destino. Ciò di cui sono consapevole - ma non padrone - è soltanto il mio passato.
E non avrei potuto chiedere di meglio.
Lunga vita a Mario Kart.