Star Ocean 3 Till the End of Time: alla (ri)scoperta del JRPG Square-Enix

Il terzo episodio di Star Ocean arriva su PlayStation 4 come parte della collana PS2 Classics: lo abbiamo (ri)provato.

Star Ocean 3 Till the End of Time: alla (ri)scoperta del JRPG Square-Enix
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  • PS2
  • PS4
  • Till the End of Time è il terzo episodio e il vertice di una saga fantascientifica stellare, naufragata l'anno scorso con Integrity and Faithlessnes. Il quinto e penultimo Star Ocean è un'opera mediocre quasi ai confini della sciatteria, malgrado il titolo ispirato e promettente, e ha sepolto quanto di eccellente vi era in The Last Hope, un gioco di ruolo troppo sottovalutato, con uno dei finali più spettacolari e intensi che mi sia mai capitato di vivere negli spazi virtuali. Pensavo che dopo Integrity and Faithlessnes per Star Ocean sarebbe stata la fine, invece è stato sviluppato Anamnesis, un free-to-play per iOS e Android uscito a dicembre in Giappone. Non ho avuto occasione di giocarlo poiché lo temo molto e non mi ispira a causa della sua natura, ma navigando ho letto alcuni pareri più che positivi. Tuttavia ciò che conta è che "Fino alla fine del tempo" è tornato sul Playstation Store, a ricordarci con il suo contorto splendore, nella versione rimasterizzata in HD, come la saga di Star Ocean fosse unica nel panorama dei giochi di ruolo giapponesi, con la sua forma sci-fi contaminata di fantasy, contenitore di storie degne di essere ricordate, malgrado qualche superficialità fosse evidente soprattutto negli ambiti più tecnologici e scientifici del racconto. Ma non importa, perché la fantascienza di Star Ocean è sempre stata orientata verso una dimensione umanistica, e la forza universale del dramma e delle allegorie rende ininfluenti le imprecisioni e le leggerezze che invece affosserebbero videogiochi come Mass Effect, dove la fantascienza non è un pretesto ma un fine, e ogni incoerenza può risultare dannosa.
    I primi momenti di Till the End of Time sono brutti e noiosi, sebbene servano ad edificare un'atmosfera quieta e leggera prima dell'avvento della catastrofe. Si bighellona per Hyda IV, un anonimo pianeta-resort, luogo di vacanza per turisti spaziali del quale percepiamo solo una squallida struttura alberghiera dai corridoi e i piani così identici e anonimi da contribuire al sorgere di un senso di smarrimento oltre che di tedio. Persino l'improvvisa invasione dei belligeranti Vendeeni trascorre senza alimentare emozioni. Ma dal momento in cui i turisti vengono evacuati tutto cambia: la storia comincia a coinvolgere, così come aumenta l'identificazione con il protagonista Fayt, prima solo un ragazzo dai capelli blu senza spessore alcuno.
    Fayt, a bordo di una capsula di salvataggio, atterra sul sottosviluppato Vanguard III, un pianeta dall'evoluzione tecnologica, politica e sociale simile a quella della Terra del XVI secolo. E qui i giochi si fanno fantasy così come le ambientazioni; il tono e le atmosfere più fantastiche proseguiranno anche sul seguente pianeta Elicoor, poco più sviluppato del precedente.
    Dopo diverse ore non sempre entusiasmanti, ma talvolta eccezionali soprattutto laddove si inizia a intuire il disegno più tragico di quest'epopea, il terzo Star Ocean rivela la sua grandezza e una profondità insospettata, con un colpo di scena magistrale che provoca una meravigliata confusione, ammirazione ed esaltazione.

    Coup de Theatre

    Non ci sono spoiler in questo pezzo, forse solo qualche vago sottinteso, perché sarebbe un atteggiamento meschino rovinare la sorpresa e lo spiazzamento che l'improvvisa rivelazione provoca nel giocatore che la ignora. Ma è importante sottolineare il valore narrativo e ludico di questo misterioso colpo di scena a cui mi riferisco, poiché crea una cesura drastica all'interno di un gioco molto vasto, che avrebbe rischiato di precipitare nella più sconsolante ripetizione. Inoltre si tratta di un evento che apre la trama verso derive filosofiche e meta-ludiche, così che ogni superficialità o incongruenza esperite precedentemente trovano una bizzarra, inquietante giustificazione.

    Qui il giocatore e i suoi personaggi trovano una motivazione potentissima per proseguire la propria avventura, un'epica ricerca di significato e un moto di ribellione cosmico verso una Realtà intesa come unica. Chissà: qualcuno, nell'era del post-matrix, lo avrà pure trovato scontato questo famigerato colpo di scena, ma non lo è, soprattutto per il tempismo con cui è calcolato il suo intervento, che stravolge la percezione del gioco dopo decine di ore. Non si tratta di luoghi comuni della narrazione fantascientifica o fantastica, ma di domande esistenziali ancestrali che ogni essere umano si è posto durante la propria vita a proposito dello spazio che occupa e che percepisce con i suoi sensi. E le questioni sui massimi sistemi dell'esistenza non sono mai luoghi comuni, poiché sebbene si siano ripresentate innumerevoli volte durante la storia dell'umanità nessuno vi ha mai risposto. E' quindi necessario continuare a porsi queste domande, anche se ispirati da un gioco di ruolo giapponese e non dai testi dei filosofi. Sono questioni che dovrebbero essere quotidiane, insistenti. Il colpo di scena di Star Ocean Till The End of Time, insomma, contribuisce a risvegliarci dal torpore comodo delle nostre certezze, ci mette in crisi con una pericolosa coincidenza tra il videogioco e la vita.

    Azione concertata

    Ancora oggi le meccaniche ludiche di Till The End of Time, uscito nel 2003 per Playstation 2, risultano valide: non lasciatevi quindi ingannare da un tutorial farraginoso (a posteriori affascinante) e dai momenti durante i quali Fayt combatte da solo. Grazie alla possibilità di cambiare istantaneamente il personaggio controllato della propria compagnia durante le battaglie in tempo reale, tramite la pressione dei dorsali, gli scontri non risultano mai banali e si possono utilizzare stili marziali e magici vari e stimolanti. Padroneggiare il controllo e le abilità di tutti i personaggi, trascorrere velocemente e con strategia dall'uno all'altro non è una mera opzione accessoria, dal momento che ci sono scontri davvero ostici e lasciare la compagnia in balia di un'intelligenza artificiale non troppo evoluta può irrimediabilmente affondarvi nella sconfitta, per ripartire da un remoto punto di salvataggio.

    Till the End of Time fa leva sulla concertazione delle azioni di tutto il party, e il successo di determinate azioni premia il giocatore con bonus mai trascurabili e fondamentali per salire di livello, come la duplicazione o la triplicazione dei punti esperienza ottenuti. Peccato solo che anche il gioco in questione, come d'altronde tutti gli Star Ocean, non brilli per la varietà dei nemici. Per fortuna, numerosi boss e variazioni di scenario e contesti contribuiscono ad annullare il senso di fatica che ciò potrebbe alimentare.A concertare invece gli umori e gli stati d'animo, inondandoli di musiche solenni e terrificanti, e a rendere meno automatica e più avventurosa l'esplorazione con accenti misteriosi e toni fanta-sinfonici, c'è l'imponente colonna sonora di Motoi Sakuraba, musicista di tanti Tales Of e compositore delle partiture che hanno accompagnato le sofferenze e l'esaltazione dei tanti giocatori che hanno vagato negli incubi di sangue e dolore di Hidetaka Miyazaki.

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