Speciale Tesori Perduti - Volume 2

Tesori da non dimenticare prima di passare alla nuova generazione di console - Parte Seconda

Speciale Tesori Perduti - Volume 2
Articolo a cura di

La memoria è ingannevole. E per fortuna: altrimenti impazziremmo.
Ho realizzato di avere trascurato molti “tesori perduti” nel mio precedente articolo e vi pongo rimedio con una Parte Seconda che senza dubbio conterrà nuove sviste.
Ho incluso anche alcuni giochi per Wii, che avevo ingiustamente trascurato e che hanno il pregio, se avete venduto la vecchia console per il Wii U, ma avete ancora un Wiimote funzionante, di poter essere giocati anche sulla nuova macchina. Benedetta retro-compatibilità.

Tesori perduti - Parte Seconda

KINGDOMS OF AMALUR RECKONING

Videogame dal fato avverso, purtroppo. Eppure (ma è solo la mia opinione e quindi, esploratori di Skyrim, non indignatevi) lo considero il miglior gdr occidentale della scorsa generazione. Il sistema di combattimento che rimanda a opere più orientate verso l’azione è appagante e preciso, la trama è frammentata ma compone un affresco complesso che non affonda nell’oceano di decine di missioni secondarie, il disegno dei mostri è vario e ispirato. E' un'opera composta con amore per il fantasy, forse troppo, tuttavia se l’avete mancato e apprezzate il genere recuperatelo, poiché è uno di quei rari videogame di ruolo e d’azione che invoglia ad essere terminato, senza smarrirsi nella confusa selva narrativa germogliata attorno alla libertà del giocatore.

MAJIN AND THE FORSAKEN KINGDOM

Quando venne annunciato mi apparve come un clone senza anima di quello che avrebbe dovuto essere The Last Guardian: le avventure di un giovane accompagnato da una bestia magica. Ricordo che lo infilai di malavoglia dentro la console, sognando l’impossibile nuova opera di Fumito Ueda e pronto ad accontentarmi di un pallido surrogato. Inoltre mi arrivò insieme a Splatterhouse che mi deluse profondamente, così mi attendevo sentimenti simili. Ma restai sorpreso. Alcuni momenti farraginosi non penalizzano una storia fatata e tetra, solo talvolta comica ma soprattutto malinconica. Le scene di intermezzo, evoluzione “anime” delle ombre cinesi, sono affascinanti e disegnate con arte; gli enigmi sono cervellotici ma non frustranti; i personaggi sono carismatici e gli scenari evocativi. Fu una bella avventura in un mondo lontano che mi strappò qualche lacrima per la struggente storia d’amicizia che mi ha fatto vivere.

PANDORA’S TOWER

Un videogame contorto e sensuale, romantico e decadente. Talvolta repellente poiché la bellezza convive con la mostruosità, e vaghe schegge di erotismo trapelano in una massa purulenta dall’oscena forma lovecraftiana. Nutrire la vegetariana Elena con orridi bocconi di carne violacea per lenire gli effetti della maledizione che piaga la sua candida pelle di fanciulla è un’esperienza disgustosa ma necessaria, che investe di un significato superiore quella che sarebbe una mera routine esplorativa e marziale. Dolce e corrotto come una pesca matura tra la cui polpa molle e gustosa mordiamo, d’improvviso, un grasso verme.

SILENT HILL DOWNPOUR

Acquatico più che nebbioso. E' un gioco deprimente che non vi consiglio di giocare in autunno e se, come me, avete dei figli, magari evitatelo fino a quando non sono cresciuti. Mi ha reso cupo e più paranoico del solito giocare questo incubo, che talvolta sfiora l’eccellenza macabra degli antichi episodi della serie Konami. Il tutorial è micidiale poiché impariamo a giocare compiendo un delitto che ci dannerà per tutta questa tragedia sul senso di colpa, il lutto e il rimpianto senza speranza di consolazione. Tuttavia le ambientazioni sono sinistre e lucenti di liquida malvagità, e quando si scivola nella dimensione infernale è un evento terrificante fino a quando non realizziamo che l’inferno è ovunque, perché arde nel nostro cuore e ci consola con le sue fiamme bruciando rimorsi e sentimenti.

MADWORLD

Una sublime c(censura)a di Platinum Games. Visivamente superbo nel suo bianco e nero in cui l’unico colore è quello scarlatto del sangue che scorre con l’irruenza di un torrente in piena. Agitare il Wiimote come motosega è inizialmente complesso ma poi ludicamente spassoso, mentre si eliminano orde di morti viventi e altri mostri derivati dal cinema di serie B. Sotto una trama che può sembrare insulsa c’è anche un discorso politico. Madworld è puro splatter e contiene alcuni scellerati quanto spassosi minigame. Breve quanto basta per non annoiare e per essere un piccolo gioiello gore.

PUPPETEER

Il suo unico difetto è quello di essere uscito durante una tempesta di capolavori e soprattutto poco prima di Rayman Legends. Ma quest’opera di Japan Studios è un platform straordinario, rivoluzionario e innovativo. La sua dimensione teatrale favorisce sorprese continue e, grazie al level design meccanico e artificiale in una maniera ostentata e melodrammatica, vi si ammirano panorami sempre cangianti che accarezzano gli occhi e poi li accecano con pugni di forme e colori. Inno alla metamorfosi e alla varietà, alla magia del teatro e a quella del videogioco. Imprescindibile.

DANTE’S INFERNO

Da non sottovalutare questa trasgressiva, a tratti oscena, riscrittura della Commedia di Dante, nemmeno se siete dotti conoscitori dell'opera del Poeta, anzi soprattutto in questo caso. Clone riuscito di God of War ci fa vagare in panorami infernali di pena e obbrobrio che riescono a restituire, con un tono esasperatamente horror, l’atmosfera infernale. I boss di fine livello sono orrendi e maestosi e sebbene l’intreccio sia macchinoso e spesso ridicolo, non mancano momenti che possono suggestionare. Fantastica la possibilità di redimere i dannati. Salvare Paolo e Francesca è una nobilissima impresa virtuale.

RESIDENT EVIL 6

Sono pronto.
Attendo l’inevitabile bufera di escrementi munito di simbolici rotoli di carta igienica e con il masochismo coprofilo di chi ha la certezza di essersela andata a cercare.
Premesse: gioco Biohazard dal primo episodio, considero il migliore della saga Resident Evil Rebirth, non reputo il 6 un survival horror e nemmeno un vero RE, ma una specie di spin-off d’azione, e non ho messo Catherine alla fine di questo speciale perché giustamente è stato amato da me e da tutti come merita.
Bene, basta con le scuse e anche se questo spazio avrebbe potuto essere occupato da videogiochi più meritevoli non mi importa, perché voglio spezzare la cosiddetta lancia in favore di una delle opere più vituperate della storia, i cui grandi difetti non sminuiscono rari ma brillanti momenti da ricordare: quelli che trasformano RE6 in un gioco che soprattutto adesso merita di essere riconsiderato. Sperando comunque che Capcom, magari occhieggiando a The Last of Us e a Dark Souls, presenti all’E3 un “vero” e rivoluzionario Biohazard.
Ho amato Resident Evil 6! Malgrado alcuni momenti di noia, ad esempio i segmenti più militaristici della campagna di Chris, RE6 è una valida avventura d’azione dall’atmosfera apocalittica. Forse troppo dilatato, il “mostro” di Kobayashi è in ogni caso un gioco generoso, capace di fare trascorrere diverse ore di raccapriccio. Giocato in modalità “eroe” o “inferno” e soprattutto in due, può dare del filo da torcere. Orripilante e splendido il suo bestiario di zombie e mutazioni, alcune delle quali sono ispirate e spaventose. Se fosse stato orchestrato con maggiore cura avrebbe potuto essere un videogioco enorme.
RE 6 è un monumento su cui qualcuno ha disegnato un pene o un’obsoleta nave da crociera che affonda gloriosa e goffa tra luci e ombre, “una titanica lapide barocca piantata sul terreno morente dei videogame-kolossal che ci ricorda, con l’austerità di un epicedio, la bassezza e la grandezza dell’arte videoludica, sospesa sulla corda dell’abisso tra l’estinzione e la rinascita”.