The Division - Prime impressioni

In attesa della recensione, vi proponiamo le nostre impressioni a caldo su The Division, dopo una lunga sessione di gioco che ci ha portato a raggiungere il livello 15 e che ha reso molto più chiari alcuni aspetti del nuovo titolo Ubisoft.

The Division - Prime impressioni
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Gli occhi di tanti giocatori sono puntati su The Division. Lo guardano con attenzione, esplorando già le strade di una Manhattan allo sbando, tutti quelli che ci hanno creduto fin dall'inizio, aspettando trepidanti l'apertura ufficiale dei server. Ma gli lanciano occhiate interessate anche i giocatori assaliti dai dubbi: quelli che non si fidano fino in fondo, intenzionati a scoprire quanto sia sostanzioso l'endgame prima di procedere all'acquisto. Ed in effetti si tratta di una questione importante: rimasti probabilmente "scottati" da Destiny (un titolo che ha sempre sofferto di una cronica mancanza di contenuti), in tanti aspettano di valutare il peso e la densità dell'offerta approntata da Ubisoft e Massive Entertainment. Al momento, purtroppo, neppure la stampa può essere molto d'aiuto, dal momento che i server si sono aperti per tutti gli utenti allo stesso momento, senza accesso anticipato o sessioni Review. Quello che possiamo fare, mentre cerchiamo di raggiungere in fretta il level cap per poter dare un giudizio definitivo su The Division, è condividere con voi le nostre impressioni e "raccontarvi" questo lungo percorso. Quello che segue è il resoconto di una lunga sessione di gioco che ci ha portati fino al livello 15, rendendo molto più chiare alcune caratteristiche della produzione.

    Contagiati!

    Non finiremo mai di ribadirlo, e vogliamo iniziare la nostra analisi confermando una volta di più che The Division non è un classico Sparatutto in Terza Persona. Il trailer di lancio, per quanto emozionante e ben diretto, potrebbe trarre in inganno chi non ha provato la beta, e quindi è bene specificare che tipo di esperienza ci si troverà di fronte. A sorreggere tutto l'impianto ludico del titolo Ubisoft c'è una struttura ruolistica portante, che recupera molti elementi tipici degli MMO. Troviamo insomma un parametro che identifica l'efficacia delle armi mostrandone non tanto la potenza di fuoco, ma il Damage Per Second (DPS), ovvero la quantità di danni inflitti ogni secondo. Insomma, il gioco considera prioritario l'intreccio di dati e statistiche, invece che la prontezza di riflessi e la propensione allo strafe. Anche l'uso delle coperture e dei gadget di supporto come medikit e granate è molto particolare. Se volete un'idea più precisa di quello che vi aspetta a livello di gameplay, potete pensare alla formula adottata dal primo Mass Effect. Non aspettatevi in nessun maniera uno sparatutto frenetico, una sorta di Gears of War con ambientazione contemporanea, perché se quello che volete è un gunplay scattante, The Division potrebbe non essere quello che fa per voi. Accettato che la componente da GDR sia prioritaria nell'economia di gioco, è facile finire intrappolati nella rete di attività principali e secondarie che Ubisoft ha disseminato per le strade di New York. Dopo aver concluso il tutorial ambientato a Brooklin, si finisce al centro dell'isola di Manhattan, pronti a ripristinare il quartier generale della Divisione e a potenziare il proprio agente. Nonostante avessimo già affrontato alcune missioni nel corso della beta, la prima parte del nostro viaggio verso il Level Cap si è rivelata molto stimolante. Parte del merito è degli incarichi principali, che sono studiati ad arte e mostrano un mission design veramente eccelso. Le aree della città in cui sono ambientati, siano grandi palazzoni abbandonati o enormi cantieri aperti in cui le bande di predoni hanno allestito improvvisate fabbriche di napalm, sono costruire in maniera eccezionale. Ricchissime di dettagli, disegnate al meglio, riescono anzitutto a raccontare -in maniera implicita ma penetrante- la storia della catastrofe che ha messo in ginocchio New York; ma soprattutto rendono vivace la progressione, coinvolgendo i gruppi di giocatori in situazioni che -proprio grazie alla struttura delle mappe- hanno sempre un sapore diverso. Nonostante ci si trovi spesso e volentieri ad affrontare le stesse tipologie di avversari, il team di sviluppo è riuscito a tratteggiare una main quest che, almeno per le prime quindici ore, si mantiene vivace e stimolante. Vi diamo solo un consiglio: cercate di non lesinare con la difficoltà. Scegliere missioni di livello più basso del proprio significa appiattire un po' l'esperienza di gioco, proprio perché la componente "matematica" e le statistiche da GDR risultano prioritarie rispetto all'abilità dei membri del gruppo. Per trarre il meglio da The Division, e capire quale sarà il livello dell'esperienza Endgame, impostate le quest in modalità difficile. Potrete usare anche il matchmaking che, con discreta efficacia, compone automaticamente un team di quattro giocatori. È solo premendo sul pedale della difficoltà che il gioco rivelerà la sua vera natura: The Division è un titolo impegnativo, a tratti persino brutale, che richiede uno studio attento dell'ambiente e l'esecuzione di strutturate tattiche di squadra. Cambiare al volo un'abilità o un'arma equipaggiata, in modo da avere una dotazione complementare a quella dei compagni, è fondamentale. Così come è fondamentale rimanere mobili, usare le coperture con intelligenza, cercando di resistere agli assalti di un'IA discretamente aggressiva.

    Benché le routine comportamentali dei nemici siano sempre gestite secondo una logica da MMO (con tanto di "aggro"), la varietà degli avversari è sufficiente per mettere in crisi: bastano un paio di predoni che si lanciano a testa bassa contro i compagni, scuotendo le loro mazze, per mettere in crisi i più attendisti e costringere ad una ritirata. Magari esponendo il team al fuoco di un cecchino, opportunamente appostato ai piani alti dell'edificio in cui dovevamo infiltrarci. Chi pensava che The Division non avesse mordente, insomma, deve ricredersi. In quest'ottica, diventa importante persino l'abilità nell'uso delle armi: gestire il rinculo e le raffiche, adoperarsi in meravigliosi headshot dalla distanza, può fare la differenza fra una morte indecorosa ed un assedio invece ben condotto. Sebbene, lo diciamo ancora, il gunplay non sia il fiore all'occhiello della produzione, è bene non sottovalutare questo aspetto.

    Il percorso di un agente

    Per quanto siano interessanti e ben strutturate, il numero di missioni principali che compare sulla mappa, allo stato attuale dei fatti, sembra davvero basso. Sono dodici gli incarichi che definiscono la main quest, e sebbene siano "spalmati" in maniera piuttosto uniforme sui trenta livelli, in modo da condurre morbidamente al level cap, questo potrebbe costituire un grosso problema. Speriamo che avvicinandoci all'endgame il gioco possa riservarci qualche sorpresa. Ovviamente, abbracciando un'impostazione open world, la mappa di gioco è costellata da attività secondarie. Ci sono incontri casuali, missioni di recupero delle scorte, e collectible da recuperare. Per il momento, nonostante capiti di trovarsi ad affrontare più volte le stesse attività, l'incedere ci è sembrato sufficientemente interessante. Il merito è sempre di una mappa incredibilmente densa, che ci conduce spesso e volentieri nei tunnel delle fogne o nelle stazioni della metropolitana, sui tetti delle case oppure negli appartamenti ormai distrutti. Incursioni all'interno dei negozi distrutti dai predoni, esplorazioni di vecchi depositi ferroviari: il mondo di gioco sembra davvero inesauribile, cornucopia di vicoli ed edifici, di case e uffici e accampamenti improvvisati.

    È chiaro che le side quest non possono costituire lo scheletro portante dell'esperienza di gioco, e proprio adesso, arrivati al quindicesimo livello e con la prospettiva di dover salire fino al diciottesimo prima di affrontare la prossima missione principale, metteremo alla prova la tenuta di questa "rete di attività secondarie". Nel corso delle prime quindici ore di gioco non ci siamo mai annoiati, anche per via di un senso di progressione sempre molto avvertibile. Il sistema di sviluppo del personaggio, del resto, è davvero ben strutturato. Il potenziamento del proprio agente procede parallelamente a quello del quartier generale, diviso in tre dipartimenti: quello Medico, quello Tecnologico e quello dedicato alla Difensa. Compiere missioni principali e secondarie ci permetterà di accumulare risorse con cui ristrutturare i dipartimenti. Ciascun intervento sbloccherà progressivamente nuove abilità attive e perk con cui personalizzare il proprio alter-ego. Una delle particolarità di The Division è l'assenza di un sistema di classi tradizionale: il personaggio non sarà instradato in un percorso di sviluppo predefinito, e in ogni momento potremo scegliere se assegnargli skill appartenenti all'uno o l'altro ramo. È un elemento fondamentale, nell'ottica del team di sviluppo, perché ci sono abilità e gadget che sono estremamente funzionali quando si gioca in solitaria, ed altri che invece sono utili soltanto quando si è in gruppo; e ancora troveremo potenziamenti pensati per il PvP e altri per il PvE. Cambiare in corsa le abilità attive è importante quanto cambiare equipaggiamento. In generale, comunque, i tre rami rappresentano gli archetipi classici degli MMO. Il ramo Medico permette di trasformarsi in un perfetto personaggio di supporto, mentre quello Tecnologico, grazie a gadget come torrette automatiche e granate a ricerca, è pensato per massimizzare il DPS. Le abilità Difensive invece sono quelle che interessano ai tradizionali Tank, capaci ad esempio di estrarre uno scudo portatile e assorbire un bel po' di danni, o di potenziare le coperture dietro cui sono assediati.

    Nonostante si possano equipaggiare soltanto due abilità attive, più una "super" dalla potenza devastante, per ogni skill esistono tre diversi modificatori che ne cambiano il comportamento. È possibile ad esempio usare le cure del ramo medico per aumentare temporaneamente i danni, oppure trasformare le torrette in letali lanciafiamme, perseguendo focose propensioni incendiarie. Massive Entertainment sembra aver delineato un sistema interessante e profondo, capace di sostenere un ottimo dinamismo garantire la varietà di approcci che non dovrebbe mancare ad un titolo del genere. Per il momento siamo rimasti ben impressionati dalle tattiche di squadra che è possibile approntare, e dalla facilità con cui è possibile "riscrivere" il proprio ruolo e cambiare strategia. Vedremo se queste impressioni si conserveranno fino alla fine.

    Le strade di New York

    The Division si comporta egregiamente anche sul fronte tecnico. Mentre la versione PC si conferma incredibile, su console permane qualche problema nel caricamento delle texture, ma rispetto alla beta il gioco ci sembra meglio ottimizzato. L'algoritmo anti-aliasing fa un ottimo lavoro e la scena si presenta molto pulita, l'illuminazione e gli effetti particellari sono solidi, e Massive si è presa persino la libertà di inserire qualche shader in più. Ovviamente ritornano le "reflection maps" che rendono i riflessi sui vetri degli edifici completamente scollegati dall'ambiente che gli sta di fronte, ma considerata la vastità dell'ambientazione e l'assenza di tempi di caricamento al passaggio da un'area all'altra, pretendere di più significa non avere la minima consapevolezza delle capacità degli hardware attuali. La modellazione poligonale è ottima, e solo i personaggi secondari e alcuni nemici lasciano a desiderare: il team ha preferito concentrarsi sulla qualità dei modelli degli agenti e sui dettagli dei moltissimi ambienti interni. Una scelta che riteniamo intelligente e opportuna. Il gioco scorre fluido, a 30 fps, senza rallentamenti che ne compromettano la fruizione. L'infrastruttura server, infine, ha tenuto alla grande.

    Complice anche l'apertura anticipata, che ha probabilmente aiutato a regolare il flusso di utenti, The Division non ci ha dato nessun problema di accesso, e pure gli algoritmi di matchmaking hanno fatto il loro dovere. È un caso raro, se si considerano le precedenti prove di Ubisoft con i prodotti online (vi ricordate The Crew?): ci sembra un segno abbastanza tangibile dell'impegno del publisher, che ha dimostrato di credere nel progetto. Ora dovrà supportarlo anche sulla distanza, con aggiornamenti gratuiti e DLC. Le prospettive, comunque, sembrano buone.

    The Division Le prime quindici ore in compagnia di The Division sono letteralmente volate. Un sistema di crescita ben studiato, una serie di incarichi principali che ci ha dato del filo da torcere, la curiosità morbosa di esplorare ogni angolo della mappa di gioco: tutto ci è sembrato al posto giusto. Senza contare la Zona Nera, di cui parleremo più approfonditamente nei prossimi articoli: un'area maledetta che ci ha attirati con la promessa di equipaggiamenti meravigliosi, e ci ha regalati alcuni dei momenti più tesi e intensi della prima giornata di gioco. Ovviamente è ancora troppo presto per giudicare. Anzi, è proprio nelle prossime ore che la community potrà intuire il destino dello sparattutto Ubisoft. Dovremo capire se le attività secondarie riusciranno a non annoiarci nel percorso fino al level cap; se la mappa di gioco, dopo averla esplorata per un po', non diventi un posto più freddo e vuoto. Ma soprattutto dovremmo capire cosa si sbloccherà una volta raggiunto il livello trenta, nella speranza che la Zona Nera non costituisca l'unica attività endgame di The Division. Restate sulle nostre pagine per seguirci in questo cammino, che ci porterà a formulare un giudizio definitivo sulla proposta di Massive Entertainment.

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