Recensione 20th Century Boys - La trilogia

Dall'omonimo manga, un'avvincente ed epica trilogia

Recensione 20th Century Boys - La trilogia
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Il cinema giapponese vede da anni il successo dei live action, trasposizioni spesso riuscite, altrove meno, di manga o anime di successo. Tra il 2008 e il 2009 però, a livello produttivo, si è tentato un qualcosa di maggiormente epocale, con la produzione di una trilogia (diretta dal televisivo Yukihiko Tsutsumi) in pieno stile "blockbuster" tratta dal manga 20th Century Boys di Naoki Urasawa, osannato un po' in ogni angolo del globo e pubblicato anche in Italia da Panini Comics con un'ottima risposta da parte degli appassionati. Tre film che ripercorrono per intero la trama del fumetto (e senza nessun riferimento alla successiva continuazione, 21th Century Boys, uscita tempo dopo) per un totale di oltre sette ore di visione capaci di conquistare sia i fan dell'opera cartacea, che di attirare anche un pubblico più ampio grazie a una storia e rispettiva messa in scena del tutto originali e avvincenti.

Chi è l'Amico?

Kenji (Toshiaki Karasawa) gestisce un piccolo mini-market insieme all'anziana madre, e deve badare anche alla piccola Kana, sua nipote, affidatale dalla sorella scappata lontano per motivi ignoti. Un giorno l'uomo riceve la tragica notizia del suicidio di un suo amico d'infanzia, Donkey, e scopre che questi era legato a una setta, guidata da un misterioso individuo che si fa chiamare l'Amico, che prospetta l'imminente fine del mondo. Mentre diversi sanguinosi attentati cominciano ad avvenire in tutto il globo, una misteriosa epidemia letale si diffonde dissanguando le proprie vittime, e Kenji e altri suoi vecchi compagni di scuola scoprono che la Profezia dell'Amico ricalca esattamente il Libro delle Profezie, un tomo da loro scritto alle elementari e che prevedeva proprio la fine del Mondo. Ora Kenji e gli amici di un tempo dovranno riunirsi e lottare per evitare la catastrofe, e insieme scoprire chi si nasconda dietro l'identità del nuovo Profeta.

I ragazzi del 20° secolo

20th Century Boys è l'esempio perfetto di come creare un blockbuster di qualità, in grado di prendersi in giro ma al contempo osare oltre il possibile, per una trilogia che alterna momenti di entusiasmante azione, sottile malinconia, ubriacante umorismo e un'epica velata ma comunque ben presente in ognuno dei tre episodi.  Un'unione di diversi generi miscelata nel migliore dei modi, nella quale si susseguono colpi di scena in serie e una miriade di diversi personaggi, tutti ottimamente caratterizzati e fedeli al fumetto (e interpretati da vere e proprie star del panorama nipponico) e fondamentali ai fini del racconto, per una tensione costante che mantiene alta la curiosità fino agli ultimi minuti dell'episodio conclusivo, dove finalmente tutte le carte saranno svelate e con un po' di tristezza si dovrà dire addio a queste figure così normali e al contempo così eroiche a cui è facile affezionarsi sin dall'inizio della saga. Teoria della cospirazione, una lucida critica al diffondersi di sette religiose con fini poco chiari (problema sempre più scomodo nell'attuale società del Sol Levante), rapporti di amicizia che travalicano i confini del tempo e della vita, tecnologie avveniristiche (impreziosite da più che discreti effetti speciali) che prospettano un mondo di orwelliana memoria, un amore sconfinato per la musica rock (irresistibile la theme song, che verrà voglia di cantare anche sotto la doccia grazie al suo ritornello semplice e genuino) e un imprinting di stampo televisivo che in questo caso però non guasta vista l'ampiezza della storia e la ricchezza dei suoi protagonisti. Nel secondo episodio, senza regalare troppi spoiler, la protagonista diverrà una Kana adolescente (interpretata dalla splendida Airi Taira), mentre nell'ultimo torneranno per la resa dei conti tutti i personaggi che abbiamo imparato ad amare ed odiare, sempre in un alternarsi di flashback e salti temporali che diversificano la trama lasciando sempre spazio a nuove, incredibili, rivelazioni. Interessante in questo contesto la figura dell'Amico, personaggio complesso e difficile da giudicare dopo tutti i dettagli che vengono a galla, e che trasformano l'impresa eroica di questi nove bambini ormai divenuti uomini in qualcosa di più di una banale lotta del Bene contro il Male, bensì in un percorso retroattivo di formazione e di espiazione su errori forse commessi nel passato. Similare per certi versi all'altrettanto monumentale Love Exposure, capolavoro di Sion Sono sulla deriva della contemporanea società giapponese, ma a suo modo unico nell'elevare un live action a qualcosa di più di una mera, parodistica, rappresentazione, 20th Century Boys è non solo una trilogia imperdibile per i fan del manga e del Giappone in generale, ma un'epopea avvincente anche per chi poco avvezzo a questo tipo di cultura e di cinema.

20th Century Boys Tre film per sette ore avvincenti e coinvolgenti, in perfetto bilico tra epica e ironia, introspezione e critica sociale. Un blockbuster in piena regola, tra misteriose sette e terribili attentati, robot giganti e traumi dell'infanzia, amicizie incrollabili e gesta eroiche, il tutto condito con quella follia tipicamente nipponica in un mix perfettamente riuscito e con tutte le carte in regola per piacere anche a chi poco avvezzo al genere. Auspicando una futura distribuzione nel mercato home video italiano, non possiamo che consigliarne la visione senza remore alcuna.

8

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