Recensione A proposito di Davis

La ballata folk dei fratelli Coen, vincitrice del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes

Recensione A proposito di Davis
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"Se non è nuova e non invecchia mai, allora è una canzone folk". Parola di Llewyn Davis, il protagonista del nuovo bellissimo lavoro dei fratelli Coen, A proposito di Davis, un film di marciapiedi innevati e piccoli locali sepolti nei vicoli del Greenwich Village, intense canzoni folk e rocambolesche fughe di gatti, tra cui uno splendido micione rosso chiamato non a caso Ulisse. Sedicesimo film per i registi di Fargo e Non è un paese per vecchi, A proposito di Davis (meritato vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes) nasce con l'intento di raccontare la scena folk-revival newyorchese dei primi anni '60, animata da quelle folte schiere di giovani musicisti che affollavano i locali del Village per inseguire un genere sul punto di essere rivoluzionato. A proposito di Davis infatti si ferma un attimo prima dell'arrivo di Bob Dylan, che il folk l'avrebbe inizialmente portato al massimo del suo successo e poi disertato per strade più personali, e si ispira per questo intenso ritratto alle pagine di The Mayor of MacDougal Street, la biografia del musicista Dave Van Ronk, che di quegli anni pre-Dylan fu uno dei più intensi protagonisti. Dal testo di Van Ronk i due fratelli recuperano però non solo atmosfere ed aneddoti ma anche diversi tratti biografici, usati per tracciare la vita del loro personaggio, Llewyn Davis, punto centrale di un ritratto carico di intensa umanità, affettuosa malinconia e una sincera nostalgia per un mondo che non c'è più, ma di cui si riesce a sentire la mancanza anche se non lo si è vissuto. Il tutto mitigato dal consueto humour tipicamente coeniano, anche se meno beffardo rispetto al solito.

cinema della sconfitta

A calarsi negli scomodi panni di Llewyn Davis c'è un intensissimo Oscar Isaac, che canta tutti i brani dal vivo e attraversa chitarra in pugno la sua personale odissea, collezionando rifiuti e debiti, qualche insulto e un divano dopo l'altro. Llewyn infatti si sposta di casa in casa, di amico in amico, portandosi sempre addosso un'insoddisfazione impossibile da scacciare, quello spleen particolarmente diabolico in quanto figlio della convivenza tra ambizione e accidia, un sentimento familiare a chi anela per natura ma sempre e comunque da dietro un vetro, da in fondo ad un palco, lontano dal suo vero oggetto del desiderio. A proposito di Davis è in questo senso un film costruito tutto su una sola emozione, il senso del fallimento, e per quest'aspetto si colloca con estrema naturalezza nella filmografia dei fratelli Coen, il cui cinema è popolato per la maggior parte da losers. Che narri dei finti rapimenti di Fargo e Il grande Lebowski, della fuga con i soldi di Non è un paese per vecchi o i ricatti di Burn After Reading - A prova di spia, il cinema dei due fratelli è infatti legato al tema della sconfitta, che pur assumendo alle volte forme divine assolute e prive di controllo (il tornado di A Serious Man) rimane sempre e comunque l'altra faccia dell'agire umano. Tuttavia, a differenza che in passato, in A proposito di Davis questa dimensione esistenziale non passa attraverso quell'ironia fredda e cinica cui i Coen ci hanno abituato, e con la quale si pongono da sempre a distanza dall'oggetto del loro sguardo. Fino ad ora infatti in questo cinema abbiamo assistito da lontano alle peripezie di assurdi e grotteschi falliti, ne siamo rimasti spiazzati, ne abbiamo riso, per non pensare a come la stupidità possa facilmente scivolare nell'immoralità. Ma ciò non si ripete con questo Inside Llewyn Davis, in cui, come suggerisce proprio quell'inside nel titolo originale, i Coen si aprono per la prima volta all'empatia.

una nuova empatia

Se il tema della sconfitta è un segno di continuità rispetto al passato, il tono umanista e accorato con la quale la si racconta è davvero un segno di rottura. Qui i Coen sono ben lontani da A Serious Man, in cui l'accumulo di malasorte rivolta contro il personaggio svelava tra le righe l'autocompiacimento provato dagli autori per tutto quello che stavano facendo passare al loro protagonista. E ciò che più rende valido A proposito di Davis è il bilanciamento tra distacco e partecipazione empatica, un equilibrio che permette al film di essere un'elegia del fallimento ma non del fallito, al quale anzi gli autori non offrono affatto un'adesione assoluta che giustifichi qualunque cosa. Llewyn Davis è un personaggio complesso e stratificato (nell'intimo forse il più autobiografico, considerata la sua incapacità a stare al mondo dopo aver perso il suo partner di lavoro) che i due registi seguono nel suo fallimentare percorso come potrebbero fare dei buoni e sinceri amici. Nella loro storia Llewyn è tratteggiato senza sconti, senza che possa piangersi addosso, ma anzi come primo responsabile della sua condizione, in quanto è e rimane il tipo di persona che vede le opportunità scorrergli accanto senza però avere il coraggio necessario a fare quel passo in avanti per afferrarle. Si vive addosso Llewyn, fintamente non curante di tutto, incassando in silenzio i ripetuti insulti di quella che in teoria sarebbe la sua migliore amica, e forse qualcosa di più. E' per questo che l'ironia e il grottesco in A proposito di Davis non cadono mai nel già visto, nella maniera. Anche il viaggio in macchina di metà film, con un sempre straordinario John Goodman, si carica di un peso emotivo inedito in questo tipo di cinema. Chissà che per i Coen non sia l'inizio, alla soglia dei sessant'anni, di un nuovo tipo di cinema, più empatico ed aperto all'emozione.

A proposito di Davis Accorata fotografia della scena folk-revival newyorchese dei primi anni '60, A proposito di Davis è un'intensa storia di sconfitta, che conferma il tema prediletto dei fratelli Coen ma apre anche il loro cinema ad una nuova ed umanissima empatia.

8

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