Recensione AmeriQua

Dagli USA a Bologna, per la sgangherata avventura della vita

Recensione AmeriQua
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Fin troppo spesso ci chiediamo che idea abbiano all'estero di noi italiani. Prova a spiegarcelo, almeno per quanto riguarda gli USA, nientemeno che un Kennedy, Bobby III, per la precisione - nipote del senatore Robert con cui condivide anche il nome - che, scoperta la passione per il cinema, ha messo giù una sceneggiatura autobiografica che racconta la sua esperienza di studente a Bologna. E ha deciso di metterci anche la faccia, recitando in un ruolo molto simile a quello di sé stesso e affidandosi per la regia a Marco Bellone e Giovanni Consonni. A fianco a lui, Lele Gabellone (suo amico anche nella vita), Alessandra Mastronardi, Enrico Silvestrin, Eva Amurri e un paio di supercameo del calibro di Giancarlo Giannini e Alec Baldwin. Così nasce AmeriQua, prodotto da Marco Gualtieri -alla sua prima esperienza cinematografica- in uscita in circa 80 copie il 16 maggio. E' anche l'occasione per riascoltare le musiche di Lucio Dalla, a un anno dalla sua scomparsa, reinterpretate da vari autori. Prevista un'uscita statunitense a luglio.

PIZZA, MAFIA, TAGLIATELLE...

L’intento di Kennedy è, a sua detta, quello di prendersi gioco dell’idea che i suoi connazionali hanno dell’Italia, proprio usando gli stereotipi: “A parte l'inserimento dei gangster - dice - che ho inventato per l'occasione, il resto è tutto vero, legato alla mia esperienza. Anche Eva Amurri aveva davvero studiato con me a Bologna in quel periodo, nel 2005. Volevo rendere dell'Italia un'idea diversa da quella raccontata dal turista americano che si basa sul classico tour Roma-Firenze-Venezia e poi se ne torna a casa con qualche fotografia, magari declamando 'amo Italia!'. Io nel vostro paese ci vivo da quattro anni, ho imparato la lingua, la cultura, il cibo. È questo che devi fare se vuoi conoscere l'Italia per davvero”. Ma, sorvolando sul fatto che AmeriQua è probabilmente uno dei film più brutti mai realizzati in assoluto - quindi potenzialmente candidato a diventare un trash-cult - con una fotografia da cartolina che fa sembrare To Rome with Love un attento documentario sui costumi degli italiani e una recitazione da filodrammatica massacrata per di più da un doppiaggio che pare uno scherzo telefonico (e forse, lo è), è proprio su questo punto che la pellicola fallisce miseramente. Gli italiani di AmeriQua sono tutti scansafatiche, ladruncoli, mafiosi e parolieri, si ingozzano di spaghetti - se non altro, affiancati alle tagliatelle al ragù, dato che siamo a Bologna - e conquistano le donne raccontando un sacco di balle. Per fortuna, Kennedy è simpatico e non se la prende per le critiche: “Una famosa frase dice che fare un film è come dipingere un quadro con cinquanta mani - dice seraficamente - Cominci con un'idea ma non è detto che ciò che viene fuori sia quello. Posso dirvi che sono partito con le migliori intenzioni, il resto non so. Magari si perde anche qualcosa nel doppiaggio...”. E ha ragione, qualcosa si perde: il doppiaggio.

AmeriQua Se dovessimo seriamente giudicare AmeriQua per le sue qualità filmiche, rischieremmo di risultare maligni, supponenti, arroganti e permalosi. E’ una cartolina di un’Italia caricaturale all’inverosimile, recuperabile però in chiave trash. Luoghi comuni ripugnanti, ma bei paesaggi.

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