Recensione Belluscone, una storia siciliana

Tatti Sanguineti raccoglie l'eredità di Franco Maresco e parte alla ricerca della verità sul suo film mai completato

Recensione Belluscone, una storia siciliana
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Come in molti sanno, la Sicilia è sempre stata una terra fertile prima per la Democrazia Cristiana e, successivamente, per Forza Italia e PDL, che hanno goduto della grande adesione popolare al progetto berlusconiano. Nell'Isola il Cavaliere ha sempre goduto di grande popolarità ed è stato accolto quasi come un Salvatore, l'uomo capace di ogni impresa, compresa quella di conquistare politica e spettacolo allo stesso tempo. Il rapporto tra Silvio Berlusconi e la Sicilia era (ed è) alla base dell'ultimo film del celebre cineasta Franco Maresco, Belluscone, una storia siciliana, pellicola dalla produzione travagliatissima e che solo ora vede effettivamente la luce dopo anni di travaglio. Solo che... non è più il film che doveva essere all'inizio. Tramite l'ausilio di filmati di repertorio e interviste, Maresco desiderava mostrare anche e soprattutto quello che c'è sotto l'apparenza del consenso popolare: in particolare i legami (veri o presunti) dell'ex Presidente del Consiglio con la criminalità organizzata e la vera natura dell'amicizia con il noto Marcello Dell'Utri.

Che fine ha fatto Franco Maresco?

Ma, a conti fatti, il progetto rimane bloccato per diversi mesi. L'ultimo trailer del film risaliva oramai a due anni fa e Maresco, a fronte di tutta una serie di problematiche (tecnico-pratiche, finanziarie, giudiziarie) che coinvolgono il film abbandona la produzione del film e, letteralmente, scompare dalle scene, lasciando dietro di sé una "quintalata" di materiale grezzo e una serie di interrogativi: che fine ha fatto Franco Maresco? E che fine farà il suo film?
A questi interrogativi prova a rispondere, tra realtà e fantasia, il grande storico del cinema Tatti Sanguineti, che parte da Milano per giungere a Palermo alla ricerca del bandolo della matassa. Unendo una parte (a quanto sembra infinitesimale) del materiale d'archivio preparato da Maresco a nuovi spezzoni e alle indagini “sul campo” di Sanguineti, percorriamo, novelli Dante Alighieri, il bizzarro 'inferno' siciliano dei sostenitori di Berlusconi appartenenti al sottoproletariato, uno sguaiato campione di varia umanità presentato a noi dal Sanguineti-Virgilio e dallo strafottente Maresco, sagace voce fuori campo di tutte le interviste più interessanti.

"Vorrei conoscere Berlusconi"

Ma il film, dicevamo, oramai si è trasformato: Maresco è sfiduciato, sconsolato, depresso. Gli sembra di combattere contro i mulini a vento perché, se è vero che la becera ignoranza del popolino può essere divertente a piccole dosi, rendersi conto che non si tratta di semplici "personaggi" isolati ma di un'intera moltitudine di gente con diritto di voto lo fa sentire solo e disarmato. E se il suo lavoro non fosse compreso? E se fosse tutto invano? Il regista, difatti, non si è presentato al Lido, non volendo, probabilmente, dare spiegazioni univoche a quanto documentato ma lasciando il tutto all'interpretazione personale. E trovando più interessante (ma chiaramente anche pratico) virare a poco a poco dall'argomento originario “serio” al microcosmo periferico (ma collaterale) dell'ignoranza popolare nei quartieri più poveri di Palermo, quelli in cui la gente comune impazzisce per i cantanti neomelodici, gli stessi che inviano saluti ai carcerati (o, per meglio dire, agli “ospiti dello Stato”) da parte delle famiglie e, mentre indirizzano palesemente il voto popolare, intrattengono rapporti di connivenza con la malavita locale. E lo sguardo di Maresco e Sanguineti indugia dunque su personaggi come Ciccio Mira, notissimo impresario musicale locale, e la sua scuderia di cantanti, tra cui due, in particolare, che si contendono la paternità del brano “Vorrei conoscere Berlusconi”...

Belluscone, una storia siciliana Belluscone, una storia siciliana è un assurdo viaggio nell'Inferno surreale, quanto terreno, vissuto da Franco Maresco e Tatti Sanguineti nell'operazione (titanica) di portare a compimento un documentario che si trasforma in corso d'opera, mostrando contraddizioni, populismo, ignoranza e faciloneria (nonché una discreta dose di ipocrisia) dell'elettorato di bassa cultura, lo stesso che ha nostalgia per la mafia “di un tempo” dispensatrice di giustizia e lavoro e che vive dei miti televisivi. Un lavoro molto interessante, ma palesemente incompleto, anche se, ad ogni modo, meritevole di visione. Si ride molto dell'inconsapevole ridicolaggine dello spaccato umano che trasuda dalla pellicola, ma è sicuramente una risata amara.

6.5

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