Recensione Benvenuti al Sud

Recensione del remake italiano del francese Giù al Nord

Recensione Benvenuti al Sud
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Era nel 2008 che abbiamo avuto modo di vedere Kad Merad nei panni del responsabile dell'ufficio postale di Salon-de-Provence Philippe Abrams, il quale, nel tentativo di ottenere un trasferimento in una città sulla costa al fine di andare anche incontro alle esigenze della moglie in preda alla depressione, si fingeva disabile per poi essere scoperto e ritrovarsi, paradossalmente, trasferito nel Nord della Francia, tra abitanti per lo più rozzi agricoltori, ubriaconi e caratterizzati da un dialetto incomprensibile.
Era nel divertente Bienvenue chez les ch'tis, distribuito nel nostro paese con il titolo Giù al Nord e diretto ed interpretato dallo stesso Dany Boon che ora ritroviamo in una breve apparizione in questo remake nostrano, del quale è anche produttore esecutivo.
Con Claudio Bisio al posto di Merad, assistiamo quindi al trasferimento di Alberto, responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, in un paesino della Campania, da lui ritenuta terra della camorra, dei rifiuti per le strade e dei "terroni" scansafatiche, ma che, con gran sorpresa, finisce per rivelarsi un luogo affascinante e caratterizzato da una popolazione ospitale.

Incantesimo napoletano

E, mentre Angela Finocchiaro veste i panni di Silvia, moglie di Alberto rimasta al Nord, è un ottimo Alessandro Siani a prendere il posto di Boon nella parte di Mattia, simpatico collega supportato anche dall'uomo per riconquistare la bella Maria alias Valentina Lodovini.
Ma provvedono i veterani Giacomo"L'amico di famiglia"Rizzo e Nando"Bomber"Paone a completare il cast di bravi attori di questo rifacimento che, recuperando dall'originale le esilaranti incomprensioni verbali dovute alle differenze di dialettica, ne trasforma il contrasto Sud-Nord in un rapporto Nord-Sud inserito nell'ottica dell'incontro-abbraccio-riconciliazione.
Quindi, con Mattia che, anziché essere un suonatore di campane come il personaggio della pellicola francese, si presenta quale esperto di fuochi d'artificio, abbiamo confronti tra mozzarella e gorgonzola e Alberto che scende nella località campana, in maniera decisamente grottesca, indossando un giubbotto antiproiettile e pensando di spalmarsi addosso per precauzione una crema solare protezione 50.
Per il resto, lo script, che porta qui la firma del Massimo Gaudioso di Gomorra (2008), rimane piuttosto fedele a quello del lungometraggio da cui prende le mosse, regalando non poche occasioni per ridere e permettendo al regista Luca Miniero, già apprezzato per Incantesimo napoletano (2002) e Nessun messaggio in segreteria (2005), diretti insieme a Paolo Genovese, di costruire i 102 minuti di visione con grande padronanza della macchina da presa e notevole senso del ritmo narrativo.
Senza mai scadere nei cliché tipicamente tirati in ballo quando si fa ironia sui napoletani, fino all'epilogo sulle note di O' sole mio, la quale conferisce un certo lirismo ad una rilettura che risulta anche più frizzante e riuscita del già apprezzabile film di Boon.

Benvenuti al sud Lontano dall’abituale collega Paolo Genovese, insieme al quale ha firmato, tra gli altri, Incantesimo napoletano (2002), Nessun messaggio in segreteria (2005) e Questa notte è ancora nostra (2008), Luca Miniero si occupa del remake della pellicola francese Giù al nord (2008) ribaltandone il concetto originale. Infatti, mentre lì avevamo un protagonista trasferito per lavoro dal Sud al Nord della Francia, qui Claudio Bisio veste i panni di un responsabile dell’ufficio postale di una cittadina della Brianza spostato in un paese della Campania. Con la risultante di una commedia divertente, ottimamente recitata e scandita da un notevole ritmo narrativo, tanto da non far rimpiangere affatto il capostipite, al cui confronto, al contrario, appare addirittura leggermente più riuscita.

7

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