Recensione Big Hero 6

Arriva nelle sale il primo cinecomic targato Walt Disney Animation, che diverte anche grazie al tenerissimo e goffo Baymax

Recensione Big Hero 6
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Presentato in anteprima mondiale al Tokyo International Film Festival (al quale abbiamo avuto fortuna di partecipare), Big Hero 6 è il nuovo film animato della Disney che ha l'arduo compito di riuscire a eguagliare il fenomenale successo di Frozen - Il regno di ghiaccio che con oltre un miliardo e duecento milioni di incassi si è guadagnato lo scettro di film animato di maggior successo di sempre. Il Giappone è stato quindi un'ovvia scelta per questa grandiosa anteprima: solo nel paese del Sol Levante Frozen ha incassato ben 250 milioni di dollari, arrivando al secondo posto del box office subito in coda agli Stati Uniti oltre a diventare il terzo incasso di sempre nella storia del paese. Ma Tokyo non è solo stata una scelta di marketing, ma anche la principale ispirazione alla base del film dei registi Don Hall e Chris Williams. La fittizia città di San Fransokyo in cui si svolgono le vicende del film è infatti un'eccezionale unione delle due città di San Francisco e Tokyo, entrambe estremamente riconoscibili eppure stranamente omogenee: la prima con le sue colline e i suoi tram, la seconda invece con le strade e i vicoli intasati di cavi elettrici e luci al neon, tutti luoghi nei quali si svolgeranno le avventure del giovane Hiro, dell'impacciato robot Baymax e dei loro quattro compagni: i Big Hero 6 del titolo.

Sei grandi eroi

Hiro Hamada è un giovane genio della robotica che piuttosto che studiare si cimenta in particolari combattimenti di strada con protagonisti piccoli robot guerrieri. Il fratello Tadashi invece ha messo il suo intelletto al servizio della scienza e studia presso il San Fransokyo Institute of Technology. Per accedervi Tadashi ha creato un simpatico quanto utile robot infermiere, Baymax, un enorme pupazzone bianco, morbido e goffo per poter "ispirare fiducia" nei suoi pazienti. Per convincere il fratellino ad abbandonare le bot-fights e iscriversi allo SFIT, Tadashi lo porta ai laboratori dell'istituto dove gli mostra il suo lavoro e quello dei suoi amici: Go Go Tomago, creatrice di un disco a levitazione magnetica; Wasabi, genio dei laser e maniaco dell'ordine; Honey Lemon, chimica provetta e amante delle borse e infine Fred, ex-studente con il sogno di trasformarsi in un enorme drago sputafuoco.
Eccitato dalle mille possibilità di studio, Hiro decide di creare qualcosa di straordinario da presentare al professor Callaghan, mentore di Tadashi e suo personale eroe: ecco dunque la creazione dei micro-bots, nanomacchine capaci di riprodurre qualsiasi cosa. Ma durante la serata di presentazione del progetto un'esplosione catapulta Hiro nel mezzo dello scontro con Yokai, misterioso personaggio mascherato impossessatosi dei micro-bots e pronto a tutto per conseguire il suo obbiettivo...

La Marvel senza la Marvel

Il film di Don Hall e Chris Williams si ispira ad un oscuro e poco conosciuto fumetto della Marvel, Big Hero 6 appunto, creato nel 1998 da Steven T. Seagle, che dal 1997 gestiva la testata Uncanny X-Men con altalenanti successi, e Duncan Rouleau, artista che aveva lavorato sulle pagine di Venom e di Spider-Man. La serie ebbe poco successo e chiuse in poco meno di un anno solo per essere poi ripescata nel 2008 da Chris Claremont per una miniserie. Big Hero 6 raccontava le gesta di uno speciale gruppo di supereroi creato dal governo giapponese per combattere le minacce superumane. A formare questo gruppo c'erano due personaggi provenienti dalle pagine degli X-Men (che in quegli anni stavano ancora cercando una nuova strada dopo l'eccezionale gestione di Claremont), dalle ovvie origini giapponesi: l'ex-guardia del corpo della terrorista Viper e antagonista di Wolverine, Silver Samurai, e il mutante Shiro Yoshida, noto con il nome di Sunfire. Accanto a loro trovavano posto un nutrito gruppo di personaggi originali: Go Go Tomago, ex-yakuza affilata come un katana con l'abilità di lanciarsi verso i nemici con un'armatura creata simulando i poteri del Fenomeno; Honey Lemon, una sorta di Vedova Nera del governo giapponese armata di una borsa stracolma di tasche dimensionali nelle quali erano nascosti armi e gadget alla James Bond; Wasabi No Ginger, personaggio creato da Claremont nel 2008, uno chef provetto con l'abilità di lanciare coltelli psionici creati dal suo Qi (una sorta di Gambit giapponese); infine Fredzilla, anche questo creato per la miniserie del 2008, un mutante con il potere di circondarsi da uno scudo di forza che prendeva la forma di un mostruoso Kaiju. Alla guida di questo eterogeneo gruppo di supereroi c'era il tredicenne Hiro Takachiho, genio della robotica e creatore di Baymax, un gigantesco robot a metà tra il Gipsy Danger visto in Pacific Rim e l'armatura Hulkbuster di Tony Stark, con all'interno la materia cerebrale del padre morto. Ma non solo, Baymax poteva trasformarsi a sua volta in un enorme Kaiju e, nella miniserie del 2008, anche in un essere umano.
"Eravamo a caccia di qualcosa di unico, qualcosa che non avevamo ancora visto, ma anche affascinante e abbracciabile" ha spiegato Don Hall in una recente intervista. Ma di quello che era il Big Hero 6 di Seagle e Rouleau rimane solo lo scheletro e i nomi. Quasi la totalità dei personaggi sono stati modificati con evidente tocco disneyano, per adattarsi al meglio alle linee guida del progetto. Un problema? No, anzi... Mentre prima il focus della serie era lo scontro tra il supergruppo e le varie minacce che affrontava il Giappone, nel film ci si è focalizzati sulle tragiche conseguenze sul giovane Hiro dell'incidente in laboratorio e la sua amicizia con il tenero e gentile Baymax. Meno Marvel e più Disney. Una scelta più che mai azzeccata per quello che diventa a tutti gli effetti il primo film sui supereroi targato Walt Disney Animation (Gli Incredibili della Pixar è precedente all'acquisizione da parte della Casa di Topolino).

Baymax e i suoi amici

Fin dal primo trailer tutta l'attrattiva di Big Hero 6 si era focalizzata sul grosso robot gonfiabile Baymax, immediatamente divenuto il beniamino di molti, adulti e bambini, grazie al suo aspetto buffo e tenero e al suo comportamento goffo e imbranato. La fascinazione per Baymax riesce a spiegare al meglio la progettualità che si nasconde sotto la superficie del nuovo Classico Disney: riuscire a catturare tutte le fasce di età grazie ad alcuni elementi ben congegnati. Guardando BH 6 si ha infatti la strana sensazione che ogni dettaglio sia stato sviluppato per attrarre una determinata fascia di spettatori: i più piccoli grazie ad Hiro e al suo Baymax; adolescenti e adulti con i comprimari, tutti in età universitaria, e la profondità della narrazione; e infine il pubblico degli appassionati di cinecomics grazie alla presenza della Marvel. Questa forte progettualità (che non si riesce a ignorare) rende il film un po' freddo e quasi senza anima. Quasi.
Infatti, nonostante questa freddezza iniziale, il film riesce a colpire grazie alla grande solidità alla base del progetto. La Disney non lascia certo nulla al caso e quelli che possono essere visti come punti deboli ne diventano al contempo i punti forti. I protagonisti funzionano più che bene, ognuno è caratterizzato con pochi dettagli funzionali e che ricordano in parte anche i personaggi del fumetto originale (Wasabi che da cuoco si trasforma in esperto di laser in una semplice battuta caratterizza il proprio soprannome e il legame con la cucina). Ma sono Hiro e Baymax i veri punti focali di tutto. Da una parte la giovane età e i legami familiari spingono il giovane ad azioni sconsiderate e violente (anche verso i propri compagni), dall'altro solo il rapporto con il pupazzone bianco riuscirà a "salvare" Hiro e a trasformarlo in un vero eroe.

Big Hero 6 Con un'animazione allo stato dell'arte, la ricostruzione di una città tanto fittizia quanto ancorata alle sue ispirazioni e dei personaggi che bucano lo schermo (il robot Baymax su tutti), Big Hero 6 si conferma come il film animato delle feste (natalizie per noi, del Ringraziamento per gli Stati Uniti, dove è già uscito). Nonostante una programmaticità abbastanza percepibile, il nuovo Classico Disney diverte senza scadere mai in facili buonismi o banali ingenuità. L'idea iniziale di allontanarsi in maniera marcata dal fumetto di partenza risulta assolutamente vincente: Big Hero 6 rimane sempre il classico film di origini ma la conseguente disneyficazione del concetto funziona e riesce a distanziarlo dalla pletora di cinecomics (riusciti e non) che affollano le sale cinematografiche di tutto il mondo. Con ogni probabilità il film non riuscirà ad eguagliare l'incredibile successo di Frozen - Il regno di ghiaccio ma ciononostante riuscirà ad appassionare una larga fetta di pubblico, ingraziandosi sia quello che storce il naso quando si parla di cinefumetti sia i più accaniti fan della Marvel, che saranno deliziati dalle numerose citazioni dei protagonisti della Casa delle Idee (e assicuratevi di rimanere in sala fino alla fine dei titoli di coda per un cameo d'eccezione!). Preparatevi all'arrivo dei Big Hero 6!

7

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