Speciale Cannes 2010

Tutti i premi e i premiati sulla Croisette

Speciale Cannes 2010
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Sulla Croisette le luci si spengono e la Costa Azzurra riacquista quell'aria da nobildonna in pensione che ha durante l'anno. Mentre le porte del Palais du Festival si chiudono, cala il sipario anche su questa sessantatreesima edizione della più importante kermesse cinematografica mondiale, non con qualche polemica. Per la prima volta infatti il film d'apertura (il deludente Robin Hood di Ridley Scott, che abbiamo recensito settimana scorsa) non solo è una megaproduzione americana, ma è uscito nelle sale di mezzo mondo prima della premiere. Cannes, durante tutta la sua storia è sempre stata in grado di coniugare il grande cinema d'autore con le necessità di marketing delle Major; ben sapendo che non si vive di sola celluloide, sulla Croisette hanno sempre trovato spazio sia i divi del momento, che i maestri assoluti della settima arte, da Godard fino al nostro Nanni Moretti, o a Sorrentino e Garrone, che un paio di anni fa conquistarono la notoriamente algida giuria con Il Divo e Gomorra. Lo scivolone di quest'anno non è da imputarsi totalmente agli organizzatori, naturalmente, da qualche anno il cinema sta vivendo una stasi creativa non indifferente, interrotta a sprazzi da qualche grande titolo che però non riesce a dar vita a filoni estetico/narrativi davvero nuovi. Vent'anni fa Robin Hood non sarebbe stato presentato in pompa magna a Cannes, ma è pur vero che vent'anni fa Ridley Scott girava Thelma & Louise e Blade Runner. Decisamente qualcosa non sta andando per il verso giusto e, come sempre, i festival segnano il termometro del cinema molto meglio di qualsiasi analisi dei botteghini.

La giuria, presieduta quest'anno dal genio eclettico di Tim Burton ha premiato con la Palma d'oro Loong Booneme raleuk chaat, del thailandese Apichatpong Weerasethakul, delicata storia di un'anziano signore che, in punto di morte rivive tutte le sue vite precedenti. Probabilmente è stata l'ambientazione fiabesca e il tema del rapporto con la morte ad affascinare Burton che, con le ambientazioni sepolcrali ha un rapporto tutto particolare. A questo punto speriamo che dopo la vittoria a Cannes il film venga distribuito anche in occidente senza aspettare qualche release in Blu Ray dalla dubbia provenienza. Una storia di tolleranza e passione religiosa invece si porta a casa il Gran Premio della Giuria, Xavier Beauvois, con Des Hommes et des Dieux racconta la storia vera di convivenza pacifica fra alcuni monaci e i musulmani nel Maghreb a metà degli anni '90, mentre fuori dal monastero infuria la Guerra Civile Algerina. Un film toccante in cui i monaci, più umani che santi, mostrano tutte le loro debolezze e paure, pur restando vicini ai loro fratelli mussulmani sconvolti dal conflitto. Passando alla Regia, invece, trionfa Mathieu Amarlic, noto al grande pubblico per aver interpretato il cattivo nell'ultimo film di James Bond, con la sua rivisitazione del Burlesque in chiave francese: un impresario fallito decide di importare dall'America alcune spogliarelliste di Las Vegas e impegnarle in un tour nella conservativa provincia francese. Tournée diverte e mostra l'enorme talento di Amarlic anche dietro alla macchina da presa, fra trovate kitch e poesia vera.
Sul versante attoriale il nostro Elio Germano (ex aequo con il bravissimo Javier Bardem di Biutiful) conquista la Palma per La nostra Vita, storia di un muratore trentenne in crisi d'identità dopo la morte dell'amatissima moglie. Uno spaccato della provincia romana ai tempi della crisi che non tradisce la bravura di Daniele Luchetti nel costruire storie familiari intimiste ma universali, dove la vicenda particolare diventa il ritratto di una generazione schiacciata da un'epoca storia fin troppo avara. Germano, nel ritirare il premio lo ha dedicato "agli italiani, che nonostante la loro classe dirigente fanno di tutto per migliorare il paese", un atto d'accusa neppure tropo velato verso il nostro Governo (che, peraltro negli ultimi mesi ha ridotto ancora gli incentivi per il teatro e i film d'essai), di cui, casualmente, non c'è stata traccia nei Telegiornali della sera. La Binoche, già finita sulle prime pagine di tutti i giornali per le sue lacrime durante la conferenza stampa di presentazione di Copia Conforme, conquista la Palma per la miglior attrice grazie a un film non del tutto riuscito, che mescola thriller, introspezione psicologica e atmosfere oniriche. Non la migliore opera di Kiarostami, ma abbastanza bello da garantire alla Binoche l'ennesimo premio anche se, vociferano i maliziosi, non c'era una gran concorrenza.

A pagina due trovate tutti premi.

PALMA D'ORO
  • Loong boonmee raleuk chaat di Apichatpong Weerasethakul

GRAN PREMIO DELLA GIURIA
  • Des hommes et des dieux di Xavier Beauvois

PREMIO DELLA GIURIA
  • Un Homme qui crie di Mahamat-Saleh Haroun

MIGLIOR REGIA
  • Mathieu Amalric per Tournée

MIGLIOR ATTRICE
  • Juliette Binoche per Copia conforme di Abbas Kiarostami

MIGLIOR ATTORE
  • Javier Bardem per Biutiful
ex aequo
  • Elio Germano per La nostra vita

MIGLIOR SCENEGGIATURA
  • Lee Chang-dong per Poetry

CAMERA D'OR
  • Ano bisiesto di Michael Rowe

PALMA D'ORO PER IL CORTOMETRAGGIO
  • Chienne d'histoire di Serge Avedikian

PREMIO DELLA GIURIA DEL CORTOMETRAGGIO
  • Micky Bader di Frida Kempf


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