Recensione Coco Avant Chanel - L'amore prima del mito

Audrey Tautou è Cocò, la nota stilista francese che segnò un'epoca.

Recensione Coco Avant Chanel - L'amore prima del mito
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La moda al cinema

Le personalità avanguardiste, brillanti, nascondono molto spesso infanzie difficili, che sfruttano, tuttavia, per migliorare la loro qualità della vita e cambiare il naturale corso degli eventi. Pochi sono i profili, specie femminili, che hanno saputo anticipare i tempi, i gusti e le "smanie" di una società sul filo perenne del conformismo. Una di queste è certamente Gabrielle Bonheur Chanel, in arte Cocò - soprannome derivato dalla canzoncina (“Qui qu'a vu cocò”) che lei stessa cantava da giovane durante le sue timide esibizioni di cabaret. Il film di Anne Fontaine, attraverso un attento sviluppo del periodo storico, ne racconta l'infanzia e l'adolescenza grazie alla meravigliosa presenza scenica di Audrey Tautou, con la quale condivide un'incredibile somiglianza fisica. Coco Avant Chanel non è pero' l'unico biopic dedicato alla nota stilista: Cocò Chanel & Igor Stravinsky ne racconta infatti l'età adulta (interpretata da Anna Mouglalis), soffermandosi sul rapporto d'amore con il compositore russo naturalizzato francese Igor Stravinsky (Mads Mikkelsen). Nel 2008 invece su Rai 1 è stata trasmessa in due puntate la fiction Cocò Chanel, per la regia di Christian Duguay; ad intepretare Cocò da giovane Barbora Bobulova mentre Shirley MacLaine ha rappresentato il periodo senile.

Come nasce un Mito

Liberamente tratto dal romanzo di Edmonde Charles-Roux "L'Irrégulière ou mon Itinéraire Chanel", il film racconta dapprima l'nfanzia di Gabrielle - il tremendo isolamento in orfanotrofio, abbandonata dal padre dopo la morte della madre -; poi ne insegue la crescita tracciando il periodo adolescenziale, tra sogni e illusioni, fino a raggiungere il successo inaspettato. Al centro di questa maturità emotiva e professionale: l'amore, in tutte le sue forme. Dall'aristocratico Étienne Balsan (Benoît Poelvoorde), persona volubile e ironica, all'inglese Arthur Capel (Alessandro Nivola), colui il quale la aiuterà economicamente a lanciare la nota maison d'alta moda famosa in tutto il mondo.

Rivoluzione femminile

La bellezza androgina di Cocò, di cui si è fatta modella e simbolo, è di quelle emblematiche, difficili da rappresentare seguendo il solito canovaccio del biopic. Stando alle biografie autorizzate dalla stessa Cocò prima della sua morte avvenuta nel 1971, era una donna molto abile nel mascherare la verità: manteneva sempre dei punti in sospeso, lasciava intendere pur non affermando nulla se non a patto di indurre in errore le persone, tanto era il suo riserbo. Aveva la risposta pronta a qualsiasi quesito, era intelligente e di cultura, nonostante un'adolescenza trascorsa tra le strade e i cabaret. Quella di Coco è una storia adorabile, che parla al pubblico delle difficoltà del vivere; dell'assenza di punti di riferimento (il padre) e della ricostruzione di nuovi (gli amanti), sulla base di una volontà talmente ferrea da superare qualsiasi barriera sociale, politica, strumentale e di classe. È la storia di una donna che con la sua povertà arricchì il mondo e lo plasmò a sua immagine e somiglianza.
Il tocco andante al poetico - introduzione e finale sono da standing ovation - di Anne Fontaine non aggiunge nulla al genere di riferimento ma valorizza la narrazione dandole maggiore personalità, ulteriormente avvantaggiata dall'incantevole colonna sonora composta da Alexandre Desplat. Il film appare solido principalmente per la cura rivolta alla costruzione dei personaggi, ai dialoghi finemente intagliati su di essi che ne aumentano lo spessore, e dai quali scaturiscono nuovi spunti di riflessione - basti vedere i contrasti predominanti tra l'alta borghesia e la natura povera della protagonista, l'omologazione sociale e il carattere rivoluzionario di Cocò. Al centro della narrazione si posiziona l'interpretazione decisa e distaccata di Audrey Tautou: il suo portamento, l'espressività e le azioni riflettono ciò che era ed è oggi il simbolo dell'haute couture; colei che ha ridefinito il ruolo della donna nel mondo attraverso la sua formidabile creatività espressa attraverso la moda. Coco Avant Chanel non vuole essere una fedele biografia della stilista ma un racconto che si fa portavoce di un sentimento, quale l'amore, linfa e carburante del vivere.
Di lei la gente diceva: “una donna che piange senza lacrime” e così il film emoziona con lo stesso, intimo distacco.

Coco Avant Chanel - L'amore prima del mito La pellicola di Anne Fontaine possiede classe e portamento, proprio come la sua Cocò. La diegesi improntata sulla figura della nota stilista non fa uso di escamotage narrative di comodo per proporre i soliti clichè appartenenti al genere dei biopic; al contrario, infonde al personaggio - magistralmente interpretato da Audrey Tautou - una sensibilità affine ma al tempo stesso universale. Così Coco Avant Chanel diventa manifesto non soltanto della vita di madame Cocò ma di tutti gli amanti che credono nell'amore come motore trainante del vivere.

7.5

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