Recensione Codice Genesi

Il futuro del mondo è nelle mani di un solo uomo

Recensione Codice Genesi
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Il futuro post-apocalittico. Quante volte abbiamo osservato sul grande schermo visioni di un mondo devastato da catastrofi, causate o meno dalla follia umana. Da Il pianeta delle scimmie a Mad Max, da Waterworld al sottovalutato L'uomo del giorno dopo, il Cinema ha proposto eroi solitari, ultimi baluardi di giustizia in realtà comandate dal caos. Con l'arrivo del nuovo anno ecco anche Codice Genesi (The book of Eli), ennesima pellicola sul genere diretta dai fratelli gemelli Albert e Allen Hughes, già autori nel 2001 della rivisitazione del mito di Jack lo Squartatore in From Hell - La vera storia di Jack lo Squartatore (tratto dalla graphic novel di Alan Moore). Questa volta tocca a Denzel Washington vestire i panni dell'eroico protagonista senza macchia, ma il resto del cast non è da meno. Nei panni del villain di turno troviamo infatti Gary Oldman, affiancato da uno "scagnozzo" come Ray Stevenson (Punisher: War zone). Ad allietare il pubblico maschile ci pensa invece la bellezza di Mila Kunis (Max Payne) e di Jennifer Beals (The L Word), senza dimenticare un gustoso cameo finale di Malcolm McDowell. I fratelli Hughes si sono cimentati nella non facile impresa di rinnovare una tipologia filmica che fin troppe volte ha finito per copiar(si), offrendo un approccio, almeno all'apparenza, originale e lontano dal classico stereotipo del vendicatore solitario.

La Fede è la salvezza

Eli (Denzel Washington) è un uomo in viaggio da circa trent'anni, data in cui l'ultima guerra ha lasciato ai superstiti un America rasa completamente al suolo. La civiltà è solo un lontano ricordo: ora vige la legge del più forte, e le desolate lande sono comandate dalle bande di razziatori che rubano e uccidono chiunque incontrino. Eli è un guerriero dal passato misterioso, che ha una missione: proteggere l'ultima Bibbia rimasta integra al mondo, e trovare un posto dove ricominciare e diffondere gli insegnamenti del Dio cristiano. Contrario alla violenza, è costretto ad andare contro i suoi ideali pur di salvare l'importante libro. Durante il suo cammino l'uomo arriva in una città nel deserto, comandata dal crudele Carnegie (Gary Oldman), despota pronto a tutto pur di trovare l'ultima Bibbia, da lui vista come simbolo di potere e in grado di influenzare le menti attraverso i testi scritti. Da anni ha preso per moglie la bella Claudia (Jennifer Beals) rendendola schiava insieme alla figlia della donna, la giovane Solara (Mila Kunis). Quando Eli giunge in città, uccide per legittima difesa alcuni uomini della banda di Carnegie, il quale gli propone di lavorare per lui. Il dittatore non sa che l'oggetto del suo desiderio è proprio sotto i suoi occhi, e quando lo scopre inizia una spietata caccia ad Eli, nel frattempo fuggito insieme a Solara. Riuscirà la Fede a salvare i due fuggitivi, e permettere alla parola di Dio di essere diffusa anche nel "nuovo" mondo?

Western divino?

Sembrava in partenza vincente l'idea di un protagonista "cristiano" immerso in una realtà apocalittica (qualcuno ricorderà Jon Shannow, mitico personaggio creato da David Gemmell), ma non tutto è andato per il verso giusto. Codice Genesi tradisce infatti le premesse, e si rivela un film totalmente spoglio e scevro di quella grandezza che la storia e i suoi protagonisti avrebbero richiesto. L'unica motivazione che spinge Eli a lottare è la Fede, e appare quanto meno ironico come questa riesca a proteggerlo in ogni circostanza, quasi se egli stesso fosse assunto a ruolo divino. Motivazione senza dubbio condivisibile dai ferventi adepti del cristianesimo, ma che stona se non infastidisce chiunque si riveli totalmente estraneo al credo religioso. Vedere Denzel Washington novello santone, portato alla lotta per difendere il suo ideale in un mondo in preda alla disperazione, dove ormai la giustizia è bandita, non adempie allo scopo dovuto, complice una caratterizzazione appena abbozzata e un passato che rimane sconosciuto fino alla fine. E' la personalità che manca all'intera vicenda, che si rivela banale e piena di stereotipi che non aggiungono nulla di nuovo al filone dei film post-apocalittici. Allo stesso modo il contorno è totalmente prevedibile, con uno svolgersi degli eventi telefonato, che non riesce a coinvolgere nonostante una regia indubbiamente di livello. Stilisticamente infatti non vi è nulla di imputabile ai fratelli Hughes, che dirigono con perizia, ma senza inserire spunti freschi e originali che avrebbero dovuto riempire la pellicola. Dal punto di vista tecnico The Book of Eli (questo il titolo in originale) è ineccepibile, con ottime scenografie e scelta dei costumi, per quanto anche questi memori di altri futuri apocalittici. La scelta di uno spettacolo sobrio pur nella sua grandezza è apprezzabile, e anche le scene d'azione non fanno eccezione, rivelandosi essenziali, ma prive di quel "qualcosa" in grado di coinvolgere totalmente nello svolgersi del plot. Anche le interpretazioni sono di livello altalenante, e se troviamo un Denzel Washington bravo pur subendo un Eli fin troppo anonimo, le belle di turno Kunis e Beals sono fuori parte, con performance poco convinte. Ottimo come sempre Oldman, capace di tratteggiare un "cattivo" pieno di paure e ossessionato dai libri (un pò come il Will Patton di The postman). I dialoghi sono asciutti, e questo non sarebbe un male, ma non spiccano certo per brillantezza e sagacità, rendendo un mood plumbeo ed etereo (merito anche di una fotografia tendente al grigio e a variazioni di colori cupe) che poco si adatta alle tematiche narrate. I canovacci di un moderno western sono tutti rispettati, ma manca la tensione e le scene "movimentate" si limitano a poco più di dieci minuti su quasi due ore, trasformando una visione all'inizio affascinante in un lavoro non disprezzabile ma sicuramente dimenticabile. Soporifico per lunga parte, seppur non totalmente fallimentare, Codice Genesi si appresta ad essere forse la prima grande delusione del 2010. E nemmeno la Fede è riuscita a "salvarlo".

Codice: Genesi Un western post-apocalittico ha sempre grande fascino sul pubblico. Per sua sfortuna il film dei fratelli Hughes non mantiene le aspettative, e invece di creare personaggi memorabili, trascina un onesto Denzel Washington nei panni di un novello Santone giustiziere, pronto a rinnovare il credo cristiano in un mondo privo di giustizia. Ma la sceneggiatura sembra concentrarsi troppo sullo scopo e poco sulla realtà, appiattendo le emozioni e riducendo l'azione a livelli minimi, quasi fosse il contorno di una storia portata avanti solo per Fede. E' la noia che invece pervade a più riprese il lavoro degli Hughes Bros, colpevoli di aver realizzato un film con più infamie che lodi. Dal punto di vista tecnico però, il film si lascia comunque apprezzare. Per gli appassionati di futuri allo sbando, sempre meglio ritornare nelle lande desolate di Mad Max o nelle atmosfere retoriche ma più riuscite del, pur imperfetto, L'uomo del giorno dopo.

6

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