Recensione Come l'acqua per gli elefanti

Robert Pattinson approda (catastroficamente) al circo.

Recensione Come l'acqua per gli elefanti
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Ormai sembra quasi che a decretare il successo o meno di un film, spesso, sia più la risonanza del nome degli attori che fanno parte del cast che le modalità di lavorazione della pellicola stessa. O, almeno, questo capita soprattutto quando si ha a che fare con dei veri e propri fenomeni, momentanei idol la cui presenza è in grado di mandare il tilt l'audience, proprio come Robert Pattinson. Costruitosi sui canini poco sanguinolenti di quell'Edward Cullen della saga di Twilight di cui tutti si sono innamorati, Pattinson sembra ormai essere alla costante ricerca di una maturazione artistica che (con buona pace delle ragazzine che lo hanno consacrato divo) lo renda un attore a tutto tondo. La possibilità gli è stata vistosamente offerta da Francis Lawrence, regista di Come l'acqua per gli elefanti.

CAMMINANDO SUI BINARI

Jacob (Robert Pattinson) è uno studente polacco di veterinaria prossimo alla laurea. Il giorno del suo ultimo esame, una notizia sconvolge la sua intera esistenza: i suoi genitori sono morti in un incidente stradale e a lui non è rimasto nulla, nemmeno la casa in cui è cresciuto. Decide così di camminare fino alla città più vicina ma, seguendo i binari della ferrovia, si imbatte in un treno e ci sale al volo. Il convoglio è quello della carovana del circo dei fratelli Benzini dove comincia a lavorare prima come bassa manovalanza e poi come veterinario. Qui si innamora della bella Marlena (Reese Witherspoon), stella del circo e moglie di August (Christoph Waltz), l'irruento proprietario del circo, tanto carismatico quanto pericoloso. Insieme scoprono la bellezza di questo mondo, condividendo l'affetto per un elefante piuttosto speciale.

TRARRE IL MEGLIO...

Il libro Acqua agli elefanti di Sara Gruen è diventato presto un enorme successo editoriale, rimanendo in vetta alle classifiche per moltissimo tempo. Quattrocento pagine ricche di passione, magia circense, personaggi complessi e sfaccettati. Con i suoi occhi e i suoi capelli luminosi, la pelle di porcellana, i lustrini rosa che la rendono scintillante e la sua confidenza con gli animali, Marlena è un'artista nata, affascinante e piena di grazia. Proprio per questo il suo matrimonio con August, una persona autorevole e carismatica capace di sedurre o aggredire con la medesima forza, appare come una prigionia, come intrappolare un rarissimo esemplare di farfalla in una teca da esposizione. Completamente all'opposto c'è invece Jacob Jankowski: sbandato e smarrito è ricco di principi morali ed ancora illuso dalla vita. Il netto contrasto letterario crea scintille: "Lessi il libro tutto di seguito", ricorda Lawrence, "È stata un'esperienza davvero viscerale, perché la storia si svolgeva in un mondo talmente ricco e descritto in maniera così precisa che mi sono innamorato dei suoi personaggi e delle sue emozioni". Partendo da una base così particolareggiata, creare un capolavoro visivo non dovrebbe essere così difficile...

...PER DARE IL PEGGIO

E invece Come l'acqua per gli elefanti non riesce a reggere neanche le aspettative più basse. Colpa forse dell'ottimo lavoro di sponsorizzazione del film, proposto come un manifesto della indimenticabile magia del circo mescolata con la passione di una storia d'amore tormentata, che alzando la posta in gioco ha reso ancora più catastrofica la caduta della pellicola nella stalla dei poco promettenti. "Sono stato io a prendere il treno o è stato lui a prendere me?". Onestamente avremmo preferito che, approfittando dell'oscurità tipica della notte, questo treno fosse andato avanti per la sua strada senza trasformarsi in una pellicola internazionale. L'impatto con il grande schermo è stata una tragedia della quale si ricercano ancora le cause: una sceneggiatura che, riducendo la storia a una serie di avvenimenti salienti, si trasforma in un dramma sentimentale piatto e davvero poco convincente, un regista che, con un background di videoclip e comic movie, risulta impacciato dietro la macchina da presa, un cast la cui interpretazione è ridotta ai minimi termini. Quello che è stato annunciato come il passaggio alla maturità della carriera di Robert Pattinson, si è rivelato un vero e proprio passo falso. Paradossalmente l'idolo inglese riesce a giocare maggiormente con lo spettro emotivo del congelato vampiro, piuttosto che esprimere le complessità di tormentato Jacob, sfoggiando le sue due tipiche espressioni: sorriso sghembo e broncio tormentato, entrambe stranamente somiglianti a smorfie da insormontabile sforzo fisico e psicologico. Una interpretazione davvero non eccelsa che riesce a oscurare anche quelle dei due co-protagonisti, entrambi costretti in ruoli macchietta esagerati nei loro tratti caratteristici e per questo assolutamente monodimensionali (senza aggiungere che la povera Reese Witherspoon è riuscita a trovare l'unica truccatrice capace di darle un'aria acida e spigolosa). Che cosa si salva allora di questo Come l'acqua per gli elefanti? Gli animali non sono per niente male e anzi il famoso elefante è decisamente notevole. In più questa sembra essere una delle poche pellicole ad aver capito che, se lo si vuole far apparire davvero affascinante, bisogna fotografare Robert Pattinson con filtri e luci calde che danno volume alla sua altrimenti rigidamente monolitica presenza. Per il resto Lawrence riesce a costruire qualche buona inquadratura e qualche scena particolarmente emozionante, ma i pochi lati positivi del lavoro vengono soppressi dall'insostenibile senso di insoddisfazione e noia latente che accompagnano lo spettatore per le due (interminabili) ore di proiezione.

Come l'acqua per gli elefanti Prova di maturità per Francis Lawrence e Robert Pattinson (che già aveva dimostrato di tentennare molto al di fuori dell’adorato vampiro con Remember Me) che, purtroppo per gli spettatori, falliscono miseramente nell’impresa. Tratto da un libro che deve il suo successo alle sue molte sfaccettature, Come l’acqua per gli elefanti si dimostra un adattamento mal riuscito che lascia fuori dalla narrazione tutto quello che rendeva la storia magica e appassionante. Quando si suol dire che a volte i libri è meglio lasciarli sul comodino...

4.5

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