Speciale Corri ragazzo corri... e non dimenticare

Nel Giorno della Memoria, ricordiamo Jurek, la sua lotta per la sopravvivenza e quella di tanti bambini (e non solo) come lui

Speciale Corri ragazzo corri... e non dimenticare
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Ricorre oggi, 27 gennaio, il cosiddetto "Giorno della Memoria", istituito dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005 per commemorare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio del 1945. Una giornata per ricordare, informarsi, fermarsi a pensare. Agli orrori della guerra e ai drammi umani che comporta. Il cinema non ha mai smesso di parlare di quest'argomento, in tutti i modi possibili, e in particolare non manca certo una lunga schiera di pellicole sull'argomento Olocausto.
Proprio in questi giorni, al cinema, arriva l'ultimo film di Pepe Danquart, Corri ragazzo corri, incredibile storia vera di un ragazzino in fuga da un presente ostile e da un passato (inteso come memoria e identità) oramai scomodo, proteso verso un futuro incerto. È la storia di Jurek, che a soli nove anni fugge dai rastrellamenti nel ghetto di Varsavia. Costretto a separarsi dai fratelli e dai genitori per salvarsi dai nazisti, vivendo i durissimi tre anni che lo separano dalla fine della guerra nei boschi e nei villaggi vicino alla capitale. Jurek imparerà a dormire sugli alberi e a cacciare per nutrirsi e sopravvivrà ai gelidi inverni chiedendo ospitalità, contraccambiandola con manodopera. In questo duro viaggio, Jurek incontrerà persone che lo aiuteranno ed altre che lo tradiranno, ma non perderà mai la forza per andare avanti...
Ci sembrava interessante farvi leggere il punto di vista, dunque, del regista, che aggiunge ulteriore spessore e background a questa già straordinaria vicenda umana, da scoprire e, soprattutto, ricordare. Perché Jurek deve inventarsi una nuova vita, sopravvivere, ma mai dimenticare chi è, da dove viene e cosa gli è successo.

LA PAROLA A PEPE DANQUART

Sono stato a lungo in cerca di materiale che fosse emotivamente potente e ricco di significato storico da far battere il cuore solo leggendo la sceneggiatura; che fosse una storia straordinaria e commovente, storicamente accurata, raccontata da un punto di vista inedito. Un film meritevole di qualsiasi sforzo e di qualsiasi rischio da correre. Un film che sarebbe rimasto nella memoria collettiva del pubblico, anche dopo 20 anni. Ho finalmente trovato tutto questo leggendo il romanzo Corri ragazzo corri di Uri Orlev, un libro per ragazzi che è diventato un bestseller in tutto il mondo. Come opera di finzione la storia sembra perfino troppo assurda per essere vera. Ma quel ragazzino è sopravvissuto e ancora oggi, all'età di 79 anni, racconta la sua storia a chiunque abbia voglia di ascoltarla. Con il mio film voglio far conoscere questa storia a coloro che non l'hanno ancora sentita perché chiunque vedrà il viaggio di Jurek non potrà non emozionarsi per lui. Avranno paura, saranno pieni di ammirazione per lui, soffriranno e piangeranno con lui. Come è successo a me quando ho letto il libro la prima volta. Non ho intenzione di fare un film solo per bambini o per ragazzi, ma voglio offrire una forte esperienza cinematografica a tutti, giovani e vecchi. Jurek dimostra la capacità di resistere di un adulto. Eppure è proprio la sua giovane età a proteggerlo, mentre affronta numerosi pericoli con lo spirito avventuroso di un bambino. Il fatto che sia un bambino a guidarci in questa storia - un innocente, con la sua naturale curiosità di esplorare il mondo e di sopravvivere - rende ancora più orribile la tragedia dell'Olocausto.
Ma qual è in fondo la storia del film, narrata con lo spirito di un racconto di avventura? È la storia del viaggio di un ragazzino costretto a crescere molto in fretta per poter sopravvivere, ma che in fondo resta un bambino. È la storia dell'impietosa brutalità di qualsiasi guerra e dei suoi traditori, informatori e approfittatori. Ma è anche la storia di quanti riuscirono ad elevarsi al di sopra delle uccisioni sistematiche di uomini e donne che, rischiando la loro vita, aiutarono coloro che altrimenti non sarebbero sopravvissuti. Non si tratta solo degli "Schindler" o dei "John Rabe" all'interno del sistema del potere, ma anche di semplici contadini anonimi che resero possibile per un ragazzino ebreo sopravvivere nella foresta. Le uccisioni di massa, l'Olocausto, e la marcia barbarica dei nazisti trovano un eco in ciascuna immagine - riflessi nella storia di questo bambino ebreo. Il punto di vista del libro non solo rende la storia di Jurek così speciale, ma eleva a documento storico questo racconto, analogamente al Diario di Anne Frank o a Essere senza destino di Imre Kertesz.
Per quanto riguarda la dinamica delle vicende, la trama ha un taglio avventuroso e complementare al conflitto interiore del ragazzo, il quale, per poter sopravvivere, deve respingere la propria identità ebraica e fare propria un'esistenza inventata come orfano cattolico polacco. Durante la sua lotta per la sopravvivenza, dimentica i suoi fratelli, perfino il viso di sua madre, e trova conforto e sicurezza nella generosa ospitalità di famiglie contadine cattoliche. Questa profonda crisi di identità sfocia in un altro momento forte alla fine del film, con una scena che, credo, contenga qualcosa di mai mostrato in modo tanto commovente.
Entrambe queste linee narrative - le avventure nella foresta e nei villaggi, e la graduale perdita della propria identità - emergono con forza fin dall'inizio. Una delle grandi sfide per la realizzazione di questo film voleva essere quella di rendere giustizia a tutti e due gli aspetti in egual modo.
Un momento chiave nel film è quando il padre sacrifica la propria vita per salvare quella del figlio. Prima di farlo, gli sussurra in fretta alcune parole, che diventeranno un tema ricorrente nella storia: "Srulik, non c'è tempo. Non devi dimenticare quello che sto per dirti. Devi restare vivo! Mi senti? Trova qualcuno che possa insegnarti come comportarti in mezzo ai cristiani, come si fanno il segno della croce e come pregano... E la cosa più importante, Srulik: dimentica il tuo nome. Cancellalo dalla tua memoria... D'ora in poi il tuo nome è Jurek Staniak. Staniak come la signora Staniak del negozio... Ma anche se dimenticherai tutto, perfino me e tua madre, non dimenticare mai che sei ebreo".
Con Corri ragazzo corri volevo raccontare una storia vera e commovente, senza pessimismo. La storia di Srulik-Jurek-Yoram Fridman - una storia vera fatta di forza, di speranza e di coraggio.
PEPE DANQUART

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