Recensione Ender's Game

Gavin Hood porta su grande schermo il classico sci-fi di Orson Scott Card

Recensione Ender's Game
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Correva l'anno 1977, la fantascienza americana aveva superato da diverso tempo i suoi anni d'oro, eppure le riviste specializzate continuavano a spopolare e la storica "Analog Science Fiction and Fact", nota tra gli anni Trenta e Sessanta col nome di "Astounding Science Fiction", era una delle letture obbligatorie per tutti i fan del genere. Isaac Asimov, Arthur C. Clarke, Ray Bradbury, Alfred Von Vogt, Robert Heinlein, tutti i grandi della fantascienza sono passati da qui. In quell'anno un breve racconto dal titolo Ender's Game, apparve sulle pagine di quella rivista ricevendo delle ottime critiche e vincendo il John W. Campbell Award, dal nome di uno degli storici direttori della rivista. Visto il successo del racconto il suo autore, Orson Scott Card, decide di scriverne un seguito, Speaker of the Dead, ma lavorando su questo suo romanzo capisce che deve prima ampliare il mondo che aveva creato nel suo breve racconto. Prende così in mano Ender's Game e lavora alacremente fino al 1985, anno in cui lo pubblica nella sua versione ampliata e corretta. Un romanzo che raccoglie immediatamente degli ottimi riscontri vincendo sia il Premio Hugo che il Premio Nebula. Si passa così dalle semplice vicende del giovane Ender alla Scuola di Guerra ad una storia di maggior respiro che racconta le vicende di una Terra sopravvissuta a due feroci attacchi da parte di una bellicosa razza aliena, i Formics.

“Nel momento in cui io capisco davvero il mio avversario...”

Andrew Ender Wiggin (Asa Butterfield) è un Terzo, un bambino nato solo grazie ad alcuni permessi speciali in un mondo ancora ferito dalle precedenti invasioni di una razza aliena. Ender è anche un genio, uno stratega giovane e brillante che alterna remissività ad una spietata violenza. Il perfetto equilibrio tra i suoi due fratelli maggiori, il violento e sadico Peter e la gentile Valentine. Proprio grazie a queste sue capacità strategiche viene selezionato per andare alla Scuola di Guerra, una speciale struttura orbitante dove vengono addestrati i comandanti del futuro, sotto la guida del Colonnello Hyrum Graff (Harrison Ford) e del Maggiore Anderson (Viola Davis). I giovani in questa struttura vengono suddivisi in Orde spinte a combattere tra loro nella Sala di Battaglia, una struttura a Gravità Zero al centro della Scuola, dove si tengono delle sifde con armi laser. Ender viene costantemente monitorato nel suo addestramento e viene elogiato continuamente da Graff per renderlo antipatico agli altri e spingerlo a tirar fuori le sue doti di comandante. Dopo una breve permanenza nell'Orda delle Salamandre sotto il comando di Bonzo Madrid, al giovane viene affidato il comando dell'Orda dei Draghi, con la quale comincia a vincere incessantemente, stravolgendo le consuete tattiche. Dopo aver vinto la sua ultima battaglia contro due Orde contemporaneamente Ender viene affrontato da Bonzo, che però viene sconfitto e quasi ucciso da Ender. Il giovane adesso è pronto per la Scuola di Comando dove dovrà addestrarsi alla guida di vere navi da guerra, in previsione del suo comando dell'attacco della Flotta Internazionale al pianeta dei Formics.

“...In quel preciso momento io comincio ad amarlo”

Non stupisce che "Il gioco di Ender" sia diventato nel corso degli anni un vero e proprio cult venendo utilizzato come libro di testo in molte scuole americane e anche come vero e proprio manuale sulla psicologia del comando all'Università del Corpo dei Marines di Quantico in Virginia. Il romanzo di Orson Scott Card è però anche un profondo ritratto delle ferite psicologiche che i reduci si trovano ad affrontare. Ferite che un bambino di sei anni nell'originale, e di circa quattordici nel film, non è capace di affrontare. Questo è il quesito alla base de "Il gioco di Ender": è giusto utilizzare dei bambini per vincere una guerra? Il fine giustifica davvero i mezzi? Nel suo adattamento cinematografico il regista Gavin Hood riesce a rimanere fedele sia al romanzo che al suo nocciolo profondo. Ci troviamo così di fronte ad un film profondamente militarista (nel quale dei giovani ragazzi vengono addestrati come dei veterani per poter sfruttare le loro capacità intellettive per combattere un nemico che gli adulti non riescono a sconfiggere), ma al contempo profondamente anti-militarista. Una forte contraddizione che Hood riesce a trasporre al meglio sul grande schermo attraverso due personaggi: il Colonnello Hyrum Graff e il Maggiore Anderson. Il primo pronto a tutto, anche a sacrificare dei giovani ragazzi, pur di sconfiggere preventivamente i Formics; l'altra invece che si preoccupa delle ferite psicologiche che questi potranno subire e incapace di rimanere a guardare queste infanzie immolate sull'altare della guerra. Due interpretazioni contrapposte che incarnano le due anime che vivono in ognuno di noi, da una parte l'istinto di sopravvivenza e dall'altro la volontà di difendere la propria prole. Non a caso il ruolo del personaggio del Maggiore Anderson viene affidato ad una donna invece che ad un uomo come nel romanzo. Viola Davis riesce così ad incarnare al meglio le preoccupazioni che possono essere quelle di una madre piuttosto che di un soldato.

Poche sostanziali differenze

Recentemente la questione degli adattamenti da romanzi famosi si sta facendo annosa, da una parte alcuni riescono a trasporre al meglio l'originale mentre altri invece stravolgono completamente l'idea di partenza prendendo il romanzo come mero pretesto commerciale. Ender's Game fortunatamente può essere inserito nel primo gruppo. Gavin Hood ha fatto un lavoro eccellente nell'adattare il romanzo di Orson Scott Card, con una sceneggiatura che rimane fedelmente vicina all'originale con alcune sostanziali differenze che non inficiano minimamente la visione ma anzi migliorano la scorrevolezza della narrazione. Viene così tralasciata una sezione portante dell'originale, ovvero tutte le vicende delle politica terrestre, manipolate dai due fratelli di Ender sotto gli pseudonimi di Locke e Deomostene. Una sezione pienamente sacrificabile in quanto si lega ad un seguito, che lo scrittore aveva già programmato ma che difficilmente sarà trasferibile sul grande schermo. La narrazione dunque si focalizza completamente su Ender, evitando di frammentare l'azione con tempi morti e scene lontane dalla Scuola in cui si addestra il giovane. Lo spettatore si trova così legato a doppio filo con le vicende del protagonista: sono infatti pochissime le scene in cui non troviamo Asa Butterfield sullo schermo. Veniamo quindi trascinati un passo alla volta verso il colpo di scena finale senza aspettarci, proprio come il giovane Ender, ciò che succederà (a meno che ovviamente non si sia già letto il romanzo). Unica pecca di adattamento è quella legata allo scontro con Bonzo Madrid, una scena fondante della psicologia del giovane protagonista nel romanzo in quanto ripete con il suo ex-comandate ciò che aveva fatto ai bulli all'inizio del romanzo: lo aggredisce in modo brutale per evitare future ritorsioni. Nel film invece quello che accade è molto meno brutale e più casuale di quanto in realtà non fosse. Una scelta più che altro commerciale per evitare (probabilmente) fenomeni di imitazione da parte di un pubblico più giovane, ma che però sacrifica il momento in cui il ragazzo comprende la propria violenta natura di essere umano. Una natura che spinge gli umani ad attaccare i Formics in una nuova guerra preventiva.

Ender's Game Con Ender's Game, Gavin Hood riesce a farsi perdonare pienamente il passo falso fatto con X-Men: le origini - Wolverine. Il film riesce ad essere un ottimo adattamento del romanzo di Orson Scott Card accompagnato da una grandiosa messinscena, tra basi spaziali, combattimenti a gravità zero ed enormi battaglie campali nello spazio. La spettacolarità non manca di certo, alcuni momenti nella Sala di Battaglia sono degli eccellenti momenti di regia, ma fortunatamente non va ad inficiare l'approfondimento psicologico su cui si basa tutta l'opera di Card. Ender's Game è un ottimo film di fantascienza che riuscirà a soddisfare sia i fan del romanzo che il pubblico che non si è mai avvicinato all'originale, dimostrando come si possa fare una eccellente pellicola di intrattenimento pur tuttavia conservando dei forti elementi di riflessione. D'altro canto è ciò che la fantascienza ha sempre fatto: riflettere sul mondo di oggi trascinando il lettore nello spettacolare mondo del futuro.

7.5

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