Recensione Father and Son

Uno scambio di culle e, sei anni dopo, due famiglie si ritrovano davanti a diversi dilemmi esistenziali...

Recensione Father and Son
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Soshite Chichi Ni Naru. Dietro questo titolo, quasi impronunciabile per chi non conosce il giapponese - più facile appellarlo col nome internazionale Like father, Like son (divenuto poi semplicemente Father and Son nel nostro paese)- si nasconde una delle prime sorprese del Concorso di Cannes. Dal giapponese Kore-Eda Hirokazu, una commedia intelligente e moderna sul tema della ‘genitorialità’. Quanto contano i geni nel rapporto tra padri, madri e figli? Chi sono i nostri veri genitori, se non coloro che ci amano e ci proteggono negli anni dell’infanzia, in cui abbiamo più bisogno di essere guidati? E cosa accade quando si scopre, inaspettatamente e in ritardo, che il nostro bambino non possiede i nostri geni? Teoricamente, l’affetto dovrebbe prevalere su tutto, ma le cose non sono mai semplici come sembrano.

In un equivoco che ha del pirandelliano, due adorabili bambini vengono ‘scambiati’ in ospedale appena dopo la loro nascita. Il problema è che nessuno se ne accorge finché le due creature non hanno compiuto il sesto anno d’età. L’ospedale informa i rispettivi genitori, i signori Nonomiya e i signori Saiki, comprensibilmente turbati dalla notizia. Le due coppie dovranno decidere se lasciare le cose come stanno o tentare di rimetterle a posto scambiando di nuovo i due bambini. Ci provano, ma le tensioni si fanno sentire, acuite anche dalla notevole differenza di status sociale delle due famiglie. I genitori ‘poveri’ dovranno prendersi la responsabilità di rinunciare a un futuro di agiatezze per il proprio pargolo, se decideranno di riprenderlo con loro. All’inverso, i ricchi saranno assillati dall’idea che il proprio figlio biologico cresca in un ambiente più umile di quello che gli era originariamente stato destinato. È una commedia, ma c’è anche del dramma, in linea con la tendenza del cinema orientale a esprimersi per temi più che per generi.

Father and Son Soshite Chichi Ni Naru (Like Father, Like son) è certamente la prima ‘sorpresa’ del Concorso di quest’anno. Intelligente e moderno, affronta con leggerezza un soggetto originale con echi pirandelliani. Si ride molto, grazie soprattutto alla tenerezza suscitata dai bimbi con gli occhi a mandorla, ma c’è spazio anche per la riflessione e qualche lacrima di commozione. Forse un po’ lungo, ma da vedere assolutamente in caso di uscita nelle sale.

7

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