Recensione Gli infedeli

Dalla Francia un film a episodi sul tarlo dell'infedeltà

Recensione Gli infedeli
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Cinema francese in salsa apparentemente leggera, ma gravato da una pesantezza esistenziale che fa il paio con la costante ricerca di fuga dalle responsabilità (specie quelle affettivo-coniugali), Les infidèles combina il tema del maschio cronicamente fedifrago con il soffio di inconsistenza della vita stessa, declinata in una società in cui tutto scorre senza lasciare traccia, e dove anche il tradimento può diventare un'arma di riappropriazione della propria identità o, meglio, di difesa nei confronti del tempo che passa e della vita che s'ingrigisce con l'ingrigirsi dei capelli. Un collage di sei episodi (più tre brevi e piuttosto divertenti pillole che prendono il titolo dai rispettivi protagonisti - Bernard, Thibault e Simon) diretti da altrettanti registi (tra cui spicca anche il nome dell'oramai acclamatissimo Michel Hazanavicius, premio Oscar per The Artist). Debitore nella struttura a episodi, e anche in parte nelle tematiche affrontate, alla commedia italiana in stile I mostri di Dino Risi, Gli infedeli attraversa il tunnel della slealtà concedendo ai vari FredGreg, Francois, Bernard, Laurent, Antoine, Eric James (mascherati sempre dietro ai volti di Jean Dujardin e Gilles Lellouche) assoluta carta bianca delle loro azioni. Frammentario non tanto nello stile quanto nel tono discontinuo e talvolta meccanico con cui il tema portante viene sviscerato, questo ‘collettivo' francese può dirsi riuscito solo in piccola parte, racchiusa in un paio di personaggi ed episodi più oliati e originali.

Prologo/Las Vegas, di Fred Cavayè

Fred e Greg sono due fedifraghi cronici e ‘in coppia', trascorrono ogni loro serata libera (o presunta tale) a cercare di consumare (senza remora alcuna) tradimenti. A casa le rispettive mogli sanno ma preferirebbero non sapere l'impulso animalesco che quotidianamente domina i loro uomini. Da un locale all'altro, da una donna all'altra, i due amici chiuderanno il loro tour infedele a Las Vegas, meta trasgressiva per eccellenza, dove avranno una sorta di liberatoria epifania sulla loro vita. Questo episodio cornice che include il Prologo e Las Vegas risulta poco riuscito soprattutto perché sensibilmente sbilanciato nella rappresentazione eccessiva e a volte grottesca dei due protagonisti: maschi convinti e fedifraghi impenitenti. Prive di spessore e di una loro rotondità narrativa, le gag di coppia non riescono a divertire né a farsi portavoce di uno sguardo ironico che non sia banalmente grottesco.

La domanda, di Emmanuelle Bercot

Durante una cena tra (due) coppie (Olivier e Lisa, Nicolas e Julie), mentre Julie è indaffarata a sparecchiare, Nicolas parla con naturalezza ai suoi due amici dell'infedeltà nei confronti della moglie. Imbarazzata e sconcertata Lisa rimprovera l'amico della sua condotta poco ortodossa, accusandolo di non riuscire (come fanno tanti altri - nella quale categoria Lisa pensa di rientrare con il marito Nicolas a pieno titolo) a rispettare il vincolo di fedeltà. Ma la non totale adesione di Nicolas alle parole di Lisa, insinuerà nella donna il dubbio sulla reale compattezza della loro coppia. Scatterà dunque, spontanea, la domanda sul tradimento che porterà a rivelazioni impreviste. Costruito su una struttura dialogica, La domanda è l'unico degli episodi (insieme a Infedeli anonimi) che ammette un punto di vista femminile sull'argomento infedeltà. Purtroppo lo schema secondo cui, messa di fronte all'onere del dubbio, la coppia si sgretola sotto il peso di bugie e omesse verità, poggia troppo sulla retorica del rapporto vittima di una sincerità tardiva e fuori tempo massimo, riducendo il confronto a poco più di un mero esercizio di stile.

Gli Infedeli anonimi, di Alexandre Courtés (regista anche delle ‘pillole’)

Dodici uomini (inclusi tutti i protagonisti dei diversi episodi del film) si ritrovano insieme in gruppo per elaborare con l'aiuto di una psicologa (la brava Sandrine Kiberlain) la loro dipendenza dal ‘tradimento'. Tutti fatalmente legati alla loro ossessione da non concepire una vita priva di ‘scappatelle' i dodici piegheranno (in parte) il capo di fronte alle crude analisi della psicologa, personalmente amareggiata dalla ventata di maschilismo imperante portata dai suoi pazienti, decidendo poi però (all'unanimità) di interrompere le sedute (dopo la prima). Uno degli episodi più riusciti grazie alla capacità di Sandrine Kiberlain di tenere testa in maniera ironica e composta al suo ruolo di moderatrice, combattuta tra la determinazione deontologica di voler rimanere super partes e la naturale propensione a sentirsi chiamata, nel bene o nel male, in causa (in primis come donna).

La coscienza pulita, di Michel Hazanavicius

Lontano da casa per un congresso, Laurent prova disperatamente a concludere la serata con la consueta ‘scappatella'. Purtroppo per lui, dalla receptionist che pare dargli spago per poi sparire in tutta fretta, passando per una sua collega già impegnata con l'acclamato latin lover del gruppo, e per finire con un'altra collega che nonostante sia disperata (comunque meno di Laurent) declinerà gentilmente l'offerta, nessuna delle donne in circolazione potrà soddisfare il suo bisogno. Dovrà infine rassegnarsi e tornare ‘sconfitto' alla solita 'scondita' offerta di affetto proposta da una moglie che lo attende a casa. Forse il meno riuscito e il più ‘disperato' degli episodi messi in campo. La ricerca ossessiva del protagonista di una donna (qualsiasi) con la quale consumare un'infedeltà decisa a tavolino piuttosto che vissuta nell'impulso del momento, non solo annichilisce qualsiasi idea di fedeltà, ma nega anche l'idea di un'infedeltà figlia di quell'istinto animale che abita in ogni uomo (o donna). Una rivisitazione ‘spenta' che lascia pochi spunti di riflessione e solo un gran senso di amarezza.

Lolita, di Eric Lartigau

Il quarantenne Eric (dentista) ha instaurato una relazione con Inès, una seducente Lolita poco più che maggiorenne alla ricerca di un punto d'appoggio (l'uomo adulto) attorno al quale far volteggiare la propria volatile esistenza di ragazzina assetata di vita e di esperienze. Come da copione sarà infatti proprio Eric a uscir sconfitto da un rapporto in cui lui è sotto tutti i punti di vista l'anello debole, uomo in pieno fallimento emotivo aggrappato con le unghie ai capricci di una poco più che bambina che potrebbe essere sua figlia. All'interno della tematica puramente nabokoviana dell'adulto che cerca conferme nelle forme acerbe e nella volatilità di una vita più giovane, l'episodio Lolita risulta essere piuttosto frizzante e anche capace di marcare con discreta fedeltà il senso di alienazione e tristezza naturalmente associati al tema del rapporto uomo-bambina. Uno schizzo che mescola l'insoddisfazione adulta alla voglia di ‘esperienza' infantile restando in ogni caso solo una pallida proiezione della matrice letteraria cui s'ispira il titolo.

Gli infedeli Frammentario nella capacità di offrire spunti ironici e confezionare situazioni che affrontino il tema dell’infedeltà con più di un guizzo di originalità, infedeli risulta infine un prodotto che diverte (davvero) solo in una manciata di occasioni. La dinamicità della struttura a episodi funziona generalmente poco, appesantita da una certa ripetitività nell’approccio - coniugato troppo ed esclusivamente al maschile - della tematica di base. Il risultato è una girandola di pareri e volti in fondo tutti troppo uguali a sé stessi.

5.5

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