Si sta rivelando un grande successo anche presso il pubblico italiano il nuovo film di Wes Anderson, Grand Budapest Hotel, che dopo gli ottimi risultati ottenuti nel resto del mondo ha riportato un eccellente debutto nel nostro paese, registrando oltre 100.000 spettatori nel week-end d’esordio. E come spesso accade per le pellicole di Anderson, pure Grand Budapest Hotel può contare su un cast molto variegato e di assoluto livello, con un gran numero di volti noti del cinema che hanno accettato di recitare nel film, o semplicemente di “fare capolino” nel Grand Budapest Hotel o nei dintorni. Nel nostro precedente articolo vi abbiamo parlato del protagonista Ralph Fiennes e di due attori da Oscar che hanno preso parte al film di Anderson, ovvero Adrien Brody e Tilda Swinton. Ora, invece, continuiamo la nostra panoramica sul cast di Grand Budapest Hotel raccontandovi la carriera di altre quattro star approdate alla corte di Wes Anderson, e che avrete occasione di individuare andando a vedere il film al cinema: Edward Norton, Harvey Keitel, Jude Law e la giovanissima Saoirse Ronan.
EDWARD NORTON
Un altro divo hollywoodiano “ripescato” da Anderson dal suo precedente lavoro, il bellissimo Moonrise Kingdom, e inserito in Grand Budapest Hotel per vestire i panni dell’ispettore Henckels, incaricato di indagare sulla misteriosa morte di Madame D. Nato a Boston 44 anni fa, Norton si è affermato come uno dei più dotati attori della propria generazione, nonché come un ideale erede delle grandi star dell’Actor’s Studio. Nel 1996 debutta al cinema nel thriller giudiziario Schegge di paura, impersonando il ruolo di un ragazzo accusato di omicidio: un esordio folgorante che gli permette di mettere subito in luce il suo talento, al punto da aggiudicarsi il Golden Globe e la nomination all’Oscar come miglior attore supporter; nello stesso anno recita anche nei film di due famosissimi registi, ovvero Larry Flint di Milos Forman e Tutti dicono I love you di Woody Allen. Nel 1998 regala la sua interpretazione più intensa ed apprezzata: quella di Derek Vinyard, un giovane skinhead attratto dall’ideologia nazista, nel bellissimo American History X di Tony Kaye, che gli vale una candidatura all’Oscar come miglior attore. Un anno più tardi raggiunge la consacrazione definitiva recitando accanto a Brad Pitt in quello che diventerà uno dei maggiori cult-movie di fine millennio: Fight Club di David Fincher, tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk. Nel 2000 il poliedrico Edward Norton sceglie di cimentarsi con la professione di regista, dirigendo la commedia sentimentale Tentazioni d’amore, della quale è anche il co-protagonista maschile al fianco di Ben Stiller. Un anno dopo affianca due leggende del grande schermo, Robert De Niro e Marlon Brando, nel thriller The Score, mentre nel 2002 interpreta il ruolo del profiler dell’FBI Will Graham in Red Dragon, prequel de Il silenzio degli innocenti, in cui ritorna il personaggio di Hannibal Lecter (Anthony Hopkins). Nello stesso anno, inoltre, Norton si dedica anche ad un progetto che gli vale ancora una volta le lodi della critica: è infatti il protagonista del dramma La 25ª ora, uno dei film più acclamati del regista Spike Lee, in cui Norton regala una delle migliori prove della sua carriera. Negli anni successivi sceglie di dividersi fra progetti indipendenti o più sofisticati, come il melò Il velo dipinto (2006), accanto a Naomi Watts, e importanti produzioni hollywoodiane, fra cui L’incredibile Hulk (2008), nuovo approccio alle vicende del celebre personaggio dei fumetti Marvel, con un film che tuttavia non riscuote i consensi sperati e, contrariamente alle previsioni, non darà origine ad una nuova saga (anche per i contrasti fra Norton e i produttori). Nel 2012 impersona invece il “rivale” dell’agente Aaron Cross (Jeremy Renner) in The Bourne Legacy, action-movie ispirato alla serie di Jason Bourne, per la regia di Tony Gilroy.
JUDE LAW
In Grand Budapest Hotel il ruolo anonimo dell’Autore, al quale un anziano Zero Moustafa (F. Murray Abraham) racconta la propria vicenda, è affidato al divo inglese Jude Law. Nato a Londra 41 anni fa, e attivo in palcoscenico fin da quando ne aveva appena quattordici, Law si fa notare fin da giovanissimo fra teatro e televisione, per poi approdare definitivamente al cinema nel 1997 con ben quattro pellicole: fra queste, interpreta il ruolo dell’amante di Oscar Wilde nel film biografico Wilde e recita nel thriller sci-fi Gattaca e nel dramma Mezzanotte nel giardino del bene e del male, con Clint Eastwood e Kevin Spacey. La vera consacrazione arriva però nel 1999, quando il 26enne Jude Law è protagonista di eXistenZ di David Cronenberg e impersona il ruolo dell’affascinante Dickie Greenleaf nel thriller psicologico Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella, con Matt Damon, tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, per il quale ottiene il BAFTA Award e la nomination all’Oscar. Diventato a tutti gli effetti il nuovo sex-symbol del cinema britannico, Law si divide fra le produzioni europee e Hollywood, collaborando con registi quali Steven Spielberg (A.I. Intelligenza artificiale, 2001) e Sam Mendes (Era mio padre, 2002). Nel 2003 il carismatico Jude torna a farsi dirigere da Anthony Minghella nel kolossal epico-romantico Ritorno a Cold Mountain, con Nicole Kidman, interpretando il giovane soldato Inman: il film si rivela un grande successo di pubblico e gli vale una candidatura all’Oscar come miglior attore. All’apice della sua carriera, l’anno seguente Law recita con Julia Roberts e Natalie Portman nel dramma sentimentale Closer di Mike Nichols e compare in un cameo in The Aviator di Martin Scorsese. A film più sofisticati, come il thriller psicologico Sleuth - Gli insospettabili di Kenneth Branagh e Un bacio romantico di Wong Kar-wai (entrambi del 2007), l’attore inglese alterna progetti più commerciali, quali la commedia L’amore non va in vacanza (2006) e il fortunatissimo Sherlock Holmes di Guy Ritchie (2009), in cui impersona il dottor Watson accanto al detective Robert Downey Jr. Negli ultimi anni, Law ha lavorato in due film di Steven Soderbergh, Contagion (2011) ed Effetti collaterali (2013), nel sequel Sherlock Holmes - Gioco di ombre (2011) e nel dramma in costume Anna Karenina di Joe Wright (2012), tratto dal capolavoro di Lev Tolstoj, in cui interpreta il marito di Anna (Keira Knightley).
SAOIRSE RONAN
Nonostante abbia appena compiuto vent’anni, Saoirse Ronan può già essere considerata una delle giovani attrici più affermate sulla scena internazionale, e in Grand Budapest Hotel fa perdere la testa al piccolo lobby boy Zero Moustafa vestendo i panni di Agatha, una delle ragazze alle dipendenze del lussuosissimo albergo. Nata a New York da una coppia di genitori irlandesi e cresciuta in Irlanda, Saoirse esordisce al cinema nel 2007, a soli tredici anni, e conquista fin da subito l’attenzione di critica e pubblico grazie alla sua interpretazione di Briony Tallis, un’adolescente dalla fervida immaginazione che dà origine a uno scandalo dalle drammatiche conseguenze, in Espiazione, il film di Joe Wright basato sul capolavoro di Ian McEwan: grazie al ruolo di Briony, Saoirse riceve la nomination all’Oscar come miglior attrice supporter. Un anno dopo viene scelta come protagonista per il fantasy Ember - Il mistero della città di luce, che si rivela però un clamoroso flop, mentre nel 2009 viene diretta da Peter Jackson nel thriller paranormale Amabili resti. Nel frattempo cominciano ad arrivarle proposte anche per ruoli più ‘adulti’ e complessi: nel 2011 è la letale Hanna nel nuovo film di Joe Wright, nel quale intraprende una sfida all’ultimo sangue con una spietata Cate Blanchett, mentre nel 2012 è una giovane vampiressa nell’horror Byzantium di Neil Jordan, prossimamente in arrivo nelle sale italiane.
HARVEY KEITEL
Uno dei veterani del cinema americano, Harvey Keitel, che fra poco festeggerà 75 anni, è tornato a collaborare con Anderson nel breve ruolo di Ludwig, il galeotto a capo dell’evasione di gruppo alla quale parteciperà anche il protagonista Gustave H, incarcerato ingiustamente. Nato a New York da una famiglia originaria dell’Europa dell’Est, Keitel frequenta l’Actor’s Studio e incontra un giovane Martin Scorsese, assieme al quale girerà i suoi primi film: Chi sta bussando alla mia porta? (1967), il cult Mean Streets (1973), accanto a Robert De Niro, e in seguito ruoli minori in Alice non abita più qui (1974) e Taxi Driver (1976). Sempre nel 1976 ha occasione di lavorare con un altro maestro del cinema, Robert Altman, nel cast di Buffalo Bill e gli indiani, mentre un anno più tardi viene ingaggiato da un esordiente Ridley Scott come co-protagonista del classico I duellanti, in coppia con Keith Carradine. È il ruolo che contribuisce ad imporre Harvey Keitel fra gli attori più interessanti del panorama internazionale, permettendogli di essere scritturato in film molto diversi fra loro: da La morte in diretta (1980), dramma di fantascienza distopica diretto dal regista francese Bertrand Tavernier, in cui Keitel recita insieme a Romy Schneider, al film in costume Il mondo nuovo di Ettore Scola (1982), con Marcello Mastroianni e Hanna Schygulla, al quale seguiranno progetti per altri registi italiani, fra cui Roberto Faenza, Lina Wertmüller, Damiano Damiani, Carlo Lizzani e Dario Argento. Nel 1988 Keitel torna su un set di Scorsese nel ruolo di Giuda ne L’ultima tentazione di Cristo, controversa rivisitazione del Vangelo, mentre nel 1991 recita in due titoli pluripremiati e di grande successo: Thelma & Louise di Ridley Scott e Bugsy di Barry Levinson, film per il quale l’attore si aggiudica la nomination all’Oscar per la parte del gangster Meyer Lansky. Nel 1992 Keitel torna a vestire i panni del malavitoso nella commedia cult Sister Act, con Whoopi Goldberg, e ne Le iene, folgorante esordio del regista Quentin Tarantino; sempre nel 1992 interpreta pure un ufficiale di polizia, drogato e corrotto, in uno dei migliori film di Abel Ferrara, Il cattivo tenente. Nel 1993 è il protagonista maschile di uno dei titoli più apprezzati del decennio, Lezioni di piano di Jane Campion, melodramma sentimentale in costume nel quale Keitel divide lo schermo con Holly Hunter, mentre nel 1994 torna a collaborare con Tarantino per il classico Pulp Fiction. Nel 1995 Harvey Keitel recita in un altro titolo lodatissimo dalla critica, Lo sguardo di Ulisse, diretto dal regista greco Theo Angelopoulos, mentre nel 1999 viene richiamato dalla Campion per Holy Smoke, accanto a una giovane Kate Winslet. Attore infaticabile e di grande versatilità, nel corso del decennio successivo Keitel continuerà a dividersi tra film d’autore europei, progetti indipendenti e blockbuster hollywoodiani, fra cui il già citato Red Dragon (2002), Il mistero dei templari (2004) e Il mistero delle pagine perdute (2007). L’anno prossimo, invece, farà parte del cast internazionale del nuovo film di Paolo Sorrentino, Il futuro.
Speciale Grand Budapest Hotel: i co-protagonisti
Grandi co-protagonisti per il nuovo film di Wes Anderson: scopriamoli insieme
Si sta rivelando un grande successo anche presso il pubblico italiano il nuovo film di Wes Anderson, Grand Budapest Hotel, che dopo gli ottimi risultati ottenuti nel resto del mondo ha riportato un eccellente debutto nel nostro paese, registrando oltre 100.000 spettatori nel week-end d’esordio. E come spesso accade per le pellicole di Anderson, pure Grand Budapest Hotel può contare su un cast molto variegato e di assoluto livello, con un gran numero di volti noti del cinema che hanno accettato di recitare nel film, o semplicemente di “fare capolino” nel Grand Budapest Hotel o nei dintorni. Nel nostro precedente articolo vi abbiamo parlato del protagonista Ralph Fiennes e di due attori da Oscar che hanno preso parte al film di Anderson, ovvero Adrien Brody e Tilda Swinton. Ora, invece, continuiamo la nostra panoramica sul cast di Grand Budapest Hotel raccontandovi la carriera di altre quattro star approdate alla corte di Wes Anderson, e che avrete occasione di individuare andando a vedere il film al cinema: Edward Norton, Harvey Keitel, Jude Law e la giovanissima Saoirse Ronan.
EDWARD NORTON
Un altro divo hollywoodiano “ripescato” da Anderson dal suo precedente lavoro, il bellissimo Moonrise Kingdom, e inserito in Grand Budapest Hotel per vestire i panni dell’ispettore Henckels, incaricato di indagare sulla misteriosa morte di Madame D. Nato a Boston 44 anni fa, Norton si è affermato come uno dei più dotati attori della propria generazione, nonché come un ideale erede delle grandi star dell’Actor’s Studio. Nel 1996 debutta al cinema nel thriller giudiziario Schegge di paura, impersonando il ruolo di un ragazzo accusato di omicidio: un esordio folgorante che gli permette di mettere subito in luce il suo talento, al punto da aggiudicarsi il Golden Globe e la nomination all’Oscar come miglior attore supporter; nello stesso anno recita anche nei film di due famosissimi registi, ovvero Larry Flint di Milos Forman e Tutti dicono I love you di Woody Allen. Nel 1998 regala la sua interpretazione più intensa ed apprezzata: quella di Derek Vinyard, un giovane skinhead attratto dall’ideologia nazista, nel bellissimo American History X di Tony Kaye, che gli vale una candidatura all’Oscar come miglior attore. Un anno più tardi raggiunge la consacrazione definitiva recitando accanto a Brad Pitt in quello che diventerà uno dei maggiori cult-movie di fine millennio: Fight Club di David Fincher, tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk.
Nel 2000 il poliedrico Edward Norton sceglie di cimentarsi con la professione di regista, dirigendo la commedia sentimentale Tentazioni d’amore, della quale è anche il co-protagonista maschile al fianco di Ben Stiller. Un anno dopo affianca due leggende del grande schermo, Robert De Niro e Marlon Brando, nel thriller The Score, mentre nel 2002 interpreta il ruolo del profiler dell’FBI Will Graham in Red Dragon, prequel de Il silenzio degli innocenti, in cui ritorna il personaggio di Hannibal Lecter (Anthony Hopkins). Nello stesso anno, inoltre, Norton si dedica anche ad un progetto che gli vale ancora una volta le lodi della critica: è infatti il protagonista del dramma La 25ª ora, uno dei film più acclamati del regista Spike Lee, in cui Norton regala una delle migliori prove della sua carriera. Negli anni successivi sceglie di dividersi fra progetti indipendenti o più sofisticati, come il melò Il velo dipinto (2006), accanto a Naomi Watts, e importanti produzioni hollywoodiane, fra cui L’incredibile Hulk (2008), nuovo approccio alle vicende del celebre personaggio dei fumetti Marvel, con un film che tuttavia non riscuote i consensi sperati e, contrariamente alle previsioni, non darà origine ad una nuova saga (anche per i contrasti fra Norton e i produttori). Nel 2012 impersona invece il “rivale” dell’agente Aaron Cross (Jeremy Renner) in The Bourne Legacy, action-movie ispirato alla serie di Jason Bourne, per la regia di Tony Gilroy.
JUDE LAW
In Grand Budapest Hotel il ruolo anonimo dell’Autore, al quale un anziano Zero Moustafa (F. Murray Abraham) racconta la propria vicenda, è affidato al divo inglese Jude Law. Nato a Londra 41 anni fa, e attivo in palcoscenico fin da quando ne aveva appena quattordici, Law si fa notare fin da giovanissimo fra teatro e televisione, per poi approdare definitivamente al cinema nel 1997 con ben quattro pellicole: fra queste, interpreta il ruolo dell’amante di Oscar Wilde nel film biografico Wilde e recita nel thriller sci-fi Gattaca e nel dramma Mezzanotte nel giardino del bene e del male, con Clint Eastwood e Kevin Spacey. La vera consacrazione arriva però nel 1999, quando il 26enne Jude Law è protagonista di eXistenZ di David Cronenberg e impersona il ruolo dell’affascinante Dickie Greenleaf nel thriller psicologico Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella, con Matt Damon, tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, per il quale ottiene il BAFTA Award e la nomination all’Oscar. Diventato a tutti gli effetti il nuovo sex-symbol del cinema britannico, Law si divide fra le produzioni europee e Hollywood, collaborando con registi quali Steven Spielberg (A.I. Intelligenza artificiale, 2001) e Sam Mendes (Era mio padre, 2002).
Nel 2003 il carismatico Jude torna a farsi dirigere da Anthony Minghella nel kolossal epico-romantico Ritorno a Cold Mountain, con Nicole Kidman, interpretando il giovane soldato Inman: il film si rivela un grande successo di pubblico e gli vale una candidatura all’Oscar come miglior attore. All’apice della sua carriera, l’anno seguente Law recita con Julia Roberts e Natalie Portman nel dramma sentimentale Closer di Mike Nichols e compare in un cameo in The Aviator di Martin Scorsese. A film più sofisticati, come il thriller psicologico Sleuth - Gli insospettabili di Kenneth Branagh e Un bacio romantico di Wong Kar-wai (entrambi del 2007), l’attore inglese alterna progetti più commerciali, quali la commedia L’amore non va in vacanza (2006) e il fortunatissimo Sherlock Holmes di Guy Ritchie (2009), in cui impersona il dottor Watson accanto al detective Robert Downey Jr. Negli ultimi anni, Law ha lavorato in due film di Steven Soderbergh, Contagion (2011) ed Effetti collaterali (2013), nel sequel Sherlock Holmes - Gioco di ombre (2011) e nel dramma in costume Anna Karenina di Joe Wright (2012), tratto dal capolavoro di Lev Tolstoj, in cui interpreta il marito di Anna (Keira Knightley).
SAOIRSE RONAN
Nonostante abbia appena compiuto vent’anni, Saoirse Ronan può già essere considerata una delle giovani attrici più affermate sulla scena internazionale, e in Grand Budapest Hotel fa perdere la testa al piccolo lobby boy Zero Moustafa vestendo i panni di Agatha, una delle ragazze alle dipendenze del lussuosissimo albergo. Nata a New York da una coppia di genitori irlandesi e cresciuta in Irlanda, Saoirse esordisce al cinema nel 2007, a soli tredici anni, e conquista fin da subito l’attenzione di critica e pubblico grazie alla sua interpretazione di Briony Tallis, un’adolescente dalla fervida immaginazione che dà origine a uno scandalo dalle drammatiche conseguenze, in Espiazione, il film di Joe Wright basato sul capolavoro di Ian McEwan: grazie al ruolo di Briony, Saoirse riceve la nomination all’Oscar come miglior attrice supporter. Un anno dopo viene scelta come protagonista per il fantasy Ember - Il mistero della città di luce, che si rivela però un clamoroso flop, mentre nel 2009 viene diretta da Peter Jackson nel thriller paranormale Amabili resti. Nel frattempo cominciano ad arrivarle proposte anche per ruoli più ‘adulti’ e complessi: nel 2011 è la letale Hanna nel nuovo film di Joe Wright, nel quale intraprende una sfida all’ultimo sangue con una spietata Cate Blanchett, mentre nel 2012 è una giovane vampiressa nell’horror Byzantium di Neil Jordan, prossimamente in arrivo nelle sale italiane.
HARVEY KEITEL
Uno dei veterani del cinema americano, Harvey Keitel, che fra poco festeggerà 75 anni, è tornato a collaborare con Anderson nel breve ruolo di Ludwig, il galeotto a capo dell’evasione di gruppo alla quale parteciperà anche il protagonista Gustave H, incarcerato ingiustamente. Nato a New York da una famiglia originaria dell’Europa dell’Est, Keitel frequenta l’Actor’s Studio e incontra un giovane Martin Scorsese, assieme al quale girerà i suoi primi film: Chi sta bussando alla mia porta? (1967), il cult Mean Streets (1973), accanto a Robert De Niro, e in seguito ruoli minori in Alice non abita più qui (1974) e Taxi Driver (1976). Sempre nel 1976 ha occasione di lavorare con un altro maestro del cinema, Robert Altman, nel cast di Buffalo Bill e gli indiani, mentre un anno più tardi viene ingaggiato da un esordiente Ridley Scott come co-protagonista del classico I duellanti, in coppia con Keith Carradine. È il ruolo che contribuisce ad imporre Harvey Keitel fra gli attori più interessanti del panorama internazionale, permettendogli di essere scritturato in film molto diversi fra loro: da La morte in diretta (1980), dramma di fantascienza distopica diretto dal regista francese Bertrand Tavernier, in cui Keitel recita insieme a Romy Schneider, al film in costume Il mondo nuovo di Ettore Scola (1982), con Marcello Mastroianni e Hanna Schygulla, al quale seguiranno progetti per altri registi italiani, fra cui Roberto Faenza, Lina Wertmüller, Damiano Damiani, Carlo Lizzani e Dario Argento.
Nel 1988 Keitel torna su un set di Scorsese nel ruolo di Giuda ne L’ultima tentazione di Cristo, controversa rivisitazione del Vangelo, mentre nel 1991 recita in due titoli pluripremiati e di grande successo: Thelma & Louise di Ridley Scott e Bugsy di Barry Levinson, film per il quale l’attore si aggiudica la nomination all’Oscar per la parte del gangster Meyer Lansky. Nel 1992 Keitel torna a vestire i panni del malavitoso nella commedia cult Sister Act, con Whoopi Goldberg, e ne Le iene, folgorante esordio del regista Quentin Tarantino; sempre nel 1992 interpreta pure un ufficiale di polizia, drogato e corrotto, in uno dei migliori film di Abel Ferrara, Il cattivo tenente. Nel 1993 è il protagonista maschile di uno dei titoli più apprezzati del decennio, Lezioni di piano di Jane Campion, melodramma sentimentale in costume nel quale Keitel divide lo schermo con Holly Hunter, mentre nel 1994 torna a collaborare con Tarantino per il classico Pulp Fiction. Nel 1995 Harvey Keitel recita in un altro titolo lodatissimo dalla critica, Lo sguardo di Ulisse, diretto dal regista greco Theo Angelopoulos, mentre nel 1999 viene richiamato dalla Campion per Holy Smoke, accanto a una giovane Kate Winslet. Attore infaticabile e di grande versatilità, nel corso del decennio successivo Keitel continuerà a dividersi tra film d’autore europei, progetti indipendenti e blockbuster hollywoodiani, fra cui il già citato Red Dragon (2002), Il mistero dei templari (2004) e Il mistero delle pagine perdute (2007). L’anno prossimo, invece, farà parte del cast internazionale del nuovo film di Paolo Sorrentino, Il futuro.
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