Gravity, la recensione dello spettacolare film di Alfonso Cuaròn

Alfonso Cuarón unisce spettacolarità, emozione e contenuto nella sua nuova pellicola fantascientifica.

Gravity, la recensione dello spettacolare film di Alfonso Cuaròn
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Cosa serve per essere un astronauta? E cosa per essere un uomo? Gravity, il nuovo film di Alfonso Cuarón, abile regista di film come I figli degli uomini e il terzo episodio di Harry Potter, Il prigioniero di Azkaban, ci pone davanti a molte domande, senza necessariamente dare tutte le risposte.
La trama è semplice: durante un'ordinaria missione di manutenzione, ricerca e sperimentazione nello spazio, una coppia di astronauti americani rischia il tutto per tutto per colpa di un incidente. Dovranno, quindi, industriarsi per cercare di sopravvivere in condizioni estreme.
La storia è tutta qui: nient'altro che una continua lotta per la sopravvivenza e una costante riconferma dell'importanza delle proprie scelte, dei propri valori, delle nostre motivazioni che ci spingono a (soprav)vivere. Il tutto delineato da due personaggi a loro volta semplici, con poche caratteristiche ma così ben definite da diventare iconiche.
Lui è un astronauta di grande esperienza alla sua ultima missione; lei un'ingegnere di grande perizia alla sua prima passeggiata spaziale. E mentre il Matt di George Clooney gigioneggia pur essendo l'affidabilità fatta persona, la Ryan interpretata da Sandra Bullock è concentrata unicamente sul suo lavoro, unico rifugio da un trauma passato che le impedisce di vivere per un vero scopo.

Non impedire alla gravità di farti vivere

Gravity è la narrazione di un percorso di salvezza, non solo fisica ma anche interiore. Nonostante, come già detto, la trama sia ridotta all'osso (tutta una serie di procedure d'emergenza per cercare un modo di salvarsi e tornare sulla Terra, nonostante la disperatezza della situazione) tanto da generare una schematicità che sarebbe stata perfetta per un videogioco, i sottotesti e le metafore fuoriescono estremamente vivide dallo schermo, consapevoli di voler lasciare qualcosa allo spettatore.

Che, al contempo, è frastornato, affascinato, finanche annichilito e spaventato dalla rappresentazione visiva dell'esperienza. Tutto è pensato per rendere lo spettatore partecipe, come se fosse un terzo personaggio invisibile che compie il viaggio insieme a Matt e Ryan. Le inquadrature, le luci, i suoni, la verosimiglianza delle ambientazioni stupiscono e regalano un'esperienza davvero unica. E i due interpreti, nonostante performance non particolarmente emozionanti o straordinarie, sono funzionalissimi per i rispettivi personaggi.
L'attenzione al dettaglio e, soprattutto, l'equilibrio che Cuarón riesce a infondere al film, poi, ha qualcosa di miracoloso: nonostante ne succedano davvero di tutti i colori, tutto è reso verosimile, e le situazioni sono debitamente ansiogene, anche se spesso mitigate dall'ironia caratteristica del buon George.
L'esperienza, dunque, è elettrizzante, portata ai massimi livelli senza però risultare eccessiva: il film offre un montaggio accuratissimo, pur presentando la maggior parte degli eventi in tempo reale. Probabilmente, quel che manca sarà stato tagliato per non appesantire troppo la narrazione, un'attenzione ultimamente ben poco riservata agli spettatori, costretti spesso a sorbirsi "mattoni" decisamente troppo lunghi anche per il genere action.

Gravity Cuarón unisce la spettacolarità di un'incredibile esperienza spaziale, l'emozione di una stremante avventura nello spazio al limite e un sorprendente contenuto allegorico sulla vita e sulle sue motivazioni: un film che dimostra, ancora una volta, come sci-fi e spettacolarità vadano sempre a braccetto, ma senza necessariamente ricorrere all'azione insensata a tutti i costi. Spesso, per incutere timore e suspense, basta una rappresentazione verosimile di una situazione terribile, come quella di trovarsi soli e senza risorse nello spazio. Una confezione tecnica impeccabile, un'ottima qualità di scrittura e un 3D (per quanto post-prodotto) che si rivela come un vero valore aggiunto, parte della narrazione e strumento di grande utilità, a differenza del solito. Straordinaria, dunque, l'abilità del regista messicano nel coniugare pubblici così differenti come quello del Comic-Con di San Diego (che ha riservato al film un incontro dedicato) e quello della Mostra di Venezia, dove il film è stato presentato con grande successo. Un'esperienza da provare assolutamente, in 3D e sullo schermo più grande possibile. Ma attenzione: Gravity metterà a dura prova la vostra claustrofobia, più o meno latente che sia.

8.5

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