Speciale James Cameron - Approfondimento

Speciale sul regista James Cameron

Speciale James Cameron - Approfondimento
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L'uscita italiana di Avatar, attesissimo kolossal da 237 milioni di dollari a firma di James Cameron, ci porta a ripercorrere la carriera cinematografica dell'autore canadese nato a Kapuskasing nel 1954 e laureatosi in fisica, prima di cominciare a lavorare nell'equipe di Roger Corman.
Per il re dei b-movie, infatti, ricoprì il ruolo di aiuto regista ne Il pianeta del terrore (1981) di Bruce D. Clark, che lo vide impegnato anche nel settore scenografico, come pure Android (1982) di Aaron Lipstadt e I magnifici sette dello spazio (1980) di Jimmy T. Murakami.
E fu nello stesso periodo in cui realizzò insieme a Randall Frakes il cortometraggio Xenogenesis (1978) che fece da assistente di produzione - non accreditato - nel ramonesiano Rock'n'roll high school (1979) di Allan Arkush, oltre a collaborare agli effetti speciali del mitico 1997: Fuga da New York (1981) di John Carpenter.
Non a caso, disegnatore eccelso e progettista di modelli animati, Iron Jim, come viene spesso soprannominato, è oggi direttore generale della Digital Domain, una delle più grandi e importanti società di effetti speciali del mondo.

Fuori set

A parte i suoi film da regista, Cameron annovera nel proprio curriculum diverse partecipazioni a pellicole dirette da altri. Infatti, oltre a collaborare, non accreditato, agli effetti speciali di Apollo 13 (1995) di Ron Howard, è stato tra gli sceneggiatori di Rambo 2-La vendetta (1985) di George Pan Cosmatos e Strange days (1995) di Kathryn Bigelow, che ha anche prodotto e per la quale aveva già fatto da produttore esecutivo in Point break (1991). Per quanto riguarda l’ambito televisivo, invece, nel quale ha quasi dato vita ad una carriera parallela a quella del grande schermo, ricordiamo che, tra le tante cose, ha creato la serie Dark angel, trasmessa tra il 2000 e il 2002, e ispirato Terminator: The Sarah Connor chronicles.

Piraña paura

Il titolo originale è Piranha 2: The spawning, ma la vicenda dell'esperta in immersioni subacquee Anne Kimbrough, interpretata da Tricia O'Neil e alle prese con piranha che, geneticamente mutati, si presentano perfino forniti di ali, non ha proprio nulla a che vedere con il soggetto su cui venne costruito Piranha (1978) di Joe Dante.
Tra l'altro, sebbene porti la firma di Cameron e risulti essere il suo primo lungometraggio, datato 1981, questo poco convincente eco-vengeance con demenziali pesci volanti (comunque ben realizzati) è stato in realtà diretto quasi tutto dal produttore Ovidio G. Assonitis, che in fatto di horror acquatici aveva già firmato lo splendido Tentacoli (1977).
Pare infatti che tutto abbia avuto inizio quando la International Warner, che avrebbe dovuto distribuire un sequel del film di Dante propostogli dal produttore Jeff Schechtman, contattò Assonitis per chiedergli di realizzarlo.
Alla fine, Schechtman figurò solo come produttore associato, mentre alla regia venne convocato prima Rob Bottin (curatore proprio degli effetti speciali di Piranha), costretto subito ad abbandonare il set perché profumatamente ingaggiato dalla Universal, poi, appunto, Cameron.
A detta di Assonitis, però, il futuro Mr Avatar, con il quale sembra porti avanti ancora oggi un burrascoso rapporto, oltre a manifestarsi altamente arrogante e presuntuoso con tutto il cast tecnico-artistico lasciò emergere la sua inesperienza, tanto da costringerlo a prendere in mano il progetto ed a "ridurlo" a fargli da aiuto regista.
E, tra i tanti racconti riguardanti la lavorazione del film, uno vuole che Cameron andasse a forzare di notte la porta della sala moviola per rimontare il film alla sua maniera.

Terminator

Costata solo 6,5 milioni di dollari per incassarne in tutto il mondo 78, l'affascinante vicenda del cyborg dalle fattezze di Arnold Schwarzenegger che, inviato dal 2029 nel 1984 per eliminare Sarah Connor alias Linda Hamilton, ovvero colei che darà alla luce il capo della resistenza nella futura guerra tra gli esseri umani e Skynet, network di computer creato per autodifesa ma inaspettatamente ribelle, venne in realtà ideata a Roma, ai tempi della post-produzione di Piraña paura.
Torniamo quindi a parlare di Ovidio Assonitis, in quanto pare che i disegni del terminator vennero realizzati da Cameron quando il produttore gli parlò de Il fattore umano di Fabrizio Trecca, fanta-libro incentrato su un corridore automobilistico ricostruito e da cui avrebbe voluto trarre un film.
Il resto, con il Michael Biehn del rodrigueziano Planet terror (2007) impegnato a ricoprire il ruolo del buono, anch'egli proveniente dal futuro, è storia della celluloide.
Sarebbe infatti sufficiente citare sequenze da antologia come quella del massacro presso la stazione di polizia, ripresa sia da William Lustig nel secondo Maniac cop che da Adam Marcus nel nono Venerdì 13, per far capire quanto la bellissima e movimentata pellicola che diede notorietà a Cameron sia stata capace d'influenzare tutta la successiva produzione fanta-horror.
D'altra parte, il robo-killer cattivo, nient'altro che una rilettura cibernetica del Michael Myers di Halloween, lascia avvertire non poco una certa ispirazione proveniente dal cinema del succitato Carpenter.
Ma è con ogni probabilità l'inaspettata apparizione finale dello scheletro metallico, splendidamente animato in stop-motion, ad aver conferito al lungometraggio quel tocco in più che gli ha permesso di trasformarsi in un vero e proprio classico della fantascienza.
Da quell'ormai lontano 1984, infatti, i cyborg portati sullo schermo non hanno potuto fare a meno d'ispirarsi, nell'iconografia, a quello incarnato da Schwarzy, con tanto di occhio rosso luccicante sotto la pelle sintetica (vi dicono niente i professori robot di Classe 1999 o la sexy Eve 8 protagonista di Priorità assoluta?).

Aliens-Scontro finale

Sequel del capolavoro della fantascienza Alien che, diretto nel 1979 da Ridley Scott, attinse non poco da vecchi titoli quali Il mostro dell'astronave (1958) di Edward L. Cahn e il nostro Terrore nello spazio (1965) di Mario Bava, questo Aliens riparte cinquantasette anni dopo la distruzione della nave Nostromo.
Ritroviamo quindi la combattiva Ripley che, ancora una volta interpretata da Sigourney Weaver e ibernata nella scialuppa di salvataggio, viene recuperata da un'astronave e inviata in affiancamento a una squadra di marines dello spazio sul pianeta in cui avvenne il primo incontro con il sanguinario alieno, ora sede di una colonia umana con la quale, però, si sono persi i contatti da settimane.
Prendendo intelligentemente le distanze dal capostipite, però, Cameron non ne ripropone le lunghe attese e le claustrofobiche e cupe ambientazioni, più vicine all'horror puro che alla fantascienza, ma intraprende la strada dell'azione, distribuita a dovere durante i totali 131 minuti di durata e senza risultare mai invadente, giovando piuttosto al ritmo narrativo.
Anche se le splendide creature del titolo, realizzate dal compianto Stan Winston (già al servizio di Terminator) e immerse nell'eccellente lavoro svolto su scenografie ed effetti speciali, entrano in realtà in scena soltanto dopo circa un'ora di visione.
Ora di visione tutt'altro che noiosa, però, che il regista sfrutta per dedicarsi efficacemente alla descrizione dei vari duri della spedizione, da Hicks a Hudson, fino all'androide Bishop, rispettivamente con i volti dei terminatoriani Michael Biehn, Bill Paxton e Lance Henriksen; senza contare la mascolina donna d'azione tanto cara al suo cinema, qui rappresentata dalla Vasquez interpretata da Jenette Goldstein.
E siamo con ogni probabilità dinanzi ad uno dei pochi casi di secondo capitolo che, al pari livello del suo predecessore, ha finito per trasformarsi presto in un classico del genere.

The abyss

Il 1989 deve essere stato l'anno delle fanta-avventure acquatiche, in quanto, proprio quando sugli schermi cinematografici imperversavano Leviathan di George Pan Cosmatos e Creatura degli abissi di Sean S. Cunningham, Cameron concepì quello che doveva essere il suo 2001: Odissea nello spazio.
Una vicenda che parte dalla sparizione di un sottomarino nucleare statunitense nel Mar dei Caraibi, alla cui ricerca, a bordo di una piattaforma petrolifera a migliaia di metri di profondità, viene inviata una squadra di Navy Seal comandata da Hiram Coffey, con il volto di Michael Biehn. Squadra accompagnata anche da un operaio e dalla progettista della piattaforma, sua ex moglie, rispettivamente interpretati da Ed Harris e Mary Elizabeth Mastrantonio.
Per un'odissea nel blu marino che, non priva di risvolti sentimentali e senza dimenticare di tirare in ballo la pericolosa sindrome da alta pressione, vede ben presto coinvolte, nel corso dei totali 139 minuti di pellicola, misteriose presenze aliene.
Ma, sebbene le stupefacenti creature d'acqua risultino un vero spettacolo per gli occhi, il lungometraggio, caratterizzato da un discontinuo ritmo narrativo e portatore di un evidente messaggio ecologista, non sembra altro che un esperimento volto da un lato a sfruttare a dovere l'effetto morphing e dall'altro ad anticipare la mania per le riprese subacquee che, già sfoggiate in minima parte all'interno di Piraña paura, vennero poi ampiamente sfruttate dal regista non solo in Titanic, ma anche nei documentari Expedition: Bismarck, Ghosts of the abyss e Aliens from the deep, realizzati tra il 2002 e il 2005.
Eppure, buona parte della critica lo considera il suo capolavoro.

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Terminator 2 - Il giorno del giudizio

A suo tempo annunciato dal videoclip di You could be mine dei Guns'n'roses che, colonna sonora del film, imperversò non poco sulle emittenti televisive nell'estate del 1991, il secondo Terminator, approdato sui nostri schermi cinematografici soltanto nel successivo periodo natalizio, ha finito, come già successo per Aliens-Scontro finale, per assumere lo status di fanta-classico, al pari livello del capostipite.
Con un pizzico d'ironia aggiunto al proprio personaggio, Arnold Schwarzenegger torna ad interpretare il cyborg T-800, questa volta inviato dal futuro nel 1994 - quindi 10 anni dopo le vicende narrate in Terminator - non per uccidere Sarah Connor, ma per difenderne il figlio John, con le fattezze dell'esordiente Edward Furlong, sulle cui tracce si è messo il pericoloso T-1000, costituito di metallo liquido e capace di assumere le sembianze di persone, oggetti e armi da taglio.
Chiaro, allora, che 17 milioni di dollari dei 94 di budget siano stati sfruttati soltanto per gli allora innovativi - e ancora oggi stupefacenti - effetti digitali, i quali hanno fatto del morphing la loro parola d'ordine, tirando in ballo non poche volte, nel corso dei circa 131 minuti di visione, le assurde imprese proto-La cosa (riecco Carpenter) del neo-killer futuristico.
Neo-killer futuristico che passa dall'immagine di un Robert Patrick in aria di psicopatico all'appiattirsi fino a prendere insospettabilmente la forma di un pavimento a scacchi, per poi trasformare i propri arti in affilate lame.
Per un imperdibile e serratissimo spettacolo che, scandito da un eccellente montaggio e penalizzato solo da un lieve infiacchimento narrativo che emerge nella parte centrale, ha poi generato i sequel Terminator 3-Le macchine ribelli (2003) di Jonathan Mostow e Terminator salvation (2009) di McG, dei quali, però, solo il primo interpretato da Schwarzenegger.
Oltre a T2 3-D: Battle across time (1996), cortometraggio di 12 minuti che, co-diretto da James Cameron e gli effettisti Stan Winston e John Bruno, viene proiettato esclusivamente nei tre parchi d'attrazione degli Studios della Universal in California, Florida e Giappone.

True Lies

Datato 1994, il terzo lungometraggio interpretato da Arnold Schwarzenegger sotto la regia di Cameron, primo ad aver superato i 100 milioni di dollari di budget (pare ne sia costati 110), prende spunto dallo script alla base del film di spionaggio francese La totale!, diretto tre anni prima da Claude Zidi.
Abbandonati i panni del T-800, il colosso austriaco veste questa volta quelli di Harry Tasker, il quale, creduto dall'annoiata moglie Helen alias Jamie Lee Curtis un semplice rappresentante di computer, è in realtà un implacabile agente segreto della Omega Sector.
Da qui, con Tia Carrere nel ruolo di una donna legata al terrorismo mediorientale e il mitico Charlton Heston presente in una breve apparizione, prende il via una movimentata commedia d'azione costruita su una bella sceneggiatura che, già nel corso dei primi minuti di visione, pone un coinvolgente inseguimento a cavallo.
Con Tom"The stupids"Arnold a fare da esilarante spalla al protagonista e Grant Heslow (regista de L'uomo che fissa le capre) tra i suoi colleghi, però, uno dei momenti più divertenti è di sicuro quello che vede Schwarzy e l'ottimo Bill Paxton fare un giro in macchina insieme, in quanto il secondo pare essersi intrufolato fastidiosamente nella relazione sentimentale del primo.
D'altra parte, con la spettacolarità riservata soprattutto all'ultima parte dei circa 141 minuti totali (ormai storica la sequenza finale con il jet) e gli effetti digitali usati per la prima volta al fine di creare immagini realistiche, indistinguibili dalle riprese "vere", il messaggio dell'operazione appare chiaro: per il bene del rapporto di coppia, non dovrebbe esservi alcun segreto tra l'uno e l'altra.

Titanic

E' sulle note della splendida colonna sonora di James Horner, comprendente anche l'arcinota My heart will go on cantata da Celine Dion, che si svolge la romanticissima storia tra la giovane aristocratica Rose DeWitt Bukaker e l'artista giramondo Jake Dawson, rispettivamente con i volti di Kate Winslet e Leonardo DiCaprio, a bordo della sfigata imbarcazione del titolo.
Romanticissima storia salutata da molti come il Via col vento di fine XX secolo e che, girata tra il settembre del 1996 e il marzo 1997 e illuminata dalla bella fotografia di Russell Carpenter, ha richiesto diversi anni di preparazione nel corso di cui il regista, al fine di documentarsi il più possibile sull'affondamento avvenuto nel 1912, si è spinto perfino a 3000 metri di profondità, a bordo di un piccolo sommergibile, per riprendere il vero relitto.
E, all'interno di un ottimo cast comprendente anche Kathy Bates e David Warner, è Billy Zane ad incarnare il cattivo Caledon Hockley, ricco fidanzato imposto alla protagonista da sua madre; mentre le oltre tre ore di visione vengono abilmente giostrate privilegiando una prima parte dedicata alla costruzione dei rapporti tra i diversi personaggi e della vicenda amorosa, per poi sfociare nella lunga seconda, incentrata sul lato catastrofico.
Fino al commovente epilogo di un vero e proprio kolossal premiato non solo dal pubblico (circa 1850300000 dollari d'incasso mondiale contro gli oltre 200000000 di budget), che lo ha trasformato nel maggior successo di sempre, ma anche dagli Academy Awards, i quali, conferendogli ben 11 Oscar (tra cui quello per il miglior film, la miglior regia e i migliori effetti speciali visivi), gli hanno consentito di eguagliare il primato di Ben-Hur (1959) di William Wyler.
Qualcuno ci ha visto perfino un'allegoria relativa alla classe borghese che viene distrutta dal frutto degli eccessi del tanto venerato capitalismo.

Avatar

L'idea per il film più atteso di fine 2009 venne concepita da James Cameron, in realtà, già quindici anni prima, quando i mezzi per realizzare la sua visione, però, ancora non esistevano.
Quindi, solo dopo l'introduzione della performance capture e dei sempre più innovativi effetti in computer grafica è stato possibile portare sullo schermo - e con tanto di sistema visivo in tre dimensioni - la vicenda che, sul pianeta Pandora, vede un consorzio di aziende impegnato nell'estrazione di un raro minerale, indispensabile per risolvere la crisi energetica sulla Terra.
Vicenda che ha per protagonista l'ex marine Jake Skully, il quale, con le fattezze di Sam"Terminator salvation"Worthington e costretto su una sedia a rotelle, rivive nel corpo di un avatar, corpo biologico guidato a distanza e in grado di sopravvivere all'atmosfera tossica di Pandora, per infiltrarsi tra i Na'vi, indigeni del pianeta divenuti un serio ostacolo per le attività estrattive del prezioso minerale.
E c'è anche il risvolto sentimentale, non tanto vicino a Titanic quanto a The abyss, che sembra condividere con il film in questione non pochi aspetti, a partire dalle grosse ambizioni del progetto stesso.
Progetto che, tra esoscheletri da combattimento e blu quale colore dominante, tira in ballo un po' tutti i temi e gli elementi cari all'autore di Terminator, dall'equipaggio armato alla Aliens-Scontro finale - da cui recupera anche la mitica Sigourney Weaver - all'alta tecnologia sfruttata ancora una volta, però, al fine di raccontarla come pericolo per l'umanità.
Per circa 162 minuti di pellicola (non pochi, dunque) che, con la Michelle Rodriguez di Resident evil impegnata come di consueto ad incarnare la macho-woman della situazione e messaggio pacifista annesso, individuano i loro momenti più emozionanti nell'ultima parte, principalmente costruita sull'azione.
Momenti che, in maniera paradossale, rientrano proprio tra quelli in cui il 3-D non ha molta importanza, all'interno di un elaborato capace di affascinare esclusivamente attraverso le proprie immagini (diverse delle quali ricordano La foresta di smeraldo e Il Signore degli Anelli), al servizio di una storia originale ed innovativa solo nell'idea di partenza.
Anche se, per poter giudicare nel giusto modo l'esperienza, bisognerebbe visionarla nelle sale IMAX (come noi di Movieye abbiamo già fatto con la prima recensione italiana in assoluto del film che vi abbiamo proposto due settimane fa).

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