Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug, recensione in 4K

La Terra di Mezzo in una straordinaria esperienza in 4K

Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug, recensione in 4K
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Due visioni non bastavano. Non bastava vedere un film la prima volta (lo ha recensito Antonella Murolo), e a me non bastava provarne la visione all’IMAX di Sesto: dal cielo è piovuto un altro, grande dono e non abbiamo esitato nei confronti di una 3rd view. Siamo a Brescia, una delle città che in Italia ha fatto da traino per passare a tecnologie e approcci di maggiore avanguardia sul cinema. A fine 1998 il multisala Oz apriva alla periferia della città (ora tutt’intorno si è costruito, formando un centro commerciale), a due passi dalla tangenziale. Cambiano tante cose: la gente ancora non è abituata ai posti numerati né a schermi così grandi. Facciamo un passo in avanti: è il 12 dicembre 2013, il Multisala Oz compie 15 anni e i suoi gestori, il gruppo Quilleri (che gestiscono alcune altre sale, tra cui i cinema Colosseo, Eliseo e Arlecchino di Milano), festeggiano in pompa magna: installazione di proiettori Sony 4K. Della serie: passare al digitale. Sì, ma passarci col botto! Andiamo a vedere meglio cosa vuol dire 4K e come si mostra Lo Hobbit in questa veste.

3D + 4K + HFR

La prima caratteristica evidente di una proiezione 4K è la qualità: dipende innanzitutto dalla risoluzione, che è 4 volte superiore ai film proiettati in 2K (ossia la proiezione digitale standard, attualmente in uso nella maggior parte delle sale passate al digitale), raggiungendo i 4096 x 2160 pixel. Vale a dire che, dove il film 2K ha un pixel, il 4K ne ha quattro. Molta più qualità e dettaglio, forte di un contrasto chiaroscurale consistentemente maggiore, che passa da bianchi forti a neri cupi fino a incarnati del volto estremamente convincenti, e di una luminosità d’impatto, nell’ordine dei 15.000 lumen. I proiettori Sony adottati nelle sale dei due multisala bresciani del gruppo, Oz e Wiz, sono tutti Sony 4K, della serie SRX: la loro forza è un fascio di luce più potente e omogeneo, ma ovviamente si riscontrano delle differenze a seconda della sala e dell’apparecchiatura installata. Sale più piccole del cinema possono infatti essere equipaggiate con SRX-R510P, più adatto a schermi di piccole e medie dimensioni, ma restano comunque dei potenti gioiellini dotati di 4 lampade al mercurio e un rapporto di contrasto di oltre 4.000:1 con luminosità attorno ai 9.000 lumen. Nelle sale più grandi è facile trovare i proiettori all’ultimo grido della serie: uno di questi è il SRX-R515P, con 6 lampade di mercurio, un contrasto con un rapporto di 8.000:1 e una luminosità pari a 15.000 lumen.

PICCOLI HOBBIT, GRANDI MULTISALA

Non c’è tempo né spazio per addentrarci in dettagli troppo tecnici sui proiettori Sony 4K, ma una cosa è certa: li abbiamo provati e abbiamo potuto valutare lo stesso film, Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug, in tre vesti diverse: 2K, 4K, IMAX 3D. Occorre fare un’annotazione: la visione 4K presso l’Oz di Brescia era in HFR 3D e quindi, essendo 3D, il film era di sorgente 2K ma proiettato con proiettore 4K (non esistono ancora, attualmente, film 3D in 4K). E’ comunque sensibilmente migliore dello stesso film 3D 2K proiettato con un 2K, soprattutto perché il proiettore 4K migliora ugualmente la risoluzione, la qualità e la luminosità, inoltre il doppio fascio proiettato (uno per occhio) comporta un 3D più “leggero” e facile da seguire, senza il flashing del 3D tradizionale che spesso infastidisce l’occhio e provoca mal di testa (il 3D tradizionale si tratta di proiezione di fotogrammi alternati che poi il nostro occhio, attraverso la differente polarità delle lenti degli occhialini 3D, trasmette come segnali diversi al cervello che li rielabora in 3D: vale a dire un certo impegno per il cervello e una sensazione di fastidio a fine spettacolo). Ho dunque provato Lo Hobbit in 3D HFR, questa volta con un proiettore 4K, e devo dire che il risultato è stato sorprendente: il 3D è effettivamente di maggior spicco e qualità di quanto si veda solitamente al cinema, ma soprattutto non è affatto difficile da seguire e non stanca. La qualità è molto alta ma a colpirmi, più che la risoluzione del film in sé, è stata la luminosità e il contrasto: le figure erano molto più chiare e definite, le tonalità e il rapporto tra chiari e scuri era un altro mondo. Il primo desiderio che esprimerò per Natale: più 4K per tutti!

IMAX o 4K?

La domanda che mi è sorta immediatamente è: meglio IMAX o il 4K? Una vera risposta non esiste, perché sono due modi diversi di fruire il cinema. Il 4K è, per così dire, uno step di progresso in più lungo il solco della strada principale seguita dall’esercizio cinematografico e dalla tecnologia di sala. Venne la pellicola 35mm, il cinemascope, il Dolby Surround, il digitale 2K, poi il 4K, quindi il Dolby Atmos, eccetera... la tiritera della frenetica danza trova nel 4K ora lo stadio più maturo. IMAX invece è un’esperienza del tutto diversa, sorta alcuni decenni or sono, con un lavoro che integra anche la post-produzione e una cura del film, fotogramma per fotogramma, riproducendolo su schermi giganteschi e avvolgenti, con un impianto audio e un doppio fascio di proiezione che, in toto, mirano allo stesso grande effetto: rendere l’esperienza in sala il più simile possibile all’immersione, all’illusione di essere nel film. E’ per questo, e per l’estrema qualità di dettagli video e sonori, che IMAX è gettonata molto anche (e soprattutto) dai documentari. Sono dunque due spettacoli molto diversi, la domanda non è tra queste due forme. Piuttosto d’ora in poi varrà la pena informarsi un po’ meglio se la proiezione nelle sale in cui vogliamo andare sia 2K o 4K. Perché d’ora in poi il 4K segnerà la differenza.
(Ps: il gruppo Quilleri ha portato il 4K a Milano, nei multisala Colosseo ed Eliseo, e a Brescia all’Oz e Wiz, ma le sale 4K stanno cominciando a diffondersi un po’ ovunque, attualmente se ne contano circa una 60ina in Italia, provate a cercare quella più vicina a voi!)

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