Recensione Love Is All You Need

Il premio Oscar Susanne Bier parla di matrimonio insieme a Pierce Brosnan

Recensione Love Is All You Need
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Come testimoniato da pellicole del calibro di Quattro matrimoni e un funerale (1994) di Mike Newell e 2 single a nozze (2005) di David Dobkin, il matrimonio è un evento non poco gettonato dall’universo della celluloide; tanto che perfino il nostro Massimo Boldi, dopo la divisione da quello che sembrava il suo eterno compagno di avventure cinematografiche natalizie Christian De Sica, lo ha tirato in ballo in tutte le sue fatiche “soliste”, da Olé (2006) di Carlo Vanzina a Matrimonio a Parigi (2011) di Claudio Risi.
Un evento che, a quanto pare, ha spinto anche la danese classe 1960 Susanne Bier - vincitrice del premio Oscar per il miglior film straniero con In un mondo migliore (2010) - ad affrontarlo su celluloide tramite Den skaldede frisør, internazionalmente conosciuto come Love is all you need e di cui osserva: “Volevo realizzare un film sulle persone vulnerabili, sugli aspetti della vita che preferiremmo cancellare ma che, se rappresentati con umorismo, possono sollevarci il morale. Ida e Philip sono due protagonisti la cui vulnerabilità trasmette sia la gravità del soggetto che la leggerezza dell’umorismo. Li abbiamo trasportati nel luogo più romantico che si potesse immaginare, insieme a un gran numero di personaggi comici. Abbiamo usato l’umorismo e il romanticismo come mezzi, non per alleviare le loro pene, ma per definirle più chiaramente, per fare in modo che questi universi contrastanti si enfatizzassero a vicenda. In tal modo, abbiamo potuto raffigurare ciascuno dei nostri personaggi, nella buona e nella cattiva sorte, con la precisione e la dolcezza che meritavano”.

Matrimonio all’italiana

Quindi, chiariamo immediatamente chi sono Ida e Philip: lei, con le fattezze della Trine Dyrholm già vista nel precedente, citato lungometraggio della regista, è una parrucchiera danese alle prese con la chemioterapia e che è stata appena lasciata dal marito per una donna più giovane, mentre lui, incarnato dall’ex agente 007 Pierce Brosnan, è un solitario vedovo inglese che viveva in Danimarca; nonché padre single di Patrick alias Sebastian Jessen, futuro sposo di Astrid, figlia della donna, interpretata da Molly Blixt Egelind.
Perché è proprio la festa nuziale dei due ragazzi, progettata con meticolosità in una splendida villa antica italiana circondata da un limoneto, a rappresentare l’evento in cui i destini delle loro anime ammaccate si intrecciano; mentre niente va secondo i piani, ma tutto, alla fine, procede per il verso giusto.

Tutto è Bier quel che finisce Bier

Ed è con titoli di testa su un paesaggio balneare e accompagnati dalle note di That’s amore che aprono le quasi due ore di visione volte a raccontare l’incontro tra queste due famiglie diversissime; nel corso di un cocktail di amore, perdita, assurdità e umorismo.
Del resto, già la sequenza in cui la protagonista sorprende il compagno a letto con Thilde della contabilità, cui concede anima e corpo Christiane Schaumburg-Müller, provvede a strappare risate allo spettatore; prima ancora dell’entrata in scena di Brosnan, il cui personaggio, seppur più raffinato, non sembra distaccarsi molto da quelli interpretati dal succitato De Sica nei cinepanettoni nostrani.
In fin dei conti, con dialoghi chiassosi e una spruzzata di sentimentalismo aggiunta, non è che il film della Bier - sceneggiato dall’Anders Thomas Jensen regista de Le mele di Adamo (2005) - vi si distacchi molto nello spirito, nonostante si concentri sui dolori semplici e profondi e le gioie di passare - e in avanti - con la vita, al fine di ribadire che, proprio quando si pensa che tutto sia finito, un nuovo inizio potrebbe essere dietro l’angolo.
Man mano che si (sor)ride qua e là senza volgarità e si balla sulle note di Sarà perché ti amo dei Ricchi e poveri e Tintarella di luna di Mina; fino agli (in)aspettati risvolti di una commedia nuziale che non rimarrà certo tra le più riuscite del filone... un po’ come quelle sopra menzionate interpretate da Boldi, con i dovuti distinguo.

Love Is All You Need Reduce dal premio Oscar ottenuto con l’acclamato In un mondo migliore (2010), la danese classe 1960 Susanne Bier sembra aver deciso di concedersi una vera e propria boccata d’aria con una leggerissima commedia girata a Sorrento e impreziosita, nel cast, dalla presenza di una star internazionale del calibro di Pierce Brosnan, ovvero il James Bond di Goldeneye (1995), Il domani non muore mai (1997), Il mondo non basta (1999) e La morte può attendere (2002). Tra vecchi successi musicali nostrani e qualche occasione per poter sorridere senza volgarità, si procede all’insegna di quasi due ore di visione il cui maggiore pregio va riconosciuto nella prova degli attori; in quanto, per il resto, l’originalità è veramente poca e il racconto proposto non offre praticamente nulla di eccezionale.

5.5

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